La solitudine di un dio

Forte. Lui, Sosuke Aizen, era indiscutibilmente forte, più di chiunque altro.

Eppure, a volte, odiava quel suo potere che lo divideva da tutti gli altri. Poiché nessuno gli era pari, nessuno vedeva le cose come le vedeva lui, nessuno poteva capirlo veramente. Non gli sciocchi capitani della Soul Society, non Urahara col suo straordinario intelletto, nemmeno Gin che pure credeva di conoscerlo meglio di chiunque altro, nessuno di essi era mai riuscito a comprendere la sua vera natura.

Solo una volta, di fronte a quel fanciullo, Ichigo Kurosaki, aveva sperato di aver finalmente incontrato qualcuno che gli fosse pari, che potesse condividere la sua stessa visione del mondo. Ma la sua speranza era stata delusa, poiché la forza che il ragazzo era riuscito ad ottenere si era rivelata tanto potente quanto effimera. In quel momento aveva abbandonato la speranza di trovare qualcuno altrettanto forte, in quel momento, per un singolo istante, aveva desiderato essere “un semplice shinigami”. Ma nemmeno l’hogyoku poteva esaudire completamente il suo desiderio.

Imprigionato e portato nella Soul Society, era stato condannato a ventimila anni di reclusione nel livello detentivo “mugen”. Ventimila anni di prigione, cosa mai potevano significare per lui? Tanto, che si ergesse nell’alto dei cieli o marcisse nella prigione più profonda, sarebbe sempre stato solo.