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Autore: giambo    06/05/2012    4 recensioni
Primo esperimento Yuri che si basa sulla coppia 18/Marion. La storia è ambientata in un universo parallelo in cui, dopo il Cell-Game, C18 si è costruita una propria vita estraniandosi totalmente dalle avventure dei guerrieri Z.
Estratto:
“Ti rivedrò?” domandò sottovoce l'azzurra con il respiro pesante.
A quella domanda, la bionda si allontanò subito da lei, finì, in un sorso solo, il proprio caffè e si alzò lasciando sul tavolo i soldi per pagare il conto.
“Forse.” dichiarò mentre già si stava dirigendo verso l'uscita. Davanti a quella risposta, Marion si infuriò.
“Ehi! Come sarebbe a dire forse? Non so nulla di te, non so neanche dove abiti! Come posso sapere che deciderai di rivedermi?!”
Davanti a quella domanda, C18 si fermò di botto. Quando rispose, le sue parole colpirono profondamente l'azzurra.
“Io voglio rivederti. Il punto è se lo vuoi tu.”
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: 18, Marion | Coppie: 18/Marion
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ok, lo so cosa pensate. Come mai ho scritto questa storia visto che ho anche scritto una storia in cui C18 picchia Marion perché è gelosa di Crilin? Il motivo è molto semplice: anche se adoro la 18/Crilin, avendo scritto una 18/Vegeta, mi pareva giusto scrivere una storia anche sull'altra grande coppia alternativa che comprende la cyborg. Inoltre, ammetto che ultimamente avevo voglia di scrivere una yuri ma, non reputandomi abbastanza bravo per ideare dei personaggi femminili tutti miei, ho deciso di sfruttare quelli di Toriyama.

Spero che vi possa piacere. Non so se sia un buon lavoro, trovo C18 abbastanza OOC, comunque sia, spero che apprezzerete lo sforzo e l'impegno.

Un saluto!

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Camminava velocemente su una strada. I suoi passi erano veloci, secchi, precisi. Avanzavano con forza ma, allo stesso tempo, con grazia. Una folata di vento smosse i suoi capelli dorati, obbligandola, in un gesto per lei abituale, a sistemarseli dietro l'orecchio destro.

Attorno a lei, una miriade di persone camminava velocemente. Ognuna immersa nei suoi pensieri. Era una massa immensa, che la comprimeva, la nascondeva. Le impediva di farsi riconoscere.

Le andava più che bene.

Non aveva mai amato la fama e le luci della ribalta. Era suo fratello quello che adorava mettersi in mostra, ma lei non era come il suo gemello. Era una persona che preferiva il silenzio e la quiete. La solitudine. La lontananza da una massa di persone con cui non aveva niente da spartire.

Erano passato un anno dalla fine del Cell-Game. Un anno terribilmente complicato per C18. Non era abituata a provare a vivere come una persona qualunque. Non aveva nessun tipo di aspirazione, di desiderio, di obbiettivo. Le sue giornate erano tutte uguali. Tutte terribilmente grigie e vuote. Suo fratello si era allontanato volontariamente da lei. Il buon C16, uno dei pochi esseri per cui aveva provato un moto di simpatia, era stato distrutto in maniera irrecuperabile. I guerrieri Z, dopo averla salvata quando Cell l'aveva rigettata, sembravano essersi dimenticati di lei. Non che lei volesse aver a che fare con gente come loro, tuttavia, l'androide, si chiedeva il motivo per cui l'avevano salvata.

“A che serve avermi lasciato la vita, se non ho la più pallida idea di cosa farne?!” pensò con stizza mentre i suoi passi la guidavano in una sudicia laterale.

Si addentrò con sicurezza in quel intricatissimo labirinto di stradine. Sopra di lei il cielo si stava rannuvolando, grossi cumulonembi neri si scontravano e si univano, dando vita a forme astratte, bellissime e grandiose.

Davanti a quello spettacolo, C18 affrettò il passo. La cyborg non aveva nessuna voglia di bagnarsi. Ogni volta, anche quando doveva curare il proprio igiene personale, che l'androide aveva a che fare con l'acqua, si ritrovava con delle terribili emicranie. Queste ultime erano dovute ai suoi circuiti che, a contatto con l'acqua, rallentavano le loro funzioni per ore intere, rendendola sonnolenta e vulnerabile. Una situazione che, in quel momento, non le andava affatto di provare.

Alla fine, dopo circa un'ora di cammino, quando le prime gocce avevano cominciato a cadere, C18 arrivò davanti ad un condominio sporco stretto tra due simili. Una volta entrata, la cyborg imboccò una stretta rampa di scale fino ad arrivare al terzo piano. Una volta arrivata al pianerottolo, l'androide tirò fuori dalla tasca una chiave e la infilò nella toppa di una delle tre porte che si affacciavano sul pianerottolo.

Appena entrò dentro, le sue narici furono invase da un odore di chiuso. La cyborg si mosse nell'ombra con disinvoltura. Non aveva bisogno di accendere la luce. Essendo un androide, C18 aveva dei sensi molto più sviluppati di un qualunque essere umano.

Si sedette su una poltrona, accendendo la luce della lampadina che si trovava alla sua sinistra. La luce calda di quest'ultima illuminò il piccolo salotto dell'appartamento. C'era solamente un'altra poltrona ed un cassettone nella stanza. Il resto della casa era composto da un minuscolo bagno, un'antiquata cucina ed una stanza più spaziosa che la cyborg aveva adibito come camera da letto.

C18 sospirò. Doveva pazientare. Il suo sguardo ceruleo si diresse verso la sveglia che teneva sopra il cassettone. Le lancette del apparecchio segnavano le sette e mezza di sera. Troppo presto per mettersi in azione, anche per una come lei.

C18 era una ladra. Era l'unico mestiere che la bionda trovava di suo gradimento. Con le sue capacità sovrumane, e i suoi sensi sviluppatissimi, l'androide aveva già fatto dei colpi sensazionali. Amava il denaro ed i gioielli. Erano le uniche cose di cui aveva veramente bisogno. E visto che rubarli era l'unico modo che aveva per possederli, aveva deciso di imboccare quella strada.

Eppure, nonostante tutto, C18 continuava a vivere in quello schifo di posto. Non che la cosa la disturbasse particolarmente, il laboratorio del Dottor Gero era un posto decisamente peggiore, tuttavia, era snervante dover ogni volta sentire le lamentele di lei.

Già...lei.

Era strano. C18 non aveva mai e poi mai pensato di provare dei sentimenti per qualcuno, ad eccezione di suo fratello. Eppure quella era già la seconda persona, dopo C16, per cui nutriva dei sentimenti. Ma la cosa più incredibile era il tipo di persona che era lei.

Ancora faceva fatica a crederci. Cosa avevano in comune loro due? Niente, assolutamente niente. Erano due persone totalmente diverse. Gli antipodi del genere umano.

Eppure erano amanti. E forse, anche qualcosa di più.

Era buffo da un certo punto di vista. Lei, una cyborg terribilmente affascinante, aveva scelto di condividere il proprio letto con una donna. Al posto di scegliere un qualunque maschio che, pur di mettersi insieme con una come lei, avrebbe fatto di tutto, lei si era scelta la persona più incredibile del mondo.

C18 si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore mentre il silenzio che opprimeva l'appartamento era rotto solamente dal ticchettio della sveglia. Se pensava ancora a quel momento si sentiva imbarazzatissima. Come aveva fatto a ridursi a dare aiuto a quella persona? Lei, la grande C18 si era messa a fare da salvatrice ad una misera umana.

Solo in quel momento si accorse del ticchettio dell'acqua sui vetri della finestra dietro di se. Quel rumore monotono e cullante le fece venire in mente il perché di quel comportamento.

L'acqua.

C18 si era accidentalmente trovata nel bel mezzo di un temporale quando l'aveva vista per la prima volta. Stava litigando con un ragazzo sotto un portico poco distante da lei. L'androide si era messa ad ascoltare. Non era da lei origliare ciò che non le interessava, tuttavia, quella volta, era stato più forte di lei.

 

Piantala Mark! È inutile che insisti! I soldi che ti devo non li ho! Dammi tempo!”

Tempo?! Avresti dovuto darmeli più di un mese fa! Sono stanco di aspettare Marion! Non è colpa mia se ti ritrovi nella merda! Io quello che potevo fare l'ho fatto, adesso io rivoglio indietro i miei soldi entro domani! Non mi importa come li troverai, basta che me li restituisci!” ”

 

Quando il ragazzo se ne era andato, Marion era rimasta immobile. Il suo grazioso viso era corrucciato come se avesse un grave problema. Davanti a quell'espressione così triste e preoccupata, C18 aveva agito d'istinto.

 

Tieni.”

Eh? Ma questi sono duemila zen! Ma..ma tu chi sei?!”

Non fare domande e prendili.”

 

Doveva essersi ammattita. Aveva dato tutti i soldi del suo ultimo colpo ad una perfetta sconosciuta. Eppure, quando lei le aveva sorriso, si era sentita scaldare il cuore.

Il resto era stato quasi tutto spontaneo, come se fosse sempre stato scritto che doveva andare così. Qualche giorno dopo l'aveva rivista e, straordinariamente, aveva deciso di parlarci un po' andando con lei in un bar.

 

Senti, scusa se te lo domando, ma perché mi hai dato quei soldi? Dopotutto, io per te sono una perfetta sconosciuta.”

C18 si girò a guardarla. I suoi occhi cerulei si specchiarono in quelli altrettanto azzurri della ragazza. Dentro di se, la cyborg si sentiva strana. Provava qualcosa per quella ragazza all'apparenza sciocca, tuttavia non aveva idea di cosa fosse quella strana sensazione di calore che si sentiva dentro il petto.

Scrollò le spalle mentre rispose con la sua solita voce monocorde.

Se vuoi sapere la verità non lo so. Tuttavia non me ne pento.”

Marion studiò la bionda con la testa leggermente inclinata di lato. La osservò mentre sorseggiava il caffè che aveva appena ordinato. I suoi grandi occhi chiari si soffermarono sui lineamenti marcati del suo volto, sui suoi capelli dorati e sulle sue labbra sottili. Poi, ad un tratto, l'azzurra scoppiò in una risata argentina. C18 la guardò come se si fosse ammattita all'improvviso.

E adesso cosa diavolo hai da ridere?!”

Marion smise di ridere subito. Tuttavia, le sue morbide labbra, rimasero distese in un grande sorriso.

Scusami, ma tu sei la prima persona, da tre anni a questa parte, che abbia fatto un gesto gentile per me.”

Non devi ringraziarmi. Io, di quei soldi, non avrei saputo cosa farmene.”

Ciò non sminuisce il valore del tuo gesto. Senza quei soldi, avrei dovuto ridurmi a fare la puttana per pagare i miei debiti. Grazie mille.”

C18 la guardò con uno sguardo strano, quasi metallico. Poi, all'improvviso, l'androide si avvicinò alla ragazza fino a sfiorare le sue labbra con le sue. La bionda poté constatare, con una certa perversa soddisfazione, che l'azzurra sembrava turbata da quella vicinanza.

Smettila subito.” mormorò. “Altrimenti potrei fare qualcosa di cui potrei, in futuro, pentirmi.” i suoi occhi cerulei erano ipnotizzati dalle labbra di lei. Ogni volta che le osservava, la cyborg sentiva un calore nella zona del basso ventre che la spaventava e la eccitava allo stesso tempo.

Ti rivedrò?” domandò sottovoce l'azzurra con il respiro pesante.

A quella domanda, la bionda si allontanò subito da lei, finì, in un sorso solo, il proprio caffè e si alzò lasciando sul tavolo i soldi per pagare il conto.

Forse.” dichiarò mentre già si stava dirigendo verso l'uscita. Davanti a quella risposta, Marion si infuriò.

Ehi! Come sarebbe a dire forse? Non so nulla di te, non so neanche dove abiti! Come posso sapere che deciderai di rivedermi?!”

Davanti a quella domanda, C18 si fermò di botto. Quando rispose, le sue parole colpirono profondamente l'azzurra.

Io voglio rivederti. Il punto è se lo vuoi tu.”

 

Sì, Marion aveva voluto rivederla. E così, attraverso quell'assurda maniera, erano diventate amiche. Marion aveva scoperto che era una ladra e, ogni volta che si vedevano, non perdeva occasione per rimproverarla. A sua volta C18 rispondeva in maniera acida e continuavano di questo passo fino all'esasperazione.

Eppure, nonostante tutto, erano diventate amiche. Buone amiche. Ma alla cyborg, tutto ciò non bastava. Col tempo si era accorta di desiderare l'azzurra. Di volere il suo affascinante corpo. Ogni volta che la vedeva, vestita con quei eleganti abiti succinti, l'androide si sentiva il sangue ribollire.

C18 allungò la sua pallida mano verso il pacchetto di sigarette appoggiato sul comodino alla sua sinistra. Con calma, l'androide si prese una sigaretta e l'accese con disinvoltura.

Anche fumare l'aveva preso da lei. Marion era una di quelle donne ossessionate dal fatto che il fumo fa male, ragion per cui C18, per dispetto, aveva cominciato a fumare. Uno scherzo che le si era rivoltato contro visto che, ora, l'androide era una fumatrice accanita.

Straordinario come le cose erano accadute in così poco tempo. Dopo circa due mesi di frequentazione, in cui erano diventate, contro ogni aspettativa, buone amiche, C18 si era portata a letto di forza l'azzurra. Era accaduto che, una sera, Marion era passata a trovarla dopo cena. La cyborg era di cattivo umore perché il suo ultimo colpo le aveva fruttato meno del previsto. L'azzurra le aveva fatto per l'ennesima volta la predica sul fatto che rubare era sbagliato e l'androide, stanca di sentirla blaterare, l'aveva baciata e, successivamente, se l'era scopata.

Un sorriso perfido le incurvo le labbra mentre ricordava i gemiti della ragazza sotto di lei, l'odore della sua pelle, il sapore del suo sesso, il calore delle sue gambe avvolte attorno a lei.

Una bella soddisfazione per una come lei, una cyborg ladra e fumatrice, riuscire a portarsi a letto una ragazza moralista e pedante.

Aveva atteso per tanto tempo l'occasione di assaporare il corpo di lei, e quando si era presentata, non aveva esitato. Tuttavia, la cosa che la sorprese di più, fu l'atteggiamento dell'azzurra dopo quella notte.

 

Sai 18, sono felice che ti sei fatta avanti te. Io, onestamente, non avrei mai ammesso che mi piacevi!”

 

E così, contro ogni sua aspettativa, lei e Marion erano diventate amanti. Era un rapporto strano e difficile. L'azzurra, infatti, non sapeva nulla del suo passato e della sua vera natura. Tuttavia, C18 sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto interrompere quella relazione. Lei era immortale, era un cyborg, mentre Marion era solamente una donna come tante altre. Una ragazza che sarebbe invecchiata e, un giorno, morta.

La bionda sospirò. Subito dopo, aspirò una notevole quantità di tabacco, assaporandone il sapore acre e secco. Forse avrebbe dovuto dirglielo. Marion, per quanto potesse sembrare una stupida, era una persona sensibile e dalla mentalità aperta. Se si era messa con lei, perché avrebbe dovuto cambiare idea solo per il fatto che era provvista di poteri sovrumani e che non poteva invecchiare?

"A volte basta così poco per distruggere tutto.” pensò con un filo di tristezza. Aveva paura di dirglielo, di sentirsi rifiutata da lei. Dalla persona che, in quei mesi, era riuscita a vedere dentro di lei una sensibilità che nessuno, lei compresa, si sarebbe aspettata di trovare.

In quel momento, sentì una chiave girare nella toppa. L'androide non si mosse minimamente. Sapeva già chi era. Solo lei aveva le chiavi del suo appartamento.

Infatti, qualche secondo dopo, la porta si aprì, lasciando entrare l'aggraziata figura di Marion.

“Ehi amore! Sono venuta a trovarti!”

Appena sentì la sua voce apostrofarla 'amore', C18 fece una smorfia di disgusto. Straordinario come l'azzurra avesse la capacità di farla irritare con una sola, semplice frase.

La ragazza, intanto, era entrata dentro l'appartamento. I suoi occhi azzurri osservavano, con disgusto, il disordine e la trascuratezza in cui regnava la casa.

“Sei sempre la solita! Ma è possibile che tu non hai un minimo di amor proprio?”

Davanti a quella domanda, C18 si limitò ad aspirare una nuova boccata di fumo. Il suo volto era totalmente impassibile. Sembrava una statua. La luce della lampadina creava un gioco inquietante di ombre sul suo volto. Quando Marion si accorse che fumava si infuriò ancora di più. La ragazza corrucciò la sua fronte mentre, dalle sue labbra, uscì un versaccio di disapprovazione.

“Quante volte ti devo dire che non mi piace che fumi? Ti fa male! Per di più non dovresti farlo in casa. C'è un pessimo odore.”

C18 aspirò, per farla infuriare ancora di più, una nuova boccata di fumo. Subito dopo, la cyborg lo fece uscire dalle sue labbra con un movimento lento e sensuale verso il soffitto. I suoi occhi cerulei osservarono le spirali grigiastre dissolversi nell'aria. Solamente quando quest'ultime furono sparite del tutto, la bionda parlò per la prima volta.

“Se sei venuta solo per farmi la predica, allora puoi anche andartene. Sei irritante.”

Davanti a quella risposta, la donna si irritò ancora di più. Marion si avvicinò alla cyborg fino ad esserle di fronte. Poi, l'azzurra si sfogò con rabbia.

“Sei proprio cattiva lo sai? Io mi preoccupo per te e tu mi offendi! Perché hai così scarsa cura di te stessa? Perché ti fa così schifo la vita?”

Davanti a quelle domande, C18 non rispose. Tuttavia, la cyborg, afferrò con uno scatto fulmineo l'azzurra e se la portò sulle ginocchia. Le narici dell'androide furono invase dal dolce profumo della setosa chioma della ragazza.

“Basta parole.” le mormorò all'orecchio mentre le cingeva la vita con un braccio. “Lo sai che non mi piacciono.”

Marion non aveva reagito. L'azzurra si fece abbracciare dalla bionda senza alcuna protesta. Dalle sue labbra uscì solo un mormorio.

“No 18...non adesso.”

Ma la cyborg la voleva in quel momento.

Con un sorriso obliquo, C18 spense il mozzicone della sigaretta sul posacenere del comodino. Subito dopo, le sue labbra si andarono ad incollare a quelle della ragazza. Una mano dell'androide cominciò a spogliare Marion dei suoi vestiti.

L'azzurra rispose al bacio. Fu un bacio lungo, passionale, violento. Un bacio in cui le loro lingue si incrociarono furiosamente. Quando si staccarono, mezze svestite, C18 la toccò nella sua intimità, facendola sussultare di piacere.

“Siamo bagnate o sbaglio?” le domandò con voce canzonatoria. Subito dopo, la cyborg le mormorò all'orecchio le seguenti parole.

“E' inutile che tu faccia tante prediche. Sai come sono fatta, sai che non cambierò, così come sai che è per questo che io ti piaccio da impazzire.” durante tutto il discorso, l'androide non aveva smesso di tormentare la ragazza nella sua intimità con una mano.

Marion non rispose. Tutto quello che uscì dalle sue labbra fu un sospirò di piacere.

Poi, non fu più tempo delle parole. Da quel momento in avanti, ci fu solo spazio per l'amore. Caldo, violento e passionale.

 

C18 si svegliò all'improvviso. I suoi occhi cerulei si aprirono di botto mentre tutto il suo corpo fu investito da una scarica di energia.

“E' ora.” pensò.

La cyborg si alzò dal letto, stando bene attenta a non svegliare la compagna. Si coprì il torso con la camicia dell'azzurra mentre si accorse che aveva tempo per una sigaretta.

L'androide andò ad aprire la finestra, aspirando a grandi boccate la frizzante aria notturna. Era l'una di notte. Entro mezz'ora sarebbe dovuta andare, o non avrebbe avuto il tempo materiale per attuare il suo colpo.

La bionda prelevò dal pacchetto una sottile sigaretta che conficcò con avidità tra le labbra. Subito dopo, la notte fu illuminata dalla pallida fiammella dell'accendino della cyborg. Poi, ci fu il buio e il fumo del sottile bastoncino di tabacco.

Il suo corpo ebbe un brivido. A causa del temporale di quel pomeriggio, era fresco quella notte. Coperta solo da una camicia che le andava stretta, il vento notturno aveva la possibilità di accarezzare le sue zone più intime, raffreddandole,in questo modo, dalla passione che si era appena consumata.

La cyborg continuò a fumare in silenzio la sua sigaretta. Non voleva pensare. Quello non era il tempo delle domande, era il tempo dei fatti. Sperava con tutta se stessa che la nicotina la rendesse sufficientemente fredda da poter compiere il suo lavoro.

Era incredibile come era cambiata in così poco tempo. Fino a qualche mese prima non avrebbe avuto il minimo problema a concentrarsi per un normalissimo turno di lavoro, mentre adesso...

Sospirò. Finì di fumare la sua sigaretta, buttò il mozzicone giù in strada e rientrò nella stanza.

Si vestì con cura, cercando di evitare di posare lo sguardo verso il corpo che si trovava sotto le coperte. Indossò una calzamaglia nera, un passamontagna dello stesso colore e guanti scuri. Un paio di stivali del colore della notte andarono a completare il suo guardaroba.

Era pronta.

Tuttavia, prima di uscire dalla finestra, il suo sguardo andò a posarsi verso Marion che, tranquilla, riposava nel suo letto, con la testa appoggiata sul suo cuscino.

La cyborg rimase immobile per un minuto intero. Una valanga di ricordi la invase. Tutti i momenti che aveva passato insieme a quella strana ragazza cominciarono a passarle, come un film, dentro la testa. Un sequenza incredibilmente intensa di flashback che la lasciarono, per qualche secondo, stordita.

Ma poi, C18 riuscì a controllare le proprie emozioni. Distolse lo sguardo dalla ragazza mentre, con un silenzioso balzo, usciva dalla finestra e si confondeva con le tenebre della notte.

Tuttavia, nascoste dal passamontagna, le sue labbra sottili si incurvarono in un flebile sorriso.

Aveva fatto la sua scelta.

E non se ne pentiva affatto.

  
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