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Autore: Peeta_    03/05/2012    3 recensioni
«Eravamo in discoteca. Lei era alle prese con la sua prima sbronza e io avevo appena preso palo dalla mia ex. Quando mi passò davanti, barcollante sui tacchi e stretta in un vestito che evidenziava ciò che mi aveva colpito di lei, l’istinto ebbe la meglio, così la raggiunsi e dopo neanche dieci minuti ci pomiciavamo allegramente sui divanetti della sala.» la spiegazione di Adriano fu sufficiente e non mi sentii di aggiungere altri particolari che, anche se quella sera sembravano particolarmente offuscati, con il tempo erano tornati da me. Cose come la sua t-shirt bianca stropicciata dove l’avevo stretta tra le dita, le sue mani che mi facevano rabbrividire ad ogni tocco, la sua bocca che sapeva di alchol e fumo.
«Dai, almeno da quel momento in poi è andato tutto bene, vero?» continuò Ben imperterrito, sperando di arrivare velocemente al “felici e contenti”. Non sapeva, però, che quello era stato solo l’inizio della nostra distruzione.
«Non le ho più parlato per una settimana, la evitavo anche»
«Gli ho mandato tante di quelle sentenze che mi sorprendo che sia ancora vivo»
«Ho allontanato tutti i miei possibili concorrenti»
«Ho picchiato una ragazza che ci stava provando con lui»
«Lei si divertiva a farmi impazzire provocando i ragazzi come poteva fare solo con me»
«Ha mandato in ospedale un poveretto che mi ha baciato ad una festa»
«E tanto, tanto altro ancora»
Ben ci guardò accigliato, un po’ confuso e un po’ divertito, forse non se l’aspettava. Eppure doveva conoscere bene Adriano, sapeva che era perfettamente capace di tutto.
«Cosa ti stupisce di più?» gli chiesi aggrottando la fronte, curiosa della sua risposta.
«Il modo in cui ti guarda ora. A quello come ci siete arrivati?» la sua risposta mi fece arrossire e, subito dopo, le dita di Adriano trovarono le mie.«Raccontatemi tutto»
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.



Una delle cose che tutti i ragazzi dovrebbero sapere sul popolo femminile è che il nostro perenne ritardo, molto spesso, è dovuto dal fatto che passiamo anche ore intere a fissare il nostro armadio in cerca di un’illuminazione divina che ci suggerisca cosa indossare. Perchè potremmo anche avere migliaia di vestiti, ma continueremmo a non avere mai niente da mettere.
In quel momento, infatti, ero intenta a rivoltare i cassettoni del guardaroba alla disperata ricerca di un completo decente. Non doveva essere niente di particolare, non elegante o sofisticato, ma speciale.
«Dai Nikky, non devi mica incontrare la regina, è solo mio cugino» borbottò Adriano alle mie spalle. Stanco di aspettarmi nel portone mi aveva pregato di lasciarlo entrare in casa ed ora se ne stava gettato sul letto a giocare con il mio Iphone e a lamentarsi ogni cinque minuti per come ero lenta.
«Solo tuo cugino? Solo? È praticamente il tuo idolo, se non gli dovessi piacere ne uscirei distrutta» sbraitai nervosa mentre scartavo un altro paio di magliette che, in altre occasioni, avrei considerato davvero perfette. Una dei Beatles e l’altra con una bandiera inglese dai toni offuscati, due delle mie preferite, ma per quella sera cercavo qualcosa di più. Cercavo…cercavo…no, non sapevo neanche io cosa cercavo.
«Tu piaci a tutti» constatò con la sua solita aria tranquilla. Incrociai il suo sguardo attraverso lo specchio e mi ritrovai a sorridere, d’altronde come ogni volta che senza neanche volerlo mi diceva qualcosa di carino.«Okay, sono stanco di non far niente, ti do’ una mano»
Adriano si issò dal letto e giunse alle mie spalle di soppiatto, circondandomi subito dopo la vita con le braccia e poggiando il mento sulla mia testa, come a ricordarmi quanto fossi più bassa di lui. Il problema, comunque, non era mio: non ero io nana, era lui una sottospecie di Gulliver.
Mi appoggiai al suo petto e lasciai che le sue mani vagassero sul mio ventre nudo mentre dava un’occhiata a quel caos di stoffe e colori. Essendo solo in slip e reggiseno mi sorprese il fatto che non avesse ancora accennato qualche battuta maliziosa o espresso la voglia di fare qualcosa leggermente più interessante di scegliere dei vestiti, In qualità di diciassettenne in piena tempesta ormonale e per giunta provocato dal mio “abbigliamento” ne avrebbe avuto tutto il diritto, invece si era stato buono. Docile e inoffensivo come un cucciolo bastonato. Forse teneva tanto a questo suo cugino che anche solo il pensiero di poter tardare all’appuntamento lo terrorizzava.
Adriano considerava questo fatidico “Ben” come un fratello e io volevo piacergli con tutta me stessa, anche se non sarebbe stato per niente facile. Aveva avuto ragazze belle diecimila volte più di me, tutte con un viso perfetto, un corpo statuario e magari anche alte quanto lui. Io ero quella comune, quella con occhi e capelli castani, fin troppe curve e due gambe che di certo non sembravano un’autostrada. Io ero niente in confronto alle altre, eppure, per qualche motivo a me ancora sconosciuto, Adriano aveva scelto me, ed ero io, in quel momento, a stare per incontrare Ben. Non Rossella –o Rossana?-, non Chiara, non Alessia, io.
«Chiudi gli occhi» sussurrò Adriano solleticandomi l’orecchio con le labbra. Mi rigirai tra le sue braccia fino a nascondere il viso contro il suo petto e mi lasciai cullare dai suoi respiri regolari e dal suo buon profumo finchè non lo sentii staccarsi da me. Mi incitò ancora una volta a tenere gli occhi chiusi e lasciai che facesse del mio corpo ci che voleva, come se fossi una piccola bambola da vestire. Mi infilò una maglietta dal tessuto leggero e l’accompagnò fino ai fianchi, poi si piegò e con il mio aiuto riuscì a farmi indossare anche dei pantaloni ai quali, per la prima volta, abbottonò il bottone anziché sbottonarlo. Completò il tutto con una giacca rigida e fresca allo stesso tempo e, prendendomi per mano, mi fece voltare verso lo specchio.
Aprii gli occhi e un sorriso idiota mi si dipinse sul viso.
E poi le mie amiche si chiedevano come facessi ad amare quell’homo erectus senza la minima educazione o cortesia appena sbarcato dalle terre dei giganti del Regno della Fantasia di Geronimo Stilton. Per quello avrei risposto la prossima volta. Perché, in quel momento, mi aveva vestita come la prima volta che mi aveva vista, o meglio, che mi aveva vista davvero. Una t-shirt bianca con una stampa nera, i soliti vecchi e strappati jeans e una giacca nera. Semplice e…perfetto.
«Ora possiamo andare?» chiese scazzato, ma sorpassai su quell’espressione annoiata e mi gettai sulle sue labbra, baciandolo fino a togliergli il respiro.«Lo so, sono il ragazzo migliore del mondo, ora però andiamo»
Scherzò frenando la mia voracità e lasciandomi un ultimo bacio a fior di labbra. Capii che era davvero arrivato il momento così tornai seria, mi armai di coraggio e fiducia e mi lasciai trascinare via di lì.
 
Il “cugino Ben” era un tipo davvero forte.
Era un ventisettenne tutto giubbotto di pelle e jeans strappati, barbetta incolta e aria da duro. Era arrivato al luogo d’incontro in sella ad una moto da cross nera e arancione e con il viso coperto da un casco integrale scuro come la pece. Una volta che ci aveva raggiunto si era scambiato un abbraccio stritolatore con Adriano, più alto anche di lui, e subito si era rivolto a me con un sorrisone. «Sono Ben» aveva detto con voce calorosa portandosi via ogni mia paura.
«Zia mi ha detto che sei appena tornato dalla Nuova Zelanda! Com’era?» chiese Adriano dopo tutte le presentazioni necessarie e quasi una mezzoretta di battute e frecciatine tra cugini che si erano scambiati, senza però mai escludermi. Ci sistemammo in un angolo del locale che avevamo scelto e ci mettemmo tranquilli, in attesa del racconto.
Quando Ben prese a parlare del suo lungo viaggio non potei fare altro che restare imbambolata ad ascoltarlo, senza neanche rovinare l’atmosfera con cenni di assenso. Praticamente pendevo dalle sue labbra e quasi riuscivo a vedere ciò che lui raccontava, dalle grandi foreste ad un certo “Kiwi”, l’animale simbolo di quella zona. L’unica cosa che mi distrasse in quel momento fu la mano di Adriano che, indisturbata, si impossessò della mia e la strinse forte, costringendomi a guardarlo.
«Ben ci sa fare con le parole, è uno scrittore» mi spiegò lui, sorridendo orgoglioso. Ben, che si era stoppato per riprendere fiato, ne approfittò per bere un sorso del suo Cosmopolitan e annuire vigorosamente.
«Di cosa scrivi?» chiesi facendomi ancora più attenta e lanciando uno sguardo compiaciuto ad Adriano che mi rispose con un occhiolino. Sapeva quanto trovassi interessanti gli scrittori.
«Avventura, azione, posti esotici e amori forti e passionali. Il mio primo libro è stato pubblicato il mese scorso in America, dato che sono perfettamente bilingue ho preferito scriverlo in inglese in modo da avere più possibilità di sfondare»
« Visto che ci sai fare con l’inglese potresti dare una mano a questo scansa fatiche di tuo cugino» scherzai lanciando una frecciatina al ragazzo al mio fianco. Lui rispose con uno sbuffo e alzò gli occhi al cielo, poi si stravaccò comodamente sul divanetto e mi tirò al suo fianco circondandomi le spalle con un braccio.
«Nikky, credimi, sei la prima ragazza decente di quest’idiota. Sei bella e simpatica, le altre erano tutte troie che se la tiravano neanche fossero Miss Mondo. Una ci propose anche una cosa a tre, ti lascio intendere»
Ben mi lusingò con i suoi complimenti, anche se dovetti ammettere che l’ultima parte del suo discorso mi turbò parecchio. Il mio sguardo scandalizzato viaggiò da Ben ad Adriano e ritorno per almeno una decina di volte prima che loro mi scoppiassero a ridere in faccia.
«Stai tranquilla, Ben spara tante stronzate» mi tranquillizzò il mio ragazzo con l’ombra di un sorriso ancora sul viso. Lasciò un bacio tra i miei capelli e decisi di fidarmi di lui, anche se la mia fervida immaginazione era già arrivata a visualizzare Adriano, Ben e una bella bionda tutti sudati che si scopano a vicenda felici e contenti. Aww.
«Okay dai, non voglio terrorizzarti con  tutti i nostri aneddoti. Piuttosto parlatemi di voi, Come vi siete conosciuti?»
«Migliore amico in comune» risposi per tutti e due arrossendo. Certi discorsi mi imbarazzavano sempre, nonostante avessimo raccontato gran parte della nostra storia –omettendo cose poco consone- ad almeno una cinquantina di persone tra amici e parenti. Neanche fossimo prossimi alle nozze.
«Scommetto che siete sempre stati perfetti insieme» constatò Ben finendo il Cosmopolitan e incrociando le dita sul tavolino, sporgendosi verso di noi. Io e Adriano ci scambiammo uno sguardo divertito e scoppiammo a ridere come se suo cugino avesse appena raccontato la barzelletta più esilarante al mondo.
Io e Adriano? Sempre stati perfetti? Ben si era perso molti passaggi della nostra storia o, più probabilmente, nessuno glie l’aveva mai raccontata.
«Mi sbaglio?» chiese alzando un sopracciglio, stupito dalla nostra reazione.
«Alla grande» rispose Adriano con una scrollata di spalle.
«Qual è stata, per esempio, la prima cosa che avete notato l’uno dell’altra?»
«L’altezza» dissi sinceramente perché quella era davvero la prima cosa che avevo pensato guardandolo. Quanto cazzo è alto? Avevo chiesto al mio migliore amico quasi un anno fa, era strano ripensare a quei momenti e poi vedere come eravamo diventati, come eravamo cresciuti. Insieme.
«La sua quarta abbondante» fece l’altro tranquillamente. Probabilmente si era deciso a raccontare tutto, ma davvero tutto al suo cuginone.
«Ma che romantico!» esclamò Ben sarcastico.
Tra le risate, poi, gli diedi spunto per la domanda successiva.« Dovresti sapere del primo bacio!»
«Che avete combinato?» domandò con gli occhi vispi e accesi dalla curiosità.
«Eravamo in discoteca. Lei era alle prese con la sua prima sbronza e io avevo appena preso palo dalla mia ex. Quando mi passò davanti, barcollante sui tacchi e stretta in un vestito che evidenziava ciò che mi aveva colpito di lei, l’istinto ebbe la meglio, così la raggiunsi  e dopo neanche dieci minuti ci pomiciavamo allegramente sui divanetti della sala.» la spiegazione di Adriano fu sufficiente e non mi sentii di aggiungere altri particolari che, anche se quella sera sembravano particolarmente offuscati, con il tempo erano tornati da me. Cose come la sua t-shirt bianca stropicciata dove l’avevo stretta tra le dita, le sue mani che mi facevano rabbrividire ad ogni tocco, la sua bocca che sapeva di alchol e fumo. Gli sorrisi con aria complice, in fondo quella sera è stata importante per entrambi.
«Dai, almeno da quel momento in poi è andato tutto bene?» continuò Ben imperterrito, sperando di arrivare velocemente al “felici e contenti”. Non sapeva, però, che quello era stato solo l’inizio della nostra distruzione.
«Troppo facile così!» mi lamentai sorridendo.
«Non le ho più parlato per una settimana, la evitavo anche»
«Gli ho mandato tante di quelle sentenze che mi sorprendo che sia ancora vivo»
«Dopo esserci rincontrati ci siamo mandati a quel paese tante, tantissime volte»
«Ho picchiato una ragazza che ci stava provando con lui»
«Ho allontanato tutti i miei possibili concorrenti»
«Sono finita in una clinica psichiatrica perché, per fargli piacere il mio corpo, stavo diventando bulimica»
«Mi sono ubriacato fin troppe volte a causa sua»
«Si è messo con la sua ex mezz'ora dopo che l’avevamo fatto per la prima volta»
«Lei si divertiva a farmi impazzire provocando i ragazzi come poteva fare solo con me»
«Ha mandato in ospedale un poveretto che mi ha baciato ad una festa»
«Abbiamo saltato la scuola decine di volte, e quasi ogni volta che succedeva non riuscivamo ad avere un po’ di pace»
«E tanto, tanto altro ancora»
Ben se ne stava a fissarci un po’ divertito un po’ confuso. Forse si aspettava qualcosa tipo “dopo il bacio in discoteca lui si è perdutamente innamorato di me ed io avrei fatto tutto per lui”, che poi, più o meno, è ciò che è successo se cancelliamo tutti gli eventi catastrofici che sono accaduti nel frattempo.
«Cosa ti stupisce di più?» gli chiesi aggrottando la fronte
«Il modo in cui ti guarda ora. A quello come ci siete arrivati?» la sua risposta mi fece arrossire e, subito dopo, le dita di Adriano trovarono le mie. Ci scambiammo uno sguardo, un sorriso, poi Ben ci interruppe ancora. «Ragazzi, raccontatemi la vostra storia»
 

Note autore:
Ciao bella gente che, per chissà quale sfortuna, è capitata qui!
Non ho idea del perchè abbia iniziato questa storia, forse perchè se non scrivo impazzisco.
Quindi eccomi qui, con la mia prima storia da questo account - ne ho anche un altro, ma non so perchè non ho più voglia di usarlo (?)-
La storia continuerà in flash back, questo prologo è ambientato, più o meno, un anno dopo tutti gli avvenimenti che accadranno prossimamente.
Si, ok, vi ho rovinato il finale, ma sbaglio o l'importante non è la destinazione, ma il viaggio?
Bene, dopo la pillola filosofica me ne vado a cagare ahahahahah
no, serio.
Va be', fatemi sapere se devo continuare questo viaggio mentale :)
Alla prossima, Peeta_



 

  
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