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Autore: JabbaManu97    03/05/2012    3 recensioni
Ethan è un ragazzo normale che vive la sua vita tra amici, lavoro e studio senza avere grandi aspettative.
Ma un giorno la sua vita viene stravolta da alcune persone che lo vogliono uccidere.
Ethan si ritroverà così in una guerra che sarà costretto a combattere.
P.S. : Questa è la mia prima storia quindi recensite in tanti, così da dirmi il vostro parere e darmi dei consigli. Grazie!
Vostro,
JabbaManu97
©JabbaManu97
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sbaglio

Erano le 7 passate quando Ethan si alzò dal letto di corsa, si vestì con le prime cose che gli capitarono a tiro e prese le chiavi di casa del suo piccolo appartamento, si chiuse la porta alle spalle e iniziò a correre giù per le scale. Poi presa la bici e iniziò a pedalare giù per la via che lo portava verso il bar della stazione dove ogni mattina lavorava.
Arrivato lì parcheggiò la bici nel vicolo sul retro ed entrato dalla porta laterale si ritrovò faccia a faccia con il suo capo. Spieghiamoci meglio. Il capo di Ethan, Michael Conrad, alias Mike per gli amici era davvero una brava persona.
Era il più caro amico dei genitori di Ethan e quando questi erano morti lo scorso anno aveva preso il ragazzo sotto la sua ala, mettendolo a lavorare nel suo bar vicino alla stazione e dandogli la possibilità di frequentare l'università.
"Ethan... quando ti deciderai ad arrivare in orario a lavoro eh?" disse Mike sorridendogli e lanciandogli il grembiule da lavoro macchiato di caffè, dove un tempo doveva esserci un omino che sorrideva.
"Scusa Mike... Un giorno ci riuscirò." "Si si, adesso però vai, che Blake ti sta aspettando al bancone" disse sorridendo sotto i suoi baffoni spettinati. 
 
Messosi il grembiule Ethan uscì dalla cucina ed arrivò al bancone del bar dove Blake stava servendo un caffè ad una anziana signora.
Blake era il migliore amico di Ethan. Si conoscevano ormai da più di dieci anni ed erano diventati come fratelli.  Avevano entrambi 21 anni e lavoravano entrambi al Mcgilli's, il bar di Mike.
Inoltre frequentavano gli stessi corsi all'università. Blake un ragazzo di colore alto poco più del suo amico, aveva i capelli rasta neri come la pece, mentre Ethan aveva un mucchio di spettinati capelli castani e due occhi verdi come l'oceano.
"Ehi fratello, oggi sei in ritardo solo di mezz'ora... hai per caso imparato a volare o ti sei svegliato un pò prima?" disse Blake sorridendo. "Ahah... no non ho ancora imparato a volare, anche se sarebbe utile... Comunque quando abbiamo finito andiamo in università e poi usciamo con gli altri... ho sentito che stanno organizzando una gara!"
"Come al solito..." disse Blake sorridendo.
 
Alle 6 del pomeriggio le lezioni all'università erano appena finite e Ethan e Blake, usciti di lì si incamminarono verso Simple Road, una delle strade principali della città.
Lì, vicino ad un palazzo di 4 piani incontrarono i loro amici, un gruppo di 6 ragazzi tutti all'incirca della loro età, vestiti con canottiere, pantaloncini e scarpe da ginnastica. Appena li videro, gli vennero incontro e li salutarono con goffi abbracci e strette  di mano.
"Allora siete pronti?" Chiese un ragazzo che si chiamava Jason ed considerato il capo da tutti anche se non era mai stato dichiarato. "Certo!" dissero insieme Blake, Ethan e gli altri 5 ragazzi con loro. "Bene, allora saliamo in cima al palazzo, così poi vi spiego le regole."
Ethan e Blake infatti praticavano insieme a quei 6 ragazzi parkour.
Raggiunsero quindi il tetto dell'edificio grazie alle scala antincendio e lì Jason disse:"Allora, la corsa va da qui al tetto del Hotel Pacific. L'unica regola è di non sabotare gli avversari. Chi vince riceve il ricavato dell' iscrizione di tutti, cioè... 60 dollari, ok?
Tutti annuirono. Jason si mise in posizione vicino agli altri e disse:"Tre, due, uno... VIA!"
Tutti e otto i ragazzi erano estremamente veloci e abili nel riprodurre acrobazie spericolate per superare la ringhiera di un balcone o saltare da un tetto all'altro.
A metà percorso Hiroshi , un ragazzo giapponese piccolo ma agilissimo era davanti a tutti di almeno 3 metri, e si intravedeva già il Pacific mentre il sole andava a ripararsi dietro le nuvole, mostrando un tramonto rosso fuoco.
Jason, il più esperto di tutti, iniziò allora ad accelerare, avendo più fiato del ragazzo nipponico, ormai stanco. Mancavano ormai 6 palazzi all'arrivo. Con un salto Jason atterrò sul palazzo seguente e si ritrovò in testa, ormai sicuro di vincere. Ma con la coda dell'occhio riuscì a scorgere un paio di scarpe verdi, ritrovandosi così testa a testa con Ethan. I due iniziarono ad accelerare e si ritrovarono a 3 palazzi dal Pacific.
Jason sorrideva divertito ma lo sfrozo era tale che iniziò ad avere delle fitte alla milza, mentre il viso si corrugava in un disperato sforzo finale e goccioline di sudore scendevano lungo le tempie andando ad assorbirsi nella canottiera sporca e bagnata.
Lo stesso accadeva a Ethan a cui stavano per venire i crampi ai polpacci che si flettevano durante una sfrenata corsa per i tetti. Erano ormai all'ultimo palazzo, e insieme spiccarono il salto per aggrapparsi al parapetto del tetto del Pacific, ma le mani sudate di Ethan non furono d'aiuto e perse la presa da una di esse, riuscendo poi a riagrapparsi ma perdendo così molto tempo. Jason sorrise.
Era tornato primo, aveva appena scavalcato il parapetto e gli bastava arrivare dall'altra parte del tetto per vincere. Iniziò a correre con scioltezza, ma il suo sorriso si tramutò subito in sgomento quando un bolide nero lo oltrepassò velocissimo ammicandogli. In un secondo capì tutto e provo a scattare ma ormai era lontano. Tocco il parapetto dall'altro lato del tetto e si voltò.
Blake aveva vinto la gara.
"Ahah! Iuhuuuhh! Blake Touchdown! Ho vinto, ho vinto! Alla facciaccia vostra! Blake domina!"
"Ok Blake hai vinto, ti faccio i miei complimenti e ti do il premio" disse Jason sorridendo tranquillo, tirando fuori una mazzetta di banconote e cedendola a Blake.
"Grazie Jason, sei stato molto bravo anche tu ma... ho vinto io!!!"
In seguito tutti andarono a complimentarsi con Blake, e scesi dal tetto del Pacific, ognuno andò verso casa sua essendo ormai le 7 ed essendo tutti estremamente stanchi!
"Hai visto Ethan? Ho vinto!"
"Ti ho visto Blake, e devo dire che sei stato davvero bravo. Adesso io vado verso casa, vieni con me?" "No, scusa Ethan ma vado direttamente da mamma a dirle che ho vinto tutti questi soldi!"
"Ok, allora ci vediamo domani al bar.”
"Ok, ciao Ethan"
"Ciao Blake."
Ethan si incamminò quindi verso casa passando nei pressi della stazione dove molti dei senzatetto inziavano a ragrupparsi per cercare un posto dove dormire, visto che stava già facendo buio.
Ormai la malavita inziava a uscire dai vicoli come topi: spacciatori, truffatori, assassini...
Non era di certo un posto sicuro, in aggiunta al fatto che quella gente mandava zaffate di puzza insostenibile.
Ethan decise quindi di tagliare per un vicolo che lo avrebbe portato a casa più velocemente. La strada laterale era abbastanza buia e inquietante, e Ethan si guardava spesso alle spalle per assicurarsi che nessuno lo seguisse, mentre il suo passo continuava ad aumentare.
Era ormai a metà della via quando all'improvviso dalla parte che Ethan stava raggiungendo uscì una persona.
Era alta e necessariamente robusta. Alla luce del lampione infondo alla via Ethan potè vedere che era vestita con un completo nero, camicia bianca e cravatta nera, il tutto completato da un paio di scarpe nero lucide. Chissà perchè, ma aveva tutta l'aria di non essere di quelle parti.
La cosa più strana però era che il viso era coperto da una maschera.
 
Era una maschera bianca, con disegnata sopra un paio di piccoli occhi sormontati da sottili sopracciglia, più in basso spuntavano naso e zigomi molto pronunciati. Un sorriso inquietante era circondato, sopra da un paio di baffi lunghi e sottili, e sotto da un pizzetto a punta. Entrambi, come del resto le sopracciglia erano di un nero splendente.
Ethan, colto di sorpresa si fermò di colpo e si girò di scatto per tornare su i suoi passi.
Ma appena lo fece, dall'altro lato sbucò un uomo uguale al precedente, solo un pò più basso.
Era sbigottito. Non sapeva più dove andare. Si girò di nuovo, e il primo uomo lo bloccò prendendolo per il braccio. Aveva una stretta micidiale.
"Allora, hai i soldi?" disse con una voce profonda e spaventosa.
Ethan no sapeva cosa dire. Era semplicemente scioccato e spaventato.
"Io... io non so di cosa stiate parlando." Disse con voce incerta.
"Ascoltami bene. Noi ti abbiamo portato il carico. C'era tutto. Hashish, crack, marijuana... e anche le pistole. Adesso però dobbiamo saldare il conto. Dacci i nostri soldi o giuro che ti ammazziamo." ripeté.
"No, guarda che avete sbagliato persona. Lasciatemi stare." Adesso Ethan era davvero impaurito.
"Ok. Speravo di non doverlo fare, ma mi hai costretto tu..." L'uomo tirò lentamente fuori dalla giacca una pistola.
Ethan ora aveva davvero paura, ma successe qualcosa in un oscuro meandro della sua mente e con uno scatto si liberò dalla presa dell'uomo e gli scivolò tra le gambe, iniziando poi a correre.
Guardandosi velocemente dietro vide che i due uomini avevano già iniziato ad inseguirlo, così saltò su una cassa lasciata per strada e da lì salto verso la tubatura di un palazzo, iniziando così ad arrampicarsi verso il tetto. Appena lo raggiunse vide i due uomini guardarlo dal basso della via e subito dopo sfondare la porta del palazzo per arrivare al tetto tramite le scale. 
Dopo poco arrivarono sul tetto e sconsolati videro che lì non c'era più nessuno.
Ethan era sceso dai tetti quando era ormai davanti a casa sua, prese le chiavi e aprì il portone del palazzo, salì le scale ed entrato in casa andò subito a letto, stremato e sconvolto nel pensare a ciò che gli era appena accaduto. 
"Ma chi cavolo erano quelli lì?" Pensò fra sé e sé.
E si addormento subito dopo, scordandosi di accendere la sveglia per andare al lavoro.


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