“La morte verrà all’improvviso
Avrà le tue labbra, i tuoi occhi
Ti coprirà d’un velo bianco
Addormentandosi al tuo fianco”
F. De Andrè
 
Harry  si guardò intorno. Non poteva ancora crederci. Era finita. E questa volta per sempre.
Il corpo di quello che una volta era stato il suo nemico giaceva sul pavimento della Sala Grande. Sembrava un manichino scomposto, una bambola di pezza lasciata cadere da una bambina. E mai più raccolta.
Era buffo. Stranamente umano. Quel corpo, il corpo di uno dei più grandi maghi oscuri di tutti i tempi, era lì, vicino a quelli di tutte le sue vittime.
Erano tutti uguali i morti. Fred, Lupin, Tonks e perfino Voldemort. Ora erano tutti identici. Avevano tutti la stessa espressione, vuota. Ma d’altronde, davanti alla morte, cosa siamo? Veniamo forse ricordati, dalla scura mietitrice, per quello che siamo stati? No. Al suo cospetto siamo tutti uguali. Persone che hanno vissuto, sofferto, gioito, amato, odiato, che hanno compiuto opere buone, malvagie,  ma sempre, tutti, prossimi a morire. Che sia in tenera età o di vecchiaia, che sia cosa giusta o ingiusta, la Morte li prende tutti, alla fine. Tutti, nello stesso modo.
-Harry, va tutto bene?- il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri e si voltò. Ron ed Hermione lo stavano osservando, l’uno sottobraccio all’altra.
 –Non fa poi così tanta paura, da morto.- Era stato Ron a parlare. Harry guardò per un’ultima volta colui che aveva fatto di tutto per sfuggire alla morte. Osservò la sconfitta di Lord Voldemort, ma non provò gioia. Solo pena.
-È finita.- le parole gli uscirono di bocca con un gusto amaro. Avrebbe voluto tranquillizzare Ginny, china sul corpo del fratello,  ma un groppo in gola lo obbligava a ricacciare indietro le lacrime. La Grifondoro gli sorrise. –Sì, è finita.-