Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
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Autore: cecchino_2028    07/05/2012    2 recensioni
Sappiamo tutti che Colin al concerto dei 30 Second to Mars a Parigi a novembre dell'anno scorso c'era, ci speriamo almeno, ma perchè era lì?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jared si muove, la chitarra in mano ed incita le Echelon sotto di lui ad urlare, ma il suo sguardo percorre la folla, in cerca di qualcosa, di qualcuno, inizia a cantare “Was it a dream?” come se fosse un mantra, so che lui sa che io sono qui, è un richiamo il suo, con la nostra canzone. Non si separa mai dal suo blackberry, quindi ovviamente ha letto su twitter che sono stato avvistato qui a Parigi, di conseguenza canta questa canzone, la nostra, perché per quanto lo neghi, io so che quel sogno eravamo noi. Il sogno che si è dissolto nell’aria di Dublino un anno fa, che ora mi sono rivenuto a prendere in questa notte parigina. Fisso intensamente il suo volto imperlato di sudore, se non fosse per tutta la calca che mi spinge a destra ed a sinistra facendomi perdere il senso del tempo e dello spazio, salterei su quel palco e lo bacerei. Non mi interesserebbe dei paparazzi o delle migliaia di fan urlanti, lo farei perché un anno senza di lui è stato qualcosa di devastante. La canzone è finita, sorrido allontanandomi, voglio raggiungere il backstage, parlare con qualcuno che sappia dirmi come stia, poi dissolvermi nel vento e lasciare che lui sia convinto che non ero davvero lì.
“Chi è lei?” domanda l’uomo della security. È alto, ha braccia e gambe muscolose, è almeno il doppio di me, ma non sono intimorito, non è lui il mio problema, ho sopportato per anni l’uragano Jared Leto, dentro e fuori di me.
“Colin Farrell, amico di Leto, il cantante …” mormoro in risposta. Quello si volta e nota Shannon, lo chiama e lo fa avvicinare, giusto il Leto maggiore poteva trovare, l’uomo che più mi detesta sulla faccia della terra.
“Guarda chi si vede, Farrell …” dice Shannon ridendo.
“Quindi lo conosci?” chiede il tizio della security.
“Per mia sfortuna sì …” dice Shannon fissandomi. Il poliziotto si sposta e mi lascia passare, affianco Shannon per tutta la lunghezza del corridoio senza proferire parola, quando arriviamo davanti al suo camerino però mi blocco e lo fisso.
“Non dire a Jared che sono qui, dove alloggiate?” chiedo.
“Te lo dico solo perché so che mio fratello sarà felice di vederti, altrimenti ti prenderei a calci in culo!” risponde.
“Grazie!” concludo afferrando il biglietto su cui ha scritto tutto ciò che mi è necessario per arrivare nella stanza di Jared. Sorrido uscendo, l’uomo della security mi fissa perplesso, fermo un taxi e mi faccio portare all’hotel indicatomi dal maggiore dei Leto.
 
[Qualche ora più tardi …]
 
Sono appoggiato alla ringhiera del balcone della camera di Jared, la sigaretta tra le labbra, un vizio che ancora mi concedo di tanto in tanto e la Tour Eiffel che si staglia non lontano nella notte parigina. Mi volto poggiando i gomiti sul ferro quando sento la porta della camera frusciare sul parquet e richiudersi con un leggero tonfo. Jared non accende la luce, rimane con la mano a mezz’aria quando nota la flebile luce della mia sigaretta accesa, non so la sua reazione, non riesco a vederlo, ma noto che non si è mosso, probabilmente è anche rimasto a bocca aperta. Prendo l’iniziativa, getto la sigaretta, entro nella stanza ed accendo la luce, Jared mi fissa perplesso, con la bocca spalancata, gli occhi sgranati ed una mano sul collo.
“Cosa ci fai qui?” sbraita ad un tratto.
“Sono venuto a fare quello che avrei dovuto fare un anno fa …” replico.
“Ossia? Sbattermi in faccia che puoi andare avanti senza di me? No, perché quello l’hai fatto!” dice lui duro.
“Lo so, ho sbagliato, ma mi sono reso conto che senza di te non ce la faccio ad andare avanti!”
“Tutte balle!” risponde risoluto lui.
“Jay devi credermi, sai che è così, ho capito che mi cercavi quando hai cantato la nostra canzone!”
“Ti ricordo, come faccio sempre, che quella non è la nostra canzone!”
“Però quel sogno eravamo noi, questo te lo ricordi?” domando.
“Sei stato un incubo, hai lentamente lasciato che tutto ciò che avevamo finisse in malora, perché ti dovrei credere ora?”
“Perché voglio che tutti sappiano cosa provo per te!” replico risoluto avvicinandomi.
“E cosa provi?” chiede fissandomi.
“Ti voglio …”
“No, Cole, non basta, ci vuole amore per portare avanti una relazione!” mormora abbassando lo sguardo. Poi d’un tratto si riprende, mi fissa, allunga le mani, me le posa sul volto e mi bacia, lasciando che la sua lingua giocherelli con la mia, mi morde il labbro inferiore, poi si allontana, chiudendosi in bagno e iniziando a farsi una doccia. Qualche anno fa sarei sicuramente corso in bagno, spogliato e avrei fatto l’amore con lui, ma non ora, non la faccio, non perché non voglio, ma perché devo fargli capire che non è solo il suo corpo che voglio, ma tutto di lui. Esco sul terrazzo e mi appoggio di nuovo alla ringhiera, fissando la città addormentata sotto di me, lui mi raggiunge poco dopo, con i capelli ancora bagnati e solo l’asciugamano legato attorno alla vita. Mi lascia un bacio sul collo, poi un brivido gli percorre la schiena, ricordo solo ora che è novembre, gli afferro la mano e lo riporto dentro senza che i nostri occhi si lascino per un attimo. Affondo il mio dolore in quelle iridi azzurre che ho sempre considerato il mio cielo personale. Sorrido ricordando quanto mi piaceva vedere quel ceruleo velarsi di malizia, gli bacio dolcemente la punta del naso, per poi tornare a torturare le sue labbra. In un attimo finiamo sul letto, i miei vestiti che si sparpagliano velocemente attorno a noi, seguiti poi dal candido asciugamano che aveva legato alla vita, non lo preparo, mi faccio subito spazio in lui, facendogli emettere un gemito roco di puro dolore.
“E’ un anno che non ci vediamo, fai piano Cole …” emette lui flebile. Mi emoziono alla vista di lui completamente abbandonato a me, gli lascio un dolce bacio sulla spalla nuda ed inizio a spingere, mentre lui mi viene incontro con il bacino. Facciamo l’amore con urgenza, con voglia, veniamo insieme, un urlo roco squassa il petto ad entrambi, mentre i nostri cuori iniziano a riprendere un ritmo normale. Mi accascio su di lui, rimaniamo così per un po’, abbracciati, nudi, le nostre pelli che si sfregano, senza parlare, poi si volta e mi fissa con quei suoi enormi occhi che mi fanno venire le farfalle allo stomaco.
“Scusa se ho fatto lo stronzo quel pomeriggio a Dublino!” mormoro avvicinandomi a lui. Mi piace parlargli da vicino, mi è sempre piaciuto vedermi nelle sue iridi, quasi come se potessi lasciare la mia immagine impressa nei suoi occhi, in modo da sentirmi parte di lui.
“Mi hai fatto star male un anno intero, non ho fatto altro che disperarmi, solo il tour è riuscito a scuotermi …” risponde lui sorridendo malinconico.
“Perdonami, ti prego, sono venuto qui con le migliori intenzioni, credimi se ti dico che ti amo!” sussurro avvicinandomi sempre più alle sue labbra.
“E’ difficile crederti …” replica lui lasciando che le punte dei nostri nasi si sfiorino, sento il suo respiro caldo su di me.
“Lo so, ma per favore Jay, fidati di me …” concludo baciandolo dolcemente, leccandogli il labbro inferiore e poi mordendolo, in un gesto che ho imparato da lui.
“Ti amo Cole, non sai quanto!” mormora lui.
“Anche io Jared, ti amo alla follia!” concludo baciandolo di nuovo. Stavolta andiamo lenti, assaporando ogni momento, lasciando che il nostro amore arda lento, che il peso che ci opprime il petto venga liberato lentamente, ad ogni bacio, ad ogni spinta che ci accompagna in quella notte parigina.


Angolo autrice:
E' la prima volta che scrivo su questa coppia, ma prima sentendo i 30 Second To Mars, sono incappata nel video di "Was it a Dream?" di quel fantomatico concerto a Parigi in cui era stato avvistato Cole. Non ho potuto fare a meno di dire la mia! (: Lasciate un commentino?
   
 
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