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Autore: frodina178    01/05/2004    4 recensioni
Orlando e una giovane ragazza con un problema molto grave chiusi contro la loro volontà in un ascensore,costretti a fare i conti con alcune questioni della vita che spesso fanno male.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per te,e basta.

Uscii velocemente dal mio ufficio,erano le 23.30 del Venerdì,tra qualche minuto l'edificio avrebbe chiuso i battenti fino alla mattina dopo,non era certo prospettabile il doverci rimanere chiuso dentro….era già successo,qualche mese prima,che un dipendente si fosse trovato ad aspettare il mattino dopo per poter uscire.Il palazzo era talmente grande che era matematicamente impossibile controllare che tutti fossero usciti,così il vigilante con il compito di chiudere l'elettricità generale si basava sulla fiducia.Ma il lavoro d'ufficio mi aveva tenuto occupato troppo a lungo per rendermi conto delle ore che si erano fatte.
Schiacciai il bottone dell'ascensore,sorridendo al pensiero di quanto ero diventato viziato,snobbatore totale delle scale.Finalmente con un trillo le porte si spalancarono ed entrai:c'era una ragazza,molto giovane,doveva avere massimo quindici anni,appoggiata allo specchio,con gli occhi chiusi e le labbra socchiuse in respiri profondi.Mentre scendevamo verso il basso presi ad osservarla,mi incuriosiva:era alta e magrissima,di una magrezza che faceva paura,la sua pelle era pallida e smorta;i capelli erano lunghi e neri,lasciati ricadere confusamente,potevo vedere perfettamente che erano unti e sporchi;il volto era truccato all'inverosimile,tutto nero,con alcune sbavature di un rossetto rosso incandescente ai lati della bocca;i denti erano giallognoli e pieni di patina.Provai immediatamente una pena infinita per lei,non so nemmeno il perché,forse per le sue condizioni,per il suo respiro che mi appariva difficoltoso e penoso.
Forse si accorse di essere osservata,e stancamente la vidi socchiudere gli occhi,e fissarmi senza spostarsi,rimanendo appoggiata.Sorrisi imbarazzato,non c'era niente che odiavo di più che farmi trovare a scrutare le persone;cercai di darmi un contegno grattandomi distrattamente la testa e voltandomi verso la porta scorrevole.Sentivo però comunque i suoi occhi su di me,e aveva ragione.Ero stato alquanto inopportuno,probabilmente erano molti quelli che la guardavano male.I suoi vestiti erano tutti firmati,lo potevo vedere,dovevano costare migliaia di dollari,eppure erano strappati e rovinati,puzzavano molto ed erano sporchi.Mi sentivo a disagio con la mia profumata e stirata camicia di lino e le mie scarpe nere da cinquemila dollari in cui spesso,abbassando lo sguardo,mi ci potevo specchiare.
Uno scossone violento mi informò che l'ascensore si era bruscamente bloccato.La luce si spense lasciandoci avvolti nel buio.Imprecai ad alta voce,prendendo a battere le mai contro la porta e urlando con quanto fiato avevo in gola cercando di farmi sentire.Dei movimenti dietro di me,un singhiozzo seguito da un altro.Lasciai immediatamente la mia attività per voltarmi e,nonostante fosse buio completo,riuscivo a distinguere la sua presenza.Tremava.
"Stai tranquilla! -cercai di nascondere la titubanza della mia voce -Probabilmente adesso vengono ad aprirci"
La sentii cadere a terra sulle ginocchia e fare un respiro profondo.Stava cercando di calmarsi.La lasciai di nuovo per riprendere a gridare aiuto.Maledizione!Era successo proprio quello!Avevano chiuso tutto.Lasciandoci,per giunta,chisi nella'ascensore.Cercai anche io di tranquillizzarmi,pensando che in questo modo non facevo altro che togliere ulteriore ossigeno,cosa che già scarseggiava in quei pochi metri quadrati di spazio.Mi ricordai delle primarie misure di emergenza che aveva distrattamente letto nell'opuscolo informativo,e cercai il neon ad alimentazione autonoma che doveva trovarsi in un angolo del soffitto.La trovai e,dopo qualche tentativo,una fioca luce giallognola mi illuminò.
E allora la vidi:stava inginocchiata,con gli occhi chiusi e le braccia abbandonate lungo i fianchi.
"Tutto bene?" -azzardai non sapendo come comportarmi.
Lei non rispose,e nemmeno diede segno di aver sentito le mie parole.Allora mi avvicinai,abbassandomi e alzandole il mento con una mano:"Come stai?" -ripetei. Lei mi guardò,ma il suo sguardo non stava fissando me,era come vuoto.Guardava direttamente nelle mie pupille,eppure sembrava lontano e assente.
Mi rialzai inquieto,cercando di infilare le mani nella fessura della porta,che però era troppo stretta e non feci altro che un gran chiasso inutile.
"BASTA!" -gridò lei,coprendosi le mani con il viso e abbassandosi fino quasi a toccare terra. "Scusami!!Scusami!!" -l'ultima cosa che volevo era aumentare la sua agitazione che,sebbene non me l'avesse dimostrata,potevo percepire nell'aria.
Mi infilai le dita nei capelli,compiendo un giro su me stesso,come per provare ancora una volta che non avevo via d'uscita.Ma nonostante tutta la tranquillità che cercavo di ostentare,mi resi velocemente conto che eravamo in una situazione poco felice:era sicuro che fino all'indomani mattina nessuno sarebbe venuto ad aprirci,e l'ossigeno,che già era poco,non sarebbe stato rinnovato.Ne avevamo appena per qualche ora,poi ci saremmo trovati senza aria respirabile. Mi sedetti appoggiandomi contro una parete,cercando di non fare movimenti bruschi per non far tremare troppo l'ascensore,che non sapevo nemmeno a che piano si era bloccato.
"Come mai qui?" -domandai alla ragazza,che intanto non si era ancora mossa,sempre quasi sdraiata a coprirsi il viso.Sapevo che non avrei dovuto parlare,per non diminuire le scorte di ossigeno,ma forse così sarei riuscito a metterla a suo agio,non avrei saputo cosa fare se avesse avuto una crisi di panico,e avevo letto che erano terribili e potevano portare a danni psicologici permanenti.
Lei non mi rispose.Allora allungai un braccio,fino a sfiorarle la schiena,e dandole qualche carezza.
"Stai tranquilla!!-cercai di ridere per mostrarle quanto la prendevo alla leggera -E' normale avere un po' di paura…ma a me è già successo -mentii spudoratamente -e l'unica cosa che bisogna fare è avere un po' di pazienza!"
Decisi di lasciarla in pace,e chiusi gli occhi,respirando più lentamente che riuscivo.Quella sera non avevo programmi ne appuntamenti,quindi nessuno si sarebbe preoccupato non vedendomi arrivare. Dopo un bel po' finalmente la giovane si sollevò,e traballando,si alzò in piedi.La imitai immediatamente,appoggiando una mano sulla spalla.
"Come va adesso?" -le sorrisi.
Mi guardò un po' spaesata:"Dove sono?"
"Cosa?!?"
Lei studiò con lo sguardo lo spazio,e ancora sembrava non rendersi conto di dove si trovava.Pensai che forse era rimasta scioccata,o forse era malata.
"Siamo rimasti chiusi qui!Ma non c'è niente di che preoccuparsi,basta avere pazienza e domani mattina vengono ad aprirci!"
"Sono venuta a trovare mio padre"
"Ah sì?" -dissi io stralunato.Perchè rispondeva a una domanda che non le avevo fatto?Mi decisi ad assecondarla.
"Ma lui non c'era -sorrise -….tanto lo sapevo che oggi non era al lavoro…..ho preso questi!" -estrasse fuori dalla borsetta una manciata di biglietti da cento dollari,sparsi alla rinfusa e stropicciati. Alcuni caddero silenziosamente a terra. Mi piegai a raccoglierli e glieli porsi. Li rimise nella borsetta,sospirando forse perché non l'avevo rimproverata,non avevo avuto reazioni quando mi aveva detto quasi esplicitamente che li aveva rubati dall'ufficio di suo padre.Ma non erano affari miei,non sapevo niente e non mi sentivo nella posizione giusta per giudicare qualcuno.
"Che ore sono?" -mi domandò ancora senza guardarmi.
"Quasi mezzanotte"
Lei prese una sigaretta e fece per accendersela.
"Ferma!!" -gliela strappai letteralmente dalle labbra.Lei mi guardò senza capire.
"Abbiamo poco ossigeno! -pensai che forse la mia tattica di mentire per tranquillizzarla si era rvelata sbagliata e che avrei dovuto metterla al corrente della gravità della situazione -Dobbiamo cercare di mantenerne il più possibile,altrimenti non ne avremo abbastanza……"
"Pensi che moriremo?" -mi chiese superficialmente,lasciandosi sedere lungo lo specchio.
"Ma cosa dici?!?!" -risi io nervosamente,sconvolto dal tono pacato e arrendevole che aveva usato.
"Posso fumare una sigaretta?" -mi domandò placidamente.
"No…." -sospirai
"Solamente una,ne ho bisogno…."
Cosa dovevo fare?Certo obbligandola non avrei ottenuto grandi risultati,ma non potevo certo permettere di mettere in pericolo le nostre vite per colpa di una stupida sigaretta.Presi quella che prima le avevo strappato,dividendola a metà,e porgendogliela.
"Solo questo pezzettino"
Lei la accese. Perché glielo avevo permesso?Forse perché credevo che ne avesse veramente bisogno?Forse perché pensavo che nella vita non aveva altro?Forse pensavo che avesse sentito troppi no….non sarei stato io quello che gliene avrebbe detto un altro…..

Le due ore più lunghe e agitate della mia vita,ora stavo aggrappato alle mie gambe,con il mento poggiato sulle ginocchia e la mente persa nei ricordi per cercare di stare calmo.Sentii il suo respiro farsi gradualmente più pesante e rapido.Mi voltai a guardarla.Stava sedita con la testa reclinata in avanti e gli occhi serrati forte.I pugni si chiedevano e aprivano nervosamente.La fronte era sudata e la pelle sembrava essere impallidita maggiormente.
"Oh!!! -la scuotei con forza -Tutto bene?!?!Cos'hai?!?"
Lei spalancò gli occhi terrorizzata,fissando il vuoto davanti a se.Sobbalzai all'indietro spaventato:i suoi occhi erano completamente neri,la cornea bianca non si vedeva più;le pupille si erano dilatate fino a coprirla tutta.Ebbi paura come non mai.
"Stai male?!?! -mi rigettai nuovamente su di lei -Rispondimi!Cos'hai?!?"
Lei prese a tremare e a sbavare.
"Cazzo…voltati per favore!!!" -mi disse singhiozzando,in preda alle convulsioni.
"Cosa?!?!"
"VOLTATI!!!"
Ubbidii.Cosa stava succedendo?La sentii armeggiare bruscamente nella borsetta. Percepivo i suoi movimenti.Andando contro alla sua richiesta mi girai:proprio in quel momento si stava conficcando poco gentilmente un ago nel braccio.Inniettò il liquido fino a che la siringa non fu vuota,quindi,senza nemmeno estrarla,si abbandonò di lato,cadendo per terra su un fianco.
Rimasi paralizzato a fissarla.Non avrei mai creduto di potermi trovare in una simile situazione.Comq un automa,ancora senza realizzare quello che era successo,le tirai fuori con tutta la delicatezza che riuscii a trovare l'ago,tamponando con un fazzoletto il rigoletto di sangue che aveva cominciato a scenderle.Rimisi tutti i suoi strumenti nella borsetta,poi,sempre camminando in ginocchio,mi avvicinai alla sua faccia,aprendole le palpebre:le sue pupille ora erano minuscole,quasi non si vedevano nell'azzurro dei suoi occhi.Respirava troppo lentamente,mentre i battiti del suo cuore pompavano all'ìimpazzata.La sollevai dai fianchi;lei era inererme,come addormentata.La presi tra le mie braccia,stringendola forte per non farla cadere di nuovo.Lei poggiò il volto nell'incavo del mio collo,e potei sentire una sua lacrime scivolarmi timidamente sotto la maglietta.La strinsi ancora più forte.Capii che avrebbe voluto abbracciarmi,ma le sue braccia non avevano la forza di sollevarsi.
"Ssssh…va tutto bene ora….stai tranquilla…" -mi sentii stupido.Ma cos'altro avrei potuto fare?Mi sentii piccolo ed inesperto accanto a lei…io…che mi ero sempre lamentato e avevo sofferto per il mio corpo,per il lavoro che non sempre riuscivo ad avere….piangevo perché non sempre ero soddisfatto…piangevo per mio padre,che avevo però sempre saputo volermi un'infinità di bene….mi sentii ottuso.Lei,questa ragazza che ha quindici anni poteva averne cinquanta,che aveva dovuto fare i conti con una precoce sofferenza,così grande che non era riuscita a sopportare.Non era giusto.Mi resi conto d quanto avessi pianto sulla mia fortuna,su cose che credevo più grandi di me ma che mi aveva dato una vita serenza e felice.
Sembrò addormentarsi nuovamente,e le mie braccia cominciavano a dolere.Allora la poggiai delicatamente sul pavimento,alzandomi per sgranchirmi le gambe.Doveva uscire di lì:l'ossigeno ormai era finito e se lei fosse stata male non avrei saputo cosa fare.
La vidi raggomitolarsi su se stessa,assumendo una posizione fetale.
Mi piegai per carezzarla ancora una volta,sentendo così la freddezza della sua pelle.
Mi venne un'illuminazione:cercai nella sua borsetta qualcosa di tagliente,e fortunatamente trovai un coltellino,quindi mi sollevi quanto riuscii sulle punte dei piedi cercai di raggiungere la botola sopra di noi. Armeggiando un poco sentii un sonoro clic;spinsi con tutta la forza che avevo e finalmente un apertura fece entrare aria pura che mi investii in pieno.Respirai chiudendo gli occhi e lasciandomi trasportare dalla piacevole sensazione dell'ossigeno che mi riempiva i polmoni.
Ora rimaneva il secondo problema:portare quella ragazza fuori di lì il più presto possibile.Il pertugio era stretto,ma non abbastanza da non potermi permettere si passarci.Ma salire fino a lì sarebbe stato impossibile da solo.La guardai…no Orlando…non puoi chiederle questo….ma non c'era altra possibilità!Non avrebbe retto altre sei ore lì dentro.
"Scusami… -cercai di svegliarla,accorgendomi con grande stupore che non stava dormendo e che mi stava fissando attraverso la mia immagine nello specchio -Mi potresti aiutare?"
La aiutai a sollevarsi,spiegandole cosa doveva fare.
"Tieni le mani a conca…..così… -gli mostrai con le mie cosa doveva fare -Io ci salgo sopra solo per un secondo!Solo in tempo di aggrapparmi là" -le indicai la botola.
Lei anuii e si porto sotto,assumendo la posizione che le avevo mostrato.Senza pensarci due volte le saltai sulle mani e,sotto il mio peso prepotente,cadde di schiena schiantandosi per terra.Appeso al soffitto abbassai lo sguardo per vedere,e con mio grande sollievo stava ancora "bene".
Allora racimolai tutte le mie forse e,stringendo i denti,feci maggior presa e mi sollevai sulle braccia che si tesero fino a mandarmi scariche di male al cervello.Ma riuscii e mi ritrovai all'esterno dell'ascensore,lungo il tunnel verticale in cui saliva s scendeva.Era buio,ma la pallida luce che vaniva dall'interno mi permetteva di vedere a pochi centimetri da me. Non sapevo cosa fare,avevo sperato che una volta uscito avrei trovato qualcosa che mi averebbe aiutato.Ma potevo solo vedere la fune d'acciaio e le quattro strette mura.
Mi sedetti a pensare,non prima di aver dato un'altra occhiata all'interno,alla ragazza.
"L'allarme…" -pensai.I sistemi di allarme erano attivati,ma come farli scattare?Sicuramente non ce ne erano nell'ascensore….il mio guardo fu catturato da qualche cosa a pochi metri sopra di me…non riuscivo a vedere bene,ma stranamente quel punto era un po' illuminato.
"La centralina elettrica del piano!!!" -sorrisi.Non ero un elettricista e non ci sapevo certo fare,ma forse….pasticciando un po' con i fili,o sarei rimasto fulminato o avrei fatto scattare un allarme.Erano almeno un paio di metri.Cercai con le mani un appiglio lungo la parete,che,fortunatamente,non era così liscia come mi era inizialmente sembrato.
Riuscii ad arrivarci e mi infilai in quella piccola conca che la conteneva.Spaccai il sottile vetro che mi separava,incurante dei rigoletti si sangue che presto presto presero a scivolare….non era mia intenzione morire fulminato,ma non avevo alternata,quindi presi prima a schiacciare bottoni e abbassare piccole levette,poi a spostare ed estrarre fili.Quando mi parve di aver spostato e rotto tutto quello che c'era da spostare e rompere,ridiscesi,sperando di essere riusci nel mio intento.Con un balzo ritornai nell'ascensore,che tremò paurosamente al rimbalzo.
"Tra qualche minuto saremo fuori……" -le sussurrai all'orecchio.
"O almeno spero….." -dissi a me stesso.
Il mio angelo custode doveva volermi bene,perché,passato qualche minuto,sentii delle sirene e qualcuno che entrava poco elegantemente nell'edificio:probabilmente l'ascensore si era fermato ai primi piani.Presi allora a battere violentemente e ad urlare contro la porta:mi sentirono.


"So solo che il padre lavora qui" -dissi a un poliziotto,indicando con lo sguardo la ragazza,che ora avevano coperto e poggiato per terra sdraiata.
"Ora controllo se ha qualche documento…" -mi disse allontanandosi e allungandomi un cartoccio di caffè caldo.
Bastarono pochi minuti perché il genitore arrivasse a bordo della sua mercedes nera:non era possibile!!
"Brian!!" -gli andai incontro con lo sguardo interrogativo.
"Dov'è?Dov'è?!?!" -si limitò a guardarsi attorno agitato.
La indicai e lui corse da lei.Brian…Brian…il mio manager.Il nostro rapporto si limitava solamente al lavoro,solo una volta mi aveva accennato alla sua famiglia,parlandomi distrattamente di sua moglie e di sua figlia.Dovevo immaginarlo…..ottimo manager,ma avrei potuto giurarci fallimento come padre….

Era la terza volta che andavo a trovarla quella settimana,ancora con un mazzo di fiori e una rivista di moda giovanile.Era sdraiata sul letto e guardava un cartone alla televisione. "Ciao Eloise" -lei si voltò e mi sorrise allargando le braccia.
Erano orami tre mesi che la avevo portata in quella clinica di disintossicazione.Il padre era stato condannato a dieci anni di carcere,dopo che si era scoperto che violentava la figlia.La madre scoprii non esistere:era scappata anni prima con il suo amante e non sapevano dove rintracciarla.Non ci misi molto ad a affezionarmi a Eloise e a decidere di prenderla con me.Non potevo sostituire un padre,ma avrei cercato di essere suo fratello,ancora dieci giorni,sarebbe uscita e sarebbe venuta a vivere con me.Lei ne era stata entusiasta,le piacevo,le piaceva parare con me e ascoltare le mie storie e la mia vita.Eravamo ottimi amici,e grazie a questo era riuscita a superare le sue difficoltà con meno pena.
Certo…..non era ancora finita,chissà se lo sarebbe stato mai.Non avrebbe avuto bisogno di me,non solo.Serviva la sua volontà,amici e amore.Ma quello avrebbe dovuto cercarlo da sola,io non avrei fatto altro che crearle le condizioni necessarie per poterlo fare.

27 Ottobre 2007

Sono passati tre anni da quel giorno,Eloise è vissuta con me e ha ricominciato ad andare a scuola.Il mese scorso ha finito le superiori e è andata a studiare in Danimarca.Mi manca tantissimo,ma io non mi dimentico mai di mandarle settimanalmente dei soldi e di telefonarle giornalmente.Lei mi scrive ogni settimana,e abbiamo deciso che ha natale ce ne andiamo tutti e due,da soli,a visitare tutta la Russia.Si è fidanzata,con un ballerino di danza classica,e ho paura che si sposeranno…paura perché non sarà più la mia sorellina…o forse sì…..è nel mio cuore sempre….e i miei figli avranno un'altra zia!Dolce e fantastica come l'altra….
  
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