Era freddo per lui, che indossava solo il costume di scena.
Quella sottospecie di gonnellina era scomoda e soprattutto non faceva caldo per un cazzo. Ma se doveva recitare in un film in costume era ovvio che ci sarebbero stati disagi
Vedere che gli addetti ai lavori giravano intorno a lui con impermeabili, jeans e felpe col cappuccio non contribuiva a rendere le cose più facili.
Si strinse meglio addosso il mantello di velluto. Almeno quello era spesso e lo riparava meglio. Già rimpiangeva il deserto del Marocco, e si malediceva per ogni singola lamentela uscita dalla sua bocca in merito alle condizioni atmosferiche.
“Fanculo…” mormorò a mezza voce, spostando il peso da un piede all’altro, per cercare di riattivare la circolazione il minimo indispensabile.
In quel momento, caffè alle labbra e sigaretta in mano, passò il Re a poca distanza. Sembrava un campagnolotto superficiale e dai modi rudi, ma in realtà notava e sapeva sempre tutto. Solo preferiva non farlo vedere. Fare gli stupidi e non esserlo a volte si può rivelare una benedizione.
Gli si avvicinò con il suo solito fare spavaldo, allungandogli il bicchiere di caffè.
“Freddo?” chiese all’altro, che prese quel dono divino con entrambe le mani, cercando di scaldarsi almeno un po’.
“Abbastanza”.
“Non preoccuparti” bisbigliò con un sorriso, prima di avvicinarsi al suo orecchio, e sussurrare ancora più piano “stasera in albergo ti scaldo io”.
E così come se n’era arrivato, se ne andò, salutandolo con la mano e un sorriso soddisfatto sulle labbra.