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Autore: Scaramouch_e    01/05/2012    1 recensioni
'Sherlocked' è una raccolta di drabble, one-shot, Flashfic su Sherlock Holmes, di tutti i generi e rating.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente della BBC.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta Charme per i preziosi consigli!
Spiegazioni: dunque qui ci vogliono un pò di spiegazioni:
1) il musical che John si va forzatamente a vedere è il the Rocky Horror Picture Show, un musical irriverente che vede al mondo dei travestiti in chiave comica-fantascientifica, in cui il protagonista il Dottor
Frank-n-Future (interpetrato da Sherlock), cerca di creare una creatura perfetta, Rocky, perchè sia il suo amante.
2) Brad e Janet sono una giovane coppia di sposi che vanno a trovare il dottor Everett Scott e che per caso, si imbattono nella festa a Rocky... Dove succederanno di cotte e di crude.
3) l'idea dello spettacolo teatrale-filmico, non è mia. Bensì esistono veramente teatri che proiettano, con spettacoli dal vivo il the rocky horror picture show.
Se non vi volete vedere il film, ma io ve lo consiglio! C'è la pagina di wikipedia che è fatta proprio bene.
Dedica: la seguente flashfic la dedico a Faust_Lee_Gahan, mia madre. <3

Buona lettura ;)!


Sherlocked.


Abnormality:
E dai! Ti prego, John. Mi porti a teatro? La protagonista ha anche il mio stesso nome!” Quando Janet faceva certe richieste con quel broncio adorabile era difficile dirle di no, persino per un irrobustito ex soldato quale era John Watson.
Il povero uomo si trovò così a sospirare. “D’accordo, ma tu sai che a me l’opera stufa.”
La sua ragazza aveva ridacchiato e aveva scosso la testa. “È un musical Johnny,  non un‘opera.” disse scombinando i capelli di John.
L’ex soldato aveva sbuffato e si era tolto la mano della ragazza dai capelli.
“Non c’è modo per farti cambiare idea, Janet?” aveva chiesto con un sospirone.
“No, tu mi devi portare e basta.”
John, alla fine stanco di quell’inutile battibecco, aveva annuito, arrendendosi alla sua donna.
In realtà, a John non piaceva molto il teatro che soprattutto quello cantato, a lui piaceva più la prosa, ma Janet era molto diversa da lui in questo: a lei piacevano i musical e le opere liriche, e lui l’amava anche per questo.
“Vedrai che questo spettacolo ti piacerà, John.”
“Lo spero per te, mia piccola Jane.” rispose il soldato con un sorriso biricchino sul volto.

Per tutta la serata John si era chiesto come mai la sua ragazza non uscisse dal bagno: quando lo fece rimase di stucco: indossava calze a rete, una camicia rossa e minigonna nera, il tutto su dei tacchi altissimi che John non aveva mai visto addosso alla sua ragazza, in più si era truccata tantissimo e i capelli rossi naturalmente lisci, adesso erano ricci.
“Wow. Se mi devi portare a letto vestita così, per me lo possiamo fare.” John non trovò altre parole se non queste per esprimere il suo stupore.
“No, così dobbiamo andare a teatro.” disse Janet facendo un occhiolino.
“Io non ti lascio uscire di qui.” balbettò John.
La ragazza sbuffo.
“Avanti Johnny, non fare tanto il papà apprensivo. Intanto lì si va tutti vestiti così. Anzi tu sei l’anormale.”
John si guardò: indossava i soliti jeans, la camicia bianca e il solito golf di lana spessa bianco. Non capiva cosa ci fosse di anormale in come si era vestito. Dovette riflettere un attimo prima di capire.
“Intendi dire che mi stai portando a uno spettacolo di cabaret”
Janet lo guardò stralunata ma poi, dopo un attimo, ghignò.
“Diciamo di sì, John. Andiamo?”
“Non posso lasciarti andare in giro da sola. Così abbigliata, poi… Andiamo!” John emettendo un gran sospiro, si arrese ai desideri della sua ragazza.
Quando arrivarono al teatro per John Watson fu una visione che si aprì davanti a lui: uomini e donne vestiti come la sua ragazza. Rabbrividì all’interno scoccando occhiate da per tutto.
Era un qualcosa da… rabbrividire. E per di più aveva scoperto che il teatro era anche un cinema.
Cosa proiettavano lì dentro? Non ci voleva pensare.
L’ex soldato si fece convincere da Janet a prendere dei kit,  compredente un giornale, dei coriandoli, del riso etc che, stando a quanto gli aveva detto, gli sarebbero serviti durante lo spettacolo. Poi si fece convincere anche a entrare nel dietro le quinte.

“Ti voglio presentare un mio amico, John,una persona di talento.” aveva berciato Janet.
John era stato così costretto a seguire all’interno dei camerini la sua ragazza. Lì c’era il caos più totale: vestiti, copioni, e anche un frustino erano immersi nella baraonda più totale, e al centro c’era un ragazzo vestito come, appunto, un travestito: era ‘addobbato’ con un corpetto di pelle, un pantaloncino, calze a rete e tacchi, i capelli erano molto ricci in più aveva una collana di perle grosse e infine un tatuaggio sulla spalla sinistra rappresentante un cuore con una feccia.
Il volto di John esprimeva sconcerto mentre osservava il corpo dell’individuo: era anche alto, estremamente pallido, ma con un sedere -non doveva mettersi a pensare ai sederi degli altri uomini adesso!- bello sodo, inoltre la schiena era fornita di muscoli piuttosto scolpiti.
“Janet!” la voce che uscì da quello strano individuo era una voce profonda, da maschio; si voltò verso di noi e poté finalmente vedere il suo viso: era perfetto assolutamente perfetto, il viso era coperto di cerone e fard e gli occhi erano grandi truccati anche loro. Rimase a rimanere immobile e fermo sul posto, anche quando lui venne verso di noi e abbracciò Janet dandole un leggero bacio sulle labbra.
“Ciao tesoro.” mormorò con voce profonda, poi si voltò verso di lui e ammiccò -si ammiccò- con fare seducente.
“Questo è il tuo nuovo ragazzo, Janet?”
“Sì è John, John Watson. Questo è Sherlock Holmes.”
I suoi occhi mi trapassarono studiandomi.
“Tu… sei un ex soldato, che ha avuto un brutto incedente in Iraq, ma che ora è passato grazie all’aiuto della qui presente Janet. Ora tu curi le persone.”
“È così! Ma come..?”
“Non ha importanza, John. Sherlock noi andiamo a prendere i posti.” disse in fretta Janet, fissando il proprio ragazzo.
Sherlock aveva annuito alla proposta di Janet e quest’ultima se ne era andata trascinandosi dietro uno stupito John.

John si trovò in prima fila al teatro, osservando con occhi grandi come due palle da golf la gente che era riunita lì dentro: aveva ragione la sua ragazza: era lui, l’anormale.
Finalmente lo spettacolo iniziò. Già dalle prime battute John si divertì un mondo. Inizialmente la storia era quasi ‘normale’, ma mano mano che andava avanti John capì la sua anormalità; però, ballò usò i gadget che aveva preso all’ingresso e fu colpito dalla voce di Sherlock che faceva il protagonista alias il Dottor. Frank-n-Future: aveva una voce calda e sensuale, e lui rimase impalato, pendendo dalle sue labbra, in una maniera che reputò quasi imbarazzante.
Lo spettacolo finì e John si ritrovò a pensare ai suoi bollori durante tutta la recitazione. Non era normale. Lui non provava quelle sensazioni per gli uomini da tempo, eppure… rabbrividì.
“Ti è piaciuto?” domandò Janet a John.
“Devo ammettere di sì.”  -Anche troppo.- pensò, ma non lo disse. Janet gli regalò un sorriso e un bacio.
“Vieni. Andiamoci a complimentare con Sherl.” disse la ragazza, e John si trovò di nuovo catapultato nel camerino del uomo.
“Sherlock, io e John ci vorremmo complimentare con te.” disse Janet non appena furono dentro.
John fissò l’uomo alto, e di nuovo gli vennero i bollori. E pensare che l’altro non aveva ancora parlato.
Sherlock si voltò lentamente verso la giovane coppia e sorrise.
“Sono contento che vi abbia entusiasmato.” Disse, fissando in particolare John che deglutì facendosi piccolo, piccolo.
Sherlock si avvicinò a grandi falcate a John fissandolo sempre con quegli occhi davvero particolari.
Sorrise e poi si voltò verso Janet. “Ci puoi lasciare soli?” domandò.
Janet si irrigidì, ma annuì. “Riportamelo intero, Sherlock.” lo minacciò.
Sherlock annuì sorridendo e John rabbrividì quando si chinò verso di lui prendendo con le lunghe dita bianche il golfino e avvicinando il volto al suo. “Vuoi essere il mio Brad, John Watson?” domandò Sherlock Holmes.


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Ho già detto troppo.

Lascio a voi i commenti di rito.




   
 
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