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Autore: None to Blame    02/05/2012    1 recensioni
Una POST-REICHENBACH sulle note di una canzone di Alanis Morissette.
Ed il pressante ricordo mi crivella la testa ovunque mi trovi.
Il cambiamento non è mai sufficiente. Non è mai radicale.
Niente di quello farò servirà a strappar via questi ingombranti pensieri dalla mia quotidianità.

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[Sto inondando questo fandom con le mie (orrende) storie invece di studiare.. Forgive me!]
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    Reborn and shivering

C’è un fuoco che suda tra le mie costole.
È il mio solo punto di riferimento, l’unico brivido che costantemente mi ricorda che sono vivo. Che questa mia maledetta esistenza ancora va avanti.

    Settled on new terrain

E il pressante ricordo mi crivella la testa ovunque mi trovi.
Il cambiamento non è mai sufficiente. Non è mai radicale.
Niente di quello farò servirà a strappar via questi ingombranti pensieri dalla mia quotidianità.

    Unsure, unkind, insane
    It’s faint and shaken

Perché ora sono debole.
La mia umana essenza mi attira verso il terreno, col volto lacerato dal dolore e le mani sollevate, a chiedere l’aiuto di Dio, del cielo o semplicemente del silenzio.

    Feing brave but still intent
    Little and hardly there

Non mi piego alla mancanza di respiro.
Debole, debole, ancora faticosamente debole.
Ma sempre deciso a non permettere alla sofferenza di graffiare la mia dignità.

    Eyes wet toward wide open fright

La mia anima ha smesso di sanguinare lacrime.
Ora i miei occhi si sono tramutati in polvere. Sono due estranei – estranei al mondo, estranei a me – che sguazzano nella monotonia.

Asciutti.

E, tuttavia, perennemente umidi.

    If God is takin’ bias, I pray he wants to lose

Posso mai accusare Dio di essere un baro, quando io stesso sopravvivo sganciando continui bluff?

    Day one, day one
    Start over again

E ho ricominciato a lavorare, a mangiare, a guardare le altre persone. Di nuovo. Come se fossi un bambino appena nato che deve scoprire il mondo attorno a sé.

Un bambino privo di curiosità.

    Step one, step one,
    I’m barely makin’ sense

Ogni passo è una fatale caduta, ma l’altra mia gamba prontamente mi soccorre. E così ogni giorno, tentando di rialzarmi, cerco quella curiosità, quella volontà.

« Devi fartene una ragione »

Quello che Sarah mi dice. Quello che la gente mi dice.

    For now I’m fakin’ it
    Till I’m pseudo-makin’ it

Ed io rispondo con un sorriso.
La mia faccia si spezza in quel falso taglio che chiunque legge facilmente. Non posso fingere per sempre. Ma farò finta di niente, avrò sempre una banale menzogna come mia difesa.

    Begin again
    But this time I as I
    And not as we

Seduto, disteso, mentre dormo o lavoro, il mio subconscio mi vomita addosso l’unica certezza che finora mi rimbomba nel cervello.

Ora c’è solo un posto vuoto di fronte al mio, una cena che resta intatta, una eco che non torna indietro.
Le mie risposte galleggiano inconsistenti in attesa di trovare ognuna la propria domanda.

È una questione grammaticale, che, pesante, si appende al mio petto.

Non c’è più “noi”.

C’è “io-e-[nessun altro]”.

Solo “Io”.

E basta.
   
 
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