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Autore: Hermionelove    01/05/2012    1 recensioni
Daniel Wicklow si è appena trasferito in città e i problemi sono appena cominciati. Quando si unisce al Glee Club tutto sembra andare per il verso giusto, ma poi... una storia che mostra il valore dell'amicizia e mette in scena diverse situazioni tipiche del quotidiano di tutti. Riusciranno le Nuove Direzioni a vincere le Nazionali e a far tacere una volta per tutte la perfida Sue Sylvester?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hit Me With Your Best Shot

Nuovi Orizzonti

Quella sera faceva un freddo terribile. Nonostante si stesse avvicinando la bella stagione, una sottile brezza raggelava la cittadina e in lontananza le nuvole scure che si stagliavano all’orizzonte non preannunciavano niente di buono.
Insolitamente, Lima sembrava la città onirica in cui tutti desidererebbero vivere. A volerci fraintendere, si potrebbe quasi dire che rappresentava il modello urbano per eccellenza. Già, peccato che tutto questo si condensava soltanto nei pensieri di primo mattino, quelli caratterizzati ancora dai sogni e dalle immancabili riflessioni sulla vita. Anzi, in questo caso tale tipo di pensieri non è semplicemente legato a questioni psicologiche risolvibili solo da strizzacervelli, tipo Freud o magari il protagonista di “Lie to me”. Qui si tratta del fondamento della nostra storiella, un apparentemente privo di significato tassello di un puzzle intricato, trama di un’intera vita raccontata in un fiume di inchiostro e parole...

 

Fleetwood Street, Lima, Ohio.
20 marzo, 6:12 am

 

Driiin!

« Sveglia gente di Lima! Qui è il vostro Robbie che vi parla dalla sede di Radio Lounge... »
Daniel cacciò via i suoi pensieri odiosi dalla testa. Inavvertitamente diede una botta contro il muro con il gomito e una fitta lancinante sembrò perforarli il braccio. Con uno sforzo degno di re Artù alle prese con la spada conficcata nella roccia, Daniel sollevò il braccio e lo usò come una katana per frantumare la radiosveglia. Era troppo stanco perfino per prendersela con sua sorella, la quale immancabilmente la sintonizzava sulle frequenze di Radio Lounge. Daniel la riteneva una radio troppo retrò sul piano musicale e, per la miseria!, al posto di un dj cosa avevano, un gallo canterino che dà il buongiorno?
Mentre con la mano destra si strofinava gli occhi e sbadigliando, Daniele cercò di fare mente locale e rimettere in moto il cervello, che sembrava andare in stand-by più velocemente di quanto Lady GaGa sia rapida nel cambiare look.
Con il braccio in preda ad un formicolio snervante, Daniel trovò il coraggio di separarsi dal cuscino e, infilate le ciabatte, si apprestò a vestirsi. Non poté fare a meno di rimproverarsi per non aver depositato lo scatolone coi vestiti preferiti nel camion del trasloco. Ebbene sì. Daniel Wicklow e la sua famiglia si erano appena trasferiti dalla Grande Mela in una squallida città i cui abitanti sembravano appena usciti dal film Matrix: così presi dal lavoro e intenti a trascinarsi dietro la ventiquattrore aggiustandosi il nodo alla cravatta, sembravano automi a grandezza naturale.
Mentre afferrava una camicia di recupero travisata fra la roba di suo padre, Daniel non poté non provare una punta di nostalgia per la sua vecchia casa incappando in una cornice. Daniel non ricordava di aver visto quella foto Kodak prima di allora, né di aver visto quella cornice sullo scaffale in camera dei suoi genitori. L’immagine, piuttosto rovinata dal tempo, ritraeva una famiglia felice in cima alle Torri Gemelle, indizio che la diceva lunga sulla data dello scatto. Nell’angolo in basso a sinistra, un uomo coi capelli biondi e la calvizie incipiente reggeva in mano un costume da Spider Man per bambini e sembrava gridare aiuto. Dal lato opposto, una donna dalla folta chioma castana e la bocca spalancata a metà fra un sorriso e lo stupore, fissava l’uomo sul punto di cadere giù. Nel collage di piccole foto sottostanti c’era la sequenza di un bambino vestito da Super Man che galoppava verso l’uomo e, con dei gadget degni di una sorpresa dell’uovo di Pasqua, agganciava il pancione dell’uomo per trarlo in salvo.
Quelle immagini, che ovviamente ritraevano la famiglia Wicklow al completo, erano emblematiche sotto due punti di vista principali: anzitutto, Daniel non ricordava niente di tutto ciò e neppure di essere salito sulle cime del World Trade Center prima che diventasse un cumulo di macerie; secondo, non comprendeva perché suo padre si ostinava a segregare o archiviare ogni ricordo della moglie, nonché madre di due figli. Un po’ titubante, Daniel si accinse ad allacciare le stringhe delle Converse blu, si decise a fare un salto in bagno e... restò bloccato in corridoio.
« Ashley, diamine, vuoi che chiami uno dei bulldozer di Extreme Makeover e ti riassetti la stanza? »
Ashley Wicklow era la sorella quindicenne di Daniel. Sempre pronta a trascorrere ere geologiche in bagno per truccarsi ed allestire il suo corpo come una boutique, Ashley era una ragazza piuttosto estroversa e, per conto del fratello, una vera seccatura. Dal momento che era una tipa piuttosto in e quindi pari ad una vip alle feste, Daniel era costretto a scarrozzarla ovunque a New York, città che – chiariamoci – non ha la stessa estensione di un campo da tennis!
« Sono già le sei e ventidue, vuoi darti una mossa? » esclamò Daniel infuriato, controllando freneticamente l’orologio analogico al polso. Finalmente si sentì il rumore della serratura che scattava e la porta rivelò Ashley, la chioma biondastra che le cadeva sulle spalle.
« E’ libero signor impaziente » bofonchiò la ragazza risentita, dileguandosi nel corridoio.
« E’ un vero piacere fare affari con te, sorellina ».
Daniel si intrufolò nel bagno, serrò la porta e ringraziò il cielo. Con il cuore che sembrava martellargli il petto, il ragazzo si sciacquò il viso e si fermò ad ammirare il suo riflesso nello specchio, sostanzialmente per notare se il trasloco lo aveva fatto soffrire oltre il dovuto. Ciò che vide fu il volto di un ragazzo di quasi diciotto anni, i capelli scuri rivolti all’insù per mettere in risalto gli occhi di un intenso blu marino, un accenno di barba sul mento e una piccola cicatrice sotto il labbro inferiore. Daniel stentava a credere che la sua intera vita fosse andata in frantumi di punto in bianco: i suoi amici, la sua scuola, il nuoto, la sua casa... si chiese addirittura se quella fosse una punizione divina per aver avuto la presunzione di affermare che tutto fosse a posto. In realtà le cose non erano affatto positive, per giunta uno scenario terribile – e non per questo meno probabile – si stava aprendo di fronte a lui. Tra un’ora o quasi avrebbe avuto inizio il suo primo giorno alla nuova scuola, il liceo William McKinley. Su Internet e Facebook quel posto non aveva la fama di essere come il buon samaritano nei confronti dei nuovi arrivati. Pareva pure che uno degli studenti avesse tentato il suicidio perché non reggeva più la pressione dei compagni omofobi. Un po’ scosso dalla drammaticità di tale gesto, Daniel si asciugò il volto e uscì. Lo colpì un intenso odore di frittelle e sciroppo d’acero, tradizionale dolce del Canada, terra d’origine di sua mamma, che proveniva dalla cucina. Scese le scale sciando fra una scatola e l’altra, per poi capitombolare sopra un pal-lone da spiaggia. Sebbene la nuova casa avesse un pianterreno ridotto, a Daniel parve di fare la marcia o-limpica per raggiungere il tavolino.

  
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