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Autore: Nuvola_    30/04/2012    0 recensioni
Lui suona, io lo ascolto.
Mi innamoro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prese la chitarra di legno chiaro, si sedette vicino a me sulla coperta morbida.
Mi guardò prima di cominciare a suonare qualsiasi nota, mi guardò perché sapeva che dopo ne sarebbe stato troppo imbarazzato.
Sin dalla prima volta aveva fatto così, mi guardava, diceva che gli serviva per ispirarsi, e poi mentre suonava si concentrava e alla fine mi baciava.
Mi guardò e mi sorrise.
Accavallò la gamba nella posizione solita da chitarrista e con le dita cominciò a pizzicare leggermente le corde alternando il tutto con dei leggeri movimenti sui tasti.
Accarezzava le corde come fossero le mie guance e la melodia si tesseva di cambi di note, di velocità e di sensazioni.
Vedevo le sue dite lavorare, premere, scivolare lievemente, scorrere lungo tutto il manico dello strumento, il piede che batteva il ritmo impercettibilmente e i capelli che gli sfioravano gli occhi mentre lui spostava lo sguardo dai tasti alle corde.
Suonava così e io lo ascoltavo immobile, guardandolo.
Lo ammiravo.
Avrei voluto fermarlo e baciarlo, con la chitarra in mano mi faceva sempre questo effetto, ero come gelosa dello spazio che lo strumento mi sottraeva: mi impediva di avvicinarglisi eppure mai avrei fermato quella perfetta sincronia di anima, corpo e musica.
A ogni nota percepivo la sensazione che lui aveva provato nel comporla.
Amore.
La chitarra cantava amore, parlava amore e urlava amore.
Lui.
Lui suonava amore, provava amore, era amore.
Lo amavo perché riusciva a non guardarmi mentre io non riuscivo a non guardarlo.
Concluse il pezzo tornando a pizzicare le corde compiendo gesti sempre più delicati che portarono la sinfonia a esaurirsi da sola.
L’eco dell’ultima vibrazione ci teneva entrambi ancora immobili, io che lo guardavo e lui che non lo faceva.
Si alzò dal letto e posò la chitarra accanto al muro poi venne a risedersi.
Mi guardò e non disse nulla.
Mi guardò e si avvicinò col volto.
Mi prese la mano e ne accarezzò piano le dita, una dopo l’altra in successione, quasi fossero anch’esse uno strumento e come se avesse solleticato le mie corde vocali ecco che dissi: “Qual è stata la tua fonte di ispirazione?”
Lui mi guardò, mi carezzò i capelli e giocò per qualche momento con una ciocca.
“Il cielo” rispose “Il cielo azzurro”.
Si avvicinò alle mie labbra e restò lì, a occhi chiusi.
Cominciammo a sfiorare l’uno la guancia dell’altra.
Mi guardò.
Sorrise.
Mi bacio.
La melodia di prima riprese a suonare.
  
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