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Autore: CiccioBaslardo    06/05/2012    1 recensioni
La descrizione di un momento carico d'adrenalina e di pazzia omicida, descritto da un personaggio che a forza di uccidere, si è fatto un'idea tutta sua sul perché lo continua a fare e sul perché non riesce a farne a meno.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sul campo mi chiamano Shoot. Il mio unico scopo nella battaglia è uccidere chiunque mi si ponga davanti.

La mia mania è la mia malata sete omicida. Quando il nemico cade al suolo colpito dal metallo, il mio cuore accelera i battiti.

Se vedo la scintilla sanguinaria negli occhi dei miei bersagli provo un'eccitazione che neanche una donna può sperare i offrifmi.

La guerra mi scorre nelle vene ed il mio unico obbiettivo è uccidere. Ogni volta provo sempre la stessa sensazione di benessere e giustizia. Come se fossi nato solo per quello.

Non riuscivo a spiegare il motivo per cui provassi quel piacere invece di disprezzare il mio operato. Cominciavo a dubitare della mia effettiva esistenza. Stavo per suicidarmi in una trincea quando un colpo d'arma da fuoco mi sfiorò i timpani, ed all'improvviso capii che quella era la mia vita; quello era il mio scopo nel mondo, e non avrei potuto esistere in nessun altra persona... in quanto quello era il "suo volere".

Da allora, ad ogni battaglia a cui partecipo, il sangue scorre come un fiume purificatore, ed io, nuotando nelle sue acque, mi sento protetto. Questo perché solo lui è l'artefice della mia vita e della mia inclinazione. Fino a quando agirò così lui mi proteggerà, in quanto questo è il suo volere.

Io sono la morte reincarnata, l'angelo portatore della gioia finale. Durante uno scontro so con certezza di fare la cosa giusta. I colpi che esplodo e le persone che uccido sono già state giudicate.

 

Krak mi guardava eccitato da sotto l'elmetto con il suo inceneritore in mano.

Si potevano avvertire i proiettili passare sopra le nostre teste come una pioggia di piombo.

Se non fosse stato per un colpo di fortuna saremmo stati sopraffatti e massacrati. Quel ragazzo spaventato si mise a correre fuori dal cratere in direzione della trincea alleata. Il pivello sembrava essersi completamente scordato delle mitragliatrici per correre fuori dal suo unico riparo in quel modo.

Quando il fuoco di soppressione si spostò sul poveretto tritandolo in mille pezzi, Bob, con uno scatto fulmineo, tirò fuori la sua mitragliatrice e contrattaccò il nemico con una scarica di pallottole esplosive, costringendolo alla ritirata.

Pur non essendo una delle situazioni più difficili in cui mi fossi cacciato, provavo sempre le stesse sensazioni: il momento di tensione e la ricerca disperata di una via di fuga; la coscienza della morte prossima; il pianto disperato del pivellino; le risate isteriche di Krak e Bob; il grido nevrastenico del ragazzo seguito dalla fuga e la morte cruenta; lo scatto di Bob nell'elaborare la situazione e sfruttarla a suo vantaggio. Tutto nell'arco di pochi secondi, tutti preziosi ed unici, carichi di un sentimento che solo la battaglia sa dare.

Ero riuscito a percepire il terrore del ragazzo, l'eccitazione di Krak ed il lampo negli occhi di Bob che stava aspettando solo l'azione sconsiderata del pivello per reagire.

Le sue urla ed il successivo suono delle ossa che si rompevano; la carne che si strappava; la mitragliatrice di Bob che gridava d'odio ed il suono sibilante delle pallottole era un concerto carico di passione, che solo alle orecchie di pochi ha un significato vitale.

Per me tutta al battaglia era un'enorme concerto di sentimenti in nome di Dio, in onore di chi ha permesso che tutte queste meravigliose ed incomprese sensazioni potessero essere apprezzate da "artisti" come me.

 

L'azione successiva fu fulminea: i nemici in ritirata ci davano le spalle, ed io ebbi un'occasione perfetta per farne fuori uno. Un colpo perfetto alla testa, tra il collo e la nuca.

Il proiettile gli portò via la faccia. Non potetti vedere i suoi occhi che caddero a terra nel fango.

Ci muovemmo tutti e tre verso il cratere successivo, alla destra del precedente, permettendo a Bob di avere la traiettoria libera per farne fuori altri alla nostra sinistra. Fummo coperti perfettamente, in quanto nessuno poteva permettersi di resistere al fuoco di Bob per il tempo che sarebbe durato.

In pochi secondi fummo sul cratere più vicino all'entrata di trasmissione, dove partivano tutti i tunnel di collegamento della trincea scavata nella terra. L'inceneritore di Krak sembrava vivo ed eccitato per tutte le vite che stava per purificare.

Krak chiuse gli occhi come se stesse possedendo una messicana impazzita e l'attimo dopo, una leggera pressione sul grilletto dell'enorme lanciafiamme.

Le urla dei rifugiati andarono a concludere in salire quello splendido concerto di morte, disperazione ed adrenalina allo stato puro.

Il silenzio dopo la purificazione ed il leggero scoppiettio delle fiamme sul corpo dei nemici arsi vivi, aveva il suono di applausi. Applausi solo per noi: la squadra B-23. Il "boss" ci mandava avanti solo per mostrare a gli altri che la guerra non era morte, ma l'unico momento di vita che avrebbero provato in tutta la loro rimanente esistenza.

Eravamo i migliori sul campo.

Perché Lui ha deciso di affidarci LA missione.

  
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