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Autore: arib    06/05/2012    5 recensioni
Storia partecipante alla Challenge indetta da MarchesaVanzetta "Haiku: la bellezza della semplicità" con l'haiku XLIV.
Sono i pensieri di una sposa bambina di epoca abbaside prima del suo matrimonio.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ikebana di parole'
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La primavera parte:
piango tra gli uccelli e lacrime
negli occhi dei pesci


Per quanti attimi ancora potrò restare in questa mia casa, nel giardino più interno, in questo regno femminile cui all’uomo è vietato l’accesso…

Temo il momento in cui il mio eunuco verrà porgendomi l’abito nuziale. La sottile trama di impalpabile seta color dello zafferano di lontana fattura mi rammenterà in ogni sfioro i paesi stranieri che mai riuscirò a vedere, imprigionata come rara fiera nei giardini di una nuova casa. Monili pesanti a cingermi il capo e le spalle, monito di una sfarzosa ricchezza che mi impone obblighi che non vorrei assumere. Poco mi importa che Aysha avesse quattro anni meno di me quando divenne sposa del Profeta. Io non vorrei sottomettermi al volere di mio padre e di questo mio sconosciuto marito.

I suoi regali di nozze, questi preziosi bracciali, sono già simboli evidenti della mia futura prigione: fasulla illusione si cela nella sua promessa di essere prima tra le sue mogli.

Devo aprire le gabbie dei miei uccelli, che almeno loro siano liberi e portino i miei pensieri al di fuori dell’angolo di cielo in cui mi è possibile guardare. Così, nei momenti infelici, potrò forse sentire sulle loro ali la brezza del mare e tra le loro penne immaginare il calore del sole.

Vorrei poter gridare poiché con questo turbinio di colori che si librano in aria svanisce la mia fanciullezza, strappatami a forza. Imposizioni d’altri, cui mamma e sorelle sono concordi: più giovani di me hanno accettato nuovo padrone e non comprendono la mia ribellione.

China su questa fontana scorgo entrare uno svolazzo di vesti e un corteo di schiavi. Muta come i pesci chino la testa e li osservo nell’acqua increspata da onde concentriche. Sembrano sempre felici: le loro lacrime si confondono in acqua.

 

NDA: Il periodo in cui si ambienta è più o meno quello abbaside, o dei primi califfati. Non so esattamente cosa avrebbe potuto pensare una ragazzina di tredici anni dell'epoca... Sono quasi certa che sia uno spaccato molto OOC, spero scuserete la mia  licenza e apprezzando, al contrario, l'insieme, sperando di non aver tradito lo spirito dell'haiku.

Fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei proprio felice.

Grazie di aver letto.
Arianna

  
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