Autore: Cabiria Minerva
Titolo: Le mie macerie
Personaggi: Harry Potter
Pairing: Harry/Severus
Genere: Malinconico, triste
Avvertimenti: Slash, One-Shot
Rating: verde
Pacchetto scelto: Glicine (luogo: Lago Nero, prompt: cicatrici)

Le mie macerie

Ci sono cose che nemmeno il tempo può accomodare,

ferite talmente profonde che lasciano un segno.

Il Signore degli Anelli

Giugno 1999

Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Magica Harry si ritrovò solo. Il silenzio e la calma del Lago Nero sembravano un'oasi insperata nel trambusto che aveva seguito la fatidica notte in cui Voldemort era stato sconfitto. Da quella notte lacrime ed urla si erano presto fuse con canti festosi, come se tutti temessero i pensieri che avrebbero potuto sorgere in qualche istante di silenzio. Harry li capiva; fermarsi e riflettere sulla scia di sangue che la guerra si era lasciata dietro avrebbe fatto perdere il senno a chiunque. Me compreso.

Camminava lentamente, godendo del sordo tonfo dei propri piedi sul terreno umido. Solo pochi anni prima avrebbe ignorato certe piccolezze, ma ora... ora anche il più piccolo rumore gli ricordava che la guerra era finita e che lui, malgrado tutto, era sopravvissuto.

Il rumore di un rametto che si spezzava lo fece sobbalzare. Possibile che neanche in quel luogo potesse avere un po' di tranquillità? Lasciò che gli occhi vagassero alla ricerca della fonte dello scricchiolio che l'aveva disturbato. Quando s'imbatté in una figura nera, seduta sul bordo del lago, le sue labbra si rilassarono in un sorriso.

«Severus...» mormorò sedendosi accanto all'uomo.

«Che cosa ci fai qui, Potter?» Severus parlava sommessamente, lo sguardo perso oltre la distesa d'acqua immobile.

«Avevo bisogno di un po' di tranquillità, credo.» Si mordicchiò nervosamente le labbra. «È successo tutto così in fretta ed io non ho avuto tempo per... per... metabolizzare, diciamo.»

Severus sbuffò, ma non tanto con cattiveria o sarcasmo quanto con una sorta di rassegnazione. «Potter, forse ti è sfuggita la situazione... La guerra sarà anche finita, ma non hai tempo per piangerti addosso. Ci sono ancora troppe macerie da raccogliere...»

«E le mie, di macerie?» sbottò Harry, improvvisamente sconvolto. «Chi le raccoglie?» Trattenne a stento le lacrime. «Sono pieno di cicatrici, Severus, pieno!»

L'uomo lo guardò, il volto coperto da un velo di compassione ed allungò le dita verso il giovane, accarezzando una delle tante cicatrici che si trovavano sulle sue braccia, sul suo collo, sul suo volto. «Col tempo spariranno, e lo sai.»

Harry chiuse le mani a pugno e il suo volto divenne una maschera di rabbia e dolore. «Ci sono cicatrici che non se ne andranno mai.» Puntò gli occhi lucidi in quelli dell'uomo. «Io non posso permettere che se ne vadano, mi capisci?» Ormai piangeva senza ritegno, lasciando che le lacrime si facessero strada sulla pelle. «Voldemort, con la sua smania di potere, mi ha portato via tutto. La mia famiglia, i miei amici, te...»

Severus sospirò e tornò ad osservare il lago. «Vedrai, si rimargineranno anche quelle ferite. Devi solo dar loro tempo. Poi, un giorno, ti accorgerai che farà un po' meno male e ti scoprirai a sorridere senza volerlo.» A qualcuno che non sono io.

«No, NO!» Harry afferrò il polso dell'uomo. «So cosa vuoi dire. Ma no! Non ci sarà mai nessuno, in quel senso. Tu sei l'unico...» Avrebbe voluto dirgli che lo amava, che lo avrebbe sempre amato e che se solo avesse potuto tornare indietro e salvarlo l'avrebbe fatto, perché non riusciva nemmeno a concepire la vita senza di lui. Ma non disse niente. Rimase ad osservarlo svanire, sentendo il panico montare dentro di sé. «Severus!»

«Sei impertinente, irriverente e sconsiderato, Potter.» Di Severus era ormai rimasto solo un alone. «Ma ti ho amato, a modo mio.»

Harry rimase nuovamente solo in quel silenzio ritrovato e spezzato unicamente dal rumore delle lacrime che si univano all'acqua scura e fredda del Lago Nero.