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Autore: Kodamy    29/11/2006    28 recensioni
Sakura ormai si era rassegnata al vederlo tornare a casa da morto.
C’era voluto tanto per convincersene…
… non tornerà più, vero?
… ma ce l’aveva fatta. A malincuore, ma ce l’aveva fatta.
Mai più.
Allora perché…?
Perchè lui aveva deciso di infrangere quella convinzione, così tenacemente costruita?
Perchè l'aveva tentata con un ritorno a lieto fine, per poi...
… Non era giusto.
Non era affatto giusto.
[SakuSasu]
Conclusa.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: I ringraziamenti, e sono tanti, a fine capitolo. Tanto dubito li legga qualcuno *_* Se Miyu evitasse di sparare cose a vanvera nei suoi comme… . Anbhè, mi pareva anche logico comunque. Un unico appunto vorrei fare: non è davvero nel punto di vista di nessuno, ed un po’ nel punto di vista di tutti quei poveri personaggi di Naruto che ho rapito per questo parto malato della mia mente U_u

A dire il vero… io preferivo finirla con il capitolo scorso. Ma si sa com’è.
C’è gente che è troppo persuasiva >_>”
 A fine capitolo, allora ç_ç
Ah, quasi dimenticavo.

“My Home, Sweet Home” – Angelit [ Final Fantasy V OST ]

 


 


 

 

Caro Naruto,


lo so. Ti avevo promesso una lettera al più presto, ed invece è passata più di una settimana.

Scusami se nel frattempo ti sei buttato giù da qualche ponte (ma spero di no, non vorrei che Sasuke ti avesse dato cattiva influenza).

Come ti dicevo… qui va tutto bene. Siamo nel paese dell’Acqua – si, si, lo so. Ne abbiamo fatta di strada.
Per adesso siamo a casa del vecchio Tazuna, che ti manda i suoi saluti. Inari c’è rimasto malissimo, vedendo che tu non c’eri! Vedessi com’è diventato alto: io quasi non l’ho riconosciuto, davvero.

(Tra parentesi, sono morta dal ridere quando ha visto Sasuke: a quanto pare, non lo sopportava più di tanto. Come potrai ben intendere, ora Sasuke non è di ottimo umore.)

Ah, ecco. Mi intima di non parlare di lui. Mi sta leggendo da sopra la spalla, che gran maleducato.
Dice che non gli va per niente di scrivere, ma che ti saluta e che gli manchi tanto.

… No, va bene, va bene. Dice che ti saluta e ringrazia per quel “fottutissimo bastardo”. E che sei un’idiota.
Non mi andava di scriverle quelle cose, ma vabbeh. Come vuole sua maestà!
Dicevo. Qui il tempo fa schifo. Seriamente, non credevo di poter riuscire a vedere, in vita mia, un inizio di inverno più brutto di così. Non fa che piovere, e se non piove c’è la nebbia.
Sasuke va di tanto in tanto ad aiutare i pescatori, io aiuto in casa la mamma di Inari.
Oh! Lo sai che il ponte, ma si, quello grande, lo hanno chiamato con il tuo nome? Il Ponte Naruto!
Dio, quando l’ho saputo sono morta dal ridere! Ma cosa diavolo avevano in testa?
A proposito di testa: tu non te la montare, mi raccomando. Cioè, hanno chiamato il ponte in tuo onore, ma giuro che sono cose che capitano tutti i giorni!
… tutto ciò che volevo dirti, comunque, è che stiamo bene. La cosa mi sta alquanto entusiasmando, a dire il vero. Ho anche proposto di cambiare nomi, che fa troppo missione segreta e pericolosa in incognito.
Sasuke ha grugnito soltant… okay, okay, Sasuke non ha risposto, ecco.
Suppongo sia un si, ed anche se non lo fosse… ma chissene! Magari qualcosa di buffo e clichè: mi ero proposta Momo, a dire il vero. Ma al pensiero muoio dal ridere. Ho provato inoltre a chiamare Sasuke con un paio di nomi, ma non fa che ripetere che sono orrendi, ed il suo va benissimo. E’ un tale guastafeste a volte.
Tanto gli cambierò quel nome, prima o poi. Gli vada o no!
… Sai, mi manchi, davvero. Sono proprio assurda, a volte. Non c’è Sasuke e mi manca lui, quando ho te accanto. Ed ora che sei lontano, sento la tua mancanza. Uff. torneremo a Konoha, davvero, e ci devi credere perché io ci credo. Sisi.
Sarai riuscito a diventare Hokage, fino ad allora, vero? Spero di si. Così potrai promuovermi subito subito, no?
Chissà se rientra nei poteri dell’Hokage. Non l’ho mai chiesto.
Ma un po’ mi secca restare Chuunin per così tanto tempo.
(Sasuke dice che non dovrei essere io a parlare, dato che lui tecnicamente è ancora un Genin.- Ancora una volta, muoio dal ridere al pensiero.)

Non possiamo neanche rimanere in eterno ad occupare la casa del vecchio, però. Chissà se alla Sabbia possono ospitarci? … No, va bene, Sasuke ha bocciato categoricamente la proposta.

Tra una settimana o poco più andremo via, probabilmente. E’ la prima tappa, quella che deve servire da esca, dopotutto. Non so cosa faremo, poi, ma prima di andar via ti scriverò ancora.
Mi mancate tanto, ma sto bene. Davvero.

Allora. Non so… A presto?

Tua, Sakura.

(Ho cercato di far scrivere qualcosa a Sasuke, ma si rifiuta. Forse ha una calligrafia così brutta?
… Ahi. Mi sono appena presa una botta in testa. Che antipatico. Manchi anche a lui, comunque, ne sono sicura.)

 

 

P.S. Ti prego, porgi le mie scuse ad Ino e ai miei genitori. Mi dispiace davvero di essere andata via senza dire nulla, ma temevo potessero farmi cambiare idea, e io non volevo cambiare idea. Mi spiace davvero. Quindi, potresti dir loro che mi mancano davvero tanto? Un po’ mi vergogno, a scriverlo. Con che faccia potrei?
Grazie mille. Ti voglio bene. Voglio bene anche a loro. Glielo dirai, vero?

 

Epilogo: My Home, Sweet Home.

 

So far away from my home, sweet home…
…Day by day, from land to land I roam.

 

 

L’estate di quell’anno -  in uno dei piccoli villaggi al confine tra il Paese del Vento e quello dell’Erba - era terribilmente secca.
L’aria era densa di polvere e terra, ed i contadini erano chini sui campi e madidi di sudore.
La donna dall’aria delicata e quasi evanescente – un’eterna bugia - , tirò un lungo sospiro, lasciandosi un attimo distrarre da quelle piante aride che riusciva a scorgere dalla finestra. Gli occhi verde foglia erano nascosti a tratti dalle ciocche dei capelli di quel colore rosato, che erano raccolti alla meno peggio in una treccia disordinata. Mento dalla carnagione pallida abbandonato su una mano sottile.
In grembo, qualche erba selvatica portata dalle donne del posto, che fino a qualche attimo prima stava studiando, per decidere se fossero velenose o meno.
Sarebbe rimasta in quel piccolo villaggio - poco meno di una centinaia di persone - ancora per poco. Per quel tempo che le rimaneva, non trovava così assurdo aiutare in quel periodo difficile, svolgendo quel lavoro puntiglioso eppure importante.

“Sakura-san? La vedo pensierosa…” com’era abitudine da quelle parti, dove tutti conoscono tutti, la donna di mezz’età non si prese la briga di bussare prima di aprire la porta. La donna, seduta vicina alla finestra, alzò lo sguardo. Battè ciglio, scossa un po’ troppo bruscamente da quel suo torpore.

“… Si?”

“ Le piante, Sakura-san. Akiko-chan vuole sapere se può cucinarle o meno.” Replicò la donna, compita.

“Oh, già. Le piante…” mormorò Sakura, cercando di concentrarsi. Non sembravano affatto pericolose, dopotutto. Solo delle innocue radici. “Sono a posto.” Osservò quindi ad alta voce, restituendo quel sorriso. “Ma ti consiglio di usarle con cautela, dopotutto. Ingerite in grande quantità causano effetti collaterali. Un pochino… raccapriccianti, ecco, preferirei non ripeterli.”
La donna di mezz’età sorrise, ed il viso le si riempì di rughe, troppe per la sua età.
“Grazie mille, Sakura-san. Non so come faremo senza di lei.”

“Ve la siete cavata e ve la caverete, Meiko-san.” Replicò cortese la donna, scostando ancora una volta lo sguardo degli occhi verde foglia sull’esterno polveroso.
Aspettava qualcosa. Qualcuno.
Aspettava che qualcuno comparisse nel paesaggio che quella finestra offriva.
Sentì la porta aprirsi una seconda volta, ma non sentì richiuderla.

“Signora Strega! Signora Strega!”

“Aki, quante volte ti devo dire di non chiamare così Sakura-san?”

“Signora strega! Momoka-chan si è di nuovo sbucciata il ginocchio, non fa che frignare! Sta facendo diventare matti tutti gli altri, lì fuori. Non riusciamo a giocare!"

Sakura sbuffò, alzando gli occhi al cielo e sollevando una mano stanca a scostare una ciocca di capelli dal volto.
Infine si alzò, sistemandosi le pieghe del vestito chiaro di lino leggero, con accanimento – a voler cacciar via qualche invisibile granello di polvere.

"Momoka-chan smetterebbe di sbucciarsi le ginocchia, Aki-chan, se solo la smetteste di spingerla. Dov'è ora?"
Il bambino, dai capelli biondi e la pelle butterata dal sole, ignorò adorabilmente quel rimprovero sottinteso, tirandola per un lembo della gonna.
Sakura sentì Meiko-san sorridere fra i baffi - letteralmente parlando - e mormorare qualcosa sulla nuova generazione,
Si costrinse a sorridere di rimando, mentre con pazienza encomiabile si lasciava trascinare da quel bambino.

 

 

E’ piuttosto facile guadagnarsi da vivere, Naruto, sai? Nei villaggi di periferia – non avrei mai pensato ce ne fossero tanti! – farebbero di tutto per avere un medico. Io vado avanti così, e Sasuke aiuta gli uomini nei lavori più pesanti.
[ E si lamenta in continuazione. Prevedibile. ]

Sono gente fin troppo ospitale: non fanno domande, e accettano il nostro aiuto senza dire nulla.

In cambio, mangiamo alle loro tavole, dormiamo nelle loro case. Stiamo bene, noi tre.

Io mi sto rimettendo piuttosto lentamente, a dire il vero: mi sento ancora un po’ debole.
Ma sono felice, quindi non ti devi preoccupare.

 

 

 

Though told by the wind which way to go
oh, how I long for my home, sweet home...

 

 

La bimba in questione, detta Momoka-chan, era rannicchiata al centro del sentiero in terra battuta, e stava effettivamente piangendo a squarciagola. Per un momento la donna fu tentata di girare sui tacchi ed evitare il mal di testa ormai incombente. Ma i bambini la stavano guardando, ansiosi, così come la stava guardando la madre della bambina.
Con un sospiro, Sakura si accovacciò di fronte alla piccola, porgendole la mano.
Per un attimo questa interruppe i singhiozzi, guardandola. Poi, indicò il ginocchio.
"Si, lo so." replicò la donna, accennando un affabile sorriso. "Fammi vedere quel ginocchio, su."
La piccola si sedette più composta, lì in mezzo alla strada, mentre Sakura andava a staccare quel sacchetto di tela un po' consumata dalla corda che teneva assicurata in vita a mo' di cintura.
"Brucerà un po', ma è per non fare infezione." la rassicurò, mentre di lì estraeva l'unguento preparato appena il giorno prima.
Inutile dirlo: non appena toccò lì dove si era sbucciata il ginocchio, la bambina riprese a lamentarsi a più non posso. La madre però venne in soccorso e la tranquillizzò, mentre Sakura legava e stringeva attentamente la medicazione contro la ferita disinfettata.
Sollevò lo sguardo, e la madre sorrise.
"Siete una manna dal cielo, Sakura-san. Per quanto avete ancora intenzione di rimanere?"
"Ancora per poco, temo. Mi raccomando, non una parola sul fatto che siamo stati qui."
"Figuriamoci. Poi tutti i villaggi vi vorrebbero per loro.” La madre di Momoka si guardò attorno, con cipiglio curioso.

“Ma… suo marito, Sakura-san?"

"Lo sa che non è esattamente mio marito." replicò serafica la "Strega", mentre distrattamente con le dita tentava di acconciare alla meno peggio quella treccia disordinata "Anche se può sembrare così."

"Le ragazze non saranno felici, mi sa, quando ve ne andrete. Lo sa che hanno sviluppato quell'accanimento ossessivo verso Sasuke-san? Fossi in lei sarei gelosa."

"Non mi tradirebbe mai."

E la sicurezza in quel tono era tale, che la donna non seppe neppure cosa rispondere.

“Mamma, abbiamo visto una rapa enooorme!”
Quella vocina piccola piccola la fece voltare con uno sbuffo, e dare le spalle alla donna e alla bambina. Giusto in tempo per fermare la corsa affannata di un bambino, gracilissimo e dai capelli e occhioni scuri, che al massimo avrebbe potuto avere sei anni.

Lo prese al volo, mentre lui continuava a ripetere con quella vocina eccitata quanto grande fosse quella rapa.

“Si, si, capisco, Fu-chan.” Mormorò Sakura, sollevando lo sguardo. Gli occhi incontrarono con un sorriso quell’unica persona che stava aspettando, lì, seduta alla finestra.

“Oddio. Quella si è fatta di nuovo male?”

“Non è per niente carino dire così.”

“Sarà l’ottava volta in una settimana.”

Il giovane uomo si stava avvicinando con fin troppa calma, squadrando con quell’unico sottile occhio scuro la bimba che ancora singhiozzava fra le braccia della mamma.
Sakura scosse il capo a quell’espressione esasperata sul volto di lui. A qualche passo di distanza, Sasuke si fermò asciugandosi la fronte abbronzata dalle ore passate al sole, e madida anch’essa di sudore. Le ciocche nere attaccate alla pelle nella calura estiva, legate loro malgrado in una disordinata ed alta coda di cavallo.

Coda che Sakura aveva trovato esilarante, per qualche arcano motivo. [ E che Sasuke difendeva come unica salvezza in giornate afose come quella.]

“Divertito a giocare con il fango?” lo rimbeccò, sorridendo sorniona.

“Sei assurdamente divertente.” Fu la laconica risposta che ottenne da lui, seguita da un sospiro.
Non era di buon umore. Ma lei, ormai, vi era abituata.
Ridacchiò, tranquilla, andandogli incontro. Con il braccio libero gli s’appigliò al collo, sollevandosi appena sulla punta dei piedi per sfiorargli le labbra.
Sasuke, suo malgrado, si limitò ad accettare quell’ombra di bacio, senza ricambiarlo.  
Poi spostò l’attenzione sul piccolo Fugaku, mentre il bambino li guardava entrambi dal basso, con sospetto sul volto.

“Mamma, l’ho vista davverissimo. La rapa.” Ribadì, broncio infantile che minacciava di affacciarsi da un momento all’altro.

Sakura sorrise, con pazienza, poggiando le mani sui fianchi e chinando il busto in avanti, lasciando che la treccia ricadesse sulla spalla. “Oh, davvero?”
Il bambino annuì estasiato.

“E quant’era grande?”

Allargò esageratamente le braccia. “Così! Era gi-gan-tes-ca!”

“Uh. Potevamo mangiarla. Sasuke, perché non l’hai presa? Com’era questa rapa?”

“Una normalissima rapa. E le rape non mi piacciono.” Borbottò lui, prima di superare entrambi verso la piccola tana, copia di tutte le altre “tane” che in quel villaggio fungevano da casa.

Sakura lo seguì con lo sguardo, battendo ciglio. Lo stesso fece il bambino, prima di crucciarsi.

“Papà, sei un bugiardo. Era grandissima!” protestò.

Il giovane uomo schioccò la lingua, sollevando lo sguardo al cielo, e stiracchiando le braccia. Dalla canotta chiara, sdrucita, quel braccio rovinato di segni arzigogolati era fin troppo vistoso. Ancora oggi.
Suscitava curiosità, domande discrete.
Ma null’altro di più, tra quella povera gente che di ninjutsu non sapeva assolutamente nulla. Più volte, Sakura l’aveva sorpreso mentre fissava quel braccio, quelle tracce che ancora sapevano del suo sangue.
Solitamente, quando lui se ne accorgeva, la abbracciava e la teneva stretta con un po’ di tenerezza. Qualcosa che, effettivamente, era fin troppo raro.

“Si, si. Dio, Sakura, muoio di caldo. Restiamo un altro po’ di tempo in questa topaia, e giuro che soffoco. Mi avrai sulla coscienza, sei terribile.”

Sakura scoppiò a ridere. Poi, prese per mano il piccolo e si chinò verso di lui. Il bambino ricambiò lo sguardo.

“Credi a me, no?”

“Ma certo che si. Lui è sempre stato un gran bugiardo, no?”

Il bambino annuì solennemente, prima di tirare la mamma lungo lo stesso sentiero, verso la capanna.

“Però mi ha promesso e oggi noi andiamo giù, lo sai?”

“Oh, giù al fiume? E io? Non posso venire?”

Il bambino parve pensarci davvero su, prima di asserire solennemente. “Ma mamma. Sono cose da uomini.”

E Sakura non potè fare a meno di ridere, ancora.

 

 

La felicità è come un droga, come una droga, davvero. Io… non riesco a smettere di essere felice.

Qui è brutto, Naruto. Fa proprio schifo, questo posto.

Eppure, rido ogni giorno come una bambina. E’ un periodo che suppongo passerà. Ma per ora, sto bene. Il piccolo Fugaku cresce benone, anche se abbiamo ben poco da mangiare. Ha una salute di ferro. E Sasuke… devi vederlo.

Quando lo vedrai, capirai cosa intendo, ecco. E’ assolutamente adorabile quando tenta di fare ancora lo scontroso con me. Anche se dubito tu lo troveresti… adorabile.
… guai a te se lo trovi adorabile, piuttosto. Solo io, posso.

 

 

[You can come home in times of harshness
You may come home in times of sorrow, too
Your home will be waiting for you forever
It will be waiting for you forever]

 

 

La festa, a Konoha, ormai durava da giorni.
Ino Yamanaka aveva aiutato fin troppo con le decorazioni floreali che adornavano le strade – nonostante il suo lavoro da ANBU, il negozio di fiori era ancora intestato a suo nome, lasciato in eredità dalla madre.
Nonostante avessero lavorato due giorni interi per preparare il villaggio al ritorno dell’Hokage, e nonostante festeggiassero tutti da giorni, continuava a sentirsi estasiata. Estasiata da qualsiasi cosa.
Mai il cielo era stato così bello. Mai quei fiori che vedeva ogni giorno erano stati così colorati sotto un sole così intenso.
La giornata era mite, di quelle che precedono l’afa estiva a quell’altezza geografica.
Konoha straripava di gioia, ovunque, festeggiando la più grande vittoria del Villaggio da decenni.
Lei, aveva nel cuore una piccola speranza, che soffocava ed alimentava al tempo stesso quella gioia.

Ogni giorno, sedeva su un ramo fuori dai cancelli rossi della cittadina, ciondolando le gambe nel vuoto, gli occhi azzurri persi nel vuoto di un sentiero che non sembrava finire mai.

Era capace di restare così per ore, immersa in pensieri del tutto inconsistenti.
Fino a che Chouji non la veniva ad informare, fra un boccone e l’altro, che Shikamaru l’aveva mandato a chiamarla.
Troppo pigro per chiamarla da sé, effettivamente.

A quel punto lei lanciava un ultimo sguardo a quella strada che portava via da casa, e saltava giù dal ramo, rassettandosi con la solita, ineguagliabile civetteria.

“Poteva anche venire da solo. Dovresti farlo muovere, invece di far tutto quello che dice lui. Cic-ciooo~ne!”

E, a quel punto, era tutta questione di velocità.
E rideva, mentre correva per evitare l’ira funesta del giovane uomo, con la speranza che, un giorno di quelli, da quel sentiero, si sarebbe affacciata quella persona che lei inutilmente continuava ad aspettare.

 

Qui…
… vi stiamo tutti aspettando.

 

 

Fragrant blossoms blooming far away—
Do my folks see them as I did long ago?

 

 

 

Infine, Sakura Haruno aveva avuto pietà delle costanti lamentele da parte di Sasuke, e aveva acconsentito ad abbandonare quel povero villaggio polveroso.
Lo sguardo della vecchia Meiko le aveva stretto il cuore.

“Il villaggio sentirà la vostra mancanza.”

Ed era un’altra casa che scompariva, nel nulla. E di nuovo attraversavano il confine, attraversavano i primi territori del Paese del Fuoco, dove ancora si sentiva l’odore di casa, dove le estati erano più miti.
Mentre respirava quell’aria, con velata malinconia, pensò che aveva abbandonato così tante case da ormai non dover più avere il diritto a possederne un’altra. D’altronde, non poteva lamentarsi.
La sua casa era lì, proprio accanto a lei. Era dove la voleva: non un centimetro più lontana.
In un giovane uomo fin troppo scontroso e asociale, ed un bambino che la faceva impazzire con quella sua presunzione d’essere ormai adulto. Erano entrambi accanto a lei, ed il bambino dormiva sulle spalle del padre.
Sasuke non sembrava esserne molto contento.
Dopotutto… un clan non era forse una casa? Il Clan Uchiha era lì, accanto a lei, e percorreva quella strada di terra battuta che attraversava le campagna.
Il Clan Uchiha era tutto lì, e lei ne era la signora. Un tempo, ragazze avrebbero ucciso, per questo.
Lei, non poteva far a meno di ridere. Lo fece.

“Sakura?” arrivò puntuale il suo nome, sillabato da quelle labbra pallide, di cui ormai conosceva a memoria il sapore.

“Si?”

“Non ridere a quel modo.”
”Uh?”

“Sembri isterica.”

Lei continuò a ridere, prima di stiracchiarsi, stendendo le braccia verso l’alto.
Grata che il sole stesse per tramontare: non avrebbe dovuto sopportare quel caldo ancora per molto.

“Prossima fermata?”

“Tanzaku Gai.”

“Mpf. Gai.” La giovane donna si prese il tempo di ridacchiare fra sé e sé, prima di spostare lo sguardo su di lui. “E dimmi, hai imparato a memoria qualche cartina, o spari nomi come più ti aggrada?”

“E’ stata la terza fermata quando ce ne siamo andati.”

“E le annoti tutte?”

“Nah. E’ una bella città.”

Lei inarcò le sopracciglia a questa affermazione, incapace di confermarla o meno. Non ricordava affatto la città, se non il vago ricordo di un castello che vi era stato distrutto, tempo prima. Distrutto da… Orochimaru, appunto.
Doveva essere quello il motivo per cui Sasuke la ricordava.
Di solito, non si prendeva la briga di annotare i nomi delle loro tante finte-case.

Infine, Sakura potè solo annuire, e respirare l’aria del Paese del Fuoco.
D’altronde, non doveva essere troppo diversa da quella che sua madre e suo padre stavano respirando.
Da quella che Ino stava respirando. Da quella che Naruto stava respirando.

Da quella di casa, quella casa che, al contrario delle altre… ancora aspetta.

 

Ora che ci penso…
Quest’autunno mi sono mancate molto le cosmee di Konoha. Ne ho trovato un fiore tremendamente simile: ma il colore delle cosmee di Konoha è unico al mondo, ed ora posso dare ragione ad Ino.
Di’ a quella scrofa che mi dispiace, di non averle creduto quando eravamo piccole.
Non riesco ad abituarmi ad un bambino che piange nel bel mezzo della notte perché ha gli incubi: per carità, il più delle volte non lo sento neanche. Altro che quando era ancora in fasce, e piangeva la notte perché aveva fame.
Prima lasciava fare tutto a me.
Adesso, invece, Sasuke non dorme per niente.
 Credo si sia preoccupato troppo per me, da quando mi sono ‘ammalata’, come piace tanto dire a lui.
Non capisce mica che ora sto bene, quel testone.
Però… E’ terribilmente bravo a far smettere di piangere Fu-chan. Oddio…

… probabilmente lo minaccia. Non è per niente bravo con I bambini.

 

 

 

 Are they still joyful? Are they young at heart?
Will I see them again as I did that day?


 

 

 

Tre giorni tondi per arrivare quindi a Tanzaku Gai.
Pochi attimi per accorgersi che l’atmosfera era ben diversa, da come l’avevano trovata otto anni prima. Avrebbe dovuto aspettarselo, Sakura. Prima di tutto: c’erano decisamente meno mendicanti per strada.
Le strade erano popolate di bancarelle, e mercanti ovunque declamavano e decantavano ai quattro venti la loro merce.
La città era viva.
Istintivamente Sakura rallentò il passo, fino a farsi raggiungere da Sasuke, che pacatamente si guardava attorno.
”Beh, wow.”

“Già.”

Non dissero altro, e Sakura si fermò lì, inspirando a pieni polmoni l’aria ricca di profumi dolciastri, di quelli che a Konoha abbandonavano le pasticcerie di prima mattina, quando lei si svegliava per andare dalla Godaime e…

… ed erano proprio pasticcini. Fece cenno a Sasuke di aspettarla lì, e lui sbuffò tranquillamente, sistemando la stretta che le braccia del bambino avevano sul collo.

Si avvicinò alla bancarella d’angolo strada, tentando di farsi spazio fra la folla accalcata.
Sembrava…

… sembrava quasi una festa.

Fortunatamente, era tanto esile da riuscire ad infiltrarsi nel capannello di persone.

Mai, dico, mai sottovalutare Sakura Haruno.

Soprattutto quando ha fame.

Spintonò a destra e a manca, prima di riuscire a raggiungere, infine, la meta tanto ambita. Cioccolato. Non vedeva cioccolato da mesi. Un lieve sorriso le si affacciò sulle labbra, prima che sollevasse lo sguardo per cercare il mercante.
Stava servendo un altro cliente.
E la fila era ancora lunga. Ma dopo mesi passati a mangiare verdure cotte a vapore…
… decise che ne valeva assolutamente la pena.

In attesa tra quella calca di gente, sotto quell’afa di mezzogiorno, prese a guardarsi intorno. Sistemando distrattamente l’abito, la treccia disordinata e un po’ sciatta.

“Non è di qui?”
La voce un po’ roca, sicuramente anziana, la scosse da quella piccola perlustrazione, costringendola a voltarsi. Gli occhi verde foglia incontrarono quelli di un uomo, circondati e segnati dalle rughe.

“Uh… più o meno.”

“Sembra spaesata, signorina.” Ridacchiò lui, controllando a sua volta la lunghezza della fila e tirando un rassegnato sospiro. Lei sorrise a sua volta, a quello sbuffo.

“Non me la ricordavo così questa città. Era molto più… triste.”

“Ci era già stata? Ma ormai è festa da una settimana, qui.”

“Avevo immaginato. Che festa è?”

“… incredibile. Ma dove ha vissuto, signorina?”

Sakura avrebbe voluto rispondere ‘in un buco ai piedi del mondo, una topaia, una fossa di una talpa’, o qualcosa di altrettanto sarcastico. Tuttavia si trattenne, limitandosi a far spallucce con sorriso seraficamente imbarazzato.

 

Probabilmente, il Clan Uchiha non è tutta questa grande roba. Cioè, voglio dire.
Guardaci adesso: siamo un branco di disadattati.
Una donna malaticcia, un uomo rovinato ed un bambino troppo gracile.
Sasuke tende a ripetermi spesso che i suoi avi ci avrebbero riso in faccia. Davvero, non avrei visto l’ora.
Ne avrei avute io un paio di cose per ridere loro, in faccia.
Voglio dire: hanno allevato psicolabili fino ad adesso. Mio figlio sarà diverso, assicuro.
La maggior parte delle tue lettere non ci raggiunge mai, comunque.
Quando arrivano, siamo partiti da un pezzo. Però… ma non me le descrivi mai, queste fantastiche missioni da ANBU?
Come vanno? Sono terribilmente curiosa. Una rabbia… Chuunin, ancora. Io.
… e Ino-chan nella squadra di Interrogazione? Non c’è più giustizia a questo mondo.
Ammetto che può essere spaventosa a volte… ma oltre a questo?
Li seduce finchè non dicono tutto?



 

[Family, friends
Home and memories
No one will ever
Forget about you]

 

 

 

La festa a Konoha durava ormai da più di una settimana.
La signora Haruno aveva abbandonato da tempo le faccende di casa,
per godersi quelle manifestazioni e quei giochi che si svolgevano
fuori, all’aria aperta.
Nonostante tutto, però, alla fine era tornata a casa, lasciando suo marito con gli amici, per cui ogni occasione era buona per festeggiare –un festa in più, una goccia di malinconia in meno.
La camera di sua figlia era pulita, tirata a lucido. La finestra era aperta, e la leggera brezza saltuariamente faceva ondeggiare la tenda. Ogni cosa che Sakura aveva lasciato alle spalle, quella notte… era ancora lì.
Però…
Mai il cielo era stato così bello. Mai quei fiori che vedeva ogni giorno erano stati così colorati sotto un sole così intenso.
La giornata era mite, di quelle che precedono l’afa estiva a quell’altezza geografica.
Konoha straripava di gioia, ovunque, festeggiando la più grande vittoria del Villaggio da decenni.
Lei, aveva nel cuore una piccola speranza, che soffocava ed alimentava al tempo stesso quella gioia.

Ogni giorno, sedeva sul letto rifatto, e guardava fuori dalla finestra, orecchio teso a captare ogni passo, ogni segno di ritorno. Ino Yamanaka le aveva spiegato che ora sarebbe tornata.
Sarebbe tornata.
Era capace di restare così per ore, immersa in pensieri del tutto inconsistenti.
Fino a che suo marito non si affacciava a quella porta, e le chiedeva se andava tutto bene.
”Certo.”

“Andiamo a fare due passi? Una cena fuori?”
Lei sorrideva, mentre si alzava per andare incontro all’uomo di mezz’età, ancora capace di coccolarla e viziarla come fosse una ragazzina. Con la speranza che un giorno di quelli, da quella finestra, avrebbe visto quella persona che lei inutilmente continuava ad aspettare.

 

Qui…
… ti stiamo tutti aspettando, Sakura-chan. A casa.

 

 

How far I've come from my childhood home!
There will come a time when my troubles are gone…

 

 

 

Sakura, alla fine, si era dovuta far spiegare un paio di volte il motivo di tutta quella festa.
Ed alla quarta volta, ancora non ci credeva. Era rimasta lì, osservando quel volto segnato dalla rughe. Senza accorgersi neppure che era arrivato il suo turno.
”Signorina?”

Sentì l’uomo dietro di lei ridacchiare, e riportò subito l’attenzione sul mercante. Annuì frettolosamente, prima di indicare quei dolci al cioccolato. “Tre pezzi di quelle, si… Si, si, tre pezzi di quelle, per favore.”
Osservò distrattamente l’uomo che incartava i dolci, battendo ciglio quando le vennero offerti. Posò quel paio di monete sul bancone, raccolse la busta, e lanciò un ultimo sguardo all’anziano signore.
Lui non lo ricambiò, troppo occupato nella sua ordinazione.
Un vero peccato.
Sakura voleva ringraziarlo di averle cambiato la vita.
Fece spallucce, ancora mezza stordita, facendosi ancora una volta strada fra la folla.
Lentamente – troppo lentamente – quel sorriso invasato si faceva strada sulle labbra.
Prima ancora di accorgersene, stava già correndo verso la schiena di Sasuke, sempre più vicina.
Sempre più vicina.

“Sas’ke! Girati immediatamente e ascoltami. Sas’ke!”
Nella folla, lui si accorse fin troppo tardi che lei lo stava chiamando. Troppo tardi per i suoi gusti.
Si voltò infine, con un sospiro a metà fra il sollevato ed il seccato. Tanto, ormai, Sakura non tentava più di dargli un senso. Gli porse frettolosamente il dolce, che lui accettò senza far storie. “… si?”

“Non indovinerai mai per cosa stanno festeggiando.”

“Matrimonio di qualche principessa con il daimyo?”

“Torniamo a casa.” Asserì lei, aprendo il volto in un sorriso fin troppo infantile. Lui si bloccò a metà strada sul primo morso, bocca aperta, limitandosi a spostare lo sguardo su di lei.

“… come scusa?”

“Quel signore…!”

“Quale signore?”

“ … ” lei battè ciglio, prima di prendere un profondo respiro. Qualche attimo dopo, risollevò lo sguardo. Serena.

“Il Villaggio del Suono! E lo scontro fra la squadra ANBU di Konoha e i tre sannin, e la vittoria di Konoha e del Paese del Fuoco sul Villaggio del Suono, Sas’ke. E’ questo, no? E’ questo, no, quello che stavamo aspettando!”

Lui si limitò a guardarla, così, inebetito.
Scosse il capo, prima di addentare il dolce ripieno di cioccolato.
Lei, chinando il capo d’un lato, pendeva dalle sue labbra.
E lui…

 

Alla fine, non è colpa mia, davvero. Se ti ripeto in ogni lettera che sto bene, ed ho fatto la cosa giusta.
E’ che… tu sei convinto del contrario. Non mi va che tu ti faccia un’idea sbagliata, Naru.

… non sto cercando di convincere me stessa, come più volte mi stai facendo notare.
Ho una famiglia, sto bene. Ed ho un posto in cui tornare.
Forse questo mi fa un po’ di malinconia… ma se pensassi di non aver più posto fra voi, a casa…

… forse sarebbe ancora più malinconico. A Sasuke manchi tantissimo
 [un attimo, che evito l’occhiata-della-morte che mi sta lanciando in questo momento.].
Ecco. E’ che con me non riesce a litigare, sta diventando frustrato. Credo.

 

 

And when I shall not be all alone—
Till then, I dream of my home, sweet home

 

 

… e lei aveva sorriso, ed aveva svegliato il piccolo Fugaku con un cenno.
Il bambino aveva mugugnato e aveva cercato di aggrapparsi al collo del padre come fosse stata la sua ultima ancora di salvezza. Ma l’aveva abbandonata presto e volentieri nel vedere il dolce, ancora tiepido.
Gli aveva arruffato i capelli, ed aveva riso vedendo quel muso sporco di cioccolato.
Il bambino era apparentemente indignato a quella risata, ma questo non gli impedì di tuffarsi ulteriormente nel ripieno della cialda. Lentamente, gli aveva preso la mano e l’aveva tirato verso le porte della città di Tanzaku Gai.
Ancora, faceva caldo. Ancora il vento era del tutto assente. Ancora Sasuke, alle prese con il sue dolce, si lamentava mentre li seguiva poco più dietro.

“Siete scemi.” Asserì infine il bambino, leccandosi solennemente i baffi di cioccolato. “… non ci fermiamo neanche a fare la nanna?”

“Oh, ma sta’ zitto. Figurati, lo scemo sarai tu. Hai dormito finora. Sulla mia schiena.” Borbottò Sasuke, alle sue spalle.
Sakura sorrise, e sospirò alzando lo sguardo al cielo.
… Esempio rarissimo di amore paterno.
Il bambino si limitò a fare la linguaccia [sporca di cioccolato], prima di riportare il dolce alle labbra con la mano libera.

“Mamma, e dove andiamo ora?”
Sakura cercò con la coda dell’occhio lo sguardo di Sasuke dietro di loro. Non lo trovò, essendo il giovane uomo troppo occupato a lottare contro il ripieno del dolce che minacciava di straripare da ogni dove.
Alla fine, si limitò a sorridere, e chinare il capo verso il bambino.
Ed il piccolo ricambiò lo sguardo, dal basso. Battendo ciglio. Una, due volte.

“A casa.”

 

Mi mancate troppo. Penso sempre a come sarebbe stata la mia vita, ora, se fossi lì.
Forse sarei più triste. Forse sarei felice. Non avrei un figlio così stupendo.
Ma non sarei neanche così indebolita.
Sarei un medico della squadra ANBU? Probabilmente sarei tua moglie. Il pensiero mi fa sorridere, sai, Naruto?
Anzi, ad esser sinceri lo trovo ridicolo. Nessuna offesa.
Sarei così ebbra di felicità da sentirmi ubriaca, ogni giorno della mia vita?
Credo di aver raggiunto il punto di sopportazione…

… e non so quando scoppierò a piangere.
Fino ad allora… parte del mio cuore è con voi, a casa.
[Mica potete pretenderlo tutto, sceemi. D’altronde, il mio cuore è solo di Sasuke-kun. Ihih.
Cioè, il concetto è quello. Mamma mia, sembro un’adolescente alla sua prima cotta.
Che stupida, dovrebbe essermi passata.]
Sasuke ti saluta. Apparentemente si è degnato di tentare un approccio più civile. Ha fatto anche un commento tipo “quandèchedevidiventareancorahokagetu?”
Ma preferisco non trascriverlo in modo leggibile. Ha una sensibilità equivalente a zero.
 Ti voglio bene.

 

[Forest, stream
Sky and earth
Everyone is waiting]

 

La festa, a Konoha, ormai durava da due settimane, ed ormai stava cominciando a spegnersi.
Ognuno,lentamente tornava alla vita di sempre.
Esclusi coloro che la vita, ormai, l’avevano cambiata.

Naruto Uzumaki era sopravissuto per un pelo alla guerra nel Villaggio del Suono, e nonostante tutto aveva ancora le energie per sentirsi entusiasta e troppo ubriaco di vita.
Nonostante festeggiassero da giorni e giorni, la festa per lui sarebbe potuto durate il doppio. Ma no.
Il triplo. Il quadruplo.
Fino alla fine dei suoi giorni, avrebbe festeggiato.
Perché il cielo non era mai stato così bello.
Perché quei fiori che vedeva ogni giorno non erano mai stati così colorati sotto un sole così intenso.
La giornata era mite, di quelle che precedono l’afa estiva a quell’altezza geografica.
Naruto straripava ancora di gioia, festeggiando la più grande vittoria del Villaggio da decenni.
La sua più grande vittoria da quando era nato, poiché era la vittoria che adempiva il sogno di una vita.
Nel suo cuore non c’era spazio semplicemente per una piccola speranza. Ma per una sicurezza ineluttabile, alimentata da quell’atmosfera che sapeva troppo di favola per essere realtà.

Ogni giorno, sedeva sul monumento degli Hokage. Sedeva sulla sua testa scolpita sul monumento degli Hokage.

Era capace di restare così per ore, immerso in pensieri beatamente inconsistenti.
Soltanto aspettava. E nessuno aveva ancora il coraggio di distogliere quella figura che, seduta lì, portava fieramente il copricapo bianco e rosso degli Hokage.
Rokkudaime, Naruto Uzumaki.
Colui che, da capitano ANBU, aveva ucciso Orochimaru, uno dei tre Sannin,.
Proprio grazie alla Volpe a Nove Code per la quale tutti pensavano che non meritasse di diventare Hokage.

Era capace di stare lì per ore, a guardare l’intero villaggio.
E rideva, mentre stava lì, con la sicurezza che un giorno di quelli, da quel sentiero, si sarebbero affacciate quelle uniche persone che lui caparbiamente continuava ad aspettare.

 

Bentornati a casa.


 

[Waiting for you to return.]

 

 

 

“E’ casa.”

“… non importa davvero.”

“Come no? Non ti mancava?”

“Non avevo davvero nulla, qui. Dato che tu, alla fine, eri con me.”

“Era quella, casa?”

 

[E da lontano, Sakura già sapeva di essere a casa.
Perché il volto di Naruto, scolpito così grande, lo vedeva persino da lì.]

 

‘‘Bentornata, Sakura-chan. Mi è mancato il tuo sorriso.
Fottiti, Sasuke. Tu sei ancora un Genin, ed io sono l’Hokage. Nyah, nyah!
Giuro che ti farò fare solo missioni da babysitter.’’
” … di bambino me ne basta uno.”

 

 


 

 

 

A/N: Millissimo grazie alla carissima LADL dalla pazienza di ferro. Me commossa dalla tua esistenza che riempie la mia solitaria giovinezza di froza prorompente ed esuberante, che mi fa scoppiare il cuore ç_ç

[Trad. Capitolo corretto e rivista da lei *ç*]

 

L’A/N della storia. Oh yeah.

La mia primissima longfic. Un grazie millerrimo a tutti voi [scende lacrimuccia]. Mai avrei pensato di scrivere qualcosa di talmente lungo. E probabilmente non ci sarei arrivata, senza il debito sostegno. Ç__ç

Ergo…

Un grazie mille aaaaa…. [ordine sparso. E non ho dimenticato nessuno *_* E, ovviamente, risposte ai commenti dello scorso capitolo.]

 

-         Ross. Senza di te come avrei fatto, tesora della mia vita sterile e vuota senza la dolce fiamma del tuo amore? (L) u_U Però… mi mancano i gatti marci, ecco >_< Ricordami di non scrivere più Sasuke in vita mia. E Miyu non avrà mai momenti a luci rosse con me. Ergo, mi sembrava esagerato lo facessero così, nel bosco. Suvvia, Miyu. Sii realista XD Abbiamo avuto tutti ciò che volevano, nyah *_* Me le tristezze tristettose. Chi voleva il lieto fine, c’è. Più o meno. Ecco, si. Capisco quanto possa essere odioso averli in un contesto normale. Penso comunque che Sasuke non cambi più di tanto. Alla fine, scontroso lo è nell’ego. U_U Ti adoro, mio fiore d’Arabia u_U

-         Solarial. La recensione più lunga della mia vita. Che traumaaaa *_* Penso che ogni individuo sogni di ricevere una recensione lunga come quella. E’ il sogno di una vita XD Arigatou Gozaimasu to you too *_* Lo statemi alla larga non funziona mai. Maimaimai. Prendi Squall, ad esempio. Sisisisi. *indica uno Squall a caso* Forse l’epilogo delude un po’, ecco, ma si sa com’è. E’ che sono… felici. E’… contronatura.

-         Miyu92. Cristo quanto rompi *_* Fortunatamente non scriverò mai più SakuSasu. Neanche a pagamento *_* Chiunque abbia da lamentarsi per questo scarso epilogo, si lamenti con lei: l’epilogo neppure doveva esserci più u_u COME PUOI FAR FINTA CHE HAKU SIA UNA FEMMINA? Blasfema! O_O

-         Gryffindor_ery. Ahr. Mi sono affezionata a vedere il nomicino fra i commenti. *scende lacrimuccia*. Colei che mi ha commosso con la dedica. Aw ç_ç

-         SasuSaku. Ha fatto morire dal ridere anche me. Grazie per il sostegno in questo luuungo progetto.

-         Artemisia89. anche a te, millissime grazie, che me non finirà mai di ringraziare. Il botto finale forse è stato un po’ fiaccoso, ecco, ma si sa com’è ç_ç

-         Aleptos. Aw. Una lettrice fantasma ç_ç Me commossa. *si gonfia il cuore ed esplode*. Me onorata. *inchina. Inchina di nuovo* Sisi, me onorata. Ecco cos’erano tutte le visite fantasma, ecco ç__ç

-         Kirjava. Assie anche a te. Nunu, non è residuo piemontese. Come già dicevo, è residuo dei fansub giapponesi. E’ che Naruto l’ho guardato così, rimane impresso il modo di parlare originale. [ho dovuto combattere per non scrivere Shannarooo! E Teme, e Usuratonkachi.]

-         Murtagh. Addirittura? Me onorata ç_ç Ancora una volta, si, son monotona. Allora non sono l’unica che anche se c’è scritto “spoiler” vado a leggere lo stesso XD. Thanks, Sistah!

-         Mlle Nihal. Grassie mille anche a te. Spero che il finale sia adeguato. [Cristo, m’è venuta l’ansia da prestazione. Odio Sakura felice. Argh.]

-         Jaly Chan. Inaspettato? Pensavo fosse banale e scontato. Aww ç_ç *lacrimuccia* Itachi è bastardo. Non merita il cero è_é”” Comunque sia, grazie mille per il sostegno ç__ç Aw.

-         Kazuhachan. Ecco, brava, niente torture a Sasuke. Ora che la storia è finita, per quel che mi riguarda, puoi anche lapidarlo. Non mi serve più *_* [anzi, lo va a lapidare lei. Dannato è_é”]

-         Darkphoenix. Il miele! Il diabete! Dispensano carie e elargiscono diabete! Argh! [fine parte melodrammatica]. Ameba… sisi, è come definivo prima Sakura. Quando la odiavo con tutto il cuore. Ora mi sto affezionando, ma sto odiando Sasuke. Argh. Vita dura e triste. Grazie mille anche a te ç_ç

-         Enjio. Dolce. Oddio, avrei potuto anche elargire un po’ più di zucchero, ecco. E’ un dolce burbero e assonnato, poverino. Pietas. Ehm, si. SasuNaru, ecco. Ti piace il pairing Sasunaru? *_* Ahrrrrr. Chissà che non ne esca una. Per ora è uscita la Threesome con accento su SasuNaru, ma è troppo amara.

-         Francy. La perfezione non esiste. Ma me è grata lo stesso di tale considerazione ç_ç

-         Sakurachan, casca, arashi, Lallachan, Kris, Lyava, Reina, erika, elie191, diana, mi-chan, ItaSaku4evereAnever, Azusa92, Arya, Kim93, Rea, ReiAyanami, Shuriken, natsumi90, Killkenny, SoleDincht, Sora33, Nely, Topy, FrancescaAkira89, DarthSteo, Helen Lance.

 

 

E mi sa che non ho scordato nessuno, ne *_*

Per la prossima longfic… boh. Accetto proposte. E critiche sulla fic. E tutto quello che vi passa per la testa. Non abbandonatemi alla fine u_u Il mio cuore piangerebbe. Addio, HSH. La mia creaturaaah ç__ç

 

Piccola appendice. Che amore è, alla fine, quello che ho voluto rappresentare fra Sakura e Sasuke? Alla fine, non è uscito come vorrei. L’idea iniziale era: Sasuke non si innamorerebbe mai di Sakura. E’ ossessione, la sua.
E alla fine, è diventata un ossessione/amore per entrambi. Lei tremendamente egoista, lui altrettanto, non possono stare insieme senza farsi male, secondo me. Alla fine, si devono abituare semplicemente a farsi male. Allora, possono essere felici u_u

Non c’entrava nulla, ma si sa com’è.
Ancora. Questo è un arrivederci, spero. O.ò

PS. Per Kazuha-chan. Appunto. Chiamasi epilogo poichè viene dopo la fine XD La fine, ergo, è lo scorso capitolo XD Allo stesso modo, la fanfic per me è finita nello scorso. Diciamo che qualcuno ha insistito con l'epilogo. [E sinceramente vuole anche altro. Ma basta >_>]

  
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