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Autore: Anemone Grace    01/05/2012    1 recensioni
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.
Insostenibile. Come un grosso masso che si poggia su di te, ti sotterra. Ti affonda. E rimani lì, con le braccia inermi, col corpo tremante, come se tutto intorno a te fosse diventato improvvisamente freddo. Ed è là, proprio in fondo a quel cimitero senza tombe, che la paura si fa largo nel tuo cuore, là, dove la speranza sembra essere svanita completamente. Lo guardi, quel corpo disteso a terra ricoperto da un grande velluto rosso.
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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{Ugly and slimy;
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.



Insostenibile. Come un grosso masso che si poggia su di te, ti sotterra. Ti affonda. E rimani lì, con le braccia inermi, col corpo tremante, come se tutto intorno a te fosse diventato improvvisamente freddo. Ed è là, proprio in fondo a quel cimitero senza tombe, che la paura si fa largo nel tuo cuore, là, dove la speranza sembra essere svanita completamente. Lo guardi, quel corpo disteso a terra ricoperto da un grande velluto rosso. E non sono vestiti che vorresti vedere, non sono coperte che dovrebbero ricoprire quel corpo grande e forte, ora impotente. Fai un passo, titubante, intimorito da quell’odore acre che si avvinghia a te, che ti stritola, ti afferra, ti rende vulnerabile. Le spade sguainate, tutte così affilate e sporche, ti fissano. Gli occhi sbarrati di persone, la cui testa sembra essere stata mozzata, il cui ventre sembra essere stato aperto in due, scavandoci dentro, come una grande e nera cava, mentre le budella sembrano essere scivolate fuori. E uno stormo di corvi ne approfitta, approfitta per cibarsi di quei ventri messi a nudo, messi all’asta. Non vuoi vedere davvero quello che hai di fronte, il tuo cuore non riesce a sostenerlo. E i piedi nudi sopra quella terra bagnata, mentre i vermi guizzano tra un dito e l’altro, lasciano che le pozze di sangue li immergano, andando a macchiare anche quella pelle candida.
Fai un passo, e poi un altro. Cominci a camminare, mentre le mani si vanno a serrare a pugno e le braccia si muovono ai lati del tuo corpo, lasciando che quei passi diventino una corsa frenetica. E le lacrime colano, scavano su quelle guance morbide. Gli occhi bruciano, fanno male, invasi da tutto quel colore, a te sconosciuto. E scivoli, arranchi, mentre tutto si appanna, si fa sfuocato. Le labbra strette dai denti, mentre anche il moccio sembra invaderle, così come hanno fatto quelle lacrime salmastre. Non vuoi farti sentire, non vuoi che ti senta, sarebbe troppo umiliante. E cadi, in ginocchio, mentre il fango va a sporcare quelle ginocchia nude e lisce. I pugni che scivolano sopra quella sagoma, inerme, davanti a te. E non hai il coraggio di guardare quel volto, perché già sai che avrà la stessa espressione di tutti gli altri che ti circondano. Non vuoi sentire quello sguardo spento sui tuoi occhi, sul tuo volto. E il labbro diventa rosso, quasi sanguina da quanto i denti lo stringono. Tutto ciò che vorresti fare è affogare, affogare anche te in quella pozza rossa che va a macchiare quegli abiti, una volta bianchi. Non c’è nessuno, non c’è anima viva in quel posto, tutti morti, tutti ricoperti da quell’odore acre e pungente. E non ci sono consolazioni, non c’è speranza, non ci sono parole rassicuranti che vanno a placare il tuo dolore.
Non vuoi, non vuoi infrangere quella promessa, ma le tue labbra fanno male e il tuo petto è così veloce che potrebbe scoppiare, mentre il resto del corpo sembra essere diventato dannatamente debole e inutile. La testa china, lascia che la chioma argentea vada a scivolare lungo il tuo visto, completamente bagnato. Dentro la tua testa si ripetono attimi, si rivivono momenti, frammenti di una vita, che sembra essere completamente distaccata da quella realtà così crudele. E il cuore pulsa, veloce, batte. E i “perché” giungono presto tra le tue domande, tra le tue insicurezze, cercando di capire quale “Dio” possa essere così furente con te. Così furente, da farti morire dentro.


//

« Hey papà! Papà! Guarda! Una rana! »

« Oooh! Prova a prenderla! »

« Cosa?? Ma è così brutta e viscida! »

« Brutta?? Ma ti sei visto allo specchio? Hai una faccia terribile! Quella rana sicuramente è più spaventata di te. »

« Ehh??? N-non è vero!! Non ho la faccia orribile! »

« Oh si che ce l’hai! Sei proprio un bambino mostruoso! »

« N-non è vero! Papà sei crudele! »

« Scommetto che se ti vedesse la mamma ne rimarrebbe delusa, aver concepito un bambino così tremendo… Aaah, spero solo che la sua anima riposi in pace. »

« Hugh…sigh… non è vero….Hugh.. »

« Uh? Hey! Cos’è quel pianto da coccodrillo?? E’ così che intendi diventare un vero uomo come il tuo vecchio? »

« Hugh…taci…è colpa tua…sigh.. »

« Mia?? Ahahah… mamma mia se sei brutto! Quando piangi fai una faccia troppo tremenda! »

« E’ colpa tua se sono così brutto! »

« Beh…in effetti, di sicuro non hai preso dalla mamma fisicamente… Lei era decisamente incantevole. »

« Sigh… Davvero? »

« Si »

« ….Hugh…. »

« vieni qui… …Non dovresti piangere per cose di poco conto come queste. Però è giusto che tu pianga adesso. Ricordati sempre Shinichi, nella tua lunga vita, prima di arrivare ad essere quello che è tuo padre ora, ridi molto, piangi un sacco e soprattutto, cresci per diventare adulto. »

« Uhm… anche se sono brutto? »

« Ahahaha! Si, anche se sei brutto Shin. Sai, credo che tua madre se fosse stata qui, mi avrebbe sicuramente cominciato a prendere a calci nel sedere, dire a suo figlio di essere brutto, tzè… mi avrebbe spellato vivo! »

« D-Davvero?? Mi vuole così bene? »

« Si, te ne vuole tantissimo, lei ti ama, molto più di quanto abbia amato me. »

« …Oh… »

« In un certo senso, sono un po’ geloso, sai, lei non è mai stata un tipo particolarmente amorevole, almeno con me. E’ sempre stata molto violenta e “selvaggia”, come un cavallo indomabile. Però, era così bella… da mozzare il fiato. Sai, quando le dissi di essermi innamorato di lei, questa mi aveva detto che avevo sicuramente un cervello così piccolo, che una gallina a confronto lo aveva dieci volte più grande! Ahahaha… mi ha rifiutato più di una volta, nonostante le corressi dietro come un forsennato, sembravo scemo. Pensa che una volta le sono andato sotto casa con un mazzo enorme di rose rosse a dichiararle per l’ennesima volta il mio amore! Peccato che lei non ci fosse in quel momento, ma anzi, c’era suo padre davanti porta a guardarmi con una faccia sconvolta. »

« Ahahaha! Che pirlone! Io non farei mai una cosa del genere! Sei proprio matto papà! »

« Hey! Come ti permetti! Guarda che al cuore non si comanda e anche tu un giorno farai qualcosa di altrettanto spericolato per la tua persona speciale! »

« No mai! E se dovessi farlo, avrei davvero battuto forte la testa! »

« Ahahah! Che impertinente. »

//

« Quando tornerai? »

« Presto, Shin, presto… »

« Giuramelo! »

« Shinichi… Voglio che tu mi faccia una promessa, perché ormai sei grande e sei un bambino molto intelligente per avere otto anni…. Se dovessi rimanere vittima in questa guerra e non riuscire a fare ritorno a casa, promettimi, che tu diventerai un uomo forte e molto più bravo di me, promettimi che non verserai più lacrime di coccodrillo e che ti laverai sempre i denti prima di andare a letto, che smetterai di mangiare tutti quei dolci che ti fanno solo male alla pancia e che una volta l’anno farai visita alla tomba di tua madre. Promettimelo, Shin. »

« …Si, te lo prometto! Però! Anche tu, promettimi che farai ritorno a casa! Promettimi che tornerai da me! Promettimelo papà! »

« Si… te lo prometto Shinichi. »

//


« NON HAI MANTENUTO LA PROMESSA! T-TU LO SAPEVI! LO SAPEVI CHE NON SARESTI TORNATO! TU…Tu…tu... mi hai lasciato solo. »

E quelle parole lasciate andare, quel pianto isterico che andava a spezzare anche quella promessa fatta a suo tempo. La rabbia, il dolore che ti attanagliano così voracemente, come un cane che ha perennemente fame e continua a squartare conigli per cibarsi di sangue. E il volto non era più solo rigato di lacrime, ma lentamente anche il cielo, dopo quel grido di dolore e liberazione, sembrava aver cominciato a piangere.
E va a mescolare tutto, quella pioggia: sangue, fango, vermi, budella, ossa, lacrime. Tutto si unisce, diventa compatto, diventa un tutt’uno. E te rimani lì, con il volto proteso verso il cielo, così da lavar via ogni lacrima, celare ogni cosa, ogni pensiero. Poi scivola, la testa, e i tuoi occhi finalmente incrociano il volto dell’uomo, il volto di tuo padre. Sorride, con quell’espressione stanca e dolorante, mentre il colore dei suoi occhi, simili ai tuoi, è spento, come appassito.
E’ così che si diventa quando la vita ci viene portata via? Quando anche l’ultimo respiro ci abbandona?

« Se ci fosse stata la mamma, sicuramente, ti avrebbe preso a calci nel sedere… Toshiro. »



Ci fu un ritorno a casa, una casa vuota ormai, mentre il vecchio signore del locale sotto essa, era venuto davanti alla soglia di quell’abitacolo, suonando un campanello che a tuo avviso non sapeva di niente. Ci fu un pianto, un abbraccio forte, un farneticare continuo di “mi dispiace, lui era un grande uomo”, poi il silenzio, una carezza gentile, il volto amabile di una donna anziana e magrolina, dalla pelle rugosa e raggrinzita. Altri sorrisi, carezze e lacrime. Da quel giorno, sarebbe cambiato tutto, da quel giorno saresti dovuto crescere, da solo, in mezzo a gente mai vista, in mezzo alle menzogne delle persone, ai sorrisi falsi e le parole atroci. Da quel giorno avresti cominciato a studiare, a darti da fare per avere delle borse di studio, a lavorare per il locale sotto casa, a metterti d’impegno nonostante nessuno, eccetto quei due signori anziani, ti facesse forza. E da allora, più una visita fu fatta a quel cimitero, a quella tomba spoglia e nera, ora non più riempita da un solo corpo freddo.

“ Dipenderà da te.
Ti ha messo davanti il fuoco e l’acqua:
dove vuoi stenderai la tua mano.

Davanti agli uomini stanno la vita e la morte:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.”



Allora non sapevi cosa volessero dire quelle parole, quando, il vecchio te le aveva detto durante il compimento dei tuoi dodici anni, ovvero la tua prima trasformazione. Ma più avanti, una volta entrato all’istituto Heartford Accademy, ne compresi il significato. I tuoi poteri, avresti potuto scegliere, ti venne detto, bastava solo tendere una mano verso il tuo cuore e una verso il tuo avversario e lì, tra quella miriade di sensazioni, di frammenti della tua anima, avresti trovato quale di questi due poteri sarebbe stato il tuo, quello più calzante.
Fu l’acqua, il ghiaccio, la freddezza di tutto il dolore provato, del calore soppresso e annientato. Ma ti sbagliavi, Shinichi, quel potere non voleva andare a raffigura una figura fredda e priva di amore da dare e da ricevere, era l’esatto contrario. Tu, ti irradiasti, ti circondasti di amici gentili, sinceri, dal cuore umile e puro. E lì, in quelle mura magiche, in quella terra a te tanto cara, la tua anima cominciò a risplendere e il tuo potere cominciò ad evolvere.
E mentre passavano gli anni, mentre, i tuoi sorrisi diventavano sempre più belli, così come quegli occhi non più pieni di tristezza, tu, ti innamorasti. Era un volto giovane il suo, serio, quasi cupo e il suo corpo emanava un calore ustionante, così caldo da poter esplodere. Si dilaniava, si consumava, ma non si affievoliva mai quella fiamma rovente. E tu, come una falena ne rimasi attratto, invaghito da cotanto splendore, da cotanta tristezza. E le parole, che ora sembrano essere rimaste vittime dei ricordi più remoti, lì attaccati a filanti ragnatele, si concretizzano, andando a spezzare la tua risolutezza giovanile che avevi allora. Ma non eri solo una falena tu, tu eri l’uragano, in quella storia, eri la tempesta, la bufera pungente che andava a schiantarsi contro la pelle sensibile e morbida.

« Aizawa Miyagi giusto? »

« Tu saresti? »

« Eheh… Il mio nome è Shinichi Okitaka e sono qui per confessarti il mio amore! Ti prego di accettar- »

« Fuori dalle palle. »

« Eh? »

« Esci dalla mia classe. »

« Ma…ti sto confessando il mio amore, fammi almeno finire…! »

« …Non è ricambiato, ora te ne vai? »

« No! Non me ne andrò finché non ricambierai i miei sentimenti. »

« Mpf…tu sei fuori. »

« No! Sono serissimo! Avanti Miya-chan, non essere scontroso~. »

« ..Come mi hai chiamato? »

« Miya-ch-… HAIO! »

« Non osare storpiare il mio nome, bastardo! »

« Ahahah! Ma è così carino Miya-chan! E non dovresti essere così brusco, guarda che io sono contro la violenza! »

« Non me ne frega un cazzo! Vattene immediatamente, o giuro che ti ci spingo a calci nel culo! »

« Ahahah! Che impertinente. »

« OKITAKA! COSA CI FAI AL PIANO DEI SELEçAO??!? FILA SUBITO IN CLASSE TUA, O DOVRò PRENDERE PROVVEDIMENTI! »

E così, anche il tuo amore impossibile e terroristico fin dall’inizio, sembrò renderti felice, occupando quelle giornate e correre dietro a un ragazzo che l’unica cosa che sembrava darti erano sonori calci nel sedere!


//Spazio all'immaginazione.
Bene, bene eccomi di nuovo qui con una fiction a tematica gdr. Questa volta sul passato di uno dei due protagonisti di quella precedente: We ride together. Shinichi Okitaka, nonché il mio bel bambino dal passato "sad". Che dire, sono stata OBBLIGATA a scriverla, tanto ormai va detto BD e uhm... per chi volesse maggiori informazioni riguardo alla tematica-ambientazione gdr, c'è sempre l'altra fiction dove spiego bene o male di cosa tratta, altrimenti potete contattarmi (?? ma perché leggetela e non rompete le maracas!)

Cigarettes;
   
 
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