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Autore: evenstar    25/11/2006    20 recensioni
L'altra sera mi è venuta in mente questa piccola one shot su una delle mie coppia preferite e l'ho scritta di getto. E' strana, lo ammetto, ma alla fine il risultato non mi dispiace. La trama di per sè è molto semplice: Ron finisce in coma al San Mungo e riflette su quello che sente accadere intorno a lui. Le parti scritte in corsivo sono i dialoghi che Ron sente, le parti scritte normali sono invece i suoi pensieri.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché al mondo ci sono anche io.

 

Mi sono comportato da idiota, me ne rendo conto solo adesso, alla fine di tutto.

E’ solo che, in tutta la mia vita, non sono mai stato quello al centro dell’attenzione.

Sono nato in una famiglia numerosa in cui non ero né il primo figlio, né quello intelligente, né quello simpatico, né quello più piccolo, niente mi ha mai fatto risaltare tra i miei fratelli, almeno così credevo, agli occhi dei miei genitori e dei miei amici. Sono sempre stato solo uno dei numerosi figli Weasley.

Ho sempre cercato di mettermi in luce e, da piccolo, speravo che a Hogwarts  mi sarei distinto per qualcosa, non mi importava molto per cosa, mi sarebbe andato bene qualunque cosa; le mie speranze sono state infrante quasi subito, addirittura nel viaggio di andata, sull’Espresso in partenza dal binario 9 e 3/4.

Aver incontrato Harry Potter, ed essere diventato il suo migliore amico, è stata per me, allo stesso tempo, una gran fortuna e la misera fine delle mie speranze di farmi conoscere per quello che ero.

Da quando mi sono presentato a lui nello scompartimento, fino ad oggi, sono sempre vissuto nella sua ombra, sono sempre stato Ron Weasley, l’amico di Harry Potter: è sempre stato lui quello al centro dell’attenzione generale, come era giusto; lui era il Prescelto, lui quello a cui avevano ucciso i genitori da piccolo, lui quello su cui pesava da sempre l’onere di distruggere il mago più malvagio della storia di tutti i tempi.

Harry era quello per cui ci si preoccupava, lui era quello da salvare, quello che avrebbe dovuto sopravvivere ad ogni costo, non importava se nel percorso cadevano gli altri, lui avrebbe dovuto arrivare alla fine, per affrontare Voldemort.

Voglio bene ad Harry, gliene ho sempre voluto molto, anche io mi sono sempre preoccupato per lui e ho cercato di difenderlo, per quanto mi è stato possibile; quello che mi ha sempre fatto davvero male era credere che la mia famiglia tenesse più a lui che a me, credere che tu tenessi più a lui che a me.

Tutto quello che volevo era cercare di crearmi un mio posto nel mondo, trovare uno spazio vitale che fosse solo mio, nel quale potermi identificare e fare in modo che gli altri mi considerassero per quello che ero, e non per essere uno dei figli Weasley, o per essere l’amico un po’ scemo di Harry Potter.

Perché neanche questo mi è stato concesso, non con te, con te non c’è mai stata lotta, era un confronto troppo sproporzionato per me, tu sei sempre stata quella intelligente e io quello idiota.

Mi sarebbe bastato che qualcuno degli adulti si rendesse conto che anche io ero sempre con voi, che Moody dicesse anche a me che sarei stato un bravo Auror, o che Lupin mi facesse un complimento di tanto in tanto, ma nessuno sembrava rendersi conto che c’ero anche io, tutti accecati dalla presenza di Harry e dalla tua.

Ci chiamano il Trio, ma la verità è che il Trio avrebbe funzionato benissimo anche come semplice Duo, non sono mai stato essenziale per voi, tu invece… senza di te Harry non avrebbe mai superato i dodici anni, probabilmente.

Fino ad adesso almeno, credo di aver fatto la prima cosa davvero utile da quando ci conosciamo. In tutti questi anni non sono mai stato in grado di dirti quello che provavo per te, ma alla fine sono stato in grado di dimostrartelo.

In fondo qualcosa di buono l’ho fatto anche io.

Mi sono comportato come un cretino a scuola, al sesto anno: Harry aveva baciato Cho, tu avevi baciato Vicky, persino mia sorella aveva baciato qualcuno, mancavo solo io.

Ecco una cosa che mi distingueva, essere rimasto l’unico solo, e quindi mi sono comportato come uno stupido, mettendomi con la prima ragazza che ho visto, senza stare a guardare se fossi innamorato di lei, o anche solo se mi piacesse.

E ti ho ferito, l’ho visto subito ma, invece che fare qualcosa di utile, ho continuato nella mia recita e c’è voluto un avvelenamento per farmi capire quello che veramente volevo.

 

- Ron, ti prego Ron, rispondi!

 

Sento la tua voce lontana, ma so che non è possibile, non sei lontana da me, anche se non riesco a percepire bene la tua voce sono ancora in grado di sentire il tocco della tua mano, appoggiata alla mia spalla. Sento che stai piangendo e ho voglia di dirti di non farlo, che andrà tutto bene, ma non ne ho la forza. Sebbene provi le parole non escono dalle mie labbra, le mie membra rimangono immobili, stese ai lati del mio corpo.

 

- Ron! Hermione, che cosa è successo?

 

Riconosco anche questa voce, è quella di Lupin, ha un tono preoccupato. Piano, piano alla sua voce sento aggiungersi anche quella di Moody e quella di Charlie, sono tutte tese e, assurdamente lo so, ma d’altra parte non sono mai stato una persona seria, sento che finalmente anche io sono al centro dell’attenzione di tutti. Sono tutti attorno a me, preoccupati per quello che mi è successo. Riesco a mala pena ad avvertire un paio di braccia che mi sollevano prima di perdere i sensi.

 

- Come sta?

- I Guaritori non sanno come reagirà alle cure.

- Il mio bambino! Guardalo com’è pallido. Oh, Arthur non avremmo dovuto permettere che questo accadesse!

- E’ stata colpa mia, non avrei dovuto lasciare che veniste con me.

 

Di nuovo voci, voci che sussurrano attorno a me, voci preoccupate, rotte dal pianto: quella di mia mamma, la tua e infine quella di Harry. “E’ colpa mia” dice il Prescelto, possibile che anche adesso che sono in fin di vita, debba prendersi su di sé l’attenzione di tutti?

Vorrei alzarmi, afferrarlo per la giacca e gridargli in faccia che non è colpa sua, se sono in questa situazione è solo per causa di una mia decisione. Dipende da una mia scelta, non dalla sua dannatissima Profezia, quella non ha mai contato nulla, non per me, non per Hermione e, probabilmente, neanche per lui.

Per una misera volta non può lasciarmi al centro dell’attenzione generale ed evitare di farsi compiangere?

 

- No, caro non devi dire così.

- Nessuno ti incolpa.

 

Ecco!

Lo sapevo che sarebbe finita così.

Adesso nessuno più bada a me, tutti presi come sono a coccolare il Bambino-che-è-sopravvisuto, in preda ai sensi di colpa. Devo ammettere che mi sarei aspettato qualche persona in più al mio capezzale, non posso vederli ma sento che nella stanza ci sono solo i miei genitori, Harry e tu, lo so che ci sei anche se non ti ho sentito parlare, sento la tua presenza silenziosa di fianco al mio letto, riconoscerei il tuo profumo ovunque.

Ma gli altri?

Possibile che a nessuno interessi se sono vivo o morto?

Magari li hanno tenuti fuori per non avere una ressa intorno a me…

Magari.

 

- No, non è colpa tua, è mia, solo mia.

 

Lo sapevo che eri presente!

Però ti ci metti anche tu?

Speravo che mi avresti appoggiato, che avresti elogiato il mio coraggio e il mio sprezzo del pericolo, o magari semplicemente la mia incoscienza. A questo punto non mi interessa cosa si dice di me, l’importante è che si parli di me.

A questo sono arrivato, sono patetico.

 

- No, Hermione, non è vero.

- E’ in quello stato per salvare me.

- Cosa dici, cara?

- Non ho visto arrivare la maledizione, Ron invece sì, e si è messo davanti a me perché non mi colpisse.

 

Mi fa piacere che tu l’abbia capito, almeno tutto questo non è stato vano.

Sarebbe stato tipico di me se dopo il mio unico atto eroico nessuno se ne fosse accorto, per quello che ne so avrebbero tutti pensato che mi fossi inciampato da qualche parte. Ma hai anche capito perché l’ho fatto?

Ammetto che non sono mai stato un cuor di leone e devo anche ammettere che non so bene se ho agito per te o per me, per cercare di mettermi in mostra.

Ma mentre penso questo rivedo la tua immagine, i tuoi capelli ribelli, la tua corporatura esile, e mi rendo conto che è inutile che mi prenda in giro. Non ho pensato a mettermi in mostra, in quel momento ho solo pensato a salvare la tua vita, al diavolo tutto il resto.

 

 

Perché non sento più nessuno parlare?

Possibile che tutti se ne siano andati e mi abbiano lasciato qui da solo?

Due genitori, sei fratelli, due migliori amici e sono qui da solo?  

Grazie tante.

Ma forse mi sbaglio, sento…te. Lo so che sei qui, sento la tua mano passare sulla mia fronte, allontanarmi i capelli dagli occhi, un tocco leggero, quasi avessi paura di svegliarmi.

Sto bene, sono in coma in una stanza del San Mungo, senza grandi possibilità si svegliarmi e, nonostante tutto, non sono mai stato meglio in vita mia. Ci siamo solo noi due adesso e tra di noi sento una complicità che non ho mai sentito quando ero sveglio, ai tempi di Hogwarts c’era sempre quella sensazione di disagio che ci impediva di essere noi stessi e che adesso si è sciolta, davanti a questa mia nuova condizione.

Sento che mi parli e mi dici di svegliarmi, ma non lo voglio fare, se adesso mi svegliassi tutto tornerebbe come prima, tornerei ad essere l’amico scemo di Harry, e ti perderei di nuovo.

 

- Ron, ti prego, svegliati!

 

No, te l’ho detto, non ho nessuna intenzione di svegliarmi.

E non so neanche se ne sarei capace, d’altra parte, ieri (ma è stato poi solo ieri?) ci ho provato ma non è successo nulla, quindi inutile ritentare oggi, mi sono solo procurato un terribile mal di testa.

 

- Mi dispiace Ron, mi dispiace per quello che è successo, mi dispiace per come sono andate le cose tra di noi. Tutti questi anni sprecati, buttati al vento. Ma forse mi sto solo illudendo…

 

Come sarebbe che ti stai illudendo?

Credi davvero che mi sarei fatto quasi uccidere così, per sport?

Andiamo Hermione, non è bastato neanche questo per farti capire quello che provo per te? Sei una ragazza intelligente, per Merlino, non dirmi che devo per forza dirtelo a parole? E quel detto Babbano “le parole valgono più dei fatti”.

Uhm.

No, forse non era così “i fatti valgono più delle parole”, sì questo va decisamente meglio.

Non sono mai stata una persona molto chiacchierona, di questo credo se ne siano accorti tutti, perciò impegnati e non farmi dire cose simili!

Anche perché sono in coma, Hermione, sarebbe davvero complicato per me parlarti adesso.

 

- Avresti fatto lo stesso per Harry, o per Neville o per chiunque altra persona.

 

Appunto. Le classiche ultime parole famose. E va bene, adesso è decisamente troppo.

Qui è necessaria una spiegazione.

Adesso mi sveglio e chiarisco le cose.

Adesso mi sveglio, che ci vorrà mai. L’ho fatto per diciotto anni, tutte le mattine.

Provo a muovere la mano, ma non riesco, miseriaccia, forse è più difficile di quanto mi immaginassi.

Sento che nella stanza ci sono altre persone, altre voci che si mescolano a quella di Hermione, una è quella di Harry, un’altra è quella di Lupin e con lui c’è anche Tonks, fa talmente tanto chiasso che sveglierebbe un morto. Un morto sì,  ma non sveglia me. Per quanto provi non riesco a muovere un muscolo, non un suono esce dalle mie labbra, sebbene non faccia altro che provare a parlare.

E’ ironico come abbia cercato di essere al centro dell’attenzione per tutta la mia vita e adesso, che quasi ci sono riuscito, non posso neanche godermi le attenzioni che mi sarebbero dovute.

Non posso fare altro che stare straiato qui , immobile, mentre i minuti diventano ore, le ore giorni e i giorni settimane, sentendo che sempre meno persone vengono da me, la mia stanza si svuota progressivamente, tutti sono troppo presi dai vivi per pensare ai morti.

Sì, forse mi sono lasciato prendere troppo dalla commiserazione, in fondo non sono ancora del tutto morto, posso ancora tornare a vivere con loro.

E’ strano ma adesso non mi interessa neanche più essere considerato, mi basterebbe poter essere al fianco delle persone che amo, tornare a vivere con loro, giorno per giorno.

 

- Ron.

 

E’ strano, mi sembrava di averti sentito. Ma non è possibile, qui non c’è più nessuno.

 

- Ron?

 

Non mi sono sbagliato, sei davvero tu.

Da quanto tempo sono in questa stanza?

Da quanti giorni passi le tu giornate seduta sulla sedia di fianco al mio letto, tenendomi leggermente la mano nella tua, fissando il mio volto pallido?

Troppo tempo, sento la tua voce più debole, stanca, questa avventura sta sfibrando più te che me. E questo mi dispiace, ma d’altra parte il fatto che tu continui, giorno dopo giorno, a venire da me mi fa sperare che la nostra non sia solo amicizia; mi vuoi bene, vero Hermione?

Siamo stati due stupidi a negarlo quando potevamo passare del tempo insieme, entrambi troppo orgogliosi per ammettere che volessimo stare insieme.

 

- Hermione, cara. Sei pallida, non puoi continuare così, devi andare a casa a riposare. Finirai per ammalarti.

- No, signora Weasley, sto bene, davvero.

- Da quando non dormi?

 

Perché non rispondi a mia mamma, Hermione?

Da quando non dormi Hermione?

Che cosa fai tutto il giorno?

 

- Di giorno lavori per l’Ordine, alla sera passi sempre qui e non vai a casa se non a tarda notte, finirai per ammalarti.

 

Stai sempre qui?

Devi andare a casa, Hermione, sebbene mi faccia piacere saperti qui, mia madre ha ragione, devi andare a casa, devi riposare.

 

- Non voglio andare a casa. Voglio rimanere qui.

 

Mi prendi la mano nella tua e la stringi.

Ma non voglio che tu stia qui, Hermione.

 

- Cosa?

- Ha parlato!

- Ron?

- Ron, mi senti?

 

Perché mi chiamano tutti?

Che cosa sta succedendo?

Mamma piantala di scuotermi così.

 

- Scusami tesoro, come stai? Come ti senti?

 

Mi senti?

 

- Certo che ti sento, Ron.

- Sei sveglio, oh Ron, credevo che non ti saresti più ripreso!

- Hermione!

 

Apro lentamente gli occhi e vedo solo una massa di capelli castani: mi stai abbracciando, rischiando di soffocarmi, ma non mi interessa, non sono mai stato così contento di essere soffocato.

 

- Hermione…

- Non ti sforzare, Ron.

- Quanto sono stato in coma?

- Due mesi.

 

E’ mia mamma a rispondermi.

Due mesi sono un sacco di tempo, la vedo che non vede l’ora di stritolarmi in uno degli abbracci Weasley ma, anche se mi dispiace per lei, devo fare una cosa prima, finché sono ancora abbastanza confuso per farlo, prima che la normalità della veglia mi ristringa in una morsa e mi impedisca di finire quello che il mio inconscio ha iniziato.

 

- Devo dirti una cosa Hermione.

- Puoi dirmela dopo, riposati adesso.

- Ho riposato anche troppo. Ti…

- Cosa?

- …Ti voglio bene.

- Anche io Ron, tutti ti vogliamo bene. Harry è passato tutti i giorni, anche Lupin, Tonks, persino Moody…

- No, non hai capito.

 

Andiamo Ron, era tutto così semplice finché ero in coma, perché adesso deve essere così complicato!

E va bene, va bene.

Coraggio, un bel respiro.

 

- Ti amo.

 

Detto.

Non si torna più indietro.

Merlino, mia madre sviene, si sta accasciando sulla sedia, forse avrei dovuto chiederle di uscire prima di lanciarmi in una dichiarazione così esplicita. Le ho fatto venire un colpo. Che figlio degenere che sono.

Anche Hermione non sta bene, non risponde, non parla, fissa il vuoto, le labbra strette, strette. Le apre, poi le richiude. Le riapre, prende fiato, lo lascia uscire.

 

- Anche io.

 

Un sussurro.

Lo sapevo che era una pessima idea, meglio se torno in coma, vorrei sprofondare nel letto.

No, un momento.

Anche io?

 

- Come?

- Ti amo anche io.

 

Si avvicina a me, si siede sul letto e mi abbraccia sfiorando con le labbra le mie.

E finalmente posso dire che non mi interessa nulla se il resto del mondo non sa che ci sono anche io, perché tu lo sai.

E tanto mi basta.

 

 

 

 

Fine.

 

 

  
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