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Autore: Black Drop    04/05/2012    1 recensioni
- Cosa c’è qui? – chiese minacciosamente.
Tutti si voltarono a guardare il ragazzo che a sua volta scrutava con aria diffidente la poltiglia nel suo piatto.
Kreacher ridacchiò di nuovo, come se nessuno potesse vederlo.
- Zuppa di piselli, padron Sirius. – gracchiò, fingendo (in maniera pessima) un’aria innocentemente sorpresa.
- Mi hai servito per primo e ora stai ridendo come un cretino. Dimmi cosa c’è nella mia zuppa, disgraziato di un elfo!

Mai trattare esageratamente male il proprio elfo domestico.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Era una giornata calda e soleggiata. La strada era deserta, se non per qualche coraggioso passante, che affrontava il caldo sole di fine giugno, attraversando Grimmauld Place.
Dalla finestra del numero 12, invisibile ai babbani, l’elfo domestico di famiglia osservava distrattamente la strada semideserta, occupandosi con maggiore attenzione alla pulizia di un mobile lì vicino.
Era di buon umore, semplicemente perché anche la sua adorata padrona lo era e gli aveva ordinato di essere carino quel giorno. Infatti proprio quella mattina sarebbero tornati da Hogwarts i figli dei suoi padroni: padron Regulus e padron Sirius.
L’elfo era felice e al contempo irritato da questa notizia (sebbene gli fosse stato ordinato di essere buono e carino), infatti era contento di rivedere il minore dei due fratelli, padron Regulus. Il ragazzo era sempre stato gentile con lui, gli parlava di ciò che gli accadeva, dei suoi progetti per il futuro. Al contrario suo fratello maggiore era sempre stato un’emerita carogna.
Padron Sirius  era la pecora nera della famiglia. E la sua non era una famiglia qualunque: era l’antichissima e nobilissima casata dei Black.
Sin da quando era nato il maggiore dei due fratelli aveva sempre odiato la sua famiglia e tutto ciò che aveva a che fare con loro, elfo compreso. Tra i due non scorreva buon sangue, non erano mai stati carini l’uno con l’altro.
Per tutta questa serie di ragioni l’elfo aveva sempre nutrito un odio profondo per quel ragazzo. Odio che non poteva manifestare in alcun modo, in quanto era comunque uno dei suoi padroni.
- Kreacher!!
L’elfo sussultò appena si sentì chiamare. Scese al piano inferiore più veloce che poteva e in un battibaleno si trovò davanti ai suoi padroni: Walburga e Orion Black.
Si inchinò così profondamente che il suo naso toccò il pavimento, leggermente impolverato e si appuntò mentalmente di pulire l’ingresso con estrema precisione.
- I miei signori hanno chiamato Kreacher, padroni? – gracchiò con la sua vocetta roca.
Walburga Black guardò l’elfo con una nota di compiacimento.
- Kreacher noi ci stiamo recando alla stazione di King’s Cross, torneremo con i ragazzi fra circa venti minuti, apparecchieresti la tavola, per favore? – disse con inaspettata gentilezza.
Kreacher sì inchinò nuovamente davanti ai suoi padroni e, una vota che loro furono usciti di casa, sì fiondò in cucina, rischiando di finire addosso a uno scaffale contenente alcuni dei cimeli di famiglia. Quando se ne accorse l’elfo cominciò a sbattersi la testa al muro, autopunendosi per aver quasi distrutto un bene così prezioso per i suoi padroni.
Ad autopunizione (o autolesionismo, dipende dai punti di vista) finita, Kreacher cominciò a mettere sulla tavola il servizio di piatti, esclusivamente marchiato dalla B dei Black, le posate e i bicchieri.
Una volta sistemata la tavola tentò di ricordare le disposizione dei posti quando c’erano anche i due padroncini. Scrutò il posto vuoto di Sirius, ricordando con irritazione il suo comportamento arrogante. Se gli altri membri della famiglia lo avessero ringraziato, lui sicuramente non lo avrebbe mai fatto. Sentì un la rabbia impadronirsi di lui e,senza quasi rendersene conto, si avvicinò al posto di padron Sirius e osservò il piatto per diversi secondi.
Kreacher era combattuto, dentro di lui c’era una folle lotta tra il suo buon senso e il suo rancore. Alla vittoria dell’ultimo l’elfo prese fiato e sputò nel piatto.
Fatto ciò prese l’oggetto contundente più vicino a lui, ovvero un cucchiaio, e inizio a sbatterselo sulla fronte, riscattando il suo misfatto con il dolore fisico.
Appena sentì la porta d’ingresso aprirsi lanciò il cucchiaio al suo posto, vicino al piatto sputato dell’ignaro Sirius, e corse fuori dalla cucina, appena in tempo per non scontrarsi con i suoi padroni.
Discutevano, ma l’elfo non se ne sorprese più di tanto. Fece un profondo inchino e salutò cordialmente.
- Bentornati, Kreacher si augura che abbiate fatto un buon viaggio.
- Oh! – Regulus si inchinò leggermente. – Ciao Kreacher. Come va? –
L’elfo osservò con leggero compiacimento che il suo preferito dei piccoli Black era cresciuto di diversi centimetri e sembrava godere di ottima salute. Aveva la sua solita aria gentile e composta.
 - Tutto a posto, mio signore. – rispose, onorato da quell’interessamento.
Dopo di che si voltò verso gli altri e scrutò con irritazione il figlio maggiore. Era cresciuto anche lui, indubbiamente. Notò, non senza una certa indignazione, che i suoi capelli erano più lunghi e il suo sguardo era più arrogante e più sdegnoso rispetto all’ultima volta. Per un istante i suoi occhi incontrarono quelli dell’elfo e Kreacher vi lesse soltanto gelo.
- Levati dai piedi Kreacher, voglio andare in camera mia. – ordinò acidamente, sprizzando odio da tutti i pori.
Kreacher fece per spostarsi, quando la voce della sua padrona lo bloccò.
- Non ti azzardare a dare ordini in casa mia in quella maniera. Non andrai in camera tua, verrai con noi in cucina e pranzerai con noi, come fa una famiglia! – tuonò Walburga, indignata dal comportamento di suo figlio. Kreacher sapeva che a lei non interessavano sul serio quei barbosi valori della famiglia di cui tutti parlavano, lei voleva solo che da fuori sembrassero realmente uniti. Eppure c’era una piccola parte dell’elfo che ancora credeva che la sua padrone amasse sul serio suoi familiari.
- Come fa una famiglia? – ripeté con sdegno Sirius. – Cos’è una presa per i fondelli?!
Kreacher fu sicuro di vedere il sopracciglio di Walburga alzarsi fino a toccare l’attaccatura dei capelli.
- Se posso intromettermi, - esordì Kreacher inchinandosi per l’ennesima volta e, per l’ennesima volta, osservando il sottile strato di polvere sul pavimento. – Kreacher ha preparato il pranzo per tutti e sarebbe felice se anche padron Sirius si accomodasse in cucina.
Seguì un silenzio di alcuni secondi, in cui Walburga e Orion osservarono soddisfatti l’elfo domestico, mentre Sirius lo scrutava con aria indecifrabile.
- Che hai fatto alla mia sedia? – chiese poi, con irritazione. – O al mio piatto o al bicchiere o qualunque cosa fosse, cosa hai fatto, dannato elfo puzzolente che non sei altro?!
Walburga scoppiò in una risata fragorosa. – Come ti viene in mente che possa fare una cosa del genere? Stare con quella gente ti sta dando alla testa. Quest’anno quante volte hai intenzione di farti vedere in giro con quei tuoi vergognosi amici babbanofili?!
- Sono io che mi vergogno di essere vostro parente!
Kreacher pensò a una scusa valida per far sedere a tavola tutti i membri della famiglia, Sirius compreso. Si sentiva come se anni e anni di occhiatacce, risposte acide e diti medi mostrati dal figlio maggiore dei Black stessero per essere riscattati come meritavano. Non voleva rischiare di mandare tutto all’aria.
- Kreacher ha preparato la zuppa! – esordì l’elfo, sperando che il ragazzo fosse così stupido da fermarsi solo per una zuppa che non era neanche così eccezionale.
E il pesce abboccò!
- La zuppa, hai detto? – padron Sirius si voltò, la sua voce suonava un po’ dubbiosa.
L’elfo annuì, sotto lo sguardo stupefatto degli altri tre Black. - Quella di piselli, che piace tanto a padron Sirius, no?
Lui sembrò esitare, mentre l’elfo cercava di mantenere il suo sorriso più falso, solo per il suo adorato padroncino.
- Se questo è un dannato trucco del cazzo per farmi qualche cattiveria… - sibilò minaccioso Sirius, dopo qualche secondo di silenzio. – giuro che ti faccio pentire di essere nato, elfo malefico!
Kreacher non si sentì offeso da quegli insulti. Non ora che una delle persone che odiava di più al mondo stava per mangiare il suo sputo.
Con un ghigno malvagio si voltò verso la cucina e si affrettò verso le portate da spostare sul tavolo. La famiglia si sedette a tavola, il figlio maggiore con l’aria di chi avrebbe voluto essere da tutt’altra parte. Dopotutto era lì solo per una stupida zuppa, poi avrebbe messo a punto il suo piano.
Kreacher mise la poltiglia nel suo piatto prima che il ragazzo potesse osservarlo meglio e distinguere ciò che avrebbe potuto comportare la condanna a morte dell’elfo, che soddisfatto ridacchiava perfidamente, convinto del fatto che nessuno si sarebbe accorto di lui.
In effetti i signori Black non fecero una piega e Regulus sorrise bonariamente all’elfo, che ora stava servendo lui. Solo Sirius parve notare il comportamento di Kreacher, tanto che iniziò a guardarsi nervosamente intorno, per poi finire a fissare un unico punto.
- Cosa c’è qui? – chiese minacciosamente.
Tutti si voltarono a guardare il ragazzo che a sua volta scrutava con aria diffidente la poltiglia nel suo piatto.
Kreacher ridacchiò di nuovo, come se nessuno potesse vederlo.
- Zuppa di piselli, padron Sirius. – gracchiò, fingendo (in maniera pessima) un’aria innocentemente sorpresa.
- Mi hai servito per primo e ora stai ridendo come un cretino. Dimmi cosa c’è nella mia zuppa, disgraziato di un elfo!
- Sirius Black!! – per la prima volta nella giornata il capo famiglia (per così dire, visto che le briglie sembrava tirarle la moglie) parlò. No, tuonò. - O mangi quella dannata zuppa o esci da questa cucina!! -
Il ragazzo si alzò, facendo raschiare rumorosamente la sedia sul pavimento, producendo un fischio fastidiosissimo per cui Kreacher gemette stordito.
Sirius, dopo il momento di imbarazzo causato dal rumoraccio della sua sedia, guardò con aria provocatoria il padre.
- Con piacere! – e fuggì dalla cucina.
Kreacher non sapeva se essere felice di essersi liberato di lui per il momento, o se essere triste per non aver portato a termine la sua vendetta.
Perché era questo il suo unico e vero scopo: la vendetta.
E quando quel pomeriggio le urla della sua cara padrona e di suo figlio riempirono la casa, lui non si sorprese ne si irritò. Era una perfetta occasione per punire il ragazzo senza sentirsi troppo in colpa verso Walburga.
Si era sistemato proprio in cima al pianerottolo del primo piano, tendendo l’orecchio per sentire ciò che succedeva nell’ingresso.
Walburga urlava come un ossesso, insultando il figlio con parole che Kreacher aveva pensato tante volte e mai aveva detto.
Si sentì un tonfo, qualcosa di pesante doveva essere caduto a terra.
- Sta’ zitta vecchiaccia! Levati da mezzo e fammi andare! – urlò Sirius.
Kreacher si chiese di cosa stessero parlando e, nonostante non capisse nulla del discorso, rise. Probabilmente perché il moccioso che tanto aveva odiato veniva insultato proprio lì, sotto il suo naso.
- Vecchiaccia?! Vecchiaccia? Vecchiaccia? – la donna ripeté quella parola per diverse volte, il tono che si affievoliva sempre di più.
- Kreacher!! – chiamò poi a gran voce.
L’elfo fu subito da lei. Si inchinò e osservò da vicino il pavimento. Andava proprio lavato.
Sirius, dal canto suo si chiese se il naso di quell’essere odioso fosse così schiacciato a furia di fare inchini davanti a quella donna malefica.
Quest’ultima guardò l’elfo con un accenno di timore in volto. – Kreacher, io ti sembro forse una… vecchiaccia? – chiese mentre il ragazzo davanti a lei roteava gli occhi al cielo.
Kreacher sorrise alla sua padrona. – No mia signora. Lei è sempre giovane e bella. – gracchiò con quel sorriso lecchino, pardon, bonario che aveva stampato nel musetto.
- Sempre giovane e bella! – lo scimmiottò Sirius. – Sicuramente più di te, elfo leccaculo! -
Kreacher provò un’ondata di rabbia che si aggiunse al suo rancore per quell’individuo.
- Come osi parlare in quel modo, ragazzaccio! I tuoi amici babbani ti hanno corrotto proprio bene!
- Corrotto? – chiese scettico e per un istante (ma solo un istante) Kreacher gli diede ragione. – Sei rimbambita? – continuò poi il ragazzo.
Poi si inchinò appena per afferrare qualcosa che Kreacher non aveva ancora notato. Un baule. Doveva essere stato quello a provocare il tonfo che aveva sentito.
Non fece in tempo a chiedersi come mai il baule di padron Sirius era nell’ingresso, quando Sirius stesso riprese a parlare.
- E ora toglietevi, mi ostacolate il passaggio!
- Tu! Sangue del mio sangue! – aveva riiniziato Walburga.
Kreacher sentì un moto di ammirazione verso la sua padrona. Riusciva a farsi valere sempre e comunque, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno da quel moccioso arrogante e fastidioso che era suo figlio.
- Sei sempre stato la mia più grande delusione! Non sei finito a Serpeverde, ma a Grifondoro che è la peggiore di tutte, dopo Tassorosso!
- Noi Grifondoro siamo i più fighi della scuola, dannata Serpeverde! – ribatté il ragazzo.
- Hai iniziato a frequentare gentaglia di ogni tipo, lasciandoti corrompere e diventando tu stesso parte della feccia della società! – ma lei continuava imperterrita, sotto lo sguardo sognante di Kreacher.
- Ha parlato la sostenitrice di Voldemort, la cui massima aspirazione è far diventare i propri figli dei Mangiamorte! – il tono di Sirius era arrogantemente sarcastico.
- E ora – continuò la donna, il volto contratto dalla rabbia. – ora tu vuoi andartene via! Vuoi andartene via di casa, stupido ragazzino! Ti rendi conto di quanto sei prepotente?! Di quello che mi stai facendo?! -
Kreacher, che aveva finalmente capito cosa stesse accadendo, guardò Sirius con aria irritata. Cosa stava osando fare quel marmocchio alla sua adorata padrona?
Il ragazzo, dal canto suo, scoccò ad entrambi un’occhiata irritata.
- Vi sto liberando di un peso, no? – disse cupo.
Kreacher parlò quasi senza pensare. – Mia padrona, mi permette di rispondere in maniera sgarbata al padroncino? -
Perché ovviamente non poteva fare nulla senza il permesso, o senza un seguente tentato suicidio.
Walburga sembrò ignorare l’elfo, troppo scioccata dalle parole del figlio.
- Anzi no! Sono io che mi sto liberando da voi! E ora me ne vado via, per sempre! – continuò il ragazzo, superandoli e avvicinandosi sempre di più alla porta.
La donna al fianco di Kreacher si voltò e fissò lo sguardo gelido su Sirius.
- Se ora esci da quella porta, io non ti considererò più mio figlio. No, peggio, non ti considererò proprio. – disse con tutta l’aria di una bambina che stava facendo un dispetto.
Sirius rise. – Non mi faresti favore più grande, vecchia ciabatta! -
A quel punto Kreacher non riuscì più a trattenersi, dicendo esattamente ciò che pensava: - Razza di moccioso impertinente, come osa parlare in quel modo arrogante alla mia padrona!
Sirius lo scrutò con odio poi alzò una mano e gli mostrò il dito medio.
- Ecco qua cosa vi meritate tu e la tua stupida padrona!
Kreacher sentì l’impulso di correre verso di lui e tirargli un calcio, ma aveva già parlato troppo e non poteva rischiare altro. Poi vide la sua padrona muovere un braccio fulminea, in un attimo aveva la bacchetta in mano.
Sì!, pensò l’elfo con ira, ora lo crucia!
Ma la donna non fece nulla, teneva semplicemente la bacchetta alzata, puntata contro suo figlio, che continuava a tenere un’aria ostile e beffarda.
- Devi solo provarci. – ridacchiò con una strana luce negli occhi, mentre spalancava la porta di casa. – Andate al diavolo, voi e tutti gli stupidi purosangue razzisti. -
In quell’istante dalla bacchetta partì un lampo di luce rossa. Sirius fece appena in tempo a uscire di casa, trascinandosi il baule appresso e richiudendosi dietro la porta, dove rimbalzò lo schiantesimo lanciato da Walburga, che colpi un quadro lì vicino facendo strillare l’inquilino (un vecchio zio dall’aria snob) e l’elfo domestico.
Quando calò il silenzio nell’ingresso Kreacher sentì solo la sua rabbia e il suo odio, il rancore verso il figlio maggiore dei Black aumentò a dismisura, come mai negli ultimi anni.
Guardò la sua padrona e vide i suoi occhi carichi d’ira. Lei ricambiò lo sguardo dell’elfo, mentre le sue labbra si incurvavano in un inquietante sorriso.
- Kreacher, questa sarà l’ultima volta che sentirai parlare di quel ragazzo. – iniziò con voce bassa e roca. I suoi occhi lampeggiavano di ira, mentre il suo sorriso si allargava sul volto. – D’ora in poi devi promettermi che mai più gli porterai rispetto e che lo odierai con tutto te stesso. Perché io lo so, lui tornerà qui strisciando e a quel punto tu gli sarai ostile. Lo farai per me, Kreacher? -
L’elfo dubitava che Sirius sarebbe mai tornato ma decise comunque di assecondare la volontà della sua cara padrona.
- Io lo tormenterò fino alla mia morte e anche dopo. – rise istericamente, sotto lo sguardo ammirato di Kreacher. – Farò fare un quadro, un mio ritratto e lo metteremo proprio qui, - indicò la parete spoglia davanti alla scala. – così quando tornerà… -
Non terminò la frase, rise a guardò soddisfatta Kreacher. Dal canto suo l’elfo si era imposto un solo obbiettivo: la vendetta!





Ok, so che non è un granchè ma avevo questa idea da molto. Non ritengo che sia uno schifo, ma nemmeno che sia un capolavoro, semplicemente va bene.
Mi ha "fatto un po' male" scrivere tutti quegli insulti a Sirius, considerato che è il mio personaggio preferito, ma erano necessari.
Spero che vi strappi almeno un sorriso e ringrazio in anticipo chi leggerà almeno fino a qua. Thaaaank youuu!! :D
Arrivederci!   *si inchina tipo Kreacher*

  
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