Un nuovo inizio.
Guardavo fuori dalla finestra, un sole accecante illuminava
la città, tempo infame più sei triste
più c’era bel tempo. Mia madre cambiava
in continuazione stazione radio non trovando nessuna canzone che le
piaccia,
mentre io cercavo di ricordarmi perché ci stavamo
trasferendo –di nuovo-. Mia
madre faceva la pasticcera, perciò ogni tre mesi cambiavamo
città per scoprire
‘nuovi sapori’; all’inizio trasferirmi e
avere sempre nuovi amici mi piaceva,
però ora avevo bisogno di amicizie durature e un ragazzo che
durasse più di tre
settimane.
“Non
fare così amore, Londra
ti piacerà!” Esclamò mia madre con un
sorrisone stampato sul volto, più che
rassicurante risultava irritante, e anche tanto.
“Ma
certo mamma, il paese
delle piogge e degli stalker sarà sicuramente
bellissimo!” Risposi inacidita
cercando freneticamente l’ipod nella borsa, magari la mia
musica mi avrebbe
distratto da lei.
Non volevo
lasciare la
California, anche se avevo pochi amici mi sembravano quelli giusti, e
poi era
un posto fantastico, c’era sempre una festa sulla spiaggia.
Seppur non mi sono
mai trovata con la gente del posto, la California era diversa; insomma
le oche
c’erano sempre, ma almeno erano sminuite dai giocatori di
basket.
“Amore,
la scuola la inizi
domani!” Bofonchiò la ragione di tutti i miei
problemi, o anche detta come 'mamma'.
“Mamma!
Cazzo, ma se oggi
arriviamo alle otto!” Urlai esasperata passandomi una mano
tra i capelli,
scompigliandoli. Lei, Elsa Meroni, non mi rispose si limitò
a sbuffare.
‘Trovato’ pensai vittoriosa acchiappando
l’ipod, piccolo bastardo. Cercavo
disperatamente un qualcosa d’ascoltare, avevo tutti i generi
nelle mie playlist
ma neanche una canzone preferita. Rimasi su loveless.
“Emily
svegliatiii!” Una voce
straziante, ancora peggio della sveglia –ancora imballata in
uno scatolone- la
voce di mia madre. Mi guardo intorno, pareti sobrie d’un rosa
pallido, odio il
rosa, ma era inutile ridipingerle tanto fra un po’ sarei
dovuta andare via.
Nella mia camera ancora non c’era nulla di mio, siccome gli
scatoloni regnavano
in tutta la casa. Non volevo andare a scuola, conoscere altre persone,
presentarsi a tutti e studiare; ma mia madre era più
capocciona e forte di
Hulk.
“Eccomi.”
Strillai cercando un
qualcosa da mettermi, seppur era solo marzo avevo solo pantaloncini
perché in
California faceva già caldo.
Salutai
mamma con un
frettoloso ‘ciao’ andai di malavoglia alla fermata
del pullman, magari a Londra
i bus erano più puntuali. Dopo poco arrivò la
circolare, non era male,
piuttosto pulito. Con lo sguardo giravo in cerca d’un posto
libero, cene era
solo uno vicino ad un biondino; sempre meglio che stare in piedi.
“Ciao!”
Disse calorosamente
guardandomi, aveva dei begli occhi azzurri; ma era dannatamente
irritante e per
di più aveva uno strano accento. Lo guardai storto, e presi
il mio amato ipod.
“Sei
qui da poco?” Continuò
guardandomi sorridente, ma cosa voleva questo? Forse era uno stalker.
“No,
prima vivevo sotto
terra.” Risposi inacidita senza guardarlo, lui rise.
“Wow,
uno zombie!” Scherzò
continuando a ridere, bel sorriso. Forse il biondo non era proprio male.
“A
che scuola vai?” Gli chiesi
girandomi verso di lui, mantenendo sempre le distanze; non era buono
fidarsi
degli inglesini.
“Alla
George’s High school;
te?” Lo guardai bene, o mi prendeva in giro o era davvero uno
stalker; sorrisi.
Era simpatico.
“Anche
io.” Neanche finii di
dirlo che mi saltò addosso entusiasta, con un espressione da
ebete.
“Che
bello! Sono molto
contento!” Esclamò lui sorridente, un sorriso
contagioso; sorrisi anche io.
Strano, non ero una persona dai tanti sorrisi.
“Dai
scendiamo.”Lo incoraggiai
vedendo la nostra fermata, cazzo, non volevo andarci a scuola; mi
faceva paura
e poi c’erano sempre gli stessi gruppi di persone.
“Come
ti chiami?” Interruppe i
miei pensieri il biondo guardandomi curioso.
“Emily.”
Non c’era espressione
nella mia voce, non volevo dargli confidenza seppur era molto
simpatico; solo
non potevo affezionarmi, presto gli avrei dovuto dire addio.
“Io
invece sono Niall.” Finì
correndo verso un tavolo rotondo, rimasi in palata finché
non mi prese un polso
e mi ordinò di seguirlo; Dio altre persone. Era un tavolo
rosso, dove c’erano
sedute più di dieci persone; io quelli come loro li
conoscevo. Gli amici della
scuola, quelli che non si separano mai, quelli in voga ma non troppo.
“Woo
e chi è questa bella
ragazza?” Scherzò uno seduto, aveva i capelli
corti e una camicia da boscaiolo.
“La
fine della nostra
relazione?” Lo riprese una bellissima ragazza riccia, stavano
insieme; lui si
passò una mano fra i capelli e la baciò; paraculo
ma efficace.
“No,
la mia prossima ragazza!”
Commentò un ragazzo dai capelli rossicci che gli arrivavano
alle spalle, era
pieno di piercing sul viso e tatuaggi sulla mano.
“Non
credo proprio.” Finii
acida guardandolo male; lui indietreggiò e alzò
la mano in segno di resa.
“Lei
è Emily.” Mi presentò
Niall guardando gli altri che sorrisero e urlano un ‘ciao
bella’; era
impossibile non sorridere con quelli lì.
“E
io sono Louis.” Si presentò
un ragazzo alto, capelli medio-scuri, due occhi assurdamente azzurri.
Dio, se
era bello. Indossava una maglia a righe azzurre, e un pantalone del
medesimo
colore.
“Noi
siamo Liam e Danielle.”
La coppia parlò, lei sembrava una tipa forte, mentre lui
aveva un viso
veramente dolce. Altre dieci persone si presentarono, e io dovetti
ridire il
mio nome cento volte. Non erano male, anzi. Ma, Dio, non volevo
affezionarmi.
“Oddio.”
Sussurrai alla vista
di due ragazzi che con aria da fighi uscirono dalla loro mercedes, il
primo
aveva una carnagione scura, capelli neri, occhi bruni, fisico statuario
e jeans
che fasciavano perfettamente i suoi muscoli. Mentre l’altro
era un po’ più
alto, dei ray-ban a coprirgli il viso, un fisico ancora più
muscoloso e una
camicia bianca-trasparente che lasciava intravedere la sua tartaruga.
Dei del
sesso. Purtroppo però vicino a loro, e alla loro macchina
c’erano decine di
oche; ecco i fighi della scuola.
“Non
li guardare nemmeno, sono
due bellocci che non ti fileranno mai.” Esclamò
acido Niall guardandoli male.
“Prima
Louis ed Harry, il tipo
coi ricci, erano migliori amici; poi lui gli ha rubato la ragazza e non
si sono
più parlati.” Mi spiegò Liam mantenendo
un tono basso per non farsi sentire da
Lou che chiacchierava animante con Katrine, una ragazza bionda.
La
campanella suonò, e tutti
noi come un gregge entrammo a scuola. Restai tutto il tempo fra Louis e
Niall
che mi sembravano davvero simpatici e per di più erano due
casinari.
“Io
devo andare a lezione di
storia.” Ci lasciò il biondino, mentre io e Lou
andammo insieme a Chimica, che
schifo già in prima ora. Il moro si sedette vicino a me; ma
davanti a noi c’era
Zayn, il belloccio di poco prima.
“Guardamii!”
Strillò Louis
ridendo, si era messo un alga sulle labbra e diceva di essere il
professore che
aveva dei strani baffoni.
“Dai,
stai fermo!” Esclamai in
mezzo ad una crisi di risa, era proprio buffo.
“Louis!
Non infettarmi la
nuova arrivata.” Commentò acido il professore,
fortunatamente non dovetti
presentarmi. Era strano di come tutti conoscessero Lou e le sue
imprese; a
quanto pare una volta portò persino una capra a scuola. Era
un pazzo, un pazzo
dannatamene sexy però.
“Emily,
sabato vieni a casa per
una festa?” Mi chiese Lou con un sorrisone inseguito da
decine di ragazze,
sorrisi e mimai un ‘si’ mentre lui veniva
trascinato da tutte quelle oche.
Mi ero
svegliata con
l’intenzione di non dar corda a nessuno, ed ora
già mi ero trovata due futuri
amici fantastici. Il corridoio era vuoto, peccato volevo parlare con
Danielle,
sembrava così simpatica.
Vidi Zayn
passarmi accanto,
improvvisamente smisi di respirare, ma andai a finire contro un
armadietto e un
libro finì in terra. Lui rise; stronzo.
“Ecco
a te.” Si abbassò per
prendere il libro e restituirmelo, sapevo che tipo era, faceva finta
d’esser
carino per poi distruggerti, così come Harry aveva fatto con
Louis. Non risposi
e presi il libro per andarmene, ma lui mi fermò.
“Sabato
io e Harry diamo una
festa ti va di venire?” Il più figo di tutta
Londra mi stava invitando ad una
festa con un altro super super figo? Stavo sognando? In ogni
città in cui
sono stata, non ero mai quella popolare; sempre la sfigata della
situazione.
“Forse.”
Risposi fredda, e mi
allontanai in fretta. Dio, ovvio che ci sarei andata! Chi mai avrebbe
rifiutato
al posto mio, e poi ero anche libera!
“Emily,
che ti metti sabato?”
Mi riportò sulla terra Danielle guardandomi curiosa, mentre
trafficava nella
sua borsa.
“Sabato?”
Che anche lei fosse
invitata alla festa di Zayn? Sarebbe meraviglioso.
“Lou
non ti ha ancora detto
niente?”Un po’ sorpresa si passò una
mano fra i capelli, pensando che il suo
amico era proprio idiota.
“Oh,
si! Me ne ero già
dimenticata!” Risi, e la rassicurai. Cazzo, ed ora? Louis mi
aveva invitato per
primo ed io avevo anche confermato, ma Zayn ed Harry erano
così dannatamente
belli. Cos’avrei potuto fare?
“Ma
ciao nanetta!” Urlò
l’irlandese abbracciandomi, ci conoscevamo da meno di due ore
e già avevamo dei
soprannomi, non era per niente un buon segno.
“Psicopatici!”
Li salutai,
erano di nuovo al completo; terza ora tutti insieme a fare latino.
Nella
classe regnava il nostro
caos, Louis continuava a dire ‘cazzus’ insistendo
che fosse latino, mentre Liam
pomiciava con Danielle, e l’irlandese mangiava panini su
panini; erano pazzi e
di certo i due fighi di Zayn ed Harry non competevano con loro.
“Allora
ciao!” Urlò Niall
sbracciandosi dalla sua macchina con un gelato in mano, mi chiedevo da
dove prendesse
il cibo;
“ciao
Emily, noi andiamo.”
Finirono Liam e Danielle dandomi un leggero bacio sulla guancia,
“anche
io vado.” Continuò
Erica, una ragazza del gruppo, salutandoci.
“Io
devo andare. A domani.”
Concluse Louis non salutando nessuno in particolare, ma tutti. Anche io
li
salutai e mi avviai verso la fermata dell’autobus, quando
improvvisamente mi
venne voglia di camminare; l’avrei preso dopo il pullman,
pensai incamminandomi
per il viale. C’erano negozietti carini da per tutto, ma uno
in particolare era
stupendo. Una fumetteria, io amavo i manga e di conseguenza amavo quel
negozio.
Neanche
salutai e mi
catapultai sul dodicesimo volume di shugo chara, l’ultimo; lo
presi e andai in
cassa. Sobbalzai. Harry, il riccio di stamattina era il commesso.
“Shugo
chara, carino. Alla
fine Ikuto torna!” Commentò sorridente, stronzo.
Poteva tenerselo per lui.
“Stronzo!
Mi hai rovinato la
sorpresa; ora non te lo pago.” Misi il broncio, mentre lui
rideva; che sorriso
meraviglioso.
“Non
lo paghi, però tu mi dai
un bacio.” Commentò avvicinandosi, lasciai il
fumetto sul bancone e me ne
andai; che giornata da pazzi.
Me: OK NON PICCHIATEMI!
Spero vi piaccia, questo è solo un intro.
Poi si spiegheranno parecchie cose,
che dirvi?
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui,
e fatemi sapere cosa ne pensate! <3