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Autore: Shomer    03/05/2012    2 recensioni
Ci mise un po’, Lily, a rendersi conto che i libri le erano caduti per terra, che aveva la bocca spalancata e la mano pericolosamente vicina alla bacchetta. Neanche James Potter poteva essere così stupido. Eppure nel mese in cui erano usciti insieme sembrava essere rinsavito, durante quel mese aveva smesso di comportarsi come un tredicenne, aveva perso tutta l’infantilità, la stupidità e la cafonaggine che lo caratterizzavano, sembrava aver riacquistato un po’ di senno, un po’ di pudore, sembrava che non volesse fare di tutto per umiliarla, come aveva fatto sempre, senza accorgersene, durante i sei precedenti anni passati ad Hogwarts. Bastava così poco per far regredire in quel modo una persona?
Questa storia si è classificata seconda e ha vinto il Premio Gradimento al concorso "Leggere le figure" di MagenthaRigbie
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ancora una volta.

 

Una delle cose che Lily non avrebbe mai capito, era l’ostinazione. La sua ostinazione. La sua ostinazione nel pedinarla, stuzzicarla, importunarla e tormentarla. La sua ostinazione nel gridarle dietro, farle cadere i libri per far sì che dovesse fermarsi in corridoio, rovesciarle il latte per strappare cinque minuti da solo con lei mentre saliva in dormitorio a cambiarsi, toccarsi i capelli quando sapeva che lei lo stava guardando.

La sua ostinazione nel volerla baciare ancora anche quando aveva fretta, nel chiamarla “raggio di sole” davanti a tutti facendola arrossire, nel toglierle il mantello quasi come se lei fosse incapace di toglierselo da sola, nello spostarle la sedia per aiutarla a sedersi.

«Lily!» sentì gridare, ma non si scompose. Non si voltò neanche per guardare, sapeva cosa avrebbe visto: un ragazzo con gli occhiali storti e i capelli al vento che correva verso di lei sul prato.

Sospirò. Chiuse la sua copia di Trasfigurazione Avanzata e l’appoggiò all’albero, conscia del fatto che non avrebbe più potuto studiare.

«Lily!» gridò ancora, nonostante fosse a due passi da lei. «Posso sedermi?»

«Anche se ti dicessi di no, non mi ascolteresti, Potter», sibilò lei.

Il giovane si sedette di fianco a lei, cercando di prenderle la mano, ma lei la spostò.

«Perché adesso mi chiami per cognome? Perché mi eviti?»

Lily si voltò a guardalo, nei suoi occhi limpidi si leggeva solo confusione, preoccupazione e tristezza. Ancora una volta non aveva capito. Non capiva mai, James.

«La cosa più importante in un rapporto, James, è la fiducia» disse, con la calma esasperata di chi sta spiegando per la centesima volta perché è meglio evitare di cercare di far amicizia con un’Acromantula. «Tu hai tradito la mia. Semplice».

James aprì la bocca, poi la richiuse. Alzò piano un sopracciglio. «E che cosa avrei fatto, di grazia, Evans, per tradire la tua fiducia?»

«Che cosa fate tu, Sirius e Peter quando uscite di notte?»

Il volto di James si fece serio, ancora più serio di quanto non lo fosse già, e prima di rispondere la fissò a lungo. «Andiamo ad Hogsmeade».

«A fare che cosa?»

«Niente. Ci andiamo per passare il tempo. Cose tra amici».

Adesso fu il turno di Lily, di fissarlo a lungo: cercò un segno, una nuova ruga, un tic improvviso, qualsiasi cosa che dimostrasse che le stava mentendo e che era dispiaciuto di farlo. Non trovò niente di tutto questo.

«Non mentire» sibilò. «So benissimo che siete degli Animagi non registrati».

James la guardò con un misto di stupore e paura, la prese per le spalle, la fece alzare e la strinse, guardandola intensamente. «Toglimi le mani di dosso, James!»

«Come fai a saperlo? Ci hai seguiti? Cosa hai visto?»

Lily gli diede una forte spinta che riuscì ad allontanarlo di qualche passo da lei, riprese fiato e poi, dopo un lungo sguardo, rispose.

«Vi ho seguiti. Forse dovresti stare più attento ai piedi che spuntano da sotto il mantello, quando non vuoi farti vedere. Severus è venuto da me, una settimana fa, dicendomi che stavo facendo un grosso sbaglio ad uscire con te, che nonostante sapessi che tu e i tuoi amici andavate a fare chissà cosa di notte fuori dal castello io continuavo a stare con te. Così ti ho seguito».

«E tu, invece di venire da me a chiedermi spiegazioni hai pensato di ascoltare le parole del tuo caro Severus» sbottò James, irritato.

«Non è il mio “caro Severus”. Sai benissimo che non gli rivolgo la parola dal quinto anno».

«Che cosa hai visto?»

«Ho visto Peter trasformasi in un topo e premere il nodo del Platano Picchiatore. Poi ho visto te diventare un cervo e Sirius un cane. E poi siete scesi nel tunnel sotto il Platano. Siete degli Animagi non registrati, James!»

«Non è come pensi.»

«E come dovrebbe essere? A meno che io l’altra sera non avessi bevuto troppo Wisky Incendiario, e ti assicuro che non l’ho fatto, è esattamente come penso. Hai avuto la possibilità di dirmi la verità prima, quando te l’ho chiesto, e mi hai mentito ancora. Sei stato capace di non dirmi una cosa così importante. Non posso più stare con te.»

James aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse. Lily fece un passo indietro, il volto arrossato, i capelli scomposti.

«Non è cambiato niente, James» disse. «Tu non sei cambiato. Mi sono sbagliata su di te».

Lily si abbassò frettolosamente a raccogliere le sue cose, le mise nella borsa che caricò in spalla e fece per andarsene, ma lui la trattenne da un braccio. «Fammi spiegare» disse.

«No» rispose lei, liberandosi dalla presa e correndo verso il castello.

 

 

Una delle cose a causa delle quali Lily avrebbe molto probabilmente ucciso, era la sua insistenza. Il mandarle continuamente uccellini di carta volanti con scritte frasi stucchevoli, i mazzi di fiori che le arrivavano a colazione provocando le risatine e i commenti delle Serpeverde, le bambine del primo anno che andavano da lei, rossissime in viso, dicendole “una persona ti aspetta davanti alla statua della Strega Orba. Ha qualcosa da dirti”, i numerosissimi “perdonami” trovati in libri, pergamene, cartine astronomiche, perfino in un calderone. I suoi occhi pieni d’ansia che la guardavano o le sue labbra che mimavano “per favore” dall’altro lato della classe. I suoi occhi pieni d’ansia. I suoi occhi.

Lily camminava con tutta la fierezza che poteva avere una Grifondoro, a testa alta, quando vide James Potter andare verso di lei. Ancora una volta.

«Lily!» disse. «Hey, Lily! Evans!»

«So come mi chiamo, James» rispose lei, fermandosi. «Non c’è bisogno che ripeti così tante volte il mio nome, quando mi incontri».

«Devo parlarti, Lily» disse, come se non avesse passato gli ultimi giorni a rendersi ridicolo in tutti i modi per farle capire proprio quello. «Adesso.»

Gli occhi speranzosi di James scrutarono Lily in tutta la sua figura, come facevano da sette anni, come la infastidivano da sette anni; si posavano su di lei, osservandola, studiandola, classificando ogni minimo movimento: un cenno del capo, un battito di ciglia, una smorfia della bocca. Lily lo sapeva, l’aveva sempre saputo, fin dal suo primo anno: sull’espresso di Hogwarts, dopo lo smistamento, durante la prima lezione di Incantesimi. Quegli occhi, non se li sarebbe mai tolti di dosso.

James non era cambiato, non sarebbe mai cambiato. Non importava che avesse smesso di pavoneggiarsi come faceva un tempo, o che non passasse più i pomeriggi a cercare una scusa per attaccare briga con i Serpeverde. Il suo petto gonfio di presunzione, fierezza, coraggio, arroganza e ostinazione non l’avrebbe mai abbandonato.

James camminava nei corridoi del castello come se il solo fatto di essere un Grifondoro gli conferisse una popolarità e una superiorità non indifferenti.

Era così pieno di sé e così orgoglioso che Lily non riusciva proprio a capire perché avesse perso sei anni a corteggiarla e a cercare di strappare un appuntamento con lei.

«Quindici minuti, Evans! Il nostro appuntamento durerà solo quindici minuti, te lo prometto!» le aveva detto una volta, verso la fine del quarto anno. «Non accetterei neanche se mi proponessi un appuntamento di quindici secondi, Potter.»

Lily poteva solo immaginare che duro colpo fosse stato per l’ego di James essere rifiutato. Non aveva la minima idea, però, di cosa significava per James essere rifiutato in quel modo.

Lily non aveva mai conosciuto qualcuno più ostinato e più insistente di lui.

«Non ho niente da dirti» rispose lei, continuando a camminare, mentre lui le trotterellava dietro prendendole la borsa dalla spalla.

«Dammi la borsa, James» disse, irritata, cercando di strappargliela dalle mani.

«La tengo io, è pesante» rispose, con un sorriso storto che, se possibile, la fece irritare ancora di più. «Come fai a rimanere così impassibile davanti alla mia cavalleria?»

«Perché ci sono abituata, James, e la trovo molto fuori luogo e antiquata» disse, sperando con tutto il cuore che James non si accorgesse che il suo tono si era addolcito. Uno sguardo veloce verso di lui e il suo sorriso soddisfatto le disse che sì, se ne era accorto.

«E tu, James, come fai a non capire che l’ultima cosa che vorrei fare adesso è parlare con te? Mi hai nascosto una cosa importante. Dovresti solo lasciarmi in pace e ringraziarmi per non averti lanciato qualche fattura.»

«Ti lascerò in pace quando mi darai la possibilità di spiegarmi e ritornerai da me.»

«Non ritornerò da te e non mi interessano le tue spiegazioni.»

Lily girò l’angolo, senza neanche sapere dove stava andando: aveva in mente l’assurdo pensiero che se avesse continuato a camminare a caso ancora per molto, lui si sarebbe stancato e l’avrebbe seminato. Si era dimenticata, Lily, per un felicissimo attimo, della sua irritante insistenza. E della sua ostinazione.

«Questa scena mi ricorda qualcosa» disse poi, con una punta di acidità nella voce. «Non avrai intenzione di ricominciare a fare come gli anni passati, vero?»

James rise, stando dietro al suo passo che si faceva sempre più veloce senza difficoltà. «Ho già ricominciato, in realtà. Ce l’ho fatta una volta, a conquistarti, posso farlo ancora, non credi?»

«Non credo, James. Prima non mi avevi mai avuta. Ora mi hai avuta e mi hai persa. Dovresti considerare anche questo.»

«Allora credo che dovrò solo essere più galante, più amabile e più deciso di prima» rispose, con un sorriso.

Lily alzò gli occhi al cielo. James le restituì la borsa e si allontanò.

«Non credi che questa affermazione sia indice di un’estrema presunzione?» gli urlò dietro.

«Forse sì!» rispose lui, sempre sorridendo e camminando all’indietro. «Ci vediamo in giro, raggio di sole!» disse, scomparendo dietro l’angolo.

 

 

Una delle cose che Lily non avrebbe mai sopportato, era la sua presunzione. A James non interessava che lei non lo volesse vedere, che non gli volesse parlare, che non volesse stare con lui. Non gli importava che lei si fosse sentita tradita e presa in giro, che non volesse più perdere tempo con lui, al quale aveva concesso una possibilità dopo anni di richieste estenuanti, di inviti stucchevoli, di trabocchetti per farle dire sì con l’inganno.

L’unica cosa del quale a James importava era riavere Lily. Ed era convinto di riuscirci. Sapeva che ce l’avrebbe fatta. Il “come”, poco lo preoccupava.

«Prova con un filtro d’amore, James!»

Scendendo le scale del dormitorio, Lily restò di sasso nel sentire la voce di Peter Minus provenire dalla sala comune, così presto. Lei si era alzata all’alba per studiare, sperando che in sala comune avrebbe trovato un po’ di silenzio o al massimo la compagnia di Remus e di qualche altro Grifondoro in fase di M.A.G.O o G.U.F.O.

Intuendo quale fosse il soggetto della conversazione, comunque, decise di rimanere dietro il muro per ascoltare.

«Non ho bisogno di filtri d’amore, Codaliscia!» sentì James ribattere, con un tono profondamente offeso.

«Hai ragione, Ramoso» rise Sirius. «L’unica cosa che potrebbe funzionare in questo caso è la Maledizione Imperius

«Molto divertente, Felpato» sbottò James. «Eppure credo che Lily rimarrà affascinata da quello che le ho preparato. Tu che ne pensi, Lunastorta

«Beh, magari se non è nel pieno delle sue facoltà mentali..»

Lily trasalì, mentre sentiva scoppi di risa dall’altra parte del muro. Conosceva fin troppo bene le affascinanti cose che preparava James Potter: nel novanta per cento dei casi erano umilianti, fuori luogo e indecenti, e nell’altro dieci per cento erano pericolose. A lei erano riservate solo quelle appartenenti alla prima categoria, anche se avrebbe preferito la seconda.

La giovane trasse un profondo sospiro, si passò una mano sulla fronte e sugli occhi. Poi uscì.

«Che cosa diavolo avresti prep-»

Rimase di sasso.

La sala comune dei Grifondoro era stata invasa da uno stendardo rosso e oro, brillante, con una frase a caratteri cubitali scritta in nero e una foto di Lily e James che sorridevano e si abbracciavano dentro ad un cuore. “Buongiorno raggio di sole, prima o poi la nostra immagine tornerà a splendere nel tuo cuore!”.

Ci mise un po’, Lily, a rendersi conto che i libri le erano caduti per terra, che aveva la bocca spalancata e la mano pericolosamente vicina alla bacchetta. Neanche James Potter poteva essere così stupido. Eppure nel mese in cui erano usciti insieme sembrava essere rinsavito, durante quel mese aveva smesso di comportarsi come un tredicenne, aveva perso tutta l’infantilità, la stupidità e la cafonaggine che lo caratterizzavano, sembrava aver riacquistato un po’ di senno, un po’ di pudore, sembrava che non volesse fare di tutto per umiliarla, come aveva fatto sempre, senza accorgersene, durante i sei precedenti anni passati ad Hogwarts. Bastava così poco per far regredire in quel modo una persona?

Con un gesto veloce estrasse la bacchetta e la puntò verso James, che fece sparire in un batter d’occhi il sorriso soddisfatto che aveva dipinto in volto.

«Staccalo» sibilò Lily, rossa di rabbia. «Staccalo subito, se non vuoi che ti lanci una maledizione.»

«Non mi lanceresti mai una maledizione, Lily, sei troppo buona per farlo!» ribatté James, passandosi una mano tra i capelli.

«Io non ne sarei così sicuro, amico» borbottò Sirius, sforzandosi per non scoppiare a ridere.

Peter si era nascosto dietro Remus, che guardava la scena con un misto di esasperazione e divertimento. «Forse è il caso che noi tre scendiamo a fare colazione, che ne dite? Codaliscia, Felpato?»

«Sì, direi di sì» rispose Sirius, il cui sguardo vagava ancora da Lily, con la bacchetta alzata, a James, che la guardava adorante e per niente preoccupato. «A dopo, allora, se ne esci vivo, Ramoso.»

Quando i tre ragazzi furono usciti dalla sala comune, Lily temette di esplodere. Ma James la precedette.

«Abbassa la bacchetta, Lily, non essere ridicola!» le disse, alzando le mani in segno di resa.

Lily, per tutta risposta, si avvicinò pericolosamente a lui, guardandolo in cagnesco. «Ti ho detto di staccarlo, James. Quale parte della mia elementare richiesta non ti è chiara?»

«Lo stacco subito» mormorò James, deluso. «Pensavo che ti avrebbe fatto piacere, tutto qui.»

«Non puoi aver pensato che mi facesse piacere» sibilò Lily, facendo uno sforzo immane per non urlare. «Il tuo cervello non può aver pensato neanche lontanamente una cosa del genere, James, perché se mi conosci abbastanza, e un po’ credo che tu mi conosca, dovresti sapere che io odio queste cose, che odio il fatto che tutta la casa e tutta Hogwarts debba sapere i fatti miei. Dovresti sapere, James, che odio che tu non prenda sul serio il fatto che io non voglia più vederti, perché significa che non hai capito niente di me, che non hai capito perché me la sono presa così tanto e non solo, significa anche che non ti interessa!»

«Non è vero che non mi interessa» disse James, chinando la testa, per la prima volta da quando si erano conosciuti. «Ho solo pensato che-»

«No, tu non hai pensato!» lo interruppe Lily. «Non hai pensato, perché se avessi pensato, avresti capito che forse era il caso di darmi un po’ di tempo, che forse il modo giusto per riavvicinarti a me non era umiliandomi con un ridicolo striscione davanti a tutta la casa! I metodi che usavi al quinto anno non vanno più bene, James, le cose sono cambiate, perfino tu dovresti essertene accorto. Non si tratta più di convincermi ad uscire con te, non siamo più-»

Questa volta fu il turno di James, di interrompere. «Remus non è malato, come tutti pensano. E’ un lupo mannaro» disse, guardandola intensamente. «Io, Sirius e Peter abbiamo deciso di diventare degli Animagi per stare con lui quando c’è la luna piena. Il passaggio sotto il Platano Picchiatore conduce alla Stramberga Strillante. E’ lì che andiamo. Hai visto noi tre andare sotto il Platano, ma se fossi uscita prima avresti visto anche Madama Chips accompagnare Remus.»

Lily lo fissò a lungo, mettendoci più tempo del dovuto per realizzare le sue parole. Quando finalmente riuscì a parlare, quello che uscì dalla sua bocca era poco più che un sussurro.

«Sei squallido, James» disse. «Come ti aspetti che io creda ad una storia del genere? Non infastidirmi più.»

Lily gli voltò le spalle, dirigendosi verso il buco dietro il ritratto della Signora Grassa, senza neanche sapere dove sarebbe andata una volta fuori dalla sala comune.

«Che motivo avrei di mentirti?» le urlò dietro James, ma Lily non rispose. Infondo, lo sapeva anche lei, che non c’era nessun motivo. Era solo troppo difficile ammetterlo.

 

 

Un’altra delle cose che Lily non riusciva proprio a digerire era la sua prepotenza. Ed anche il suo esibizionismo. Glielo ripeteva da anni, da quando l’aveva conosciuto: non era passata settimana, ad Hogwarts, senza che lei avesse detto a James Potter che era solo un esibizionista prepotente e arrogante. A lui ovviamente non era importato nulla, non l’aveva mai ascoltata, non aveva mai smesso di comportarsi come se avesse la facoltà di imporre la sua volontà agli altri. Solo nell’ultimo anno era maturato, era cresciuto un po’. A volte si comportava sempre come un bullo presuntuoso, ma quelle occasioni erano rare e almeno aveva la decenza di non farlo davanti a lei. Quella volta, ad Halloween, aveva accettato di andare con lui al ballo solo perché si era accorta che, infondo, James non era cattivo. Poteva anche risultare piacevole, se preso per il verso giusto. Aveva accettato di uscire con lui le volte successive perché la faceva stare bene, nonostante dicesse di non sopportare tutta quella cavalleria, quei modi di fare da signore d’altri tempi, quel suo essere così protettivo che spesso causava duri colpi al suo ego.

Poteva dire tutto di James Potter: che era un arrogante, presuntuoso, bullo, esibizionista, infantile, egocentrico, ma non cattivo. Aveva un gran cuore, James, e soprattutto, non era un bugiardo. Infondo Lily l’aveva sempre saputo, che la storia di Remus non quadrava del tutto, gliel’aveva fatto notare Severus, al quinto anno, le aveva detto che stava male ogni mese quando c’era la luna piena.. sapeva anche che lui, Severus, aveva provato a seguirli, una volta, e aveva rischiato la vita.. per questo, si disse, James era così spaventato quando lei gli aveva detto che li aveva seguiti. Se fosse scesa insieme a loro avrebbe potuto succederle qualsiasi cosa, avrebbe potuto vedere Remus, scoprire il segreto che cercava così disperatamente di tenere nascosto.

«Tu devi ascoltarmi, Lily!» stava gridando James, in mezzo alla marea di studenti che si radunava sugli spalti del campo di Quidditch.

«Io non devo fare proprio un bel niente, James» rispose Lily, stringendosi nel mantello. «Tu, invece, dovresti essere negli spogliatoi con i tuoi compagni di squadra, a fare una di quelle opere di auto convincimento per far credere ai più pessimisti che vincerete la partita. Non dovresti sicuramente perdere tempo a parlare con qualcuno che non vuole ascoltarti.»

James si avvicinò a lei, già in divisa e con la scopa in mano, fissandola intensamente. «Ti ho detto la verità» disse. «Ti racconterò tutto, te lo prometto, da oggi in poi non ti terrò più nascosto niente. Ti ho detto la verità, l’altro giorno.. Remus è sul serio.. ha davvero un piccolo problema peloso» disse a voce bassa, guardandosi intorno per essere sicuro che nessuno stesse ascoltando.

«Non volevo che mi raccontassi le cose private di Remus» rispose Lily, che si era un po’ addolcita.

«Quindi mi credi.»

«Io.. sì, penso di sì.. ma non sono affari miei, in ogni caso» riprese. «Però.. sei un Animagus. Questo me lo dovevi dire. Non lo so, James.. credo di aver bisogno di metabolizzare la cosa, ecco.»

«Non potresti semplicemente complimentarti per la magia avanzata che sono riuscito a compiere e perdonarmi per non avertelo detto subito?» chiese il ragazzo, avvicinando una mano a quella di Lily, senza prenderla.

«I tuoi compagni ti staranno cercando. Devi andare da loro. Che capitano saresti, altrimenti?»

«La conversazione non è finita. Ci vediamo in sala comune per i festeggiamenti» disse James, voltandole le spalle e sparendo negli spogliatoi.

Lily sorrise tra sé e sé, seguendo gli altri studenti sugli spalti. James era convinto di vincere la partita ancor prima di averla cominciata.

Mentre si faceva largo tra gli studenti sorridenti e urlanti, Lily cercò i suoi amici con lo sguardo e una volta individuati andò a sedersi vicino a loro che la salutarono con un sorriso e continuarono a chiacchierare, lasciandola assorta nei suoi pensieri.

Dopo quella che le sembrò un’eternità, sentì la voce di Sirius Black risvegliarla dallo stato di trans in cui era caduta. La voce, amplificata con un incantesimo, risuonava alta e chiara in tutto il campo di Quidditch. «Cari signori e signorine» disse «E’ motivo di grande piacere per me annunciarvi che il Serpeverde che si occupava della cronaca è chiuso in infermeria in quanto – per motivi ignoti ai più – gli è cresciuta una proboscide al posto del naso e quindi-» «Black, attento a quello che dici.» «Chiedo scusa, professoressa!» rise Sirius. «In ogni caso, sarò io a tenere la cronaca della partita Grifondoro-Serpeverde di oggi.»

Uno scoppio di risa e applausi si alzò dai Grifondoro, soprattutto dalle ragazzine dei primi anni.

La partita era appena cominciata e Lily seguiva con lo sguardo James per tutto il campo, applaudendo quando un Grifondoro segnava o parava e trasalendo ogni volta che un Bolide si avvicinava pericolosamente a qualche suo compagno di casa. «Grifondoro è in possesso della Pluffa» diceva Sirius, eccitato per il vantaggio della sua casa. «Lewis si avvicina alla porta avversaria, passa la pluffa a Cooper.. attenta, Lewis, è un bolide! E Cooper SEGNA! Che c’è, Carter, sei allergico alle pluffe per caso?»

Sirius lasciò il tempo di esultare ai Grifondoro e poi riprese con la cronaca. «Russel di Serpeverde sembra aver visto qualcosa.. è il Boccino! James, stai attento a Russel invece di guardare sugli spalti!»

James rise e corse dietro al cercatore della squadra avversaria, andando dritto verso gli spalti. Poi Lily lo vide, ad una quindicina di metri di fronte lei, il Boccino d’oro. James superò Russel, ridendo degli insulti che Sirius gli stava rivolgendo per non essersene accorto prima e, lanciando uno sguardo veloce in direzione di Lily, prese il Boccino. «L’ho preso per te, raggio di sole!» gridò.

Gli amici e le amiche di Lily scoppiarono a ridere, facendo sì che lei diventasse dello stesso colore dei suoi capelli e lanciasse qualche imprecazione sulla stupidità di James Potter, il cercatore più egocentrico ed esibizionista che Grifondoro avesse mai visto.

«E GRIFONDORO VINCE!»

Sugli spalti fu il caos: i ragazzi ridevano per la sfacciataggine di James e gridavano per la vittoria della loro casa, anche i Corvonero e i Tassorosso applaudivano. Pochi si accorsero che quando James tornò a terra, Russel lo raggiunse e lo spinse, facendolo cadere dalla scopa.

Lily si accodò ai Grifondoro che scendevano in campo e si fece largo a spintoni, per raggiungere James. Quando lo vide, per terra, con i compagni di squadra e qualche professore attorno a lui, si inginocchiò.

«Hey, Lily!», disse lui, come se si fossero incontrati per caso al Paiolo Magico. «Che ci fai qui? Non dovevamo vederci durante i festeggiamenti?»

Lily rise e gli scostò i capelli dalla fronte. «Stai bene?»

James mise su una faccia pensierosa, alzando lievemente un sopracciglio. «Sembra che stia bene, adesso» disse, scatenando gli applausi dei ragazzi che erano scesi in campo.

«Hai visto, Lily?» riprese, quando ebbero smesso di applaudire. «Sei venuta da me. Ancora una volta.»

 







Finalmente, dopo anni di letture e recensioni, lascio per un po' la categoria delle originali e approdo nel fandom di Harry Potter. Ringrazio di cuore MagenthaRigbie per il giudizio completo ed esaustivo :)

   
 
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