Intorno era bianco e il vento sferzava
la sua pelle nuda.
Nuda?
Perché era nudo?
Come aveva fatto a ritrovarsi nudo in
mezzo a una tale tempesta?
I piedi sprofondavano nella neve, ogni
membra del suo corpo tremava, non v’era parte di sé che non soffrisse.
Gli sembrava di vedere, nella fitta bufera,
delle sagome di persone: se provava a tendere una mano, o rivolgere una parole,
quelle sparivano.
Perché sparivano? Perché non lo
aiutavano?
Paura? Disgusto?
Il vento aumentava, aumentava,
aumentava, esisteva solo per lui: cadde in ginocchio e le sagome intorno
restarono in piedi, impassibili.
Perché solo lui aveva così tanto freddo?
La
donna che era sul letto insieme a lui, svegliata dal suo continuo muoversi, stava
osservandolo quando riaprì di botto gli occhi, terrorizzandola; con uno scatto
le dita si erano infilate come artigli nel materasso e lo stringevano con
violenza.
“Madre
de Dios! Russia!”
Gli
poggiò una mano sulla fronte e gli rivolse un sorriso: “Va tutto bene! Era solo
un incubo.”
Si
accorse subito che doveva trattarsi di qualcosa di più che un semplice
spavento.
Per
quanto lo carezzasse, non riusciva a calmarlo, né a farlo smettere di respirare
così forte, né di tremare.
“Ho
freddo!” –disse, continuando a fissare il soffitto, come lei non ci fosse
affatto.
“Ma
cosa dici?”
Come
poteva avere freddo? Erano in piena estate, a casa sua per giunta: la notte era
umida e torrida. La finestra era aperta ed erano entrambi nudi vero, ma anche
così grondavano sudore: com’era possibile avesse simili brividi?
“Ho
freddo! Ho freddo!”
“Aspetta,
ti prendo una coperta.”
Appena
si era voltata verso il bordo del letto, sentì dapprima come un verso strozzato,
e poi subito una stretta, forte, violenta, con un ché di disperato, intorno al
braccio.
La
tirò a sé. Poi però la mano si dischiuse e accennò ad una carezza, come una
scusa.
“Non
andare via! Ti prego! Ho freddo!”
Senza
pensarci due volte si accoccolò accanto a lui, poggiandosi con la testa sul
petto e mettendo una mano all’altezza del suo cuore: poteva sentirlo battere
sotto di essa, sepolto in quella coperta di carne tremolante.
E
gelida.
Come
poteva non avere freddo? Sembrava fatto di esso. Ma non era mica colpa sua.
“Ti
prego… Non te ne andare, Messico…”
“Callate… Callate, tranquilo*… Non me ne vado.”
Carezzò
il cuore, e lo avvertì distintamente, il calore, propagarsi da esso. Come un’onda
lenta, un fuoco che piano si faceva incendio, e scioglieva via il ghiaccio che
gli mordeva la pelle, e nuotava nel suo sangue.
Le passò un braccio intorno alle spalle e piegò il volto tra i suoi lunghi
capelli, immergendovisi, mentre lei si addossava ancora di più.
“Tranquilo…
Hai ancora freddo?”
“No.”
Forse
era stato solo un alito di vento sulla pelle sudata a portargli via il calore.
Forse
una tormenta lunga una vita intera.
“Non
te ne andare.”
“Non me ne vado.”
Per
fortuna lei ne aveva abbastanza per tutti e due.
*Callate=
Calmati
Tranquilo=
Tranquillo
ANGOLINO
DELL’AUTORE!
Eh,
si, ultimamente ho in testa solo storie con Russia XP
Diciamo
che semplicemente lo adoro: il suo spessore, la sua follia, la sua cattiveria e
ciò che si nasconde dietro tutto ciò.
Ciò
che invece non adoro assolutamente è l’immagine distorta che si da di lui in
molte fic: insensibile, sadico, mostruoso, psicopatico, persino stupratore…
Chi
vorrebbe essere così? Nemmeno un pazzo come lui vorrebbe… Da qui l’esigenza,
così disperata, di qualcuno che lo salvi da questa natura e da questa immagine così
triste in cui è imprigionato…
Riguardo
il perché di Messico, la Russia x Messico è una coppia abbastanza popolare in
rete, visto che i due paesi hanno sin dall’era comunista relazioni molto
strette…
E poi alletta troppo l’idea della “tipa caliente” per il nostro gigante gelato,
sono troppo adatti! ^__^
Alla
prossima fanfic! ^__^
PS: La fic già in corso su di lui: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=963912&i=1
PPS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!