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Autore: Assasymphonie    05/05/2012    4 recensioni
Festeggiare il suo compleanno?
Impossibile che una simile idea potesse venire in mente a Shion.
{ Scritta per il compleanno di Shion, pubblicata solo ora. }
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Shion, Libra Dohko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: I want candy.
Personaggi: Libra Dohko / Aries Shion
Rating: Giallo
Note dell'autore: One-shot / Shonen-ai / Romantica / What if...
E il titolo non c'entra nulla con la fic LOL
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

.I want candy.


Festeggiare il suo compleanno?
Impossibile che una simile idea potesse venire in mente a Shion. Anche dopo oltre 270 anni -decennio più, decennio meno, chi si ricordava-, il giorno del suo compleanno non aveva mai significato nulla di particolare o di emozionante.
Lo passava sempre nella propria Casa, osservando le nuvole, rimanendo nel silenzio delle persone sole.
Per farla in breve, non aveva nessun programma stilato.
Nè gli altri cavalieri avevano dato impressione di ricordarsene: lo trattavano come sempre. Manigoldo e quei suoi modi da barbaro diseducato, tanto per citare un esempio abbastanza recente.
Aveva, però, incontrato tutti. Persino Athena lo aveva convocato solo per parlare del più e del meno, il che era strano. Non convocava mai così facilmente un cavaliere che non fosse Sisyphus.
L'unico che non aveva ancora avuto la possibilità di incrociare era stato proprio colui che più avrebbe voluto vedere.
Dohko era introvabile. Non era neppure al santuario, né al villaggio protetto da Albafica... da nessuna parte.
Che se ne fosse andato? Non poteva, non aveva alcuna missione, sarebbe stato considerato un disertore!
Che gli fosse successo qualcosa?
A questi pensieri Shion fu costretto ad alzare il capo e ad incontrare le nuvole violacee e stracciate che si carezzavano con indolenza nel cielo aranciato, prossimo al tramonto di quella giornata del tutto simile alle precedenti. Che senso aveva preoccuparsi così? Conosceva bene Dohko, e sapeva che mai avrebbe potuto disertare o fare qualcosa di simile. Era troppo ligio al suo dovere, troppo era stato sacrificato perché entrambi riuscissero ad impossessarsi delle due armature d'oro.
... E quindi? Dove era andato a cacciarsi? Il santuario in fin dei conti non era così grande. Doveva per forza essere da qualche parte, magari si era addormentato in qualche angolo o...
... No! Che pensieri dannati stava facendo?
Un gesto di stizza accompagnò il distogliere gli occhi caldi dal cielo che andava specchiandosi in un lago di notte nera e l'armatura dell'Ariete catturò gli ultimi raggi di sole, risplendendo di una luce nostalgica e carezzevole come un refolo di vento. I capelli biondi ondeggiavano ad ogni gradino, le spalle sempre più curve... fino a quando non fu al sicuro tra le colonne fresche della Casa dell'Ariete. Lì le labbra si curvarono lievemente verso il basso e il corpo perse ogni voglia di continuare a camminare fino al vestibolo; l'armatura pesava come un macigno.
Non era per il suo compleanno.
Lui voleva vedere Dohko.
Vedere il suo sorriso che da solo valeva come mille auguri, passare la serata con lui magari sul balcone, guardare le corrispettive costellazioni, provare a ridere e a dimenticarsi della pesante armatura che avrebbero dovuto indossare il giorno seguente, un altro giorno come tutti gli altri.
Ma non c'era.
Riuscì a sollevare una mano e a farsi spazio oltre la tenda che separava le sue stanze personali dal resto della Casa, quando qualcosa lo colpì a due sensi molto importanti. La vista: un mazzo di rose rosse, rose coltivate da Albafica senza dubbio; l'odorato: il profumo di quelle rose, assieme alla fragranza inconfondibile di fasci di muscoli, capelli caldi come le braci morenti e occhi che sapevano scavargli dentro.
Non ebbe neppure il tempo di guardarsi attorno alla ricerca del fautore di quel profumo che il mondo si oscurò, compresa la vista di quelle rose magnifiche.
Due mani grandi e callose calarono sui suoi occhi impedendogli di distinguere visivamente di chi fossero.
Ma lui... lo aveva già capito.
«Dohko di Libra.»
Lo salutava sempre così, con un vago sorriso sardonico sulle labbra piene; non era un vero e proprio saluto. Così dicendo riconosceva la sua stessa esistenza.
Avvertì chiaramente il suo respiro pesante; aveva per caso corso fino a lì con l'armatura? E se quelle erano le rose di Albafica...
... Ecco, sì. Dal Cavaliere di Pesci non era passato a controllare, ma solo perché probabilmente l'altro non avrebbe gradito la sua presenza nel luogo più intimo di sé stesso, a ragion veduta. Invece Dohko l'aveva sfidato in quel modo per... delle rose, e per fare in tempo era corso dall'ultima alla prima Casa, nella speranza di fare prima di lui.
E c'era riuscito.
Ah, che fosse dannato.
Alzò le mani ancora guantate e le posò sulle sue facendole scendere piano, in modo tale da poter tornare a vedere quelle rose... il miglior regalo che si potesse aspettare da uno come Dohko.
«Sei un pazzo. Lo sai, sì?»
Si girò e, oh, che carini i suoi occhi ardenti di imbarazzo, il fiato corto e i capelli scompigliati dalla corsa: quello sì che era un regalo, altro che fiori!
Ma non lo disse e rimase a guardarlo quasi impassibile, ignorando il fatto che fosse una delle poche occasioni a vederli così vicini. Forse l'unica che comprendesse anche le rose.
Probabilmente Dohko si sentiva sotto pressione; Shion lo capiva da come muoveva le palpebre, dalla pesantezza del respiro, dai leggeri guizzi dei muscoli facciali. Lo conosceva... così bene.
E difatti potè leggere l'ansia nelle parole, pronunciate da una voce più roca e meno sicura del normale.
«... Ma è il tuo compleanno, Shion!»
Shion.
Lui era davvero l'unico che potesse chiamarlo a quel modo; e ciò lo fece sorridere apertamente, senza l'amarezza che si era sentito pesare addosso per tutto il giorno. E si sentì leggero davvero mentre lasciava che l'istinto avesse la meglio sulla sua solita patina di durezza e di responsabilità: un bacio di ringraziamento sulla guancia di un Cavaliere di Libra che sentì andare a fuoco nel momento preciso in cui venne a contatto con la sua pelle morbida nonostante l'aspetto nerboruto di Dohko.
Evidentemente si era sbagliato.
Era davvero una giornata differente da tutte le altre.
.Fine.


___

... Uhm, sì, salve.
Premetto col dire che sono entrata nel fandom da veramente /poco/, per cui vi chiedo di perdonarmi eventuali errori a livello di tempistica o cose simili. Anzi, se possibile vi chiedo di essere clementi. Questa è la mia primissima storia su Saint Seiya, e in particolare la prima sulla mia OTP che, ammetto, mi ha fatto piangere come una bambina.
Spero vi piaccia, non è nulla di particolare e temo che Dohko sia un pochino OOC, ma... è scritta col cuore.
   
 
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