*si massaggia lentamente le tempie* (?) 
Ho scritto questa ff alle due di questa notte, non avendo niente di meglio da fare, tipo dormire. Stavo ascoltando Better, degli SHINee, pensando a quanto fosse meravigliosa come canzone, quando mi è venuta l'ispirazione. (?) Quindi, prendetevela con Better, per 'sta roba. (?!) Mentre la scrivevo, piangevo. Ma va bene, sono io che non sono normale. 
Dunque, questo è il risultato di una mente malata e contorta, alle due del mattino.

Mi sono perso nei tuoi occhi: così belli, eppure così spaventosi; ai quali è così facile credere

 
Sento la tua grande e calda mano accarezzarmi i capelli, per poi seguire una linea immaginaria lungo la guancia e gli zigomi.
Il materasso scricchiola sotto il peso del tuo corpo che si alza.
Ci metto un secondo a realizzare quello che stava accadendo, proprio a pochi passi a me, e spalanco gli occhi: vedo la tua schiena nuda e tu sei in piedi, a raccogliere i tuoi vestiti.
Ti fermi, ma non ti giri.
Sai che mi sono svegliato, ma non pronunci parola.
Allora sono io a fare il primo passo, stavolta.
Ti raggiungo a carponi, ancora sul letto.
Mi fermo: c’è la tua schiena a farmi da muro, che m’impedisce di andare aldilà; m’impedisce di vedere il tuo viso; i tuoi occhi; il tuo sguardo, di capire se sei pentito oppure no.
Mi metto in ginocchio e inizio a solleticare quel “muro” con un dito, facendo su e giù per la colonna vertebrale.
Tu fremi sotto il mio tocco; sento già il tuo respiro farsi più pesante.
Il “muro” cede: finalmente ti volti ed io riesco a vederti.
Lasci ricadere i vestiti sul pavimento e ti siedi sulla sponda del letto, vicino a me.
 
«Perché non torni a letto?» ti chiedo, e la mia voce è strana, diversa, non la riconosco. E’ più sensuale, quasi più sicura. Sono nudo davanti ai tuoi occhi eppure non ho paura, la mia voce non trema. Questa notte mi hai insegnato il linguaggio del corpo, l’amore carnale; quello che più consuma e più ne vuole; quello insaziabile eppure così appagante.
Gemendo il mio nome tra i tuoi respiri sommessi, mi hai lusingato; mi hai infondato fiducia, quella che mi è sempre mancata, sussurrandomi che ero bellissimo.
 
«Kibum… è stato uno sbaglio. E’ meglio per entrambi se facciamo finta che non sia mai successo. D’accordo?»
Tu mi guardi, cerchi con lo sguardo una risposta, perché stavolta sei tu quello che ha bisogno di fiducia, di sicurezza; la cerchi nei miei occhi lucidi, nelle parole che non riesco a pronunciare; la cerchi nelle mie mani che stringono il lenzuolo, in quelle mani a cui sto imponendo di non tremare.
E io avrei dovuto intuirlo dal tuo sguardo, appena ti fossi girato: ma quegli occhi sono più profondi di un oceano.
Un oceano di pece nera.
E io mi ci sono perso dentro, ingenuamente, dimenticando tutto il resto.
Dimenticando perfino di riemergere.
 
«Kibum… Ti prego, dimentichiamo tutto.»
Non sei tu che devi cercare e scovare una risposta, Jonghyun, sono io.
Perché, Jonghyun? Perché?
Perché hai voluto fare l‘amore con me, se poi avevi intenzione di premere il tasto “REW” e fare finta che niente sia successo?
Adesso che mi vedi con gli occhi stracolmi di lacrime, perché non mi stringi a te e, accarezzandomi i capelli, non mi dici che sono bellissimo?
E’ come se volessi cancellare questo “sbaglio”, tirandoci sopra decine e decine di linee rosse, fino a bucare il foglio.
Ma lo “sbaglio” rimane sempre lì, Jonghyun.
 
«Kibum… Rispondimi.»
«Non è successo nulla.»
E a sentire quelle parole sorridi.
Sei “fiero” di me. Sai che io non dirò niente. Sai che non ti tradirò. Sai che ti obbedirò.
Tu sai troppe cose che io non so, Jonghyun.
Come il fatto che questa notte sarebbe finita presto.
Tu hai le tue certezze e io che ho? Non ho più niente, mi sono giocato tutto e ho perso.
Quando commetti uno sbaglio, sei convinto che basti non voltarsi più indietro ed è come se non fosse mai successo.
Si dice che la convinzione fotte la gente.
Ma qui, quello che rimane fottuto sono solo io.
 
«Buona notte. Ti voglio bene.»
Te ne vai così, lasciandomi un buffetto sulla guancia, al posto della solita carezza che andava dalla guancia agli zigomi.
Mi lasci qui, solo, tra queste lenzuola sgualcite e le pareti intrise dell’odore di sesso.
Il nostro non era amore.
Sistemo il cuscino e le coperte come meglio posso e mi rimetto a letto.
Prima mi addormentavo guardando la porta: aspettando che si aprisse, per farti entrare.
Adesso sono girato dall’altra parte, a guardare la notte buia.
So che non aprirai più quella porta; so che non varcherai più quella soglia; so che queste coperte non assaggeranno più il sapore del tuo corpo e so che neppure io avrò più lo stesso privilegio.
Mi accontento di guardare fuori, a quel cielo spento; un cielo buio, coperto da nuvole.
Un cielo nero, come i tuoi occhi fatti di pece.
Io mi ci sono perso dentro, ricordi, Jonghyun?
Quindi, non importa quante volte sbarrerai quello “sbaglio”: rimane lì.
Come io rimango intrappolato nei tuoi occhi.
In fondo, ti appartengo Jonghyun.

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P.S. Ogni volta che pubblico qualcos'altro, come l'ennesima One-shot fatta in un momento di scazzo (?), mi sento in dovere di dire che: NO, non ho abbandonato l'altra ff ("What do you see when you closde you eyes?"). Per quanto riguarda quest'ultima, abbiate pazienza e arriverà anche il quinto capitolo. uwu

P.P.S. No, seriamente: ma quant'è bella Better?! L'ho riscoperta, dopo tanto tempo che non l'ascoltavo, e non me la ricordavo così fytfuycvyctfytuary. Sopratutto l'inizio, cioè. CIOE'. Cioè eyrdutudrevty *non è più capace di scrivere una frase di senso compiuto*
Sì, occhei, penso possa bastare.