Mi ritrovo seduto ad un bancone di un bar di Las Vegas e non riesco a non ripensare agli eventi accaduti non più di 5 ore fa, ancora vividi nella mia mente...
Io e il team scendiamo dal SUV e ci dirigiamo all'interno dell'edificio, l'edificio in cui incontrerò Red John e metterò fine ai miei incubi. È un palazzo alto e grigio, abbandonato, probabilmente degli ex-uffici; siamo nella periferia di Sacramento e il posto è isolato.
Lascio entrare prima Rigsby, Van Pelt e Cho, mentre Lisbon rimane sempre al mio fianco; so che non è d'accordo con il mio pensiero di vendetta, ma mi sta aiutando comunque... Soprattutto in questi ultimi mesi, il nostro rapporto è cresciuto molto e non posso negare che senza di lei non sarei mai riuscito a tirare avanti, lei è la persona che è riuscita a tirarmi fuori dal vortice che mi stava divorando, senza di lei non sarei niente oggi.
Prima di entrare e concentrarmi solo su John, fermo Lisbon per un polso.
-Lisbon... Grazie Teresa.- dico sinceramente. Spero che capisca che sono onesto e apprezzo davvero quello che sta facendo.
-Prego, ma vedi di non farti ammazzare!- risponde scherzando, ma vedo che è seriamente preoccupata.
-Grazie, vedo che hai molta fede in me!- rispondo ridendo. Sono felice che dopo tutto siamo ancora Jane e Lisbon, con i nostri battibecchi e piccoli flirt. Continuiamo a sorridere finchè la attraggo a me e la abbraccio, sapendo che potrebbero essere gli ultimi momenti che passeremo insieme. Dopo un primo momento in cui è molto tesa per il mio gesto, si rilassa e ricambia il mio abbraccio. Improvvisamente, Van Pelt torna fuori dall'edificio e ci avvisa che hanno sentito un rumore provenire dall'interno di una stanza. Lanciando un ultimo sguardo a Lisbon, entro nel palazzo e lascio uscire Rigsby e Cho. Prima di richiudere la porta dietro le mie spalle guardo un'ultima volta le persone che hanno costituito la mia seconda famiglia dopo la tragedia che ha segnato il mio passato.
-Grazie ragazzi.- dico semplicemente. Chiudo la porta e mi ritrovo da solo nel buio. Sento un rumore provenire da una stanza non lontana e mi avvicino senza sapere bene dove sto andando.
Vedo una luce provenire da dietro la porta e la apro lentamente. All'interno le pareti sono bianche, c'è un tavolo, anch'esso bianco, su cui ci sono una pistola, un proiettile e un coltello, dietro c'è Lui. John. È vestito di nero, con un passamontagna e dei guanti di pelle, non riesco a vedere la sua faccia.
-Buonasera, Patrick. Hai deciso di unirti a me, quindi.- mi dice lentamente.
-Sei John?- chiedo cercando conferma. L'ultima volta che ho cercato di ucciderlo non è andata esattamente bene.
-Sì. Non devi preoccuparti, questa volta non ho mandato qualche sostituto, sono io.- è strano, è come se mi leggesse il pensiero. Dev'essere così che si sente Lisbon quando lo faccio con lei. Lisbon... Spero di riuscire a rivederla e dirle quanto è importante per me.
-Come faccio a sapere che sei davvero tu?- chiedo senza muovere un muscolo.
-Credo che dovrai semplicemente fidarti della mia parola.-
Non rispondo, invece mi avvicino al tavolo senza togliere gli occhi di dosso al mostro che ho di fronte.
-Allora, Patrick. Questo è quello che succederà questa sera: avrai la possibilità di porre fine a questa maledizione che ti perseguita, se ci riuscirai. Altrimenti sarà un'altra vittoria per me e, quindi, una sconfitta per te. Tutto dipende da te.-
Rimango in silenzio guardando le armi presenti sul tavolo. Il coltello è sempre stato il suo strumento preferito, quindi immagino che la pistola sia per me.
-Esatto, hai capito bene. Tu puoi prendere la pistola. Solo, rendiamo l'atmosfera un po' più eccitante, ok? Per favore James, fai entrare la nostra amica!- così dicendo, un uomo entra nella stanza; tiene i polsi di Lisbon e le punta una pistola alla testa.
-Mi dispiace Jane, ci ha colto alla sprovvista.- mormora Teresa mentre James la fa avanzare verso John.
-Che cosa hai intenzione di fare? Lasciala andare! Lei non c'entra niente!- comincio a gridare contro John e so che, sotto quel passamontagna, sta sorridendo.
John afferra il coltello e lo punta alla gola di Lisbon: sento un brivido percorrermi la schiena e smetto di gridare quando una goccia di sangue comincia a scivolare lungo il collo di Lisbon, così scatto in avanti per afferrare la pistola; James, intanto, lascia la stanza e Teresa è sotto la stretta di John.
-Ora, Patrick. Hai due scelte: uno, spararmi e guadagnarti la vendetta che così tanto desideri, oppure decidere di lasciare andare la nostra amica e lasciarmi scappare. Ovviamente se decidi di spararmi non posso assicurarti che non decida di farmi scudo con Teresa o che il coltello che ho in mano non affondi nel suo collo...- conclude aumentando la pressione sulla gola di Lisbon.
Cerco di trovare una via d'uscita da questa situazione, ma non ne trovo una. Posso solo scegliere tra Lisbon e Red John, non ho alternative e questa scelta mi sta distruggendo; cosa devo fare? Ho cercato John per tanti anni e ora che ce l'ho di fronte non posso lasciarmi sfuggire quest'occasione. Però non posso lasciare che uccida anche Lisbon, non posso permettergli di distruggere la mia vita ancora una volta.
-Va bene Jane, lo capisco. Fai quello che devi.- sento Lisbon sussurrare. Pensa davvero che la lascerei morire così? Pensa che sacrificherei la sua vita solo per egoismo?
-Lisbon...- non ho neanche il tempo di finire la frase perchè Van Pelt, Rigsby e Cho fanno irruzione nella stanza, seguiti da James. In una frazione di secondo, proiettili cominciano a volare per la stanza; nel tentativo di sparare a John, che ha perso la presa su Lisbon e sta scappando, colpisco Van Pelt alla spalla destra. Esco dalla stanza e rincorro John che è uscito illeso, come me, dalla sparatoria; lo vedo mentre corre verso una macchina nera e sale al posto del passeggero, di fianco al guidatore. Decido di prendere il SUV e rincorrerli; dopo una decina di minuti di inseguimento, però, li perdo. Sbatto le mani contro il volante e accosto per evitare di causare incidenti; spengo il motore e appoggio la testa contro il clacson, facendo un sacco di rumore. Alzo la testa e aggiungo questo giorno alla lista di tentativi falliti.
Ho bisogno di staccare da tutto e tutti, Sacramento non è il posto adatto; rimetto in moto la macchina e parto verso Las Vegas, il posto perfetto per ubriacarsi e lasciarsi andare. Dopo qualche ora di viaggio, finalmente arrivo davanti ad un bar che attira la mia attenzione: ha insegne verdi e azzurre luminose.
Proprio mentre scendo dalla macchina sento un senso di colpa che mi invade il petto: ho lasciato il team, Lisbon. Che razza di persona sono diventato? Provo solo odio verso me stesso e non mi importa più di niente.
-Posso portarti qualcosa?- una voce mi riporta alla realtà. Alzo lo sguardo per vedere una ragazza con capelli castani raccolti in una coda, occhi marroni contornati da una matita nera e mascara; indossa una giacca rossa e dei guanti di pizzo neri, avrà più o meno di 30 anni.
-Scotch, tanto scotch.- rispondo rimanendo serio. La ragazza annuisce e fa per andarsene, ma la fermo.
-Come ti chiami?- le chiedo.
-Lorelai.-
-Bè Lorelai, io sono Patrick. Ti va di bere con me?-