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Autore: Fenrir_23    01/05/2012    5 recensioni
Alzando lo sguardo vide la figura di Sasuke in lontananza, chinata sulle loro tombe.
Si avvicinò con passo lento, senza dire nulla.
Lui aveva già percepito la sua presenza, ma fece finta di niente. Fino a quel momento era stato immobile in quella posizione, sotto la pioggia, a pensare. Ne aveva sentito il bisogno, sperando di poter stare meglio, ma in verità aveva finito per riportare alla mente ricordi fin troppo dolorosi.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Momenti di vita'
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Eccomi qui con una brevissima fiction a metà fra una flash e una one shot, credo: 887 parole. È collegata a “Incubo” e “Regalo” quindi per capirla meglio sarebbe necessario leggere almeno una delle due (tanto farà parte delle serie, appena mi deciderò a crearla XD). Non per forza, comunque.
Che altro dire … spero possa piacervi <3 commenti graditi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 “Ma dov’è finito?”
Itachi guardò per l’ennesima volta il piccolo orologio da tasca che gli aveva regalato Sasuke. Erano le otto e quaranta di sera.
Suo fratello era uscito da solo ormai ben due ore prima, dicendogli che sarebbe tornato presto.
A Itachi non piaceva essere troppo invadente e preoccuparsi per nulla, eppure il fatto che fosse appena scoppiato un temporale estivo di quelli piuttosto violenti, non lo aiutava a stare propriamente calmo. Sapeva che non c’era niente di concreto per il quale essere in ansia, al massimo suo fratello si sarebbe preso un po’ d’acqua, ma forse, la vera ragione alla base della sua preoccupazione, era il modo in cui lui gli aveva detto che sarebbe uscito, con la solita espressione stanca, carica di tristezza e di un po’ di malinconia, di chi ancora non è riuscito del tutto a lasciarsi il passato alle spalle per voltare pagina e tornare a vivere felice.
Ora Sasuke possedeva tutto quello che Itachi aveva sempre desiderato per lui; un vero amico, una vita tranquilla, e una persona che lo amava sul serio. Nonostante tutto, ancora non riusciva a superare il dolore che l’aveva divorato per tutti quegli anni.
Itachi era consapevole di essere in buona parte il responsabile di tutto quello che aveva passato suo fratello – a causa dell’errore che aveva compiuto per cercare di proteggerlo e degli ideali che aveva seguito– e il senso di colpa che provava ogni volta che lo vedeva così triste, era talmente forte da farlo sentire quasi male. Ora stava rimediando ai suoi sbagli, rimanendo accanto a Sasuke giorno dopo giorno, eppure la consapevolezza che non avrebbe mai potuto riscattarsi sul serio, era un fardello che avrebbe dovuto trascinarsi dietro per tutta la vita. A volte gli pesava sulle spalle come un macigno insopportabile e opprimente, ed era quasi assurdo che in quei momenti fosse proprio Sasuke a consolarlo e a farlo sentire un po’ meglio. Sasuke, che dopo aver saputo la verità avrebbe avuto tutto il diritto di odiarlo, e che invece era tornato a volergli bene come quando erano piccoli, comprendendolo meglio di chiunque altro. Sasuke, che gli aveva impedito a tutti i costi di andarsene un’altra volta.
Interrompendo il filo di quei ragionamenti, si decise a uscire da casa per cercare il fratello.
Fuori pioveva a dirotto, e ogni tanto, lo scrosciare della pioggia, ero coperto dal rombo di un tuono.
Itachi non ebbe bisogno di pensare a dove cercare suo fratello, perché in verità sapeva già dove trovarlo.
Varcò il grande cancello principale del cimitero, percorrendo poi la strada che faceva spesso insieme a lui, lottando contro la voglia di scappare che lo invadeva ogni volta che tornava in quel posto. Con che coraggio andava a trovare i suoi genitori e i suoi parenti, quando era stato proprio lui a ucciderli?
Alzando lo sguardo vide la figura di Sasuke in lontananza, chinata sulle loro tombe.
Si avvicinò con passo lento, senza dire nulla.
Lui aveva già percepito la sua presenza, ma fece finta di niente. Fino a quel momento era stato immobile in quella posizione, sotto la pioggia, a pensare. Ne aveva sentito il bisogno, sperando di poter stare meglio, ma in verità aveva finito per riportare alla mente ricordi fin troppo dolorosi.
Il sorriso di sua madre, le sue carezze delicate. Le sue cure premurose quando lui si riempiva di graffi e tagli a causa degli allenamenti, per diventare più forte.
Il “Sono fiero di te, figlio mio.” Di Fugaku.
La notte in cui li avevi visti –proprio davanti ai suoi occhi – riversi a terra in una pozza di sangue, uccisi da Itachi per ordine di Konoha.
Quando il fratello si chinò di fianco a lui, Sasuke si spostò istintivamente, spaventato. Itachi dovette intuire quali fossero i suoi pensieri, e non appena vide la sua espressione colma di dispiacere, il minore si affrettò a chiamarlo. Odiava farlo sentire in colpa.
“Niisan …”
Lui senza aggiungere nulla gli avvolse il braccio destro intorno alle spalle, per sentirselo più vicino. Avrebbe voluto dirgli tante cose per farlo sentire un po’ meglio, ma non riusciva mai a trovare le parole giuste con cui confortarlo, in quei momenti. Forse perché non esistevano parole adeguate, in quella situazione in cui i gesti, invece, assumevano molta più importanza.
Sasuke si strinse a lui d’impulso, rischiando di fargli perdere l’equilibrio e di farlo cadere a terra, sul fango.
Restarono così per un po’, ognuno perso nei propri pensieri.
“Otouto, andiamo, dai … iniziano anche a farmi male le ginocchia a stare in questo modo.”
“E allora siediti.” Gli rispose lui.
“Ma è pieno di fango …”
Itachi si alzò in piedi lentamente, porgendogli una mano, con un’espressione comprensiva dipinta in volto.
“Andiamo a casa, Sasuke. Stare qui ti farà sentire solamente peggio … lo sai.”
Lui afferrò la mano di Itachi, sollevandosi da terra.
“Così la pioggia non mi bagnerà.”
Usò quella giustificazione per stringersi al suo braccio con forza e appoggiare la testa contro la sua spalla, come se avesse paura di poterlo perdere.
Itachi gli spostò delicatamente i capelli umidi dalla fronte, accennando un sorriso intenerito.
“Sei completamente fradicio … ti prenderai un malanno.”
Gli avvolse un braccio intorno alle spalle per ripararlo meglio dalla pioggia, e insieme percorsero la strada per tornare a casa, sotto il temporale che non accennava a calmarsi.
 
 
   
 
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