Patetico.
Completamente, enormemente patetico.
I suoi occhi di un azzurro luminescente mi guardano sorridenti. Sorridenti. Sì, proprio così… proprio sorridenti. E brillano.
Ha questa prerogativa che nessun altro ha… i suoi occhi brillano. Sono dotati di una vita propria.
E brillano. Eccome, se brillano.
Le labbra rosa e vivide, che colpiscono sulla sua pelle arrossata e non esattamente levigata, liscia, sottili e impazienti, si inclinano un millimetro in su, straboccando orgoglio e compiacimento.
Compiacimento, ma solo di sé stesso.
E’ strano come la vita ti offra le maggiori opportunità nei momenti meno adatti. O meglio, è strano il modo, in cui te le offra.
E’ di una bellezza eclatante, forse il più bello della scuola.
E guarda me. Me, io, ancora incapace di comprendere, di capire, di assorbire l’amore per quel che è.
Io, che porto l’arcobaleno nel nome.
- Iris –
Mi sembra di sentirglielo dire, di sentirmi chiamare.
Compiaciuto dalla sua bastardaggine , eccolo che mi guarda. Sorride dentro sé stesso, stringendo a sé una ragazza qualsiasi. La sua ragazza.
Non ho niente di diverso da lei, niente di più e niente di meno.
E forse è proprio per questo che si diverte a torturarmi.
- Iris –