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Autore: Rigel und Betelgeuse    01/05/2012    2 recensioni
Paul del villaggio era bello.
la parola “pulp” significa letteralmente “poltiglia”. In gergo narrativo (letteratura, cinematografia…) il genere “pulp” indica componimenti contenenti un certo numero di vicende cruente, macabre, scabrose.
1. Ariana Silente
2. Merope Gaunt
3. Remus Lupin
5. Bellatrix Black
4. Alice e Frank Longbottom
6. Voldemort
Questa storia partecipa al contest "Tutti i Titoli + 1" indetto da Sophie_85, Quistis Fabi e HPixie
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Bellatrix Lestrange, Merope Gaunt, Remus Lupin, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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1.

Paul, del villaggio



«Ehi, stramba!»
Ariana sussulta, e le foglie che le vorticavano attorno come uno sciame di farfalle eccitate perdono vita, tornando docili a rinfoltire il sottobosco.
Darren – che le ha fatto paura – la guarda con un’espressione divertita mentre esce da dietro un cespuglio, seguito da Paul e Julius.
«Come hai fatto» Paul le pone una domanda che non è una domanda, ma piuttosto una pretesa di spiegazioni. Ariana lo guarda preoccupata, ma come sempre pensa che sia bello. Paul è bello perché ha tredici anni ma è già alto come suo padre; Paul è bello perché ha sempre quell’aria un po’ strafottente, che lo fa sembrare più grande; Paul è bello perché la tratta con sufficienza e, anche se questo la fa star male, in fin dei conti è un atteggiamento che l’attrae.
Ariana è persa in Paul e nella preoccupazione che deriva dal dubbio d’essere stata vista, dall’incapacità di inventarsi una spiegazione per quella stregoneria.
«Oh, ma sei sorda?» Julius le tira uno spintone, mentre Darren incalza con quel suo fare giocondo:
«Guarda che ti abbiamo vista fare quel giochetto con le foglie, Silente»
«Che trucco è? Come fai a farlo?» Paul non è strafottente come al solito, ma pare piuttosto innervosito. Ariana se ne preoccupa il doppio.
«Io…io non lo so» balbetta, e ora la sua ansia non è dovuta tanto alla paura di essere stata scoperta, quanto piuttosto al timore di avere urtato i nervi di Paul – anche se non sa come, né perché.
«Credi che siamo cretini?» Julius, che sembra un cinghiale già a dodici anni, la spintona ancora; Ariana barcolla, per poco non cade.
Il cuore della bambina fa una capriola all’indietro quando Paul la prende per un braccio e lei – per un secondo, solo un secondo – pensa che il ragazzo voglia impedirle di rovinare al suolo.
«Devi dirmelo, Silente!» la prepotenza con cui Paul le parla sottolinea quanto Ariana si sia sbagliata ad interpretare quello strattone iroso come un soccorso «Dimmi come fai»
Ariana scuote il capo, ma senza intenzione: è così mortificata dal non poter dare a Paul le spiegazioni che cerca, così preoccupata dall’averlo ferito - così spaventata dal continuare a farlo - che quello che risulta come un diniego è in realtà una mera espressione del disagio e dell’inquietudine in cui la bambina brancola.


Ma Paul, del villaggio, ha solo tredici anni e non ha ancora tutti gli strumenti per interpretare gli innumerevoli moti dell’animo umano. Paul del villaggio non ha ancora avuto il tempo per capire cosa sono le donne, dunque non può nemmeno lontanamente immaginare come funzionino.
Paul del villaggio sa solo che Ariana è piccola, pallida, cagionevole e insignificante; sa che è talmente timida che quando parla con gli altri ragazzi del villaggio sembra stupida, e a tutti loro fa tanto comodo fingere che lo sia davvero – almeno c’è qualcosa di cui ridere.
Paul del villaggio sa che – la piccola, insignificante, stupida – Ariana non può saper fare un trucco come quello e tenerselo per sé, pretendendo di far fare, a lui e i suoi amici, la figura degli imbecilli. Paul è invidioso e offeso, furioso e sicuro di volerle tirar fuori la soluzione a quel trucco – e a tutti gli altri che lui e i compagni le hanno visto fare, nel tempo – ad ogni costo.
Paul si accorge che la sua presa intorno al braccio di Ariana è troppo forte solo quando la ragazzina urla di dolore; allora lui la libera di scatto, allarmato.
«Non lo so, davvero…» la bambina piagnucola, gli occhi azzurri che brillano di lacrime penose, una mano che si stringe attorno al braccio dolorante.
Paul si muoverebbe quasi a pietà – le ha fatto male: sua madre gli dice sempre che sulle donne non bisogna alzare le mani - , ma poi le risate divertite di Julius e Darren gli fanno provare un contrasto emozionale strano: una specie di sentimento di rivalsa e appagamento che cancella come una passata di straccio quel barlume di senso di colpa.
«Allora è vero che sei stupida» sull’onda dell’approvazione che sente arrivargli dai compari, Paul dimette qualsiasi remora e attacca. Attacca perché non esiste che quella cretina lo faccia passare per un bamboccio; non esiste che quella cretina si rifiuti di obbedirgli.


Ariana sente quel nodo in cui le si sono strette le membra sale, e salendo si stringe. Arriva fino alla gola - dove le frantuma la voce - e sale ancora più su, spingendole fuori due grosse lacrime che ruzzolano immancabilmente sulle sue guance rotonde di bambina.
E così comincia a piangere. E con più piange, con più Darren ride.
Julius – che, oltre ad assomigliare a un cinghiale, è anche un molle – dopo un po’ gli va dietro, puntandole contro un dito.
«Dio, ma cosa piangi?» sghignazza, dando una gomitata a Paul «Non mi pare tu l’abbia stretta tanto, eh Paul?»
«No che non si è fatta male» Paul si esibisce in un sorrisetto a metà, guardandola intimidatorio «Ti ho fatto male, Silente?»
Ariana vorrebbe sparire, vorrebbe diventare foglie e sottobosco. Vorrebbe aver deciso di rimanere a casa con la mamma, quella mattina, a preparare la crostata di more. Ma invece no, ha voluto fare un po’ come le pareva – voglio andare giù al villaggio, ha detto alla mamma quella mattina, a stare un po’ con le mie amiche, anche se Ariana di amiche vere, giù al villaggio, non ne ha. Il labbro inferiore le trema in modo incontrollato. Tira su col naso, si passa il dorso di una mano sotto gli occhi, scuote la testa lentamente.
«N-no…» balbetta «Non ho…non m-mi ha f-fatto…»
«Vedi?» Julius-cinghiale fissa ridente gli occhi in quelli di Paul, cercandone la complicità mentre di avvicina alla bambina «Mica le hai fatto così!»
Ariana urla. Urla perché sente un bruciore forte quando Julius le afferra con due mani un braccio e comincia a girare in senso opposto, arricciandole la pelle.
«Va beh, ma tu sei esagerata!» bofonchia il ragazzetto «Non fa poi così male, no?»
«Ma infatti, roba da poppanti» Darren la canzona, infilandosi le mani in tasca «Questo, piuttosto, dovrebbe farti urlare»
Il calcio che le arriva dritto allo stinco è un dolore così imprevisto e lancinante che le prende direttamente la bocca dello stomaco, e Ariana cade sul ginocchio, boccheggiando.
Quando alza gli occhi non distingue più bene le figure perché lo schermo del pianto è troppo pesante e acquoso. Cerca disperatamente il viso di Paul tra quelle macchie indistinte, mentre una sensazione di terrore, di situazione che precipita, le si avviluppa attorno alle viscere.
«Beh, però» Ariana distingue la voce di Paul del villaggio, ora che parla con voce sicura di uno che si sente di punto in bianco di poter fare ciò che vuole «Non è stato tanto doloroso, pare. Non sai fare di meglio, Darren?»
«Come no!»


L'euforia che dà il sentirsi acclamato e assecondato dalla gente che ti sta intorno, Paul l'ha provata altre volte. Durante le gare di corsa, quando finisce i pesci pescati nel fiume sbattendoli con violenza contro le rocce o mentre sventra con macabro interesse la piccola carcassa di qualche animaletto boschivo.
È una sensazione strana, bellissima, come di trance: più ti senti spalleggiato dagli altri, più ti spingi avanti. E ci vuole sempre un po' prima di accorgerti che ti sei spinto oltre.
Questa volta Paul se ne rende conto quando Ariana, stesa supina tra il fogliame, resta inerme dopo che Darren le ha sferrato un calcio al fianco. D'improvviso, come se lo strappassero via da un sogno, Paul vede nitido davanti a sé il volto pallido e imbambolato della ragazzina.
«Darren» l'orrore arriva un attimo prima della presa di coscienza. La voce gli scivola via dalle labbra in un soffio che persino lui stenta a sentire, così che il suo amico infligge un altro colpo al corpicino esile di Ariana, prima che Paul ritrovi forza.
«DARREN!» Paul grida. Lo grida come se fosse in preda ad un'angoscia indicibile. Lo grida come se fosse partecipe di uno scempio, e volesse porvi fine. Con profonda disperazione.
Darren si spaventa per quel tono, si ferma. Guarda Paul con tanto d'occhi e ci vede dentro lo sgomento. Allora allarga lo sguardo, poi fissa Ariana.
Il petto della bambina si alza e si abbassa con lentezza e ora, nel silenzio sospeso, si ode flebile il piccolo fischio che accompagna ogni suo respiro.
La palpebra le cade a mezz'altezza, l'occhio perso e lontano, come se fosse sotto l'effetto di barbiturici. Un rivoletto rosso le tinge - incredibilmente vivido sull'incarnato di latte - un angolo della bocca.
«Che cos'ha?» dopo troppo tempo, è Julius quello che pone la domanda. Piano, come se qualcuno potesse sentirli.
Passa altro tempo. Nessuno risponde.
Poi, preso da una fretta incontenibile - che trasuda irritazione e paura di capire - Paul esordisce con un ordine perentorio.
«Andiamo via»


Ariana, distesa sul sottobosco, vede le foglie. Sente suoni lontani di voci, pensa che le foglie sussurrino. Vuole sorridere, ma è molto stanca e non riesce. Però le piace ascoltare le foglie che parlano.
Uno scalpiccio che fugge è l'ultima cosa che sente per quel giorno. Poi silenzio per un sacco di tempo. Solo un fischio leggero leggero che le viene da dentro.
Ariana pensa che aspetterà lì fin quando le foglie non parleranno di nuovo.
Magari farà un sogno, e nel suo sogno sarà sottobosco.



Doverose note d'autrice: inizio subito dicendo che questa OS partecipa al contest Tutti i Titoli + 1, e il titolo l'ho dunque scelto da una mirabolante lista fornita dalle menti capienti dei giudici del suddetto concorso. Ho amato molto il film (Pulp fiction) e volevo cimentarmi in qualcosa che ci si collegasse un po'. Questa vuole essere una raccolta dei passi più crudi che ricordo della saga. Non so se sono riuscita a rendere il pulp (non ho ancora capito in effetti quanto il genere mi si addica), ma ero troppo curiosa di provare!
Finisco dicendo che, se siete caso mai lettori (anche estemporanei) delle due long che ho in cantiere, ecco, perdono ma non so quando proseguiranno. Certo è che non ho intenzione di abbandonarle, ma ahimè son tempi duri per me questi, pubblico il primo episodio di Pulp Fanfiction perché è un po' che ce l'ho fermo nel pc. Spero à bientôt, mes amis!
  
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