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Autore: Blacket    30/04/2012    5 recensioni
!ATTENZIONE! La raccolta non veniva aggiornata da anni, ergo mi scuso per il possibile cambio di stile e trattazione della coppia.
Una raccolta dedicata al soldato, e all'artista.
Delle one-shot che cadranno su prompt scelti dal caso, e creeranno dei capitoli diversi e scoordinati, tutti però in assonanza con Wurst e spaghetti.
Ed è la dedica ad una coppia, che ha mille cose da dare, in qualsiasi salsa essa si trovi.
| "La GerIta, deve essere presa nel verso giusto. Sarebbe poi, come vivere un bel sogno al contrario." |
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Coppia dei Random 1 Prefazione: Questa raccolta, è un ammasso di idee tutte dedicate alla coppia che più m'ispira, che coinvolge due personaggi con un grande potenziale.
Feliciano, e quel bel Patatone di Ludwig (adoro quest'uomo, non si vede?).
Sarà basata su prompt presi totalmente a caso, che magari potete consigliarmi inconsciamente voi- e salterà fuori quello che deve saltare fuori. Scriverò a tratti, non sarò forse costante, e ogni capitolo potrà essere una flashfic, oppure una one-shot più lunga.
Infine; dedico la FF a tante belle persone, che mi seguono, perdono tempo a leggere quello che scrivo, magari mi lasciano un commentino o mi incoraggiano contattandomi.
Grazie :)




Titolo: La ruota di Venezia.
Personaggi: Ludwig Beilschmidt | Feliciano Vargas
Genere: Generale.
Raiting: Verde.
Prompt: Ruota, Venezia. - (n.d.a: mi era venuto in mente il gioco del lotto, ma TRANQUILLI,  posso assicurare che non c'entrerà nulla con il capitolo).
Avvisi: AU - One Shot


~ ~ ~




Lo aspettava.
Ancora.
Perseverava in quell'assurdo incontro giornaliero;  gli sorrideva tranquillamente ogni volta accompagnato dalla sua gondola- dai colori regali quanto sfregiati dall'acqua, un gioco di rossi ed ori che andavano ad intracciarsi sulla nera vernice; fino ad arrampicarsi sul lungo remo, che lui usava come piolo. Si appoggiava ad esso, una volta giunto lì davanti al suo alloggio; ed infine terminava quella sua piccola quotidianità volgendosi al sol levante, verso le case puntute di Venezia e l'aria salmastra.
La città d'arte si svegliava, piano, leggera, con i lievi sussurri del mare; con gli odori della colazione e del caffè, con il brusio assonnato dell'acqua falciata dalle piccole imbarcazioni- Il mattino correva ad illuminare le piazze ed i canali, fino e buttare un raggio di sole sul volto caldo di quella statua tricolore ; su quel ragazzino fin troppo allegro, scottato dal sorriso  e dai riflessi che venivano dal basso.
Ludwig si soffermava spesso a scrutare diffidente il suo abbigliamento (come quel nastro rosso legato attorno al collo, e successivamente un ridicolo ciuffo appuntato al lato sinistro della testa, sempre teso come una bandiera), poi le movenze dettate dall'impazienza e a volte dalla goffaggine; quel suo rivolgere sempre una veloce occhiata all'entrata dell'albergo.
Pareva un gatto.
Il tedesco, si poteva bellamente reputare un filino crudele, a farlo aspettare così tanto mentre lo sbirciava curioso dalla finestra.
Perchè ovviamente sapeva, che era lì per lui. Da quando era arrivato lì per lavoro, e l'aveva incontrato quasi per sbaglio (e, aggiungendo: non appena lui scoprì dove passava la notte); gli era stato imposto l'obbligo di scegliere Feliciano come gondoliere.
Usciva sempre alla stessa ora,e se lo ritrovava lì in acqua un poco più assonnato del giorno precedente, ad attenderlo. Non capiva bene perchè lo facesse, ma ben cinque giorni dopo cominciava a dirsi avvezzo a quella bizzarra abitudine- dopotutto: trovare un'imbarcazione già pronta, non era male.Sarebbe stato stupido rifiutare.

Sentì la giacca fasciargli il petto, la ventiquattr'ore rigida nella sua mano. Una veloce occhiata all'orologio; e spinse la porta a specchio, che già gli rivelava il bieco sorriso di quel ragazzino italiano rivolto verso di lui.
Lo vide poi togliersi il cappello in segno di saluto, quelle labbra sornione rivolte verso l'alto fungevano da calamita; attiravano sul suo volto abbronzato le iridi azzurre, che scivolavano sui suoi tratti e persino sulle parole, impedendogli di dedicare l'attenzione al paesaggio della Serenissima. Pareva anzi, che il sole fosse arrabbiato per quella mancata attenzione.
Svicolava a chiamarlo persino sul viso di Veneziano, riuscendo pure a fargli brillare gli occhi, le sue movenze- inutile dire, che non ottenne nessun risultato.
- Buongiorno, Ludwig!-
Gli arriva alle orecchie la voce squillante, stranamente non impastata dal sonno- si stava forse abituando ad alzarsi un po' prima, giusto per arrivare primo? Non aveva senso.
Nemmeno da una settimana lo conosceva, e anche se si può far riferimento agli italiani come un popolo espansivo ed estroverso, non trovava la benchè minima ragione di quell'appostamento da caccia, finalizzato su una preda ancora sconosciuta.
E lui, come avrebbe potuto scappare da un cacciatore che lì a Venezia c'era nato? L'avrebbe scovato ovunque.
- La porto sempre allo stesso posto, vero?-
La testaccia bionda, tutta presa a dedurre del perchè e del percome, si piegò in assenso prima di spostarsi sull'imbarcazione- impresa assai ardua e complessa le prime volte, che aveva poi portato una strana macchinazione nelle sue gambe, ora capaci  di salire sulla gondola.
L'italiano gli sorrise, come pienamente realizzato ed in pace con sè stesso- assumeva, mentre remava, un'aria assorta che poco si addiceva al suo carattere. Pareva tuffarsi in un mondo diverso, a tratti cambiare spirito; e se non avesse canticchiato o parlato ogni tanto, sarebbe potuto persino sfuggire altrove.
Si spinse nel canale con un movimento secco, prendendo poi a slittare tranquillo sull'acqua, muovendo il remo a due mani.  
Passavano veloci le case,  il sole tentava nuovo di filtrare fra i muri e gli spazi liberi- giungeva il quieto frastagliarsi delle piccole onde, il suono lo riempiva fino a fargli
posare la valigia, togliersi la giacca e rilassarsi.
Stava ora seduto comodo con le mani abbandonate in grembo, a rimirare i movimenti sicuri dell'italiano; la schiena voltata verso di lui, i capelli che di tanto in tanto sfrigolavano al vento- e invece si immaginava, la sua figura, tutta seria ed impettita; oppure peggio: spaesata.
- Posso farle una domanda?-
La parole sorsero, spontanee. Dopotutto, ciò che stava per chiedere era lecito.
Vide il capo nocciola dell'altro voltarsi di poco, riuscì persino a scorgere un sorriso.
Lo prese per un Si.
- Perchè mi viene a prendere ogni mattina?-
Qui l'italiano si raddrizzò, respirando a fondo - la schiena si inarcò, scrollò le spalle senza però acennare a voltarsi.
- Mi piace il suo accento.-
Ludwig si cucì la bocca, rimase interdetto dalla sua risposta- quantomeno si aspettava un "Non so", oppure una qualche scusa comunque inerente con il suo martellante dubbio. Scesero poi piccoli istanti di silenzio, un'imbarazzante e trattenuto "nulla"; un fastidio nello stomaco, ed un bollire in viso.
- Sa, lei deve ancora capire Venezia.-
Fece dopo un po', come rilasciando il respiro e l'aria che aveva catturato prima. Era maledettamente naturale, quel ragazzo.
- Le vede, la piazza di San Marco? Quello è il motore. I quadri ed il bell'aspetto fanno la carrozzeria, già. Si è chiesto, cosa porta in giro tutto questo?- Remò di nuovo, forse con una nuova fatica.
- L'acqua, ed i canali. Queste, sono le ruote di Venezia.-
Ludwig lo scrutò impassibile, cercò di trapassarlo con lo sguardo e la mente, di arrivare dietro al suo dorso e guardarlo dritto negli occhi mentre pronunciava quelle parole.
Era tedesco, dannazione. L'arte la comprendeva solo se spiegata, l'apprendeva ma non la esprimeva; le sue parole avevano un sentore complicato, affascinante- a lui, troppo lontane.
- Un bel punto di incontro, vero?-
Rise. Una bella risata.
La prima volta che si erano visti, Ludwig era praticamente caduto nell'acqua.
E dire che  il ligio tedesco era abituato a distinguersi per la formalità ed il decoro; qualità che spesso lo svettavano sopra gli altri. Con Feliciano, invece, pareva che quella regola non funzionasse- anzi, si stava pericolosamente capovolgendo.

Cadde poi di nuovo il silenzio, che sapeva di inaspettato, profumava di necessità.
V'era tempo per le parole, per tutto quello che Ludwig ancora tentava di capire; e la sua permanenza lì era ancora lunga.
Si sarebbero rivisti il giorno dopo.
Ludwig, l'avrebbe aspettato.






















Blacket's time:
Ecco il primo capitolo della raccolta :)
Un poco semplice, quasi banale, forse. Spero che vi sia piaciuto, che non vi abbia annoiato troppo, e non vi abbia fatto perdere tempo. Un grande grazie a tutti voi che leggete!
Del tipo, che se proprio non vi fa schifo, mi rendereste molto felice con un piccolo commentino, magari due parole nuove per il prossimo capitolo.
Grazie, grazie tante a tutti!

Un bacio in particolare a Soul Sister e Lord_Trancy- grazie davvero, per tutto il vostro appoggio.

Bavosi baci, Blacket.


  
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