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Autore: Luine    06/05/2012    2 recensioni
«Se hai avuto qualche improvviso ripensamento sul tuo orientamento sessuale, non voglio essere io la tua cavia. Vai da Rachel, lei sì che ci sa fare in questo! Ha baciato Blaine, l'anno scorso, e lui ha capito in modo inequivocabile di essere gay.»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Brittany/Santana, Santana/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A crab kissed me

 

Era solo andata a comprarsi lo shampoo. Dopo essersene scolata un intero flacone sui capelli – per via di una granita, ovvio – era uscita di gran carriera: non poteva rimanere senza, perché aveva la fastidiosa sensazione che non sarebbe stata l'ultima granita della sua vita; sentiva come uno strano odore nell'aria, come quando sta per arrivare la pioggia e l'asfalto produce quella fragranza inconfondibile, e le diceva che le umiliazioni, per lei, non erano ancora finite.

Ma in quel momento, anche al prezzo di tutte le prossime, avrebbe voluto prendere quella granita e mandarla su per il sedere a quell'orrendo figlio di papà che aveva accecato Blaine. Non che le importasse qualcosa di Blaine, le rimaneva sullo stomaco tanto quanto quegli uccellini canterini della Dalton, ma il fatto che fosse stato lui, quel fricchettone di Sebastian Smythe, a umiliarli tutti la mandava in bestia.

Da quando si erano sfidati nell'auditorium della Dalton, poi, il solo sentirlo nominare la faceva andare fuori di testa. Figuriamoci poi vederselo davanti, in quello stesso supermercato, armato di quella sua aria strafottente e della sua camminata a fighetto, di chi si crede il padrone del mondo.

Non la aiutava a rimanere calma.

Odiava il suo darsi tante arie, e anche il fatto che fosse uno stronzo. Perché, se non fosse stato uno stronzo, avrebbe potuto semplicemente fare finta che non esistesse, avrebbe potuto disprezzarlo e dimenticarsi di lui l'attimo dopo. Invece, da una parte, per quanto avesse fatto del male a Blaine, a lei, alle Nuove Direzioni in generale, in qualche modo lo rispettava.

Era un cantante talentuoso, certo mai quanto lei, ed era pronto a qualunque cosa per arrivare in cima. In una parola, erano simili.

Il solo fatto di provare quella punta infinitesimale di rispetto non le andava giù.

Perché, perché doveva aver scelto proprio lo stesso supermercato? Lima era piccola, era innegabilmente uno sputo nella Grande Terra delle Possibilità, ma scegliere proprio lo stesso giorno, lo stesso momento, per fare compere, significava cercare rogna.

Poteva Santana andare verso di lui e dargli un pugno sul naso o, più direttamente, cambiargli i connotati?

Avrebbe potuto cambiare strada, ma questo sarebbe stato un segno di debolezza da parte sua. Lei era cresciuta a Lima Heights, dove i figli di papà come Sebastian Smythe, se li mangiavano a colazione. Lei non cambiava strada. Anche perché quella era la più veloce per arrivare al reparto degli shampoo.

Se proprio quel particolare figlio di papà le avesse detto qualcosa, lei l'avrebbe mandato al diavolo. Semplice, lineare, pulito. Un piano degno di uno stratega militare.

Camminava dritta e impettita, ma nella sua testa cominciava a risuonare Smooth Criminal, in una sorta di presa di giro che la sua testa pensava di farle. Sì, era stato un bel duetto. E allora? Non c'era bisogno che tornasse a cantarla, ancora e ancora. Stupida testa.

 

Annie are you ok?

So are you okay, Annie?

 

Gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo, lui fece lo stesso. E nel mentre le parve di vederlo sogghignare. Non fu abbastanza veloce da fermarsi subito, aggredirlo a parole, capire se lo stesse effettivamente facendo o fosse stata solo una sua impressione data dalla luce forte dei neon sopra le loro teste. Avrebbe potuto stenderlo se osava deriderla, qualunque fosse il motivo vero o immaginario. Peccato per le telecamere di sorveglianza che avrebbero potuto farla condannare e rovinare la vita... non ne valeva la pena per uno come lui.

Si fermò e si voltò per fulminarlo con una delle sue occhiate. Ma lui continuò a camminare come se niente fosse, come se non l'avesse neanche notata. Come se neanche la considerasse degna di attenzione. Certo, dopo che l'aveva battuto, che gli aveva fatto capire di essere infinitamente più brava di lui, adesso faceva anche il superiore.

Santana scoccò un'occhiata sospettosa alla sua schiena che si allontanava. Aveva come l'impressione che Sebastian stesse escogitando un qualche tiro mancino nei suoi confronti: la sua camminata era troppo rigida per essere naturale.

Ma non si voltò. Scomparve oltre il reparto dei saponi e Santana, dopo aver aspettato ancora un secondo con l'aria vigile, si convinse che non sarebbe tornato indietro, che non avrebbe avuto granite o sorrisetti strafottenti. Forse era stato il solo vederla a costringerlo a comportarsi in quel modo. Magari si era pure spaventato.

Era lì solo per lo shampoo, non per preoccuparsi di quello che faceva Sebastian. Era quasi arrivata a destinazione, quando, nel passare nel corridoio tra i reparti, per poco non andò a sbattergli contro.

Avrebbe potuto fare un salto in aria, per quanto l'aveva sorpresa e lui se n'era accorto: le rivolse il suo sorrisetto. Cosa c'è, ragazzina, pensi che mi metta a piangere per lo spavento?

«Non mi dire che ti ho spaventata.» rispose lui, nel tono strascicato con cui parlava sempre.

«Ci vuole ben altro che la tua brutta faccia per spaventarmi.»

Santana fece un passo di lato, verso destra, per superarlo, ma lui fece lo stesso e le sbarrò la strada. Lei lo gelò con un'occhiata, o almeno quella sarebbe stato il suo intendimento, perché, quando andò a fare un passo verso sinistra, lui fece lo stesso.

«Dimmi, vuoi farmi passare o dobbiamo continuare così fino a domani?»

Eccolo lì che sorrideva. C'erano le telecamere. Non poteva ammazzarlo.

«Come stai, Annie?»

«Io non mi chiamo Annie, Smythe. E ora sparisci.»

Lo afferrò per la sua bella giacca di pelle. Ma guarda, pelle vera, pensò Santana, e si chiese cosa sarebbe successo se lei si fosse fatta una giacca con la sua, di pelle. Vera pelle di stronzo, avrebbe recitato l'etichetta.

Lo tirò, per farlo spostare, ma lui puntò i piedi.

«Quanta fretta.» la apostrofò.

Santana allontanò le mani da lui, le alzò come se avesse una pistola puntata contro per non avere la tentazione di fargliele salire alla gola. «Okay, dimmi cosa vuoi e poi sparisci.» tagliò corto. «Non ho tempo da perdere io.»

Lui si strinse nelle spalle, il sorrisetto strafottente per cui sembrava avere comprato un brevetto e che la infastidiva tanto ben impresso in faccia. Sapeva fare il bullo anche senza tutti quei suoi usignoli dietro. Chissà cos'aveva da sentirsi così figo.

«E' stata una bella performance, la nostra.» le disse.

Prima la ignorava, poi le si piazzava davanti spaventandola a morte solo per Smooth Criminal?

Santana gli rivolse una smorfia disgustata. «La mia, vorrai dire. Capisco che tu voglia scusarti, finalmente, per il tuo comportamento da schifo, ma non c'è bisogno che cerchi di comprarmi con le tue moine false e ipocrite. Ora scusami.»

Di nuovo, provò ad aggirarlo, senza successo.

«E so anche che hai provato anche tu qualcosa.»

Santana lo fissò dritto negli occhi. «Se è la voglia di spaccarti la faccia, sì, hai ragione.» ma stava mentendo e lo sapeva lui come lo sapeva lei.

Le bastava guardarlo per capire che stavano pensando la stessa cosa. Sì, era stata una bella performance, in duetto erano.. non grandi, ma bravi di sicuro. Quello che aveva provato, nell'avvicinarsi a lui, nel girargli intorno non aveva molto senso; c'era stata una sorta di tensione tra loro, non poteva negarlo, ma la faceva sentire in colpa nei confronti di Brit.

Era quel suo sguardo, forse... cioè, se non fosse stata sicura al cento percento che lui fosse gay, avrebbe pensato di piacergli. E chissà perché la cosa le avrebbe fatto anche piacere. Perché le dava potere su quello stronzo, non certo perché le piacesse.

«Sono sicuro che hai provato la voglia di baciarmi.»

«E io sono sicura di essere lesbica.» rispose lei, con una smorfia tra il sarcastico e il duro.

Sebastian trovò la cosa irrilevante. Alzò le spalle. «Certe emozioni non si possono controllare.» «Davvero? E dove l'hai letto? Non dirmi su uno di quei giornaletti per ragazzine, tutti rosa e glitterati, ti prego.»

Lui fece un passo verso di lei, Santana uno indietro. Ora che cavolo voleva quello lì da lei? E perché lei stava indietreggiando come una ragazzina indifesa? Sapeva che la migliore difesa era l'attacco, ma quel suo sguardo aveva il potere di intimorirla. Di intimorire lei, che i figli di papà se li mangiava a colazione.

«Se hai avuto qualche improvviso ripensamento sul tuo orientamento sessuale, non voglio essere io la tua cavia. Vai da Rachel, lei sì che ci sa fare in questo! Ha baciato Blaine, l'anno scorso, e lui ha capito in modo inequivocabile di essere gay.»

Sebastian continuava a sorridere e a camminare verso di lei, sicuro di sé. «Io non voglio baciare Rachel. E non ho neanche ripensamenti sul mio orientamento sessuale. Le tette non mi interessano.»

«Però ti interessa la mia lingua? Che razza di scherzo è?»

«E' la musica, Annie. Quella canzone mi ha messo la voglia addosso e ora voglio togliermela.»

«Toglitela con qualcun'altra, la tua voglia! E ti ho già detto che non mi chiamo Annie!»

Lui fece una smorfia, allungò una mano verso di lei, la afferrò. Santana si sentì attirare a lui prima ancora di capire cosa stesse succedendo o di fare qualcosa per fermarlo. «Fa lo stesso.» soffiò Sebastian sul suo viso. E poi premette con forza le labbra contro le sue.

 

There's a sign at the window

That he struck you - a crescendo Annie

 

Santana si ritrovò a lottare contro di lui, contro le sue mani strette intorno alle spalle, al suo corpo, troppo vicino al suo. Dannata canzone che le si era infilata in testa. Chi si credeva di essere quel bellimbusto per baciarla? Voleva togliersi una voglia? Gliela toglieva lei la voglia, ma per sempre. Un calcio in mezzo alle gambe e tanti saluti.

Ma non poteva mentire a se stessa. A lei era piaciuto cantare con lui e anche quel loro gioco di sguardi, quel loro girarsi intorno. Anche lei aveva avuto quella voglia, solo che era troppo ammetterlo di fronte a quella signorinella. Finché la canzone non era finita. Perché dovesse rivangare una questione finita non lo capiva.

Insomma, un gay e una lesbica che provavano reciproca attrazione... questa sì che era da raccontare.

 

You've been hit by

 

E va bene. Voleva baciarla? Che la baciasse, che capisse cosa significava baciare una di Lima Heights, l'uccellino della Dalton. Che si togliessero entrambi la voglia, che si dimenticassero in fretta di quella storia e voltassero pagina. Gli posò una mano dietro la nuca, gli tirò i capelli, gli morse le labbra.

Eppure...

 

You've been hit by

 

Lei stava tradendo la sua Brit. Con un tipo che neanche le piaceva, che, anzi, odiava. Solo per un capriccio, per un sentimento provocato da quella canzone, da quel gioco di sguardi sicuramente seducente, ma a cui non aveva quasi pensato fino a che lui non aveva tirato in ballo l'argomento in un supermercato. Ma quanto era stupida?

Ora capiva, certo che capiva. Quel piccolo, subdolo... porco.

Lo spinse via, con violenza.

«Eccoti come ti caccio la tua voglia!» gridò, e il colpo partì prima di dargli il tempo di capire cosa era successo.

La sua mano bruciò quando sferzò contro la guancia di Sebastian.

La sua rabbia, invece di smorzarsi, parve farsi ancora più forte, quando vide che lo stupore di lui si era trasformato in brevissimo tempo in un altro dei suoi sorrisetti sornioni, che i suoi occhi si chiudevano, che la consapevolezza si faceva strada in lui.

Voleva ucciderlo.

«L'hai fatto apposta!» gli gridò ancora. «L'hai fatto apposta! Stai ancora cercando di dividerci, vero? Stai cercando di far soffrire me e Brittany solo per il tuo divertimento personale! Pensi che basti questo per farmi avere dei dubbi su di me o su quello che provo?»

Le fece venire voglia di colpirlo ancora una volta, al suo naso, magari, così non sarebbe stato più tanto sicuro del suo aspetto o di se stesso in generale. Era riuscito a colpirla, a colpirla davvero, nel profondo. L'aveva colpita nella sua debolezza. Si era vendicato della sua sconfitta. Non gli bastava averle tirato una granita in faccia, voleva vederla distrutta. Perché era più brava di lui e lo sapeva.

«Non avevo intenzione di...»

Gli impedì di continuare.

«Non inventarti scuse, uccellino, certo che avevi intenzione. Mi hai rotto veramente con queste tue arie da bullo e questi tuoi piani patetici per dividere le Nuove Direzioni. La prossima volta che ti avvicini a me, a Brittany o a qualunque dei miei amici, io ti rompo il naso. E, tanto per la cronaca, non mi è piaciuto per niente!»

Santana gli voltò le spalle prima che lui avesse il tempo di dire altro. Uscì di gran carriera dal supermercato, completamente dimentica di quello che doveva comprare.

 

A smooth criminal.

 

 

E ora come lo dico a Brittany?

La domanda l'aveva messa un po' in crisi e l'aveva innervosita. Così come la innervosiva avvicinarsi a lei con l'intento di parlargliene subito. Era stata una sciocchezza. Era stata una canzone, e lei ci aveva montato sopra un film davvero orrendo.

Eccola lì, Brit, di fronte al suo armadietto aperto. Santana riusciva a vedere una propria foto sul retro dello sportello e si sentì davvero uno schifo per come si era comportata il giorno prima. Tra l'altro adesso non aveva neanche comprato lo shampoo, tanto era stata la fretta di scappare via.

Ah, che importanza aveva? Sarebbe andata a comprarlo nel pomeriggio, e magari non in quel supermercato. Non credeva che avrebbe più avuto il coraggio di presentarsi da quelle parti, prima di due o tre anni.

E, a dire il vero, avrebbe volentieri preso un'altra strada per non incrociare Brittany. Ma prima o poi doveva dirglielo, non poteva tenersi la cosa dentro a lungo, o quando la sua ragazza l'avesse saputo avrebbe sofferto molto di più.

Doveva farsi coraggio e tirare fuori le unghie come faceva sempre.

«Ehi, Brit!» la salutò e subito dopo, prima che potesse perdere definitivamente il coraggio, aggiunse: «Devo dirti una cosa.»

Brittany si voltò verso di lei. «Ciao, Santana!» esclamò, rivolgendole un sorriso. «Anche io devo dirti una cosa.»

Ecco, ci mancava solo quello. «Va bene. Prima tu.»

«No, no, vai prima tu. Sembra importante.»

Per quanto poco perspicace sapesse essere, Brittany sembrava conoscerla davvero troppo bene. Continuava a sorridere. Dio, quanto si sentiva di merda!

«Ehm... che cosa diresti se sapessi che ho baciato un ragazzo?»

La sua ragazza alzò le spalle e infilò il libro che aveva tra le braccia dentro l'armadietto. «Niente.»

«D-davvero?» si accertò Santana, non certa di aver capito bene. E non sapeva se rimanere sconcertata o delusa della mancanza di interesse da parte sua. «Non diresti niente?»

«Anche io ne ho baciati molti!» rispose Brittany, come se avesse dovuto pensarci subito, come se fosse lei la stupida. «Quindi, perché dovrei preoccuparmi?»

«Oh. Già.» stupida io a non pensarci. «Ma... ecco... non credo si tratti proprio di questo... non è una cosa che è successa prima che ci mettessimo insieme. È... successo ieri. Ti ricordi di Sebastian?»

Brittany sgranò gli occhi. Sembrava inorridita e Santana lo fu con lei. Aveva sempre dichiarato orgogliosa e ai quattro venti che l'ultima cosa che voleva era far soffrire Brittany. Invece ci era riuscita in pieno. Perfetto. Degna di un vero stratega militare. «Ma non mi è piaciuto,» la assicurò. «ed è stato lui a cominciare, perché è un subdolo porco che si diverte a veder soffrire gli altri! Ma ti giuro, Brit, che gli ho fatto molto male. Dovresti vedere che schiaffo che gli ho dato!»

Invece Brittany non sembrava per niente contenta. Santana capì di averla combinata grossa e non aveva neanche idea di come rimediare.

«Ma povero Sebastian!»

Povero Sebastian?!

«Perché gli hai fatto del male? Non posso credere che sia stato pescato e portato al supermercato! E tu lo hai addirittura schiaffeggiato, quando lui ti ha baciata! Poverino!»

«Brit, ma di che stai parlando?»

«Di Sebastian! Il granchio di Ariel!» rispose Brittany, come se, anche quello, avesse dovuto essere del tutto ovvio. «Chissà, magari è preoccupata. Che dici? Oggi andiamo a comprarlo e andiamo a ributtarlo nell'oceano? Ariel non farà molta strada senza di lui...»

Santana sentì che le braccia le stavano cadendo. Cara, ingenua e spontanea Brit! Come aveva potuto pensare di trovare attraente una persona che era tutto il contrario di lei? Lui non avrebbe mai potuto capire cosa la legava a Brittany e, a volte, aveva anche lei aveva la sensazione di non comprenderlo bene, ma in quel momento no. In quel momento credeva di capire tutto l'amore che provava per lei.

«Non sei arrabbiata?»

Brittany fece una smorfia e scosse la testa. «No. Non è un vero e proprio tradimento con un granchio. Anche io ho baciato Lord Tubbington, qualche giorno fa. Ho ancora tutta la lingua graffiata.»

Santana non seppe se dovesse sentirsi meglio o essere più esplicita di così, né se dovesse in qualche modo essere sconcertata perché Brittany aveva fatto una cosa strana come... baciare in bocca il suo gatto. No, aveva fatto cose più strane. «E se avessi baciato il leader degli Usignoli?» insistette.

Brittany alzò le spalle. «E' un ragazzo no? E a noi non piacciono i ragazzi.» sorrise e anche Santana non riuscì a trattenersi dal farlo. Cara Brit.

«Tu che cosa dovevi dirmi?» la incalzò, quindi.

Lei si illuminò, ricordandosi improvvisamente cosa aveva da dire. «Mi sono accorta di averlo a casa, ma a me non piace alla lavanda e gelsomino. Ho pensato che i tuoi capelli profumano sempre di questo perciò... tieni.» estrasse dall'armadietto un flacone di shampoo. Il suo shampoo.

Santana lo prese tra le mani e lo rigirò da una parte all'altra come per assicurarsi che fosse reale e non una specie di scherzo. Avrebbe sbattuto volentieri la testa sul metallo degli armadietti. E pensare che sarebbe bastato andare da lei per evitarsi tutto quel casino! «Grazie, Brit.» fu tutto ciò che riuscì a dire. «Sei... la migliore. Davvero la migliore.»

Brittany parve molto contenta di sentirglielo dire. Per l'ennesima volta. «Andiamo in classe?»

Santana strinse le labbra in un sorrisetto e la prese per mano. «Sì. Sì, andiamo.»

 

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Su Youtube ci sono un sacco di commenti su Sebastian e Santana riguardo al video di Smooth Criminal. E mi sono accorta che non sono esattamente l'unica ad averci visto sguardi davvero... *ç*

Insomma, sono più hot questi due di Rachel e Finn...

Volevo scrivere qualcosa, tipo i pensieri dell'uno e dell'altra durante la canzone, ma ho visto che è stato già fatto e ho optato per altro, ambientato dopo la performance. Mentre portavo fuori il cane, ieri, è venuta questa trama e ho oggi l'ho buttata giù, nero su bianco. Con finale Brittany/Santana per mettere d'accordo il mio lato fangirl col mio lato «need for canon». XD

Le parti in corsivo (e in inglese ovviamente XD ) sono, naturalmente, parti prese da Smooth Criminal versione Glee; ho il dubbio che non ci stiano benissimo, ma mi hanno ispirato e, nel modo in cui ho tentato di interpretarle, non sono proprio fuori posto. Per farla breve: ci sarebbe un'associazione di idee tra parole della fic e parole della canzone, che forse vedo solo io. Non lo rivelo per non pilotare la chiave di lettura e poi sarebbe lunga da spiegare. Sono un po' contorta.

Quella del granchio è una mia personale fissazione: ogni volta che sento il nome Sebastian, penso al granchio della Sirenetta.

Dunque, dopo aver dato prova della mia sanità mentale, vi lascio e vi ringrazio per aver letto, sperando che vi sia piaciuta. ^^

  
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