Serie TV > Glee
Segui la storia  |      
Autore: TheSmellOfRainOnYourSkin    03/05/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se Dave si trasferisse alla Dalton e incontrasse Sebastian?
Leggete e lo scoprirete...
Una storia d'amore, amicizia a suon di musica :3
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Glitter In The Air

 

 

 

Have you ever looked fear in the face
... and said I just don't care


 
 
 

Era stato in ospedale per due settimane, tenuto sotto stretto controllo. Aveva ricevuto poche visite, dei suoi vecchi amici del McKinley non era venuto nessuno, solo alcuni dei professori e alcuni membri delle New Directions e ovviament Kurt che era passato quasi tutti i giorni per assicurarsi che stesse bene e che non ritentasse di nuovo il suicidio. Alle volte Blaine era venuto con lui, non parlava poi molto, semplicemente se ne stava lì e si comportava nel modo più gentile possibile. Suo padre era costantemente con lui, lo guardava come se avesse paura di vederlo svanire davanti ai propri occhi. Gli faceva male vederlo così preoccupato, si sentiva in colpa perché era stato lui a trovarlo, non avrebbe mai voluto nulla del genere. Per tutto il tempo in cui si era trovato in ospedale aveva anche parlato con la psicologa che lo aveva indirizzato ad una collega per seguirlo una volta dimesso.
Una volta che i medici si furono accertati che non avesse subito danni celebrali a seguito del coma, venne rimandato a casa. Dalla quale Dave si rifiutò di uscire per le seguenti due settimane, sia lui che suo padre erano d’accordo che non sarebbe tornato alla vecchia scuola né al McKinley, anzi a dirla tutta l’idea era quella di farlo studiare a casa. Kurt era totalmente in disaccordo con questa decisione, credeva che la vita da recluso non avrebbe giovato a Dave, ma che, anzi, lo avrebbe portato a vivere nell’ombra per tutta la vita. Così il giovane Hummel con l’aiuto di suo padre, riuscì infine a convincere il signor Karofsky che la Dalton era la soluzione migliore, almeno per il momento. Blaine su insistenza del suo ragazzo andò molte volte a casa Karofsky per parlare a Dave di quanto straordinaria fosse la Dalton e di come chiunque venisse accettato senza riserve.
Quel pomeriggio però qualcosa cambiò. Come sempre Blaine si limitò a dare informazioni generali e per niente sentite sulla scuola, quasi come se avesse imparato a memoria l’opuscolo informativo, e ,ovviamente, non riuscì a convincerlo. Stava per andarsene quando Dave lo fermò - Guarda che non sei obbligato a fare il carino con me solo perché te lo ha chiesto Kurt. So di non piacerti, lo rendi abbastanza palese, quindi ti prego smetti di sforzarti.
Blaine rimase fermo con la mano sulla maniglia della porta per qualche secondo prima di voltarsi verso l’altro. Il suo sguardo non era più gentile e accomodante come al solito. – Hai ragione, non mi vai molto a genio dal momento che hai terrorizzato Kurt per mesi rendendo la sua vita un inferno solo perché non sopportavi che lui fosse fiero di com’è a differenza tua che preferivi nasconderti dietro una maschera da bullo. E come se non bastasse hai anche avuto il coraggio di provarci con lui a San Valentino!
Lo disse con voce dura e continuò a guardarlo male per qualche secondo. Dave dal canto suo era sinceramente dispiaciuto per tutto quello che aveva fatto e sentirselo rinfacciare ancora una volta lo fece sentire ancora più in colpa, e cercò di scusarsi come meglio poteva, ma Blaine lo fermò praticamente subito e con voce ed espressione più triste riprese a parlare - Però non ti odio, non posso odiarti, non dopo quello che hai provato a fare… e non faccio il ‘carino’ con te solo per compiacere Kurt, ma perché in qualche modo vorrei aiutarti, ma non so come… il che è ridicolo visto che ti posso capire molto più di quanto tu creda…
Lasciò il discorso in sospeso qualche secondo mentre si avvicinava nuovamente alla sedia e vi si sedeva tenendo occhi e spalle basse. Karofsky era sempre più confuso, ma si limitò a restare in silenzio aspettando che l’altro si chiarisse.
- Nella scuola che frequentavo prima di trasferirmi alla Dalton ero costantemente vittima di bullismo, e la sera del ballo scolastico io e un mio amico, anche lui gay, fummo pestati a sangue da alcuni dei ragazzi. Eravamo nel parcheggio della scuola e nessuno fece niente per aiutarci, nessuno andò a chiamare gli insegnanti o la polizia, semplicemente fecero finta di niente e se ne andarono, qualcuno rimase anche a guardare compiaciuto... Quando si furono divertiti a sufficienza ci lasciarono a terra sanguinanti e feriti, come se niente fosse… Fortunatamente poco dopo arrivò il padre del mio amico e chiamò i soccorsi. Stetti diversi giorni in ospedale, avevo tre costole rotte, una spalla slogata e lividi su tutto il corpo… al mio amico andò peggio, entrò in coma a causa di un brutto colpo che gli avevano dato alla testa. I suoi genitori mi tennero lontano, non volevano che lo vedessi o mi avvicinassi, mi ritenevano responsabile dal momento che le mie condizioni erano meno gravi e che l’idea di andare al ballo insieme era stata mia. Anche i miei genitori si arrabbiarono con me, mi dissero che mi ero comportato da irresponsabile, erano ancora convinti che la  mia fosse solo una fase e non volevano che sbandierassi la mia omosessualità in giro. Dopo il mio coming out nessuno ne parlò più per mesi, mio padre è sempre stato il tipo che considera l’apparenza di fondamentale importanza, se non si parlava di un problema voleva dire che esso non esisteva. Dopo l’aggressione passai un periodo davvero brutto, ero depresso e mi sentivo tremendamente solo. Il mio migliore amico era in coma, i miei genitori mi ignoravano per la maggior parte del tempo e mio fratello abitava lontano, non sapevo davvero a chi rivolgermi. In più ero sommerso dai sensi di colpa, erano riusciti a farmi credere che fosse davvero colpa mia, che ci fosse qualcosa di sbagliato in ciò che ero e in come mi ero comportato, così iniziai a pensare che sarebbe stato meglio per tutti se al posto del mio amico ci fossi stato io in coma, che sarebbe stato meglio se non fossi sopravvissuto… Non ho mai pensato di togliermi la vita volontariamente, ma quasi inconsciamente decisi di lasciarmi morire, non mangiavo, non facevo nulla se non starmene fermo nel letto apatico…  Fu mio fratello Cooper a salvarmi. Riuscì a capire che c’era qualcosa che non andava semplicemente parlando con me al telefono, così lasciò il college per alcuni mesi e tornò a casa per prendersi cura di me, cerco di farmi capire che non era colpa mia, che dovevo trovare dentro di me il coraggio necessario per rialzarmi, ‘Courage’ mi ripeteva continuamente. Voleva che sapessi che ero degno di essere amato e che me ne convincessi nonostante quello che dicevano gli altri. Mi aiutò a rimettermi in forza e cercò  una nuova scuola a cui iscrivermi, un posto in cui potevo essere me stesso senza il timore di essere di nuovo perseguitato. E fu così che trovò la Dalton. Discusse con nostro padre molte volte prima di riuscire a convincerlo a iscrivermi, io non ero ancora in grado di combattere, così lo fece lui per entrambi. All’inizio come te ero terrorizzato, non ci volevo andare, avevo paura che tutto si sarebbe ripetuto di nuovo, alla fine accettai solo perché mi sentivo in debito con Coop, non volevo che mi vedesse come un ingrato dopo tutto quello che aveva fatto per me. 
Inizialmente non detti confidenza a nessuno, me ne stavo sempre isolato sia a mensa che a lezione, e il resto del tempo lo passavo in biblioteca o in camera, quando non c’era il mio compagno di stanza. Non avevo quasi mai parlato neanche con lui, anche se sembrava un bravo ragazzo, non mi andava di fare amicizie che poi avrei perso. E lui dovette capire il mio disagio, perché dopo un paio di tentativi andati a vuoto decise di lasciarmi stare. Tutto cambiò un paio di settimane dopo il mio trasferimento, quando mi resi finalmente conto che il mio coinquilino era come me, e stava con un altro ragazzo della scuola, tutti ne erano a conoscenza, anche i professori, e la cosa non sembrava toccare nessuno. Iniziai a vederli con un misto di ammirazione e invidia, mentre passeggiavano per i corridoi mano nella mano. Fu allora che scoprii l’esistenza dei Warblers e decisi di fare un provino per unirmi a loro. Inutile dire che mi trovai benissimo e pian piano riuscii a sciogliermi, quei ragazzi sono fantastici! E per la prima volta in vita mia mi sono sentito accettato da qualcuno che non fosse mio fratello… e poi è arrivato Kurt! I Warblers mi hanno aiutato a riaprirmi alle persone, e Kurt mi ha insegnato cos’è l’amore, con lui non solo mi ero sentito accettato, ma anche amato come mai prima d’ora, ed è tutt’ora così.. non saprei davvero immaginare la mia vita senza di lui. Con lui riesco ad essere totalmente me stesso, è l’unico a conoscermi davvero a fondo, non abbiamo neanche più bisogno delle parole per comunicare! Lui ama tutto di me, sia i miei pregi che i miei difetti, e io lo amo allo stesso modo!
Smise di parlare e quasi sembrò che si fosse accasciato al suolo come se lo sfogo gli avesse prosciugato le forze. David lo aveva ascoltato attentamente per tutto il tempo, ed era rimasto colpito da ciò che gli aveva detto, sia sulla scuola che su Kurt. Dopo qualche secondo di silenzio si decise a parlare: - Io.. grazie… Grazie per avermi raccontato tutto questo, sono sicuro che ti è costato molto aprirti così con me, e te ne sono grato…. Anche se mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo… però credo di aver capito quello che stai cercando di dirmi…
- Quello che sto cercando di dirti è che la Dalton è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita, i ragazzi che ho conosciuto lì sono tutti fantastici e ti aiuteranno se tu glielo permetterai… e poi avrai sempre me e Kurt su cui fare affidamento, vedrai che tutto andrà per il meglio!
 
Era un martedì sera quando Dave Karofsky fece il suo ingresso alla Dalton. Lui e suo padre andarono in segreteria per completare l’iscrizione, e dal momento che si sarebbe trasferito subito, il giovane aveva in valigia solo le cose essenziali, visto che l’uniforme e i libri sarebbero stati forniti dalla scuola. Dopo aver firmato tutti i documenti per il trasferimento e aver salutato suo padre, era stato accompagnato nel suo nuovo alloggio dalla segretaria, lì aveva fatto la conoscenza di quello che sarebbe stato il suo compagno di stanza fino alla fine dell’anno, Trent Nixon. Lo trovarono sdraiato nel letto a mangiare merendine e giocare ad Angry Birds con il cellulare. Fu molto sorpreso da quell’intrusione improvvisa, ma si dimostrò molto felice di avere finalmente un nuovo coinquilino. Appena la donna se ne fu andata il Warbler si aprì in un sorriso cordiale e lo invitò a unirsi al suo spuntino ipercalorico e iperzuccheroso. – E’ bello avere finalmente un nuovo compagno di stanza, è dall’inizio dell’anno che sono solo, da quando quel traditore ha preferito abbandonarmi per dividere la stanza con il suo fidanzato! E anche se sono contento di non rischiare di trovarli in atteggiamenti compromettenti, il coprifuoco è assai triste e noioso da solo. Come mai ti sei iscritto ad anno così inoltrato?
Dave valutò velocemente cosa potergli dire e cosa no, non voleva raccontare tutto quello che gli era successo, non avrebbe sopportato di essere guardato con pietà, così optò per una parte della storia. – Diciamo che ho avuto un po’ di problemi nella precedente scuola, e due amici mi hanno consigliato di iscrivermi qui. – Trent lo guardò curioso. – Mi dispiace che tu abbia avuto dei problemi, le scuole pubbliche sono luoghi così incivili, vedrai che qui ti troverai bene. Posso chiederti che genere di problemi hai avuto? – al silenzio di Dave, il ragazzo capì che il nuovo studente non si sentiva ancora pronto a parlarne, così cambiò discorso. – Questi due amici di cui parlavi frequentano la Dalton? – chiese. - No, non più. Sono entrambi al McKinley ora. – Trent si aprì in un sorriso appena capì di chi stava parlando. – Sei amico di Kurt e Blaine? Questo ti fa guadagnare punti, gli amici di Blaine sono anche amici miei! Allora ti piacciono le Red Vines? – Andarono avanti a chiacchierare di cibo e dei loro hobby per almeno un’altra ora. Dave non poté che essergli grato per non aver indagato ancora sui motivi del suo trasferimento o su come conoscesse Kurt e Blaine, mettendolo così a suo agio. Alla fine furono costretti ad andare a letto vista l’ora tarda. Dave riuscì a dormire tranquillo per la prima volta da quando era tornato a casa dall’ospedale.
 
La mattina dopo Trent accompagnò il suo nuovo amico in mensa con l’intento di presentargli gli altri. Appena entrato si fiondò sul tavolo della colazione riempiendosi due piatti per sé e guidando Dave a un tavolo occupato da tre ragazzi. – Buongiorno ragazzi, questo è Dave Karofsky, il mio nuovo compagno di stanza. Questi sono Flint Wilson, Jeff Sterling e Nick Duvall.
Il piccoletto moro con gli occhi azzurrissimi sembrava assai felice di vederli, salutò Dave con un sorriso prima di rivolgersi a Trent. – Grazie a Dio sei arrivato, sai che non riesco a sopportare gli ‘sposini’ di prima mattina, stavo per morire di diabete fulminante! – Gli altri due ragazzi, uno biondo e l’altro moro alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo. – La tua è tutta invidia Wilson! Noi non siamo così zuccherosi, come questo qui ci dipinge, presto imparerai che sa essere più melodrammatico di una soap-opera Argentina. – A parlare era stato il moro dal naso pronunciato, mentre quello che evidentemente era il suo ragazzo annuiva con aria seria, prima di sporgersi e stringere la mano al nuovo arrivato. – Benvenuto alla Dalton, Dave! Cosa ti porta in questo favoloso luogo di finta serietà? – Dave gli sorrise un po’ impacciato mentre gli stringeva la mano e cercava un modo per aggirare le domande scomode, ma non ce ne fu bisogno perché in quel momento vide entrare in mensa il ragazzo che allo Scandal’s gli aveva suggerito di non uscire allo ‘scoperto’ e si gelò sul posto mentre quest’ultimo si avvicinava con il suo solito sorriso sornione al tavolo. – Buongiorno ragazzi, bella giornata vero? – Senza aspettare risposta se ne andò, ma non prima di aver fatto l’occhiolino a Dave, che rimase a fissarlo confuso. Il quartetto si girò verso il ragazzo. – Ma tu conosci Sebastian Smythe? – fu la domanda di Flint. – Chi? Ah quel ragazzo... non proprio, ci siamo visti un paio di volte, ma non sapevo neanche come si chiamasse.
I ragazzi incuriositi iniziarono a indagare per scoprire come facevano a conoscersi. Jeff che era il più curioso del gruppo partì con l’interrogatorio. – Dove vi siete incontrati?
- Ehm... in un locale..
- Davvero? E che locale era?
- Ma solo un posto così in cui sono stato un paio di volte, non ricordo il nome...
- Strano perché Smythe frequenta solo locali per gay, e qui nei dintorni c’è solo lo Scandal’s... non è che vi siete conosciuti lì?
- Ecco..io..
Non ebbe bisogno di finire la frase che Jeff iniziò a battere le mani quasi esultando. – Ah lo sapevo! Giochi nella nostra squadra! Il mio gay-radar non sbaglia un colpo. 
Dave era seriamente imbarazzato e non sapeva se confermare o meno. Nick nel frattempo stava fissando il suo ragazzo con aria scettica – Amore, tu non hai un gay-radar, semplicemente tiri a indovinare... fallendo quasi sempre aggiungerei!
Il biondo lo fulminò con lo sguardo e si scansò un po’ da lui offeso e avvicinandosi a Trent che aveva ripreso a mangiare senza commentare. Flint invece stava ridacchiando del rossore comparso sulla faccia di Dave. – Ma guardate che carino che è, grande grosso e imbarazzato!  A qualcosa di adorabile che mi ricorda Kurt...
I due fidanzati smisero di battibeccare e Trent smise di mangiare guardando tutti Dave. Nick scosse la testa e disse la sua. – Secondo me ti sbagli, io dico che ha la stessa aria da cucciolo bastonato di Blaine.
Il povero Karofsky era talmente imbarazzato che cercò di farsi il più piccolo possibile mangiando in silenzio, mentre i quattro si lanciarono in un battibecco senza fine per decidere se assomigliava più alla Diva Kurt o al Terminator Blaine, alla fine furono costretti ad abbandonare il discorso e scappare a lezione.
 
 
 
Quel pomeriggio Dave si ritrovò a vagare per i corridoi in cerca dell’aula di storia sentendosi ancora un pesce fuor d’acqua con quella divisa, gli mancava la sua felpa da football e la tuta, non era abituato ad indossare giacca e cravatta. Non sapendo più da che parte andare decise di chiedere indicazione all’unico altro ragazzo che si trovava nel corridoio al momento. Si avvicinò allo studente di spalle vicino alla finestra, e quasi fece un balzo indietro quando si accorse di chi aveva davanti. Era Sebastian Smythe, il ragazzo che aveva conosciuto allo Scandal’s, lo stesso che quella mattina gli aveva fatto l’occhiolino in mensa. L’altro rimase qualche secondo in silenzio osservandolo prima di parlare. – Ciao. Non credo ci siamo mai presentati ufficialmente. – disse porgendogli la mano con fare sicuro. – Io sono Sebastian Smythe, praticamente il Dio della scuola, ma credo che il tuo compagno di stanza e i suoi amici ti abbiano già raccontato tutto di me... o addirittura lo avrà fatto Faccia da checca e il suo fidanzato.
Dave gli strinse la mano e lo guardò un po’ stranito prima di capire che stesse parlando di Kurt e Blaine. – In realtà no, non mi hanno parlato di te. Cosa avrebbero dovuto dirmi?
Il più alto lo guardò con un sorrisetto ammiccante – Lo scoprirai solo con il tempo immagino. – E detto questo se ne andò lasciando l’ex Titan ancora più confuso nonché terribilmente in ritardo per l’inizio delle lezioni.
 
 
 Sebastian Smythe il casanova arrivato direttamente dagli Champs Elysees non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in una situazione del genere, lui che si era beato da sempre del lusso e dello sfarzo, rilegato in una cittadina dell'Ohio dimenticata da Dio circondato da provincialotti egocentrici.
Lui che aveva passato la vita fra i quartieri alti di Parigi, fregandosene di quello che la gente potesse pensare, ma non sempre era stato tutto rose e fiori per il bel giovane dagli occhi seducenti che era solito perdersi nei locali parigini fra un bicchiere di troppo ed un uomo diverso tutte le sere.
Già l’omosessualità, pura quotidianità per la capitale della moda e contemporaneamente uno scandalo per Lima, la cittadina in cui per una serie di sfortunati eventi si era ritrovato a vivere, forse era proprio per quello che l’unico squallido locale gay della città si chiamava “Scandals”.
Ed era lì che lo aveva visto per la prima volta, ecco perché si ricordava di lui, del suo viso, degli occhi, un misto fra nocciola e dorato, indescrivibili, eppure lui non si faceva prendere da tipi del genere, in effetti lui non si faceva prendere da nessuno, erano solo un ammasso di corpi sudati, giunti lì per il piacere di una notte, al mattino silenziosi scivolavano via dal suo letto, lasciando un piccolo vuoto, quasi impercettibile, ma che era abbastanza grande per poter testimoniare la loro presenza. Non conosceva nemmeno i loro nomi la maggior parte delle volte, erano solo volti, corpi che avevano catturato la sua attenzione.
Ma c’era qualcosa in quegli occhi, una luce su cui rimuginò tutta la sera, nella sua solitaria stanza alla Dalton.
Lo aveva rincontrato quella mattina nell’affollato corridoio della scuola privata in cui da mesi studiava, mai si sarebbe aspettato di rivederlo dopo il brusco declino che gli aveva rifilato allo Scandals, certo aveva parlato con Kurt e Blaine del tentato suicidio di Dave, oh era così che si chiamava, un altro particolare che da quel breve incontro gli era rimasto in mente, ma comunque credeva che la storia fosse finita lì.
E invece eccolo lì sdraiato sul suo letto, il nome che gli si ripresentava in testa ad ogni occasione, lo vedeva ovunque, i sensi di colpa lo affliggevano, doveva parlargli, al più presto.
Mentre si svestiva pensò a come poterlo incontrare l’indomani, alla fine delle lezioni?Magari si sarebbe presentato alle prove dei Warblers, o forse no, probabilmente non avevano nemmeno una lezione in comune e incontrarlo sarebbe stato più difficile di quanto pensasse.
Con quei pensieri che gli vorticavano in mente si infilò a letto e sprofondò nell’unico luogo in cui non aveva nessuno dei problemi che lo affliggevano nella vita reale.
Ma il destino non gli diede tregua nemmeno nel mondo onirico.
Quella notte sognò un paio di occhi nocciola dorato. (*)
 
 Passarono i giorni e le intenzioni di Sebastian svanirono. Tanto che il ragazzo si dimenticò dei buoni propositi che aveva fatto nei confronti del nuovo studente.
Era ormai passata una settimana da quando Karofsky si trovava alla Dalton, si stava ambientando abbastanza bene, rimanendo però ancora un po’ sulla difensiva, aveva fatto amicizia con Trent, Flint e i Niff o ‘sposini’ (come venivano chiamati da Flint), anche se ancora non si sentiva di aprirsi totalmente con loro. Fortuna che Trent aveva convinto gli altri tre a smettere di tartassarlo di domande. Con il suo compagno di stanza si trovava veramente bene, era un tipo alla mano, non troppo impiccione, con la mania per il cibo spazzatura che teneva nascosto in ogni singolo angolo della stanza, e che divideva volentieri con Dave. Spesso alla sera si sedevano su uno dei letti a mangiare e chiacchierare della giornata, e Trent istruiva Dave sulla scuola, su quali professori non fare arrabbiare, sui trucchi per studiare, su quale cibo della mensa fosse il migliore, sui compagni di scuola, e occasionalmente gli parlava anche dei Warblers e di quanto fosse divertente far parte del coro. Dave ascoltava interessato, specie quando gli parlava dei Warblers, da quando il prof. Shuester gli disse l’anno prima che era portato per il canto coreografato ci aveva pensato spesso con rimpianto, in fondo si era divertito molto a preparare il numero degli zombie per l’intervallo della partita. Al McKinley non avrebbe mai avuto il coraggio di iscriversi, e neanche all’altra scuola, ma qui non rischiava ripercussioni di sorta, anzi fare parte del coro ti rendeva popolare quasi quanto essere il capitano di football nelle altre scuole. Peccato che non aveva il coraggio di cantare da solo, quindi non avrebbe mai potuto sostenere il provino che era richiesto per essere ammesso. 
Quel pomeriggio si trovava in biblioteca nel disperato tentativo di mettersi in pari con le materie in cui era indietro, quando fu interrotto dall’ennesima esibizione dei Warblers, quei ragazzi si esibivano continuamente e ovunque, c’era da chiedersi come si potesse studiare in pace con loro che facevano queste improvvisate! Non fece in tempo a scappare come faceva di solito e dovette assistere all’intera performance, e visto che non poteva continuare a studiare si mise ad ascoltarli. Per la prima volta da quando si trovava lì sentì Sebastian esibirsi e ne rimase incantato. Aveva una bella voce, ma più di tutto aveva qualcosa di magnetico che ti impediva di guardare altrove. Per tutto l’arco della canzone, Glitter in The Air gli sembrava si chiamasse, Sebastian fissò Dave senza mai distogliere lo sguardo, i loro occhi erano come calamitati, tanto che l’ex Titans non si accorse che erano arrivati anche Kurt e Blaine. I due infatti avevano deciso di andare a trovare il loro amico per sapere come se la stava passando nella nuova scuola. Kurt rimase un po’ spiazzato nel notare la strana connessione che sembrava esserci tra Karofsky e Smythe, ma decise di archiviare momentaneamente la cosa.
Finita l’esibizione i due si avvicinarono ai Warblers per salutarli e complimentarsi con loro per l’esibizione. Kurt e Blaine ignorarono volontariamente Sebastian e si avvicinarono a Dave salutandolo con un sorriso.
 
 
Sebastian da lontano li fissava parlare cordialmente con il nuovo arrivato, a parte il fatto della sua omosessualità repressa e della sua avversione per Faccia da checca non sapeva molto su di lui.
Ma del resto cosa gli importava di uno sciocco ragazzino sovrappeso? Nulla. No?
O forse si.
Durante la canzone si era stupito di come non riuscisse a distogliere lo sguardo dal suo, quegli occhi erano magnifici, ti ci potevi perdere dentro... Diamine! Dopo quella sera si era ripromesso di non pensarci più. Ma invece eccolo lì che di nuovo rifletteva sulle splendide iridi di Dave, persino il nome non gli dava più tregua, per l’intera settimana gli era rimasto in mente, ripresentandosi a sconvolgergli i pensieri ogni qualvolta lo incontrasse, o quando qualcuno semplicemente accennava a lui.
E tutto ciò accadeva fin troppo spesso, da quello che aveva sentito il ragazzo si era ambientato piuttosto bene, ma del resto chi non si sarebbe ambientato bene in una scuola del genere?
Si era fatto già diversi amici fra i Warblers e spesso il suo nome faceva capolinea nelle loro conversazioni durante le riunioni del coro.
Trent continuava a elogiarne la splendida voce che aveva  avuto l’onore di sentire sotto la doccia, una sera.
Sebastian in fondo lo invidiava, perché lui aveva avuto la possibilità di ascoltare quella voce che per lui era ancora un mistero.
Diverse volte si ritrovò a fantasticare su come sarebbe stato cantare assieme a lui, se le loro voci si accordassero bene assieme o su quale canzone avrebbero dato il meglio di se.
Ogni volta dopo quei “futili”pensieri si ammoniva sempre più. Da quando Sebastian Smythe Mr. Una-Notte-E-Via pensava a cose del genere, mai e poi mai si era ritrovato in una situazione del genere, come spiegarla poi? Di certo non si era innamorato, non ci era mai passato, questo è vero, ma dopo aver passato anni ad ingozzarsi di film d’amore assieme a sua sorella sapeva che non ci si poteva innamorare così su due piedi.
-          Hey  amico tutto ok?- a risvegliarlo fu la voce di Wes, che si era reso conto dell’assenza mentale del ragazzo.
-          Certo – rispose Sebastian, distogliendo lo sguardo che per tutto quel tempo era rimasto sulla figura di Dave, o meglio dove  fino a poco prima c’era la figura del ragazzo.
Con sguardo vacuo lasciò la stanza ormai deserta, per recarsi alla sua solitaria camera.
La mente era altrove, il viso di Dave che per tutta l’esibizione era rimasto incollato al suo vorticava fra i suoi pensieri, di certo non poteva passare l’intera giornata in quel modo, così armatosi di forza di volontà si recò in bagno per darsi una sciacquata e rinfrescarsi le idee.
Non soddisfatto si svestì velocemente e lasciò che l’acqua fredda della doccia gli piombasse addosso.
Un pensiero solitario gli balenò in mente e si ricordò dell’iniziativa presa la settimana prima e lasciata perdere quasi all’istante il giorno dopo, alla luce del sole.
Non c’erano scuse adesso, doveva parlare con il ragazzo al più presto.
Uscì frettolosamente dalla doccia e, ancora infreddolito, si rivestì.
Non aveva tempo da perdere, arrivato davanti alla stanza di Trent bussò insistentemente, attendendo che il ragazzo gli aprisse per poi chiedergli dove fosse il suo coinquilino.
Ma ad aprire la porta non fu Trent, ma il diretto interessato.
 
Nda:
Buongiorno a tutti gli impavidi e le impavide che hanno avuto il coraggio di leggere fin qui!
Noi siamo Gaia (Naya_) ed Ele (Miss Lovett) siamo due piccole sclerate multishipper che si sono trovate e che si sono innamorate di questa magnifica coppia.
Questo è il primo capitolo di una long-fic che fra impegni e sclerate porteremo avanti.
Pensiamo di aggiornare ogni due settimane, considerato il fatto che ci sentiamo solamente via pc xD
Speriamo di avervi affascinato almeno un pochino e che questa storia piaccia a qualcuno.
#NonFacciamoUnBricioloDiAutostimaInDue
:3333
Baci e al prossimo capitolo

 
p.s. (*) Piccolo riferimento alla FF più bella di tutti i tempi, ovvero The Sidhe :3
Se non l'avete fatto già LEGGETELA ù_ù
*coff coff pubblicità coff coff*
 
DEDICATA A POLLO E TAPPETO #YouKnowWhatIMean

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: TheSmellOfRainOnYourSkin