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Autore: Sashaprati    06/05/2012    4 recensioni
Cosa probabilmente accadde al numero 4 di Privet Drive, il giorno in cui i signori Dursley compresero chi avrebbero dovuto accogliere tra loro per i prossimi anni
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Petunia Dursley, Vernon Dursley | Coppie: Petunia/Vernon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Se in quella tranquilla giornata come tante, davanti al numero 4 di Privet Drive, un piccolo bambino innocente non si fosse svegliato a causa del frastuono che rimbombava nella casa; se la signora Dursley non avesse dimenticato la lista delle cose da ricordare al marito, prima che questi uscisse di casa; e se il signor Dursley non avesse fermato in tempo il proprio piede a mezz'aria, giusto un attimo prima di schiacciare il contenuto della cesta che qualcuno aveva avuto la bella idea di piazzare davanti alla sua porta... Ebbene forse il bambino sopravvissuto a Lord Voldemort, altrimenti conosciuto come Harry Potter, non sarebbe andato oltre il primo capitolo del primo libro della sua storia.
Vernon Dursley aveva appena infilato l'uscio, lo sguardo rivolto a salutare la moglie e la mano atta a calcarsi il cappello in testa, quando il pianto di un neonato lo fece fermare di scatto. Davanti ai suoi occhi, gemendo a più non posso, vi era il fardello dei suoi prossimi diciassette anni. Ancora non poteva saperlo, visto che non aveva neppure notato la lettera nella cesta, e se anche avesse saputo subito chi era quel minuscolo esserino in fasce la sua reazione non sarebbe stata poi molto diversa.

- Questo è troppo - esclamò Vernon, con aria disgustata.
- Che succede, caro? - domandò Petunia curiosa, facendo capolino nell'ingresso.
- Zingari - rispose l'altro, agitando l'ombrello in preda al nervoso. - Roba da matti: invece di lasciare la figliolanza al cassonetto di fronte, si sono permessi di abbandonarne uno davanti a casa nostra!
- Orribile - fece Petunia inorridita. - Che cosa penseranno di noi i vicini, se si sapesse una cosa del genere?
- Già mi sembra di sentirlo: "il direttore della Grunnings, Vernon Dursley, che raccoglie profughi e rifugiati senza permesso di soggiorno nel giardino di casa sua"... Il sindaco dovrebbe tutelare di più la rispettabilità dei suoi cittadini, invece di lasciar circolare certi accattoni senza un minimo di decenza!
- Che cosa facciamo, caro? - chiese Petunia, tremando al pensiero dei commenti nel quartiere.
- Ah, ma questa volta mi sentiranno - imprecò Vernon, rientrando in casa e afferrando lesto il telefono. - Sporgerò un reclamo contro il questore, il vicequestore, l'assessore, il guardasigilli, l'usciere, il guardarobiere o l'ultimo leccatore di francobolli degli uffici amministrativi di questo paese... Farò una querela tale che, se vorranno salvare il sedere sui loro posti di lavoro, se la ricorderanno per un pezzo!

Mentre Vernon cercava il numero da comporre, sfogliando rabbiosamente sull'elenco del telefono, Petunia si avvicinò ad osservare il contenuto della cesta con una smorfia disgustata sulle labbra. Il figlio lurido e sporco di chissà chi, sicuramente pieno di malattie e chissà che altro... Avrebbe dovuto disinfettare l'uscio, una volta informata l'Assistenza Sociale. Il piccolo continuava a piangere, agitando le braccine sopra la testa (o forse aveva semplicemente già intuito dove aveva avuto la sfortuna di andare a capitare), e solo allora Petunia poté notare la strana lettera che costui recava con sé.
Stando bene attenta ad afferrare la busta con due dita, Petunia la prese in mano e lesse chiaramente che era indirizzata a loro. Sopra infatti c'era scritto:

Mr. e Mrs. Dursley
4, Privet Drive
Little Whinging
Surrey

Quel poco di colore sul volto pallido e affilato di Petunia sparì del tutto, non appena ebbe letto velocemente quanto era riportato su quella lettera.
Altro che zingaro, quel piccolo marmocchio era una disgrazia!
Per come lo vedevano i suoi occhi, il figlio orfano di quella "spostata" di sua sorella era infatti da ritenersi peggio della peste, del colera e dello scorbuto messi assieme.
Vernon era ancora alle prese col centralino, il volto rosso e paonazzo dalla collera, e continuava ignaro a sbraitare nel ricevitore chiedendo che gli fosse passato immediatamente chi di dovere.

- Non cerchi di fare la furba con me, signorina - gridò. - Lei è una dipendente pubblica, e il suo stipendio le deriva dalle tasse che io contribuisco a pagare! Le ho chiesto di passarmi l'ufficio addetto al Controllo sull'Immigrazione clandestina, il direttore precisamente, e se non... Eh?

Nel momento in cui Petunia picchiettò leggermente sulla spalla del marito, così da richiamare la sua attenzione, questi voltò la testa di scatto e si ritrovò davanti agli occhi il messaggio chiaro e conciso, con in calce il sigillo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e la firma in lettere dorate del preside Albus Silente.
Al cuore del pover'uomo mancò un battito, nell'apprendere così di colpo che gli si chiedeva espressamente di accogliere il piccolo nella sua casa e nella sua famiglia, tuttavia la voce dall'altra parte dell'apparecchio lo riportò subito alla realtà.

- Ufficio del Controllo sull'Immigrazione - disse una voce tipicamente burocratica. - Sono il direttore, mi dica!
- Eh, sì ehm, cioé... - balbettò appena il povero Vernon, sudando abbondantemente e allentandosi il colletto della camicia nel tentativo di riprendere fiato. - Vo... Volevo solo complimentarmi con voi e co... cogliere l'occasione per augurarvi sinceramente Buon Natale!

L'uomo dall'altra parte dell'apparecchio sembrava alquanto perplesso.

- Mi scusi, signore, ma le faccio presente che siamo appena al primo di novembre!
- Eh beh, meglio così, no? Anche se con un po' di anticipo, gli auguri fa sempre piacere riceverli per tempo...
- Se lo dice lei - tagliò corto l'altro rassegnato. - Posso fare qualcos'altro, che so, magari metterla in contatto col Centro di Igiene Mentale?
- Come? Eh, no non ce n'è bisogno, io... Io la ringrazio e le auguro buona giornata!
- Altrettanto a lei, Mister!

FINE

  
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