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Autore: Miss_Nothing    02/05/2012    1 recensioni
Non vi sono veri e propri capitoli in questa storia. Sono pensieri, pensieri di una ragazza che ha visto troppo della vita.
Ciao a tutti il mio nome è Sarah Walsh, sono nata il 5 Maggio del 1995 e sono morta il 3 Marzo 2007.
Posso parlare, scrivere e fare tutto quello che vi viene in mente. Il mio corpo è ancora qui, cerca di sopravvivere ma la mia anima ha già attraversato il ponte.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate due settimane, forse più. La verità era che avevo smesso di contare i giorni. Vedevo i numeri con cui erano contrassegnati sul calendario e ogni giorno vedevo un nuovo numero steso sul pavimento. Giaceva inerte simile a una foglia sul prato autunnale. 
Mancavano pochi giorni all’arrivo della primavera e i raggi pallidi del sole cominciavano a scaldarsi mentre sbalzi di temperatura caratterizzavano le giornate.
E proprio grazie a questi molte persone, tra cui professoresse, si ammalavano. Venivano a scuola con nasi gocciolanti e cinquanta pacchetti di fazzoletti, gole coperte da sciarpe e abbastanza caramelle per la gola che sarebbero bastate per l’esercito americano.
Ma come sempre io facevo da eccezione. I virus che di solito attaccano i nostri corpi nelle prime giornate primaverili non osavano neanche avvicinarsi al mio corpo. In fondo dovevo aspettarmelo, potevo camminare insieme agli altri esseri umani ma non seguivo le regole del loro mondo.
Alzai il viso verso il cielo, era stranamente azzurro. Troppo limpido, troppo blu m’infastidiva quasi come il salmo che mio padre aveva recitato con più patos del necessario.
A volte mi chiedevo se esistevano gli alieni. Forse le luci e il cosiddetto spirito santo erano qualcosa sceso dal cielo per mana loro. Magari modificavano le nostre scelte senza che noi ci accorgiamo di nulla.
Una vera risata uscii dalle mie labbra quando l’immagine di un Gesù verde, con la testa grande e le antenne si formò nella mia mente considerata fin troppo malata. Questa immagine tanto divertente avrei dovuto farla presente a Mrs. Chamberlain anche se non penso che si sarebbe divertita anzi avrebbe scritto tutto nel suo blocchetto e mi avrebbe ammonito per la mia poca serietà. Un giorno la vedo seduta a una scrivania con un timbro in mano pronta per decretare che ero un caso disperato e che dovevo essere rinchiusa.
 
Quel giorno Sophie sembrava più estroversa e più elettrizzata del solito. Forse era per il fatto che Josh gli aveva chiesto un appuntamento. Chissà quando mi elettrizzerò ancora per qualcosa. Intanto dovevo solo fingere un magnifico sorriso e urlare come una gallina mentre le saltellava con il cellulare fra le mani.
“Non è fantastico? “ mi chiese con la voce più squillante di quella di una gallinella.
“ è magnifico” urlai cercando di imitare un oca, l’unico modo per sembrare normale agli occhi della gente era sembrare una delle oche degli “Aristogatti” e naturalmente Sophie era zio Reginaldo.
Ero un ottima attrice su questo non c’era alcun dubbio, il modo in cui recitavo la mia parte nel mondo era da premio Oscar.
 
“ciao “ bonficchiai mentre sbattevo la porta dietro alle mie spalle.
“Sarah, ti unisci a me?” chiese mio padre mentre alzava gli occhi dalla sua tazza di te caldo.
Mi sedetti vicino a lui senza dire nulla. La sedia era improvvisamente scomoda o forse era così scomoda solo perché non avrei voluto trovarmi lì. Forse avrei dovuto accettare l’invito di Sophie e decidermi a uscire di casa invece avevo preferito godermi il mio libro preferito, “il ritratto di Dorian Gray”
“ Sarah che ne dici di pregare per l’anima della tua povera madre? Non lo fai da molto tempo” affermò per poi bere un lungo sorso di tè.
“porco Budda “ sbottai mentre mi alzavo in piedi e battevo le mani sul tavolo con forza.
“non vedi come sei ridotto? Sei schiavo del tuo cosidetto Signore-dissi sottolineando la parola signore non solo con la voce ma anche con una smorfia disgustata- hai venduto la tua anima a lui, non sei più tu” aggiunsi velocemente in un impeto violento di rabbia. La sentivo nel cuore, soffiava, soffiava con prepotenza mentre pensieri si spezzavano, si scioglievano. 
“ Lui ci salverà” sussurrò mio padre con voce rotta.
“ No, non lo farà. Non è un super eroe, noi siamo i super eroi di noi stessi, solo noi. Dio è solo una fottuta figura nata dalla mente umana per ricordarci di esserlo” urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, con tutta la forza. Come se quelle parole riassumessero tutto quello che avrei voluto gridare. Corsi in camera mia sbattendo la porta alle mie spalle. Scivolai su di essa fino a quando il pavimento non fu a contatto con il mio corpo. Mi sentivo soffocare, a stanza era improvvisamente troppo piccola, il mio respiro troppo veloce e la rabbia troppo potente.
Un nuovo pensiero si fece strada nella mia mente annebbiata.
Era qualcosa a cui non avevo mai pensato, qualcosa mi avrebbe fatto tornare libera.
La fine. The End. Il grande buio. Il salto. Attraversare il ponte. O meglio nota come morte.
Forse era giusto farla finita, smettere di fingere, smettere di comportarsi da umana. Ma per morire avevo bisogno di un piano, dovevo pianificare il mio suicidio, dovevo far si di essere ricordata. 
Non volevo diventare uno dei tanti fantasmi senza volto.
  
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