30/04/2012
6 recensioniTrovava divertente l’atteggiamento del detective, la sua teatralità, la sua arguzia, e divertente era anche quella sua continua schermaglia con Watson. Jude si prestava divertito alla cosa, e il web traboccava di immagini che li ritraevano intenti ad abbracciarsi, farsi le boccacce e ridere insieme. Scherzare sul loro rapporto era fin troppo facile: lui e Jude andavano così d’accordo anche nella vita reale che quella complicità li seguiva dentro e fuori dal set, assumendo di volta in volta i toni più appropriati.
Il film era un capolavoro: la sceneggiatura era brillante, coinvolgente, e l’atmosfera rilassata. Robert aveva lavorato a molti film, ma il lavoro su Sherlock Holmes era stato un’esperienza tra le migliori che ricordasse.
Sì, era stato tutto molto divertente, finché un giorno la sua mente aveva preso una direzione inaspettata e quello stesso “tutto”, che fino a pochi secondi prima sembrava così divertente, era diventato all’improvviso opprimente, falso.
***
Nel silenzio ovattato della sua mente iniziò a farsi strada un rumore indesiderato. A Jude ci volle una manciata di confusi secondi prima di rendersi conto che si trattava della suoneria del suo cellulare, che suonava nel bel mezzo della notte.
- Pronto.
- Jude, sono io!
Bob. Jude rimase in silenzio, allibito. Gli parve di ricordare, nella nebbia del risveglio, di avere qualcosa da dirgli, poi finalmente la sua mente mise a fuoco l’informazione giusta, e la sua anima si infiammò. Saltò in piedi come una molla e prese a muoversi nervosamente per la stanza.
- Brutto pezzo di merda!
- Come? Jude, che ti prende? E’ successo qualcosa, è saltata l’intervista?
- Zitto e ascolta, signor doppiogiochista! L’intervista è stata un successone, grazie a quella tua sciocchezza “oh, mi ha chiamato nel bel mezzo della notte, diceva che gli mancavo”!
Come si era sentito idiota in quel momento, e che aria patetica aveva mentre mormorava “che posso dire?”! Aveva messo in piedi un sorriso alla meno peggio, ma dentro aveva sentito una tale rabbia…
- Ah, parli della cosa della telefonata! Non è stata un’idea geniale?
Jude contò fino a dieci, ma la voglia di lanciargli addosso qualcosa non gli passò affatto.
- No che non lo è stata, maledizione! Non era una cosa che volevo venisse spiattellata ai quattro venti, ti pare?
- Ma dai, Jude, rilassati! Era una cosa talmente dolce e carina che nessuno avrà creduto che fosse vera…in fondo non sarebbe la prima volta che ci inventiamo qualcosa!
- Dolce e carina?! Non mi stai aiutando per niente così!
- Avanti, dai, devi riconoscere che è stato un colpo da maestro.
- Robert, era una cosa privata…privata! Un conto è inventarsi una bugia e un conto è condividere con il mondo una cosa nostra! Pensi che non sia già abbastanza difficile per me avere a che fare con…con questo?
All’improvviso gli sembrava tutto inutile, fragile e senza senso. Sospirò.
- Pensi che non sia già abbastanza difficile per me accettare i miei sentimenti e aver trovato il coraggio di condividerli con te? Devi anche mettermi in ridicolo davanti al mondo intero?
Dall’altra parte non sentiva che silenzio. Sospirò ancora, lo sguardo che vagava per la stanza semibuia. Lo sguardo gli cadde sui numeri rossi della sua sveglia, sul comodino. Erano le quattro del mattino. Bob non aveva nemmeno calcolato il fuso orario prima di chiamare…
- Io non…non pensavo che ti saresti arrabbiato così. Credevo fosse una cosa simpatica da fare, per quella cosa del bromance…pensavo che nessuno l’avrebbe ritenuta credibile, che nessuno avrebbe davvero pensato che l’avevi fatto.
Jude sentì la rabbia che rimontava dentro di lui.
- Dannazione Robert, è proprio così incredibile che tu possa mancarmi? Suona così assurdo che io ti chiami nel bel mezzo della notte perché tutto quello a cui riesco a pensare è il modo in cui ridi?
Di nuovo silenzio, un silenzio che lo fece sentire patetico e inadeguato.
- Senti, sono le quattro del mattino e sei stato tu a chiamarmi, se non hai nulla di meglio da fare che rimanere in silenzio allora dillo che me ne torno a letto.
- Prometti che mi crederai? Perché non ho intenzione di dire nessuna bugia questa sera.
- Ok, spara, ma fai in fretta.
- Mi manchi. Mi sono svegliato nel cuore della notte e mi sono reso conto che mi mancava il tuo sorriso. Mi sono prestato a questo scherzo per troppo tempo, ora ne sono stufo. Non è più uno scherzo, per me, Jude. Ho parlato della tua telefonata, nell’intervista, perché…per quanto io possa aver fatto fatica ad accettare che tu fossi attratto da me, quando me ne hai parlato la prima volta…nel ricevere la tua telefonata, nel sentire le tue parole, mi sono sentito felice, e ho desiderato urlarlo al mondo intero. E l’ho fatto, sicuro che nessuno avrebbe potuto avercela con te per questo. Tu mi manchi, Jude, e non c’è nulla che io voglia di più, in questo momento, che vedere il tuo sorriso. E’ abbastanza?
Questa volta fu Jude a rimanere in silenzio, stordito da quelle parole.
- Jude?
Incapace di emettere una sola parola l’uomo si sedette sul bordo del letto.
- Jude, senti, avrei un piccolo favore da chiederti…
Il campanello della casa suonò all’improvviso, facendolo sobbalzare.
- So che sono le quattro del mattino ma…mi faresti entrare?
Salve, e grazie per aver letto questa fanfiction.
Chi come me ama questa coppia avrà sicuramente visto l'intervista di cui si parla, per gli altri ecco il link...
Volevo scrivere una fanfiction un po' diversa dal solito...in cui la dichiarazione d'amore non fosse eccessivamente plateale o decisiva...mi piacerebbe tornare un po' sulla storia, ma per intanto eccola qui.
Grazie della lettura, magari ditemi se vi è piaciuta...o anche no...^^ amo le critiche!