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Autore: Cassie95    02/05/2012    5 recensioni
Da: il diario del vampiro l'alba
Elena ricordava la smania che l’aveva presa quando il suo tesoro se ne era andato, quando i suoi occhi si erano chiusi e non accennavano a riaprirsi, in quel momento avrebbe voluto togliere il grosso legno ingombrante che fuoriusciva dal petto e stringerlo a sé, ma aveva il terrore di vederselo scomparire senza avergli detto addio per l’ultima volta.
Così si era limitata a piangere e a pugnalare le sue spalle con i suoi piccoli pugni chiusi, e a maledirlo ad alta voce perché la stava lasciando sola, e lei odiava la solitudine. Era stato un sollievo sentire la sua voce nella sua testa: significava che c’era ancora tempo, ancora speranza, che non era morto del tutto. Aveva preso a baciarlo, sulle labbra, sul naso, sulla fronte, sulle guance, chiedendogli se li sentiva quei baci, sorridendo per quanto stupida fosse stata: Damon non poteva morire, lui era la sua certezza, ironica e tentatrice, ma la sua infallibile certezza.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon Salvatore/Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shot senza pretese, è la mia versione del diario del vampiro l'alba, come doveva andare a mio parere ( Perchè Elena deve stare con Damon). Ringrazio tutti coloro che leggeranno e lasceranno una recensione, mi farebbe molto piacere.

Toc, Toc. Elena si rigirò nel letto coprendosi la faccia con il cuscino  e stringendo con forza il copriletto di casa sua. Era finalmente tornata a casa, anzi, si era risvegliata a casa, ancora sconcertata dagli avvenimenti di quel giorno per poter continuare a dormire o anche solo a far finta. Stefan continuava a bussare lievemente alla sua porta di tanto in tanto, chiedendole il permesso di entrare e parlare sicuramente.
Ma lei non voleva, non ne aveva la forza, non avrebbe mai potuto trovare la forza di permettere a Stefan di entrare, non più. Il suo cuore era un’immensa distesa di ghiaccio immacolato, che le infreddoliva l’anima e la immobilizzava nel suo dolore.
Perché continuare a soffrire se non c’era più nessun motivo per farlo? Avrebbe voluto seguirlo, Damon, già, come in vita lo avrebbe seguito fin dentro la Dimensione Oscura strappandolo a chiunque lo volesse catturare, così dopo la morte lo avrebbe seguito in qualunque luogo lo avessero portato. Perché ,come malauguratamente i Guardiani le avevano ripetuto quel giorno, i vampiri non hanno un’anima e loro non possono riportare in vita chi non ne è dotato.
“ ma cos’è l’anima?”. Si chiedeva Elena immersa tra i cui cuscini di quel letto troppo grande e troppo vuoto.- Damon non ne aveva forse una?  Quel bimbo incatenato e insanguinato, posto a guardia del macigno del suo cuore, non era forse la sua anima? La sua essenza? E quegli occhi, il cielo stellato notturno, non mormoravano i sospiri della sua anima? E allora perché continuano a dire di non poterlo riportare indietro! Perché non lo riportano da me!”. Elena scalciò via le coperte con le gambe e, in un impeto di rabbia si alzò dal letto e fece cadere ogni cosa che si trovava a tiro.
“ Me lo hanno portato via?”. Urlava in preda ad un raptus, mentre dall’altra parte della stanza Stefan si decideva ad aprire la porta sentendo le urla della ragazza.
“ Elena- cominciò Stefan, ma venne bloccato dalla furia della ragazza che si scagliò contro di lui, spingendolo verso l’uscita: “ Non voglio vedere nessuno, voglio che mi lasciate con il mio dolore, va via!”. Stefan mestamente, si protese verso la porta guardando la ragazza scossa dai singhiozza,  prima di uscire definitivamente da quella stanza.
Elena scivolò sul pavimento, nascondendo la testa tra le mani e inondando gli occhi di lacrime salate che le ricordarono la sofferenza che avrebbe dovuto sopportare di lì a quella parte.
A nulla erano valsi tutti gli sforzi per tenerlo in vita, non aveva bevuto il sangue che era sgorgato dalla ferita sul suo collo, era rimasto immobile e fermo, completamente ricoperto del sangue rappreso e con il paletto ancora sul petto.
Elena ricordava la smania che l’aveva presa quando il suotesoro se ne era andato, quando i suoi occhi si erano chiusi e non accennavano a riaprirsi, in quel momento avrebbe voluto togliere il grosso legno ingombrante che fuoriusciva dal petto e stringerlo a sé, ma aveva il terrore di vederselo scomparire senza avergli detto addio per l’ultima volta.
Così si era limitata a piangere e a pugnalare le sue spalle con i suoi piccoli pugni chiusi, e a  maledirlo ad alta voce perché la stava lasciando sola, e lei odiava la solitudine. Era stato un sollievo sentire la sua voce nella sua testa: significava che c’era ancora tempo, ancora speranza, che non era morto del tutto. Aveva preso a baciarlo, sulle labbra, sul naso, sulla fronte, sulle guance, chiedendogli se li sentiva quei baci, sorridendo per quanto stupida fosse stata: Damon non poteva morire, lui era la sua certezza, ironica e tentatrice, ma la sua infallibile certezza.
Ma si era dovuta ricredere, aveva dovuto annegare di nuovo tra le sue lacrime, quando aveva scoperto lo strano tono che aveva assunto Damon.
Le aveva detto di sentirsi al caldo, e al sicuro e di non essere più solo. E lei aveva pianto, rivelandogli che nessuno è mai solo, che lei lo aveva tenuto stretto in quel lurido motel, quella notte, prima che Shinichi si prendesse i suoi pensieri, e che lo avrebbe tenuto stretto nel suo cuore per sempre. E Damon l’aveva ringraziata, sorprendendola, prima di farle promettere di non dimenticarlo.
“ io non posso farlo, non posso dimenticarti, tesoro”. Sussurrò Elena ancora preda dei singhiozzi, era arrabbiata perché ancora una volta era stata privata di un pezzo della sua anima, solo che le altre volte aveva superato il dolore perché non era così insopportabile.
Non ce l’avrebbe fatta, lo sapeva, in cuor suo sperava di chiudere gli occhi e raggiungerlo, dovunque lui fosse, avrebbe sopportato qualsiasi cosa per ritrovarsi tra le sue braccia ancora una volta.
Dimentica del mondo intorno a lei, continuava a ricordare le parole che Damon le aveva detto: le aveva confessato di amarla in punto in morte, e che lei era l’unica donna della sua vita che avesse mai amato. Ma non poteva viverlo questo amore, non più; non adesso che lui non c’era, che  non sarebbe stato al suo fianco. Tenerlo stretto a sé nel suo cuore non le bastava più, voleva averlo vicino, inebriarsi del suo dolce profumo, vedere il suo manto di stelle notturne riflesso sui suoi occhi, toccare le sue labbra piene e dolci del suo fiato, ma soprattutto voleva guardarlo e saperlo al sicuro vicino a lei.
I singhiozzi aumentarono, finché Elena non fu costretta a prendere più aria possibile nei polmoni per respirare, ma non voleva farlo, voleva solo continuare a ricordarlo.
Prestare fede al giuramento che aveva fatto a Damon, non dimenticarlo mai.
Si alzò dal pavimento, e barcollando si sdraiò sul letto portandosi le ginocchia al petto e chiudendo gli occhi. Annegare nelle sue lacrime era la cosa più facile del mondo ora. Non si era mai sentita così vigliacca come in quel momento, ma non le importava che le lacrime non fossero una forma di coraggio, per lei il coraggio non esisteva più, così come Damon.
Continuando a piangere, non si accorse che una folata di vento apriva con forza la finestra della sua stanza portando il gelo della notte. Elena non se ne curò, era indifferente a tutto oramai. E facendosi scompigliare i capelli dorati sparsi sul cuscino dal vento notturno, si portò una mano a coprirseli e a strofinarli dalle lacrime.
“ Non dovresti rovinare il tuo bel visino con quelle lacrime, mia principessa delle Tenebre”. Sussurrò una voce vellutata al suo orecchio. La mente di Elena registrò soltanto il famoso nomignolo con cui l’aveva appena chiamata, e cautamente, quasi a non voler subire un’altra delusione, spostò le mani dagli occhi per scorgere chi era entrato nella sua stanza.
Non aveva la forza di balzare a sedere o provare paura per l’intruso, non aveva più nulla da perdere; sperava soltanto che, chiunque fosse venuto, la portasse da Damon. La sagome indistinta, che aveva scorto nella penombra della stanza, prese a muoversi verso il letto e su di esso si sdraiò, allungando le gambe e le braccia.
La sola luce della luna non permetteva ad Elena di capire di chi si trattasse, ma non potè non provare nostalgia alla vista del tessuto in pelle di colui che si era appena sdraiato al suo fianco. Anche Damon indossava sempre il suo immancabile giubbotto di pelle, a cui era profondamente legato, era quasi parte della sua carta d’identità.
Elena sorrise la ricordo di quante volte, vedendo la sagoma di un giubbotto in pelle scuro, aveva subito pensato ad un Damon con gli occhiali scuri e il suo andamento sexy e fiero che aumentavano di troppo la sua, già alle stelle, autostima.
Questi erano solo ricordi però, ed Elena non poteva dimenticare che, seppur a malincuore, non avrebbe mai potuto vivere di ricordi.
La sagoma indistinta si mosse sul suo letto, girandosi su di un fianco verso di lei, e nell’oscurità, ad Elena parve che la stesse osservando.
“ Perché non parli- sussurrò la voce vellutata come il Black Magic che lei spesso aveva bevuto- non dirmi che ti hanno mangiato la lingua”.
Quel sottile strato di ironia spazzò come un lampo al ciel sereno, il dolore di Elena, lasciando il posto all’incredulità. Non poteva essere vero! Eppure, la voce era la stessa, velluto scuro, l’atteggiamento era uguale a come lo ricordava, anche il suo sarcasmo era sempre lì, al solito posto, tra le labbra di Damon.
Non ci credeva nemmeno lei, eppure, per testare la veridicità delle sue supposizioni, balzò a sedere, trovando la forza in un angolo remoto del suo corpo, e scrutò nell’oscurità chi era seduto sul suo letto.
Allungò una mano a sfiorarne il volto, accarezzò  le guance, la mandibola squadrata, il profilo del naso e si soffermò sulle labbra piene. Fece passare un dito sul labbro superiore e lo sentì subito schiudersi, mentre la lingua leccava leggermente la punta del suo indice.
Elena si avvicinò ancora di più a quel volto, scoprendosi timorosa di essersi sbagliata o aver avuto un’immaginazione, ma quando guidò il volto dello sconosciuto verso il fascio di luce che penetrava dalla finestra, scoprì una gioia immensa a pervaderle ogni arto del suo corpo, ogni organo vitale.
Era lui, era tornato da lei, e adesso non se ne sarebbe più andato, non senza di lei.
Si gettò su di lui, facendo finire entrambi sul morbido materasso, e cominciò a baciare le sue labbra, il suo naso, entrambe le guance, perfino le palpebre, sussurrando il suo nome: “ Damon, Damon..Damon”. Lo strinse a sé, questa volta non nel suo cuore, ma vicino al suo cuore, stringendoselo al petto e immergendo una mano tra i suoi capelli.
“ Sono io, principessa, sono io, qui, con te”. Diceva nel frattempo Damon, mentre la ragazza si lasciava andare ad un altro pianto, questa volta gioioso.
Ad un certo punto, gli diede un colpo sulla spalla, continuando a tenerlo stretto, e poi continuò con i colpi, finchè il vampiro non la fermò portandole i polsi ai lati della sua testa e facendola sdraiare sotto di lui.
“ hai idea di cosa mi hai fatto passare?- singhiozzò più forte-eri morto! Morto, capisci? Non ti muovevi, non respiravi, non volevi prendere il mio sangue, mi parlavi soltanto nella mia testa, sei andato via dopo avermi detto di amarmi e di non dimenticarti. È stato atroce!”.
Damon la guardava, scoprendola ancora più bella anche tra le lacrime, e stringendola tra le sue braccia per farle capire quanto dolore anche lui aveva sopportato per essersi allontanato così tanto da lei.
Si era risvegliato in uno strano luogo, bagnato da una pioggia di lacrime versata dal cielo, senza ricordarsi chi fosse. Solo dopo quelli che gli parvero secoli, si era finalmente alzato, spinto dal richiamo di due nomi: Elena, la sua amata Principessa delle Tenebre, e Bonnie, il piccolo pettirosso colorato.
Non sapeva come ma aveva avuto la possibilità di ritornare in vita, e questa volta non voleva sprecarla. Strinse più forte a sé Elena, sussurrandole parole dolci: “ Non preoccuparti, non piangere più, principessa, non andrò più da nessuna parte.”
Elena alzò il viso dal suo petto, prima di posargli un bacio sul collo e sussurrargli al suo orecchio: “ No, tu  non andrai più da nessuna parte senza di me, tesoro mio.”
Damon la sentì accucciarsi al suo petto, stringendo la sua mano, come a non volerlo lasciare andare via. Poi, ad un tratto, Elena alzò la testa dalla sua spalle, e si sporse verso le sue labbra, baciandole con sempre più foga, facendo intrecciare le loro lingue, e unendo al sapore delle loro bocche, quello delle lacrime della ragazza.
“ Voglio sentirti più vicino!-. Gli disse ad un tratto, guardandolo negli occhi appena rinati-voglio che tu sia mio e mio soltanto, io non voglio che tu ti senta mai più solo.”
Così, si sporse nuovamente per un altro bacio mentre faceva vagare le sue mani per il corpo del vampiro, facendo scivolare la camicia dalle sue spalle e passando a posare piccoli baci sul torace, sulla clavicola, soffermandosi sul quel cuore che era stato profanato dal paletto.
Damon le sfilò la leggera canottiera e il reggiseno, lasciandola in slip, e come aveva fatto prima la ragazza, cominciò a baciarle il mento, scendendo lungo la clavicola, fino al solco tra i seni. La stanza si riempì dei gemiti di piacere della ragazza, quando il vampiro prese a mordicchiare il seno di Elena e  chiudere la bocca sul capezzolo inturgidito, lasciando poi una scia di baci lungo il torace fino all’ombelico, per poi soffermarsi sul basso ventre.
Elena si arpionò alle sue spalle e fece passare la mano tra i capelli setosi di Damon, facendo sorridere il vampiro, che stava suggellando con la lingua il suo ombelico.
La ragazza sentì l’eccitazione di Damon, premere sulla sua coscia, dopo che entrambi si furono spogliati, e dopo che il vampiro entrò in lei dolcemente, arrivarono al piacere insieme, cullandosi l’uno tra le braccia dell’altro.
“ Questa notte è solo per noi”. Sussurrò Elena, all’orecchio del vampiro, che sorrise facendola accoccolare al suo petto e coprendola con il lenzuolo.
“ Solo per noi- ripeté- ti amo, Elena” Le disse accarezzandole i capelli e scendendo lungo la schiena. La ragazza rabbrividì per il fuoco che si era nuovamente acceso nel suo corpo.
“ Io di più, tesoro mio.”. Gli disse prima di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal sonno, insieme a Damon.
 
 
 
 
 

  
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