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Autore: Jerk and Bitch    05/05/2012    5 recensioni
Per riportare l’ordine nell’ormai irrimediabile anarchia causata dai Winchester negli equilibri di vita e morte, Death prende una drastica decisione: intervenire personalmente nel passato, modificando gli eventi. Le conseguenze riscrivono l’intera esistenza di Dean e Sam, creando una realtà alternativa in cui i due fratelli sono cresciuti vivendo una vita normale, completamente ignari dell’esistenza del soprannaturale. A 32 anni, Dean vive con sua moglie e i suoi due bambini, sereno seppur con il ricordo doloroso di suo fratello, morto quattro anni prima. Ma lo spirito di Sam, dilaniato dai ricordi della sua vera vita, ora vaga nel tormento. E mentre Dean, tra déjà-vu e ombre del passato, scopre l’esistenza di un mondo fatto di fantasmi, medium e cacciatori, qualcuno si sta muovendo in segreto per rimettere ogni cosa al suo posto.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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It’s everything you wanted, it’s everything you don’t

It's one door swinging open and one door swinging closed

Some prayers find an answer, some prayers never know

We're holding on and letting go.

(Holding on and letting go – Ross Copperman)

 

 

 

 

Michael prese un lungo respiro. Il primo, autentico respiro che prendeva da millenni in un corpo umano. Con tutti gli altri era stato impossibile, persino con Adam. Si era sempre sentito confinato, in trappola. Dean era diverso. Con lui era come… affondare nella morbida pelle dei sedili dell’Impala, essere accolto nel caldo abbraccio del suo abitacolo? Ecco, non proprio le similitudini che avrebbe adottato Michael. Questa era un’altra delle differenze con Adam: Dean era rumoroso. E dispotico. Non riusciva a soffocare né la sua voce né i suoi sentimenti. Nella sua testa risuonava un’incessante litania di “Sam, Sammy, Sam”, talmente forte da assordare persino un arcangelo.

Forse era stato troppo veloce nel giudicare Lucifer e il disastro in cui era finita la possessione del minore dei Winchester.

Fletté più volte le dita, distese il braccio, allungò i muscoli della schiena. Sperava che le cose potessero risolversi pacificamente, ma doveva tenersi pronto a tutto. E come per calmare le sue fisime da ansioso boyscout – sì, la cosa si stava facendo snervante – comparve ai suoi piedi l’oggetto di cui aveva bisogno.

“Consegna via corriere, pare che il piccolo Castiel voglia evitarmi a ogni costo,” considerò, chinandosi su di esso. Lo soppesò un istante, prima di farlo scomparire nei jeans.

Si voltò allora verso il fantasma di Sam, che, avvolto nelle fiamme e fissandolo con sguardo feroce, piangeva la perdita del suo Dean. “Rimetterò a posto le cose, fratellino,” assicurò, senza sapere esattamente a chi si stesse rivolgendo.

L’attimo dopo, Michael aveva lasciato quel mondo per riafferrare l’ombra della realtà originaria, nascosta e silenziosa tra le pieghe del tempo. Ancora la notte attorno a lui, ma non più il cimitero di Stull. Aveva raggiunto Cold Oak.

 

 

Immobile e invisibile, l’uomo in nero osservava la lotta tra Sam e Jake. Quando infine Sam atterrò l’avversario, Death si mosse con calma verso di loro. Sam fissò il corpo privo di sensi, sollevò la pesante sbarra di ferro. La riabbassò lentamente e la gettò via, iniziando ad allontanarsi con passo malfermo.

A poco meno di un metro da Jake, Death si arrestò di colpo, un sopracciglio che si sollevava appena. Non si voltò mentre si rivolgeva alla presenza alle proprie spalle. Il suo solito tono placido era appena percettibilmente sporcato dalla sorpresa.

“Immagino tu sia consapevole di essere in largo anticipo, per reclamare il corpo di Dean Winchester.”

Michael sorrise, nonostante il suo interlocutore non potesse vederlo. “Non sono qui per reclamare quello che ho già ottenuto. Dobbiamo parlare.”

Death si voltò con fluida compostezza, restando apparentemente impassibile di fronte alla conferma che aveva davanti agli occhi: l’arcangelo aveva già strappato a Dean Winchester il suo consenso. Al Dean Winchester di un altro tempo e di un altro luogo. Questo non rientrava nei piani, non faceva parte della linea degli eventi.

In lontananza, si poteva già udire la voce di Dean che si avvicinava a Cold Oak, chiamando il fratello minore. Il Cavaliere lanciò una breve occhiata a Jake.

“Temo di avere una questione urgente di cui  occuparmi, al momento,” rispose, asciutto, accennando già a voltare nuovamente le spalle con noncuranza.

“Uccidere quel bamboccio, intendi?” ribatté Michael. “Credo faresti meglio a impiegare il tuo tempo in maniera più costruttiva.”

Death gli rivolse un accennato sogghigno sarcastico.

“Considerando la magra figura che sei riuscito a conseguire nell’ultimo tentativo di Apocalisse di voi piccoli soldatini di Dio, dovresti essere grato del favore che sto per farti.” I suoi occhi lo trafissero, sprezzanti. “Di certo non dovresti essere qui a sollevare obiezioni in merito.”

“Oh, ti sono grato, credimi, ma non per quello che pensi.” Michael mosse qualche passo in avanti, mostrando una sicurezza maggiore di quella che sentiva. “Non ti permetterò di uccidere quell’uomo. Sam Winchester deve morire, stanotte.”

Serrò i pugni, augurandosi che un’eco del dolore di Dean non fosse trapelata nei suoi lineamenti.

Death gli rispose con la calma del disprezzo.

“Ammettendo la ridicola ipotesi che tu possa in qualche modo impedirmi qualcosa... preservare gli eventi di questa notte sarebbe sciocco e inutile. Potrò nuovamente intervenire, in qualsiasi momento, e cambiare il corso delle cose così come deve avvenire. Qualunque cosa ti faccia pensare di potermi fermare una volta, puoi essere certo che non mi fermerà due volte.” Inarcò con disinvoltura le sopracciglia. “Ma personalmente, tendo ad essere pressoché sicuro che non potrai fermarmi neppure una volta,” considerò, dandogli le spalle per voltarsi verso il ragazzo a terra. Le palpebre di Jake tremarono impercettibilmente. Iniziava a riprendere conoscenza.

“Hai ragione, non posso fermarti,” concesse Michael, e alle sue parole Death alzò la testa al cielo in un gesto che Dean gli suggerì essere l’universale ‘Hallelujah, il coglione ha finalmente visto la luce’. “Ma,” riprese Michael subito dopo, “posso rendere perfettamente inutili le tue azioni. Posso resuscitare Sam Winchester in ognuno degli scenari che si verranno a creare, e lo farò.”

A quelle parole, Death voltò appena la testa. Il suo sguardo obliquo studiò l’arcangelo per un istante.

“Cosa che avresti già potuto fare, mentre invece sei venuto fin qui,” mormorò freddamente. “Tu vuoi che le cose si svolgano esattamente così come sono andate.” Tornò a fronteggiarlo. “Arguisco, dal tuo ‘diplomatico’ approccio, che tu sia consapevole che potrei risolvere questa nostra... divergenza d’intenti uccidendoti in poco meno di un istante. Perciò, dimmi, perché? Cosa ti spinge a tanto?” chiese, senza scomporsi. “Muori dalla voglia di tornare all’Inferno, forse?”

Michael sorrise. “A spingermi a tanto sono la certezza di potermela giocare alla pari con te e quella che non correresti mai il rischio di scomparire e gettare così l’Universo nell’anarchia, considerando che pur di riportare l’ordine sei disposto a generare una realtà alternativa in cui sarai ancora confinato in una cassa.” Portò una mano alla schiena e scoprì l’oggetto, l’arma che Castiel gli aveva consegnato. La falce di Death. “E questa viene proprio da lì. Una nostra vecchia conoscenza l’ha da poco strappata alle fredde, morte mani di un demone.” Si interruppe, osservando compiaciuto il dubbio che cominciava a farsi strada sullo scheletrico viso dell’altro. “So che ne possiedi una identica,” continuò, calmo, “bisogna però vedere quanto tu sia lesto nell’usarla. Non credo siano molti ad averti sfidato nel corso dei millenni, e con l’unico strumento in grado di distruggerti, per giunta.” Mosse un passo in avanti, la luce della luna che baciava la lama stretta fra le sue dita. “Io non ho niente da perdere, niente. Tu?”

Lo sguardo di Death si assottigliò e si abbassò sulla falce, per poi tornare su Michael. Attraverso il fastidioso sorriso arrogante di Dean Winchester, l’arcangelo lo sfidava, dimostrando un’incoscienza temeraria che con tutta probabilità non poteva permettersi; ma, dovette ammettere Death, la sua minaccia si era rivelata meno inconsistente del previsto. Gli sarebbe bastato arrivare a sfiorarlo per porre fine alla sua puerile bega familiare che tanti problemi aveva creato all’Universo intero. Ma Michael era il primo dei guerrieri di Dio, e per quanto normalmente non rappresentasse nulla di più che un moscerino un po’ più grosso degli altri, quel moscerino diventava un leone se in mano aveva l’unica arma in grado di ucciderlo.

Un istante trascorse, e poi ancora un altro. A pochi metri dalle due entità invisibili, il grido di Dean lacerò il silenzio mentre guardava Jake pugnalare a morte Sam.

Death chiuse gli occhi con un lieve sospiro seccato. I Winchester non valevano la pena di correre un rischio come quello.

“Ti auguro una piacevole prigionia eterna,” sibilò, gelido, e l’attimo dopo era scomparso, accompagnato dall’accorata litania di Dean che, poco distante, cercava disperatamente di far reagire il fratellino morente.

La falce scivolò dalla presa di Michael, andando a conficcarsi nel terreno fangoso. L’arcangelo la osservò un lungo momento, poi chiuse gli occhi.

“Una pianificazione attenta non potrà mai sostituire una bella botta di culo,” sussurrò Dean nella sua testa, e Michael rifletté che in nessuna delle centinaia di lingue che conosceva, il concetto era mai stato espresso così alla perfezione.

Gli era andata di lusso, e lo sapeva. La sua vittoria avrebbe alterato per sempre l’ordine dell’Universo; mentre della sua, decisamente più probabile, sconfitta avrebbero patito le conseguenze due sole creature, entrambe intrappolate per sempre in un inferno di solitudine, dolore e rabbia.  Se fosse morto, quella di Lucifer si sarebbe davvero trasformata in una prigionia eterna: i suoi fratelli non avrebbero mai permesso che fosse liberato, non senza il loro campione a bilanciare la situazione. E cosa avrebbe pensato allora il suo fratellino? Che l’aveva tradito? Che le sue non erano state che vane promesse?

Simili riflessioni riportarono lo sguardo del Principe dei Serafini sui due ragazzi poco distanti. Dentro di lui, alla disperazione di Dean si mescolavano frustrazione e impotenza, ma anche un sentimento che Michael faceva più fatica a comprendere. La colpa. Dean si sentiva in colpa, per il Sam ucciso sotto i suoi occhi e per la vita che aveva dovuto negargli.

“Era l’unico modo affinché ce l’avesse, una vita,” sussurrò, e in quel momento il cuore del minore dei Winchester si fermò.

Fu come essere raggiunti da un violentissimo colpo. Il respiro gli venne strappato dai polmoni, e il mondo intorno a Michael fu inghiottito in un’esplosione di bianco.

Jake era fuggito, inseguito da Bobby. Sul terreno ormai deserto alle porte del paese fantasma, Dean strinse a sé il corpo senza vita del fratello minore. Tremando, lo cullò per un momento. Fu solo il lugubre rimbombo di un tuono a rispondergli, quando gridò.

“SAAAM!”

   
 
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