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Autore: bimbarossa    05/05/2012    1 recensioni
Eleonora, goffa e insolita artista, si imbatte in due strani ragazzi, un poliziotto gentile e un vichingo insopportabile. Ma con loro conoscerà anche la storia delle loro famiglie e un'amicizia con una donna speciale, dall'oscuro passato custodito in una vecchia ricetta per meravigliosi biscotti che ancora non è stato risolto; ne resteranno tutti invischiati e l'amore, quello vero, a volte riesce davvero a nascondersi bene. Spero che questa storia vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Donna della Casa che leggi,

affrettati a seguirmi.

Se vuoi preparare le Vere Bambole di Miele

devi per Prima Cosa

sbattere due Uova

con il Guscio Rosso

una con l'altra;

più le scontrerai Forte

maggiore effetto avrai nel tuo scopo.

 

Dalla ricetta di Baba Krasnyj

 

Gli occhi della bambina era pieni di immagini in cui sua madre cucinava. Nella stanza calda e piena di vapore si stava deliziosamente bene, soprattutto se Amber si girava verso la finestra e poteva vedere i fiocchi di neve che inesorabili cadevano ormai da due giorni.

Nel Vermont gli inverni erano particolarmente rigidi e nevosi e quell'anno, il 1958 non faceva eccezione.

Ma quella coltre bianca non poteva raggiungerla perché lei era al sicuro con la sua mamma; la sua mamma che la proteggeva sempre, dal riboccarle ogni sera le coperte per evitare che prendesse freddo alle cose portentose che faceva quando il papà non la vedeva, come la volta con il signor Bitter alla drogheria.

Anche lei voleva fare le acrobazie che sapeva fare la sua splendida madre e sarebbe un giorno diventata anche lei un'acrobata e avrebbe detto le formule nello strano linguaggio che lei usava quando pensava che nessuno la vedeva.

Anche quella sera nella cucina rovente stava preparando i biscotti preferiti di Amber, le bamboline di miele, e la piccola di cinque anni pregustava il momento in cui dal forno sarebbe uscita la teglia ricoperta di celofan con sopra, adagiate nel loro solenne e perfetto termine di cottura, le strane Creature che sembravano tante statuette di fine avorio.

Ma era il lento e complesso processo che permetteva quella deliziosa sfilata ad interessare ed affascinare di più Amber. Poteva vedere nella sua mente con minuti di anticipo quello che sua madre avrebbe fatto e anche se sapeva i suoi gesti a memoria non voleva perdersene neanche uno, neanche una volta.

Meno male che era solo all'inizio, pensò rassicurata; era tornata più tardi da scuola perché la neve aveva bloccato tutte le strade e per tutto il tragitto aveva trepidato di arrivare troppo tardi.

Invece sua madre aveva appena preso due uova con il guscio dipinto di vermiglio dalla credenza speciale, quella con i disegni delle fiabe dell'Inverno, e con quell'espressione che aveva sempre la sua amica Susan quando doveva confidarle un segreto, la invitò a raggiungerla sullo sgabello alto.

Amber si accorse subito che questa volta era un'occasione speciale. Le due uova, grosse e lucide erano di un rosso intenso ma avevano anche delle bellissime decorazioni argentate, magiche spirali che si attorcigliavano fino a formare un intricato ed elaborato ricamo. A volte gli occhielli e le strane volute si ripetevano ma il significato Amber non poteva minimamente immaginarlo.

Con uno schiocco sonoro la mamma fece scontrare le due uova che si ruppero perfettamente e i due preziosi Occhi Gialli, così li chiamava lei, caddero con un pop! e un risucchio e poi si unirono.

 

Lo aveva fatto.

Finalmente se ne era andata via di casa e sperava con tutta la sua anima di non tornarci mai più.

Prese la giacca rossa blu e bianca della tuta, la sua prediletta e la mise.

Le andava un po' stretta ma tutto sommato le stava ancora bene, o meglio ancora non era esplosa la cerniera.

Quella giacca aveva ormai quindici anni e il pantalone della tuta chissà dove era(quello non le sarebbe di certo entrato!) ma era la sua preferita e le dava sicurezza indossarla. Ed Eleonora in quella splendida mattina di inizio primavera di sicurezza ne aveva proprio bisogno.

Si guardò nel piccolo specchio della minuscola stanzetta di albergo che aveva scelto con i pochi spiccioli racimolati, e quello che vide come al solito non le piacque affatto.

Di solito non sostava a lungo davanti a quel marchingegno infernale inventato per ricordarti tutti i santi giorni le tue imperfezioni fisiche ma quel giorno era d'obbligo adoperarsi per il massimo che si poteva ottenere con il suo enorme e grasso corpo.

Dio mio, come faccio a presentarmi dalla signora Gentileschi in questo modo!avrebbe voluto romperlo quel dannato affare e poi incollare di nuovo le schegge di vetro in modo che invece che la sua immagine le rimandassero la sua versione strafiga con cinquanta chili in meno.

Oh no! Adesso come faccio?pensò freneticamente accorgendosi che nella spalla destra era ancora presente una vecchia macchia di pennarello dorato, ricordo della sua amica Consuelo che gliela aveva fatto dieci anni prima, il quarto anno di liceo.

Forse avrebbe dovuto scegliere di infagottarsi in un'altra maglia, magari meno comoda e rinunciare al suo portafortuna.

No, non mi importa di fare la figura della sciattona, io questa maglia me la tengo anche se mia madre vedendomi mi direbbe come al solito che farebbe finta di non conoscermi!la voce della sua genitrice era così vivida nelle orecchie con la sua solita tiritera che doveva curarsi di più che Eleonora si girò per assicurarsi che lei non fosse nella stanza.

Anche se quella proposta di lavoro era molto importante, anzi vitale per lei, certi rituali non potevano essere ignorati.

Con un cenno di assenso all'indirizzo della sua copia riflettente quindi la ragazza se ne uscì impettita verso la sua misteriosa meta.

 

La galleria si trovava nel centro di Bologna, in una delle vie che la sua ricerca sulla città dava tra le più esclusive e di alta densità borghese.

Venendo da un piccolo paese nella provincia di Urbino Eleonora non era abituata a tutti quei marciapiedi, a tutte quelle segnaletiche, a fermarsi ogni volta per poter tentare di passare sulle strisce pedonali. A casa sua quando doveva attraversare lo faceva senza quella guida zebrata così caratterizzante dell'ambiente urbano.

Ma la cosa che più la sconcertava era che quando guardava dalla finestra non vedeva le colline boscose tipiche delle Marche, o il grande e sinistro pino che poteva osservare dalla sua camera da letto ogni volta che aveva voglia di quel formicolio di gotica suspence e brividi spettrali necessari per il suo lavoro.

Lì non c'erano alberi, o comunque non quel rigoglio fitto come una coperta verde che contemplava ogni mattina, o quando era malinconica e triste.

Di notte invece che il lento e costante fluire del fiume davanti casa sua sentiva l'improvviso e breve suonare delle ambulanze mentre scoppi di bottiglie frantumate per terra le facevano temere orribili e inquietanti aggressioni.

Ora, camminando velocemente per quanto le sue gambe tozze glielo permettessero, poteva vedere quello che era rimasto di quelle risse, di quegli scoppi nel buio: cartacce ovunque, gomme mezze masticate, cocci colorati e dall'aria appiccicaticcia più altre cose su cui non voleva appuntare più di tanto lo sguardo per capire cosa fossero.

E fortunatamente Bologna non era Roma o qualche città ancora più famosa per i crimini violenti che il telegiornale aggiornava come un bollettino di guerra.

Anzi, il capoluogo dell'Emilia-Romagna si vantava di essere la città della cultura e dell'ospitalità, ma per lei era sempre un ambiente sconosciuto con regole molto diverse da quelle a cui era abituata.

Regole che avrebbe imparato.

Perché tutto quello che aveva lasciato non valeva la sua libertà.

Adesso lei era libera; libera dalla sua stressante, incomprensibile e incomprensiva famiglia, dall'atmosfera ottusa dei suoi concittadini che la consideravano la strana del paese, era libera da quelle stesse colline che amava ma che erano diventate una barriera altissima e soffocante per Eleonora che aveva ormai capito che il suo destino era da cercare altrove.

Quei pensieri si rivelarono quasi deleteri però perché una visione fugace in giallo le apparve nella sua visuale periferica e si rese conto con orrore crescente che stava per perdere il tram e senza quello il suo destino poteva anche marcire nella periferia di Urbino.

Con uno scatto faticosissimo che le sarebbe costato una sosta nel bagno della galleria e un indolenzimento di qualche giorno per i suoi muscoli non abituati al movimento raggiunse la fermata che era piena zeppa di persone, sconosciuti che riempirono quasi tutto l'abitacolo e quando finalmente Eleonora riuscì ad entrare dovette accontentarsi di stare in piedi schiacciata come una sardina, anzi come una balena in una scatoletta piena di sardine.

Il viaggio fu un supplizio di caldo e sudore ma finalmente sul display luminoso apparve la sua fermata ed Eleonora si affrettò a scendere per respirare e togliersi di dosso l'odore della calca e degli sguardi delle altre persone.

Guardandosi in giro cerco di intravedere qualche vetrina che avesse sopra la scritta “Galleria Gentileschi” o un frase ad effetto simile, ma non vide niente .Su Google Maps era indicato che vicino c'erano un negozio di abiti vintage e un supermercato.

Ah eccolo finalmente! Ma cosa......? si era girata così repentinamente che non aveva visto niente della scena che si era svolta alla sue spalle e quando sentì la botta poté soltanto reggersi ad un palo a cui era attaccato un bidoncino dell'immondizia.

Poi un urlo e qualcosa che si accasciava sul selciato con un tonfo sordo.

Essendosi parzialmente retta al palo del bidoncino Eleonora non era caduta completamente ma aveva solo strisciato il ginocchio in una parodia di una dolorosissima grattugia e pur con le lacrime agli occhi si rialzò quasi subito per vedere che cosa era stato tutto quel baccano.

“Oh mamma! Signora si sente bene? Risponda, mi sente?”

Dietro di lei c'era un fagotto umano che se ne stava in posizione fetale con un grosso livido che stava sbocciando come un fiore purpureo sulla sua fronte.

“Ma cosa è successo?”sentì sussurrare da qualcuno, una di quelle persone che stavano formando un capanello curioso intorno a loro.

“Non lo so, ho solo visto che la donna con i capelli rossi stava lottando con un tipo losco, non voleva lasciargli la sua borsa, lui la spintonata e lei è finita addosso alla signorina!”era un uomo con un cane che non smetteva mai di abbaiare che stava parlando.

“Qualcuno può aiutarmi, questa signora ha bisogno di una ambulanza!”cercò invano un volto comprensivo ma non riusciva a metterne a fuoco neanche uno. Intanto si era avvicinata alla povera vittima dello scippo che giaceva pallida e senza apparenti segni vitali davanti a lei.

Una macchia sul cemento e l'abrasione che aveva in testa le suggeriva che aveva sbattuto per terra ma non sapeva quanto fosse grave. Sembrava che non respirasse ed Eleonora passò in rassegna tutto quello che aveva imparato nei libri o nei telefilm che tanto amava guardare.

Nessuno sembrava disposto ad aiutarla anche se si sentivano delle sirene lontano. Troppo lontano.

Tastò con mani tremanti la gola dove presumeva che ci fosse la giugulare ma niente.

Allora ,devo piegare la testa affinché l'aria che le immetterò non vada nello stomaco, poi devo soffiare dentro la sua bocca.....così....e adesso cercare un punto in mezzo al petto dove premere con le dita intrecciate.......cinque volte.....uno,due,tre,quattro e cinque....di nuovo....forza respira...maledizione respira!freneticamente Eleonora ripeté la manovra, il sudore che le scendeva dalla nuca a al collo.

Evidentemente aveva spinto troppo forte ma ad un tratto sentì un crac! terribile ma in un recesso della sua mente ricordava che a volte durante il massaggio cardiaco poteva rompersi qualche costola ma che era un problema trascurabile così continuò per altri interminabili secondi.

“Ehi lei, idiota palla di lardo! Stia lontana da mia madre, ha capito!”una voce roboante quanto un tuono si interpose tra la sua percezione uditiva e il conteggio delle pressioni che stava svolgendo, e lei non fece neanche in tempo a vedere, anzi non si era accorta neanche che quella frase era diretta a lei quando una mano con un strattone violento la fece sbilanciare e cadere con il sedere sul selciato sporco.

Alzando gli occhi poté soltanto notare un gigante rosso con furenti occhi verdi che si chinava sulla signora che aveva ripreso un po' di colore e che stava mormorando parole incomprensibili.

Cosa è successo mamma? Rispondimi!”con una delicatezza che non aveva riservato per lei Eleonora lo osservò che dolcemente stava pulendo il sangue sulla fronte della donna mentre l'urlo delle sirene e poi lo sbattere delle porte dell'ambulanza sovrastavano tutto.

“Cosa è accaduto qui? Fateci spazio, signora riesce a sentirmi!”un medico con un tuta di un arancio accecante aveva preso un collarino e lo stava infilando alla poveretta.

“Io sono il figlio; ero nella nostra galleria e la stavo aspettando poi ho visto questo casino e sono venuto e ho trovato quella......”e un sibilo di disgusto e rabbia investirono la ragazza ancora con il sedere per terra”che stava schiacciando mia madre, le ha rotto anche qualcosa! Almeno sono arrivato in tempo per fermarla ma nessuno le risparmierà una bella denuncia....”

“Ma io ho solo cercato.....”

“Senta signorina, adesso arriva la polizia e poi se la vedrà con loro”la apostrofò con ruvidezza il secondo operatore sanitario.

Ma qualcuno vuole ascoltarmi? Io non ho fatto niente!”ormai il panico le faceva immaginare scene in cui era rinchiusa in una cella che aspettava di essere impiccata e si stava già pentendo di essere intervenuta. E proprio vero che è meglio farsi gli affari propri!

“Guardi che la signorina qui ha solo cercato di salvarle la vita a quella poveretta, anzi se non ci fosse stata lei con il massaggio....quello li che fanno sempre vedere alla televisione....si insomma un ladro voleva rubare la borsa alla signora che ha cominciato a colpirlo,l'ho visto io, glielo giuro, una vera furia e ha fatto anche bene, con la criminalità che c'è oggi ormai dobbiamo difenderci da soli....”la donna anziana con la permanente appena fatta stava tenendo un cagnolino minuscolo tutto infiocchettato stretto a sé come se temesse che il ladro potesse tornare e trovarlo più allettante di una borsa.

“E' andata proprio così e ce n'e fossero di ragazze come questa qui che ti soccorrono, hai sentito di quella donna anziana che cadendo per uno scippo è morta?”un altro signore occhialuto parlava con la moglie mentre i poliziotti accostavano vicino all'ambulanza.

“Stavo per spiegare proprio questo. Non sono un medico come voi ma mi sono ricordata di piegarle la testa all'indietro per non fare entrare l'aria nello stomaco e poi......”

“Allora lei qui che grida tanto”disse il primo operatore che aveva appena preso la barella e la stava appoggiando per terra rivolto al ragazzo con i capelli rossi”dovrebbe ringraziare la signorina perché sua madre ha avuto un arresto cardiaco, adesso respira e probabilmente non avrà danni al cervello per merito suo!”

Questo intanto stava sorvolando come un avvoltoio per accertarsi sulle operazioni che si stavano svolgendo attorno a sua madre e guardò con occhio truce sia Eleonora che si era faticosamente rialzata sia il medico che aveva fatto quel commento.

Poi la ragazza fu requisita gentilmente dai poliziotti che grazie alla testimonianza di quelli che avevano assistito all'aggressione non ebbero molta difficoltà a rilasciarla dopo avere preso i suoi dati.

Ma lei signorina Galli dovrebbe andare all'ospedale per medicarsi”le consiglio un agente cortesemente notando i tagli che aveva sulle mani procurati quando il bruto pel di carota l'aveva scaraventata sul lastrico, senza contare le ammaccature della prima caduta dovuta allo scontro con la signora furiosa e il suo borseggiatore.

“Io veramente.....”non voleva anche sorbirsi la fila in accettazione per dei semplici tagli.

“L'accompagno io, agente scelto Gabriele Angeletti al suo servizio!”e fece il saluto militare con una risata che la fece arrossire.

Non era molto abituata alla gentilezza delle persone,sia perché non aveva così tanti rapporti sociali sia per la diffidenza che era diventata la sua seconda natura. E poi i ragazzi carini non le sorridevano mai in quel modo.

“Va bene, la ringrazio molto! Ma non la sto distogliendo dal suo lavoro?”

“No, il mio turno è appena finito e poi vorrei sapere qualcosa di più sull'uomo che ha aggredito la signora”.

“Ma non l'ho visto bene e poi non mi sono neanche resa conto che stava commettendo un reato così grave!”

“Non importa, qualsiasi informazione che mi darà in più potrà comunque aiutarmi!”

 

Grazie all'inatteso accompagnatore Eleonora, che era in piena crisi post-traumatica essendo ormai l'effetto dell'adrenalina terminato da un pezzo,poté subito essere medicata, e mentre stava seduta sulle scomode sedioline tipiche di tutte gli ospedali poiché le gambe avevano cominciato a tremare(forse perché aveva anche fame!) aspettando Gabriele sentì delle voci concitate che si avvicinavano.

Una strana ansia si impadronì di lei quando vide spuntare una testa biondo-rame famigliare ma adesso ce ne erano due ed una era femminile.

Dovevano essere fratelli e con loro, seguendoli poco indietro, un altro uomo barbuto che le ricordò quello che faceva Turisti per caso anche se era visibilmente più giovane.

“Vostra madre adesso sta riposando e tra qualche tempo potrete vederla nel reparto di traumatologia. Ha un piccolo edema celebrale ma confido che si riassorbirà in breve tempo. Fortunatamente il massaggio cardiaco ha evitato le conseguenze della mancanza di ossigeno al cervello quando il cuore è entrato in fibrillazione per lo shock della caduta. Ha anche riportato la rottura di una costola ma non ci saranno ripercussioni......”la voce del medico si affievolì mentre il gruppo che pendeva dalle sue labbra lo seguiva svoltando in un altro corridoio.

Eleonora si era rimpicciolita ingobbendosi il più possibile per non farsi riconoscere.

Il senso di colpa per avere provocato una frattura costale le bloccò per un istante il respiro.

E se adesso mi denunciassero? Con che cosa pagherò i danni? E se domani al telegiornale tutta la nazione sapesse che la mia forza bruta ha rotto una costola ad una donna?

Quei pensieri le vorticavano in testa e meditò anche di scappare in un paese in cui non ci fosse l'estradizione come il terrorista Cesare Battisti ma non appena vide il volto ridente dell'agente scelto Angeletti un inaspettato ottimismo le fece ricambiare il sorriso.

Il ragazzo bruno aveva due tazze di caffè e due cornetti che subito la ragazza divorò incurante della presenza dell'altro. Il nervosismo le metteva sempre fame.

Ho saputo che accidentalmente ho causato la rottura di una costola alla signora.....mamma mia, le ho rovinato la vita e non so neanche come si chiama!”

“Le ha salvato la vita e se teme strascichi penali non credo che ce ne saranno; anzi i famigliari dovrebbero ringraziarla e non insultarla come hanno fatto!”

“Come fa a saperlo?”

Il ragazzo era visibilmente in imbarazzo.

“Il figlio è venuto da noi urlando e minacciando ma dopo una bella chiaccherata con il commissario che gli ha detto come sono andate le cose secondo i verbali se ne andato via. Un tipo molto maleducato se ci tiene a saperlo!”

Eleonora era molto dubbiosa. Quelle parole invece che confortarla le avevano messo più ansia addosso.

“Ah, la signora si chiama Gentileschi, Ambrosia Gentileschi!”

Oh cazzo!”fu tutto quello che riuscì a dire.

 

 

 

  
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