Fanfic su attori > Robert Downey Jr
Segui la storia  |      
Autore: InstantDayDream    01/05/2012    7 recensioni
Quando mi trovai catapultata alla Lawrenceville School non credevo che le cose sarebbero andate così. Volevo scrollarmi di dosso la vecchia Chastity, non pensavo che bastassero le costose quattro mura di un collegio a bruciare lentamente un'anima. Eppure devo scrivere, ogni istante, quello che è successo, per catturarne ogni dettaglio. Lo devo a Robert, più di ogni altra cosa.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Lawrenceville

Giorno uno.
Lasciai cadere il mio misero bagaglio sulla polverosa moquette della stanza e mi guardai attorno, con aria smarrita. Non che il posto non fosse sufficientemente accogliente, lo era sicuramente più di camera mia a Devil's Lake, nel North Dakota, ma mi sentivo totalmente spaesata, fuori posto.
Cosa ci faceva una ragazza come me, figlia di un pastore protestante di una cittadina sperduta, in una delle migliori scuole private degli Stati Uniti? Per l'ennesima volta, dal giorno in cui avevo deciso di accettare la proposta dei miei genitori e fare un salto di qualità nella mia istruzione, mi guardai allo specchio dicendomi che era stata una pessima idea. La Lawrenceville School era decisamente oltre quello che ci potevamo permettere, ma era anche una delle migliori scuole di questo mondo. Secondo i miei genitori ero un talento sprecato lì nella scuola pubblica di Devil's Lake e, ovviamente, non si erano fatti sfuggire l'opportunità di provare a farmi vincere quella borsa di studio, non appena era uscito il bando. A mia insaputa avevano mandato una mia raccolta di poesie e, magicamente, ero stata accettata.
Non che avessi lasciato indietro molti bei ricordi, anzi. Non mi ero mai integrata molto nella mia scuola, ero una di quelle strambe. In realtà mi ero sempre considerata una persona normalissima, ma ero la figlia del reverendo, e la gente aveva una notevole dose di pregiudizi ancora prima che io aprissi la bocca. Piano piano mi erano trasformata esattamente in quella che gli altri credevano io fossi. Ero diventata la ragazza tranquilla, che pranza da sola leggendo un libro, che nelle ore di buco disegna fiori sul suo taccuino e che scrive splendide poesie declamate da quelle cariatidi dei nostri professori. Probabilmente essere una poetessa mi aveva permesso di avere un posto in quella scuola, ma non era molto lusinghiero in quella vecchia: andiamo, da quando tra cheerleader e giocatori di football una che scrive poesie non viene presa di mira? Speravo che il New Jersey potesse segnare un nuovo inizio, a chilometri di distanza da quella realtà che avevo imparato a sentirmi troppo stretta. L'unica persona di cui avrei davvero sentito la mancanza era Cedric, il mio vicino di casa ed amico di una vita. Non aveva perso l'occasione di farmi notare che, adesso, sarebbe stato emarginato da solo.
Mi affacciai alla finestra e lasciai che il mio sguardo abbracciasse il breve scorcio che avevo sui giardini della Lawrenceville. Erano immensi e il sole vi si rifletteva sopra, donando varie sfumature di verde all'erba tagliata perfettamente. Non c'era niente di fuori posto in quella scuola, assolutamente niente. Socchiusi gli occhi e lasciai che la brezza della sera mi solleticasse i capelli. Era un caldo più tollerabile quello che c'era lì, rispetto a quello che avevo lasciato a casa. Mancava ancora una settimana all'inizio delle lezioni, ma era consigliato ai nuovi arrivati di presentarsi prima, per poter prendere parte a dei corsi extra, che si sarebbero assicurati di rendere ogni studente esattamente al livello di quelli che erano sempre stati in quella scuola. La cosa aveva una sua logica, secondo me, e probabilmente sarei partita molto più volentieri se mi avessero detto che dovevo seguire un corso di calcolo, o di letteratura, o anche di storia americana....e invece mi ero ritrovata lì perchè dovevo mettermi in pari con il corso di Arti Sceniche e Teatrali. Era stato uno dei corsi che meno mi erano piaciuti alla mia vecchia scuola e l'avevo scelto di nuovo solo perchè avrei preferito mille volte quello agli "Studi Interdisciplinari" che prevedevano l'approccio a materie che suonavano orribili già dal depliant della scuola. Certo, non avrei mai creduto che per imparare a mostrare un minimo di credibilità durante una recita scolastica mi sarei dovuta recare una settimana prima in quel posto. Mi allontanai dalla finestra per prendere nuovamente la lettera, con il mio orario, che mi avevano consegnato all'ingresso, assieme all'uniforme. Avevo mezz'ora per presentarmi nell'aula magna, dove ci sarebbe stata la presentazione dei nuovi arrivati ai docenti. Sospirando aprii la busta di cellophane che racchiudeva al suo interno la gonna a pieghe in cotone grigio, la camicetta bianca a mezze maniche e la cravatta a righe bianche e blu che rappresentava i colori della mia Casa. Sì, la mia Casa. Perchè a farmi sentire una specie di Hermione Granger senza bacchetta non bastava la divisa in perfetto stile Hogwarts, nè essere il pesce fuor d'acqua in una scuola piena di purosangue, assolutamente, ci voleva anche la divisione in Case.
Le Case della Lawenceville erano tre: La Circle, la Crescent e la Fifth Form. Ogni studente sceglieva quella che preferiva e, in base alla classe che frequentava, aveva vari privilegi in più rispetto a quelli più piccoli. Questo in linea generale: tutti gli studenti che vi giungevano con una borsa di studio, tipo me, venivano mandati dove c'era posto ed ecco che io mi ero ritrovata nella Fifth Form, che, a quanto avevo letto su internet, era la Casa dove si trovavano i più casinisti della scuola. Nella lettera di ammissione che mi era stata mandata, la preside mi aveva assicurato che avrei potuto cambiare Casa qualora non mi fossi trovata bene, ma si era affrettata a rassicurarmi sul fatto che la Fifth Form aveva sfoderato alcuni tra i più grandi atleti del Paese. Se solo mi fosse interessato un minimo lo sport avrei preso la notizia con più entusiasmo.
Tirai sù i calzini in cotone bianco, alti fin sotto al ginocchio, dopo di che feci scivolare i piedi nelle ballerine nere. Dovevo avere un'aria tremendamente ridicola, ne ero consapevole, motivo per cui evitai di guardarmi allo specchio ed uscii di corsa, sbattendomi la porta della stanza alle spalle. Per raggiungere l'aula magna dovevo scendere al piano terra e prendere uno dei corridoi in stile chiostro che collegavano le varie case con l'edificio comune. Lì dentro si tenevano tutti i corsi, le conferenze e, nelle occasioni celebrative, c'era anche una mensa comune dove si cenava tutti assieme. Per il resto eravamo lasciati a mangiare ognuno nella sua casa, una cosa che -secondo me- limitava notevolmente il rapporto personale con gli altri. Entrai in aula magna e mi resi conto di essere in anticipo. Ancora non c'era nessuno, nemmeno gli insegnanti. Mi avvicinai ad un banchino vicino alla porta di ingresso, dove erano stati accuratamente impilati i programmi di recupero per tutte le materie, e presi una copia di quello di teatro, per poi andarmi a sedere a metà della seconda fila. Non avevo idea di quanti studenti ci sarebbero stati nelle mie condizioni e la seconda fila era un posto ideale per un'ottima prima impressione: voleva dire studentessa determinata, ma anche rispettosa, che non occupa la prima fila perchè ha paura che possa essere riservata.
Ero immersa nel mio programma di teatro, quando avvertii qualcun sedersi accanto a me. Mi voltai, per vedere un ragazzo che aveva all'incirca la mia età, dai lunghi capelli castani legati in una coda alla base della nuca  e gli occhi di un azzurro disarmante. La prima cosa che controllai fu il colore della cravatta, che si rivelò essere bianca ed azzurra. Era della Fifth Form anche lui
«Ti prego dimmi che anche tu devi recuperare calcolo avanzato.» esordì, lanciando uno sguardo disperato al foglietto che stringeva tra le mani.
Mi limitai a scuotere la testa: finchè fosse stato possibile ero del tutto intenzionata a  tenere nascosto qual era il corso in cui la mia preparazione non era risultata sufficiente.
«Beh se non altro vorrà dire che potrai darmi ripetizioni se non ci capisco nulla...in ogni caso piacere, Julian!» non demordeva facilmente, dovevo concederglielo.
«Chastity, piacere mio» risposi, stringendo la mano che aveva teso verso di me e fingendo di non vedere lo sbuffo di risa causato dal mio nome.
Ci ero abituata, oramai, sono disgrazie con cui impari a fare i conti quando vieni da una famiglia davvero molto religiosa, che ha deciso di chiamarti come una delle virtù. Solo che non potevano scegliere "Temperanza" o "Intelligenza" o "Prudenza" no. Avevano dovuto scegliere il nome più imbarazzante che gli potesse venire in mente. Lascio alla vostra immaginazione quanto fosse vittima di sarcasmo Chastity la figlia del reverendo.
«Ma sei una Fifth Form anche tu!» aggiunge Julian, indicando la mia cravatta, probabilmente per spezzare l'imbarazzante silenzio che si era venuto a creare.
«Già...se non altro non siamo soli in quell'immenso edificio, credevo ci stessero i fantasmi» risposi, stringendomi nelle spalle. Probabilmente eravamo gli unici due nuovi acquisti di quella Casa. Non sapevo spiegarmi il perchè, ma era la più ambita lì alla Lawrenceville.
Avremmo potuto continuare la nostra chiacchierata ancora a lungo, magari condendola di numerose battute sul mio nome e sul corso che dovevo recuperare, mentre io lo minacciavo di tagliargli quello stupido codino e di non aiutarlo in calcolo avanzato...ma in quel momento entrò tutto lo squadrone dei professori. Mi guardai attorno: eravamo una ventina di nuovi studenti, non di più, e la maggior parte aveva in mano i programmi di calcolo, biologia e francese. Qualcuno aveva anche letteratura ed un paio addirittura Scienze Interdisciplinari, ma ero l'unica che aveva in mano quello di teatro.  Mi affrettai a nasconderlo ancora meglio sotto le braccia, fingendo di incrociarle sul petto, pur di non far notare a nessuno quella che doveva essere una prima assoluta nel mondo della Lawrenceville: un corso prescolastico di teatro.
Spostai lo sguardo sui professori in piedi davanti a noi, mente la preside faceva il suo discorsino di benvenuto di cui non ascoltai una parola. Cercavo di individuare chi poteva essere quello con cui avrei dovuto passare i prossimi giorni in un vicinissimo tete a tete, ma era impossibile: erano tutti vestiti in modo impeccabile, nemmeno fossero in uniforme anche loro. Il mio sguardo incrociò per un istante quello dell'ultimo professore alla sinistra della preside. Era probabilmente il più giovane lì in mezzo, doveva avere una quarantina d'anni, con i capelli scuri portati non troppo corti ed una curatissima barbetta a circondargli il viso, mettendone in risalto i lineamenti. Sarebbe sciocco ed anche infantile dire che ne rimasi folgorata, ma fu esattamente così. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare che era un mio insegnante nè, tantomeno, che poteva essere mio padre. Emanava fascino da tutti i pori e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Mi obbligai a fissare lo sguardo sulle mie rotule, che fissai ardentemente come fossero la cosa più dannatamente interessante del mondo, ripetendomi nella mia testa "Non guardarlo, non guardarlo, non guardarlo" nemmeno fosse una specie di mantra. Ero così concentrata nell'obbligarmi a non fissare il misterioso professore, che non mi accorsi nemmeno che la preside aveva cominciato a fare l'appello ed aveva chiamato il mio nome.
«Goodfellow, Chastity» ripetè a voce alta e Julian mi dette una gomitata.
Alzai la testa di scatto, portando sù istintivamente anche la mano, in modo da identificare la mia presenza nella maniera più silenziosa possibile. Avevo già detto che mi ero convinta di essere il tipo di persona che sta nel suo angolino e non condiziona il mondo, giusto?
«Bene, Chastity, benvenuta alla Lawrenceville School. Sono certa che ti troverai benissimo e permettimi di complimentarmi per le tue poesie.»
Avvertii istantaneamente le guance infiammarsi e balbettai un "grazie" abbassando lo sguardo.
«La nostra Chastity» continuò la preside. Se solo avesse smesso di pronunciare il mio nome così spesso! «è una delle tre vincitrici della borsa di studio della nostra scuola, le sue poesie sono uscite nel numero straordinario di The Lit, il nostro giornale»
«Mitica! Anche io ho vinto quella borsa» mi sussurrò Julian accanto a me.
Gli sorrisi, contenta di avere una scusa per ignorare gli applausi che mi stava porgendo il corpo docenti. Non mi sentivo mai troppo a mio agio a stare al centro della situazione.
«Chastity, ti presento il professor Downey Jr, il tuo insegnante di Teatro!» esclamò la vecchia arpia -appellativo che la preside non si sarebbe mai tolta di dosso negli anni che avrei passato lì.
L'imbarazzo per il fatto che avesse rivelato all'intera scuola che dovevo recuperare teatro fu tale che non feci nemmeno caso a chi fosse il professore. Persino Julian stava sghignazzando accanto a me ed ero perfettamente consapevole di essere diventata ancora più rossa di prima. Probabilmente in quel momento stavo tendendo al violaceo.  Solo quando la preside mi invitò a seguire il mio docente, che mi avrebbe illustrato più chiaramente il corso, notai che chi si stava dirigendo verso di me era il professore che aveva attirato la mia attenzione prima. Lo fissai sbigottita per qualche istante, sforzandomi di non far raggiungere il pavimento alla mia mandibola, prima di avviarmi dietro di lui fuori dall'aula magna.


«Io - odio - questo- maledetto- affare» scandì, non appena ci eravamo lasciati alle spalle l'aula magna e l'edificio comune, togliendosi la cravatta e sbottonandosi i primi due bottoni della camicia bianca. Notai solo in quel momento che anche lui indossava i colori bianco ed azzurro.
«È stato un Fifth Form anche lei?» domandai, in tono pacato, indicando la striscia di seta che stringeva tra le mani.
«Assolutamente no. Io non ho frequentato una scuola del genere, mi avrebbero espulso al terzo giorno. Sono il vostro responsabile»
«Responsabile?» domandai, cadendo dalle nuvole.  Avevamo un responsabile?
«Si, ogni casa ha un docente come responsabile che si assicura che le regole vengano rispettate. Ho vinto la Fifth Form non appena ho firmato il contratto...credo che gli altri professori ritengano la mia materia ad un livello inferiore, quindi possono giustificare con il fatto di avere un incompetente come responsabile l'irrequietezza che caratterizza la tua casa»
A quanto pare il professor Downey non aveva molti peli sulla lingua, anzi, non si faceva molti problemi a dire quello che pensava. Mi sarebbe piaciuto, in un'altra situazione.
«Capisco. Quindi preferisce fare le lezioni nella sala comune?» domandai, tralasciando la pessima fama in cui ero stata inclusa, senza motivo per il momento.
«No, in teatro. Se vuoi imparare a recitare dobbiamo farlo su un palcoscenico...dimmi qualcosa sul corso che seguivi nella tua vecchia scuola»
«Non era niente di serio» commentai, stringendomi nelle spalle «In pratica di trovavamo lì e i ragazzi più popolari si dividevano le parti e a noi altri toccava una comparsata»
«Quindi non hai mai recitato?» mi chiese, osservandomi con un sopracciglio alzato.
«Una volta. Ho fatto la Maddalena in Jesus Christ Superstar» ammisi, in tono piatto.
«Oh quindi devi avere davvero una bella voce!» esclamò trionfale, soddisfatto di aver trovato qualcosa su cui cominciare a lavorare. Quasi mi dispiacque spegnere quell'entusiasmo.
«No. Sono stonata come una campana. Cantavo in playback.»
«E allora perchè ti hanno dato la parte?»
«Perchè sono la figlia del reverendo....cioè, mio padre è il reverendo di Devil's Lake, da dove vengo»
«Un reverendo in un posto che si chiama Devil's Lake?» commentò, ridacchiando.
«I Sioux lo chiamavano "Lago dello spirito", intendendo lo spirito dell'acqua. Ma i cowboy hanno interpretato male il significato e siamo diventati il Lago del Diavolo.» spiegai, con scarso interesse. Tutti mi chiedevano come mai la mia città avesse quel nome assurdo
«Capisco...ma se non hai mai recitato, come mai hai scelto questo corso?»
«Perchè la geografia politica e il diritto mi sembravano molto più spaventosi»
Lui scoppiò a ridere e lo guardai interrogativa. Non credevo di aver detto niente di particolarmente divertente.
«Sei schietta quasi quanto me. Mi piace»
Per quanto cercai di controllarmi non riuscii a nascondere il sorrisetto che mi si disegnò sulle labbra. C'era una certa soddisfazione nel ricevere quell'apprezzamento da lui, nel sapere che c'era una sola minuscola cosa che lui apprezzava di me.
«Beh, Chastity, prima regola con me: chiamami Robert, sono troppo giovane per essere chiamato per cognome e, seconda regola con me: divertiti. Ti assicuro che per la fine di questa settimana ti sarai innamorata del teatro» mi fece l'occhiolino, prima di aprire la porta che conduceva nella nostra Casa e lasciarmi entrare per prima.
Speravo davvero che per la fine della settimana mi fossi innamorata solo del teatro, perchè sette giorni così a stretto contatto con lui, rischiavano di farmi innamorare anche di qualcos'altro. E non ci sarebbe stato modo peggiore di cominciare la mia avventura nel New Jersey.



Author's Note!
1- Robert Downey Junior non è, evidentemente, un attore di grande successo in questa storia. Mi piace scrivere AU portando personaggi famosi su un piano quotidiano. Tra l'altro il look che ha nella sotira è quello alla Tony Stark per cui ho un debole esagerato :°D
2- La Lawrenceville School con la sua divisione in case e tutto il resto esiste per davvero. L'ho scelta perchè mi piaceva particolarmente la location :)
3- L'avviso OOC è stato messo perchè alcuni dettagli della vita di Rob saranno cambiati in funzione della storia. Niente di trascendentale comunque, è il Rob che tutti amiamo e conosciamo. <3
Spero che il primo capitolo vi piaccia! Ci riaggiorniamo a breve, prometto!
F.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Downey Jr / Vai alla pagina dell'autore: InstantDayDream