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Autore: xUnbroken    08/05/2012    3 recensioni
'Piccola' one shot su Cam.
Cosa succede se Cam si innamora di qualcuno, che a distanza di migliaia di anni, non è neanche lontanamente come lei?
SPOILER PER CHI NON HA LETTO PASSION!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cam le lanciò la pallina di gomma in testa mentre camminavano per i corridoi.
Lei corse ad afferrarla e la rilanciò contro di lui con una tale violenza che lui si spostò all’ultimo secondo per evitarla.
“Nervosette stasera?” chiese sarcastico.
Lo ignorò. Era bellissimo, ma era anche un grandissimo stronzo.
Alcune volte erano in sintonia. Altre volte avrebbe voluto ucciderlo.
Era una specie di amore/odio, dove l’odio prevaleva, evidentemente.
Il giorno dopo si ritrovarono in classe a lanciarsi palline di carta senza motivo.
“Smettila di tirarmi palline di carta!” gli disse lanciandone una contro di lui.
“Smettila tu!” le rispose sorridendo.
A fine lezione, nel pomeriggio, si recarono al campo per giocare.
“Riesci a prendere quella stupida palla?”
“Io riesco a prenderla, sei tu che non sai tirare!” gli urlò ridendo, consapevole della sua evidente incapacità di prendere un pallone.
“Si certo!”
“Vuoi stare zitto? Stai sempre a sparare sentenze su tutti!” gli urlò.
Ma poi successe qualcosa. Si fermò di colpo in mezzo al campo nel panico.
“Ka?” la chiamò Cam.
Fissava le sue spalle con gli occhi spalancati.
“Oh mio dio” sussurrò lei nel panico più totale.
Cam si voltò. C’era un serpente lungo quanto il suo braccio dietro di lui.
“Ooh un serpentello nel nostro campus!” disse lui compiaciuto.
Lo prese tra le braccia e fece per avvicinarsi a Katia.
“Non ti azzardare a portare quel viscido coso verso di me!” urlò lei indietreggiando.
“Hai paura?” le sorrise continuando ad avvicinarsi senza timore.
“Cam…” continuò lei “Stai lontano con quel coso.”
Ma lui faceva finta di non sentire. Katia iniziò a correre urlando, e Arriane e Roland iniziarono a ridere.
“Cam mettilo via!” gli urlò mentre correva verso di lei con il serpente tra le braccia, ridendo come un matto. Iniziaronoo a correre per il campus ridendo come malati, e lui che la inseguiva.
“Ok ok, tregua. Metterò giù il serpente.” Disse lui quando arrivarono davanti al cimitero. Si era fermato e la guardava dritto negli occhi. I suoi occhi verde smeraldo fissavano quelli nocciola di Katia, ed era impossibile guardarlo senza sciogliersi.
Fece per avvicinarsi e lei indietreggiò.
“Ok, ora lo metto giù.” Indugiava e la fissava, sorridendole.
Manteneva il contatto visivo per dimostrargli che non aveva paura (anche se il serpente le faceva ribrezzo).
“Non vuoi neanche accarezzarlo?” le chiese.
Lo guardò sconcertata “NO!” rispose poi, secca.
“Ok. Ciao ciao serpentello” disse in finto tono dispiaciuto. Lei si spostò di corsa mentre il serpente avanzava, quando Cam la afferrò per la schiena e le gambe e si mise a correre verso il lato ovest del campo, dove c’era una vecchia fontana e l’acqua al suo interno era putrida.
“Adesso ti butto in acqua!”
“Cosa? CAM SE MI BUTTI LI’ DENTRO TI UCCIDO. METTIMI GIU’!” gli urlò mentre correva.
Continuava a correre ignorandola e ridendo.
Quando arrivarono davanti alla fontana fece per gettarla, ma lei si aggrappò forte al suo collo.
“Fine della corsa, ragazzina” le disse mettendola giù “è ora di tornare nei dormitori.”
La accompagnò fino al corridoio e alla porta della sua stanza le schioccò un bacio sulla guancia e se ne andò.
Al mattino dopo, in classe, qualcuno era seduto al banco di Katia.
La fissava entrare.
“Scusa, ti dispiace?” fece lei indicando il banco.
“Fare che?” rispose il ragazzo.
“Non saprei… liberare il banco forse?” disse lei sarcastica.
“Si scusa dolcezza”
Il fatto che la chiamassero dolcezza la irritava. Posò la borsa sul banco e il ragazzo indugiava davanti a lei.
Katia lo guardò come per dirgli ‘ti serve qualcosa?’
Poi lui si voltò e se ne andò.
A pranzo in sala mensa, Cam si sedette di fronte a lei.  Dopo un po’ il ragazzo della lezione della prima ora si avvicinò e si sedette accanto a lei.
Katia lo guardò e lui le sorrise.
“Ti serve qualcosa?” gli chiese leggermente infastidita.
“Voglio uscire con te dolcezza”
Katia sorrise “Non è che vorresti sapere il mio nome prima? Sai com’è, giusto per sapere come chiamarmi invece di dolcezza” fece sarcastica.
Sul viso di Cam spuntò un sorriso.
“Il tuo nome non è importante”
Katia lo guardò più infastidita “ma fai sul serio?”
“Si!” rispose deciso.
“Bè, non uscirò con te.” Disse lei.
“E perché mai non vorresti uscire con me? Sono il più figo!”
Katia rise “Non sei così figo come credi. Scendi dal piedistallo, dolcezza” gli disse lei, marcando l’ultima parola perché fosse ben recepita. Suonò la campanella.
Cam si alzò senza dire una parola e Katia lo seguì in silenzio.
“Perché non hai accettato di uscire con lui?” le chiese dopo.
“Perché quel tipo è un coglione”
“E questo da cosa l’hai capito?” fece lui sarcastico.
“Oh non saprei, da dove inizio ad elencare?” rispose lei.
Cam sentì il frastuono della gente nella sua stanza. La festa era già iniziata.
Di colpo prese Katia per le braccia e la sbatté contro il muro. Katia cercò di ribellarsi.
“Adesso ascoltami bene.” Iniziò lui “Io non so cosa tu abbia pensato ieri pomeriggio e oggi, ma io non voglio stare con te. Trovati un ragazzo e sta’ lontana da me! Non voglio vederti strisciare ancora ai miei piedi.”
La lasciò, aprì la porta della sua stanza e la richiuse. Katia se ne andò infuriata.
Poco dopo Roland bussò alla sua porta.
“Avanti”
“Hei, tutto ok?” fece lui.
Katia esitò “Si, tutto ok”
“Cam mi ha raccontato”
“Così veloce? Caspita!” rispose lei sarcastica.
“Sai, Cam non ha avuto molta fortuna con le ragazze. E’ scontroso ma non è cattivo.”
“Ho i miei dubbi”
“Solo perché è un demone non significa che sia irrimediabilmente cattivo”
“E allora qual è il problema?”
Roland la guardò. “Tu sai qualcosa” fece Katia con tono accusatorio.
“No, non so nulla” disse lui, fingendo indifferenza.
“Si che lo sai”
Roland sbuffò. “Dovrà essere lui a dirtelo”
“Sai meglio di me che non lo farà” rispose lei risoluta.
“Se ci tiene a te come credi, lo farà”
“Non lo farà. In casi come questo lui tiene di più al suo ego che a qualsiasi altra cosa, e questo lo sai bene. Non guarderà oltre il suo naso.”
Roland sbuffò di nuovo. “Ok ascoltami. Io non posso dirti nulla. Tu lo conosci meglio di qualunque altro essere umano mortale, e dovresti essere grata che lui ti abbia permesso una cosa del genere. Sei intelligente e sei furba…”
Katia lo fermò. “Devi dirmi cosa mi sfugge, Roland. Due sono le cose: ho sbagliato io, oppure c’è qualcosa che non so.”
Roland chiuse nuovamente la porta. “Ok,  io te lo dico. Ma se viene fuori che sono stato io a raccontartelo ti uccido.”
“Bene, racconta!”
“Allora, in breve. Migliaia di anni fa, prima che Cam passasse dall’altro lato, ha conosciuto una ragazza bellissima. Era un po’ come te. Anche lei aveva i capelli rossi e gli occhi scuri. Si chiamava Lilith. Dovevano sposarsi, ma come suppongo tu sappia già, un angelo caduto non può entrare in una casa di Dio, perché il posto prenderebbe fuoco all’istante. E Lilith voleva sposarlo a tutti i costi nel tempio, e lui non poteva dirle la verità. Così si è ritrovato a dover fare una scelta. Ha deciso di non amare più nessun’altra e di schierarsi. Adesso devo andare, altrimenti Cam capirà che qualcosa non va. Se ti fai sfuggire una sola parola ti uccido.”
“Non dirò nulla, promesso”
“Bene.” Disse Roland, e se ne andò.
Al mattino dopo si recò in biblioteca e il tizio che ci provava con lei era lì.
“Ma insomma, che vuoi?”
“Uscire con te”
“Ti ho detto che non uscirò con te”
Tremava in modo strano. Katia lo fissò e notò che aveva le pupille dilatate.
“Ti sei fatto di qualcosa per caso?” gli chiese, ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase.
Il tipo la strattonò contro gli scaffali e una pila di libri ai suoi piedi caddero.
Sbatté la testa e rischiò di perdere i sensi. Iniziò a tirarle pugni nello stomaco.
Katia si passò una mano sulla fronte e vide che sanguinava. Perse i sensi, ma sentiva ancora lievemente il tipo che le tirava calci, finché non sentì più nulla.
Quando si svegliò si ritrovò in una stanza con le pareti verdi, e la luce bianca che le offuscava la vista. Si alzò e sentì la sua testa pulsare di dolore.
“Stai bene?” gli chiese qualcuno. Conosceva quella voce. Roland.
“Non esattamente” rispose lei tenendosi la mano sulla fronte.
“Tieni” Roland gli porse un bicchiere con delle bollicine.
“Cos’è?”
“Un’aspirina, ti farà passare il mal di testa”
La sorseggiò fino all’ultima goccia e poi riprese un po’ di lucidità. Cam era appoggiato alla finestra e la fissava.
“Cos’è successo?” chiese Roland.
“Ero in biblioteca e il tipo che era seduto al mio banco l’altro giorno era fatto. Tramava in maniera assurda e aveva le pupille dilatate. Mi ha chiesto di uscire di nuovo e io gli ho detto di no. E poi mi ha sbattuto contro gli scaffali e ha iniziato a tirarmi pugni e calci, e poco dopo ho perso i sensi. Se lo becco lo uccido.”
Cam poco dopo posò un’enorme tazza sulla scrivania e uscì calmo dalla stanza. Si diresse verso la stanza di quel tipo, e bussò alla porta.
“Ti serve qualcosa, amico?” fece lui ancora fatto.
“Si” rispose Cam. Lo prese per il colletto della maglia  e lo trascinò dentro. Gli sferrò un primo pugno sul naso, e un altro sull’occhio. Il tipo barcollò, cercò di difendersi, ma Cam era più forte, e più lucido. “Ascoltami bene. So cosa le hai fatto ieri. Se ti azzardi di nuovo soltanto ad avvicinarti a lei sei morto. Sono stato chiaro? Che c’è, non mi hai sentito? Te lo ripeto: Sono stato chiaro?” ripeté Cam urlando.
“Ch-chiarissimo” balbettò il tipo.
Cam si ricompose e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Nel pomeriggio Cam era al bar vicino alla costa a ubriacarsi. Katia era riuscita ad uscire di nascosto insieme a Roland e Arriane. Entrarono al bar e Cam beveva come non mai.
I tizi al locale lo guardavano male, si avvicinavano a lui, ma lui li strattonava via. Roland si avvicinò, cercando di farlo smettere di bere, ma Cam allontanò anche lui.
Katia si avvicinò, si sedette accanto a lui e prese la bottiglia di whisky.
Lui la fulminò, con i suoi occhi verdi che trasudavano rabbia.
“Stavo bevendo io” le disse.
“E quindi?”
La ignorò, prese un’altra bottiglia dal banco e riempì il bicchiere.
Quando lo avvicinò alla bocca Katia lo fermò. “Basta Cam” gli disse. I suoi occhi fissavano quelli verdi di Cam.
Cam sostenne il suo sguardo, ruppe il bicchiere e Katia sentì i pezzi di vetro entrarle nella carne.
La prese per la gola e la trascinò contro il muro.
“Cam… lasciami” farfugliò, quasi soffocando per la forza con cui Cam la stringeva.
“E’ tutta colpa tua” le disse furioso.
“Mi stai dando la colpa di cosa, esattamente?”
“Tutto. E’ colpa tua se sono qui ora, è colpa tua se ho picchiato il tizio che ti ha picchiato, ed è colpa tua se sono in questo stato.”
“No, è solo colpa tua. Tutte queste decisioni le hai prese da solo” disse lei.
Cam strinse la presa. “Cam, basta!” gli disse Roland.
“Quale parte di: non voglio stare con te non ti è chiara?” le chiese.
“Cosa ti fa pensare che io voglia stare con te?”
“Ho visto come mi guardi, non guardi nessuno in quel modo. E… dimmi un’altra cosa. Se non ci fossi stato io l’altro giorno al tavolo seduto con te, avresti accettato l’appuntamento?”
“No” rispose Katia decisa, guardandolo fisso negli occhi. “Non avrei accettato. E’ solo un coglione. Ma dimmi, cos’è che ti spaventa di più? Il fatto che tu mi piaci, o che io piaccio a te?”
Non sapeva da dove le erano uscite quelle parole, né con che coraggio le aveva appena pronunciate. Ma aveva colpito nel segno.
“Tu non sai niente!” le urlò.
“Si invece. Io so tutto, Cam”
Cam mollò la presa e uscì dal bar.
Roland, Arriane e Katia tornarono a scuola.
Al mattino dopo, che era domenica, Katia faticava ad alzarsi.
Si vestì e si diresse nel padiglione ovest, dove si sarebbe tenuta una conferenza. A metà strada la terra iniziò a tremare. Scattò il panico, ma fu solo qualche secondo.
Poco dopo qualcuno la prese con una mano per la vita e l’altra le tappò la bocca.
“Shh, sono io” fece Cam. “Ascoltami bene, non ci sarà nessuna conferenza oggi. Non puoi stare qui, è troppo pericoloso. Torna nella tua camera e non uscire finché qualcuno di noi non verrà da te.” Le sussurrò. Katia lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite. “Va’!” la incitò lui. Esitò un ultimo secondo e andò via di corsa.
Non aveva idea di cosa stava succedendo, ma un’ora dopo qualcuno bussò alla sua porta.
Katia era ancora terrorizzata.
“Chi è?” chiese.
“Io”
Katia conosceva quella voce e non era mai stata così felice di sentirla. “Entra”
Cam aprì la porta lentamente. “Tutto ok?” le chiese.
“Si” rispose lei. “Tu?” gli chiese.
“Si, sto bene” rispose Cam. Aveva qualche ferita e i capelli arruffati, ma stava bene.
Restò sulla soglia della porta a fissarla, e lei abbassò lo sguardo.
“Bene, vado a farmi una doccia. Ci vediamo dopo” disse lui.
“Ok a dopo.”
Nel pomeriggio si sentivano ancora delle lievi scosse di terremoto.
La maggior parte dei ragazzi erano tornati a casa dalle loro famiglie. Restavano solo Katia e gli altri, e un’altra umana di nome Caroline che Katia aveva conosciuto appena era arrivata a scuola.
Lei e Caroline si diressero verso il punto esatto da dove provenivano le scosse. Ma appena si avvicinarono una densa nube nera le trascinò via.
 Si ritrovarono in una specie di caverna, davanti a loro Cam, Daniel e tutti gli altri.
Una nube prese Caroline.
“Che ci fate voi qui? Vi era stato proibito di uscire dalle vostre stanze!” fece Daniel autoritario.
Lo ignorarono. “Che sta succedendo?” chiese Katia.
All’improvviso si sentì un sibilo e un serpente, grosso almeno quanto Daniel e Cam messi insieme, alzò la testa.
“OH MIO DIO” disse Katia spaventata a morte. Cam si piazzò davanti a lei e la protesse.
Il serpente torreggiava davanti a Cam.
Poi un uomo si avvicinò a Caroline con un coltello enorme.
“Cam portala via da qui” gli intimò Daniel.
Ma accadde in fretta. Caroline urlava, finché il coltello non le trapassò il cuore.
Katia vide tutto, e sentì le lacrime scendere sulle sue guance. Cam la prese con la forza e la portò fuori dalla caverna.
Tremava e iniziò a piangere forte, singhiozzando. Cam la portò sotto un grosso ulivo vicino al fiume e la invitò tra le sue braccia. La strinse forte e cercò di calmarla.
Cam sapeva bene che Katia non aveva bisogno di particolari parole di consolazione. Soltanto essere abbracciata forte.
“Va meglio?” le sussurrò quando si calmò.
“Un po’”
Cam le asciugò le lacrime dal viso col dorso della mano. “Stai ancora tremando?”
Katia annuì. “Dammi le mani” le disse lui.
Cam prese le mani di lei, e Katia le strinse tra le sue facendosi abbracciare.
Appoggiò la testa sulla spalla di Cam.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a tutto questo.” le sussurrò. “Andrà tutto bene, te lo prometto”
A quelle parole Katia si strinse più forte a lui. Passarono il tempo abbracciati, finché gli altri non uscirono dalla caverna.
Katia e Cam si alzarono e seguirono gli altri attraverso un’ombra che li avrebbe riportati a scuola.
Cam la accompagnò e tornò nella sua stanza.
“Allora, che mi dici?” gli chiese Roland.
“Che vuoi dire?”
“Tu e Katia”
“Cosa?”
“Non fare il finto tonto, vi abbiamo visti”
“Non capisco cosa vuoi dire” fece Cam.
“Sei innamorato di lei Cam, e si vede, per quanto tu provi comunque a negarlo”
Cam si fermò ed esitò prima di rispondere. “Non posso stare con lei”
“Si che puoi” rispose deciso Roland.
“No, non posso. Lei è mortale e io no”
“Ma lei lo sa”
“Non cambia nulla”
“Si invece, cambia tutto. Non te ne rendi proprio conto Cam? L’hai allontanata ma lei è tornata da te.”
“Perché lei è innamorata di me”
“Ah perché, tu no? Non ti rendi conto che è cambiato tutto?
Cam fissava il vuoto, consapevole del fatto che Roland aveva ragione.
“Che dovrei fare?” gli chiese.
“Un amico una volta mi disse: ti dirò cosa non devi fare. Ma ti darò un consiglio diverso da quello che lui dette a me.” Disse Roland con un sorriso. Cam sorrise, sapendo che quelle parole erano sue. “Non fartela scappare. Non capita tutti i giorni che una mortale accetti il fatto che tu sei immortale, e per di più un demone.”
Cam invitò Katia alla festa nella sua stanza. Quando bussò Cam uscì fuori per parlare con lei.
“Sono ancora arrabbiato” fece lui.
“E perché?”
“Perché ti avevo detto di restare in camera finché qualcuno di noi non fosse venuto a cercarti”
“Bè, tecnicamente questo è successo prima.”
Non aveva più via di scampo.
“Mi dispiace di averti quasi fatto del male” le disse.
“Hai parecchie cose di cui scusarti a quanto vedo”
“Già”
“E volevo dirti che… è vero. Mi piaci, e tanto anche.” fece Cam, senza guardarla negli occhi. “E avevi ragione. Era il fatto che mi piacessi, che mi spaventava. E’ successo una sola volta che mi sono innamorato di una ragazza,si chiamava Lilith e…”
“Cam… ascoltami” lo bloccò lei, prendendogli il viso fra le mani. Lui alzò finalmente lo sguardo. “So tutto e non c’è bisogno che continui a torturarti con questa storia. Io non sono lei. Non ti chiederò di sposarmi in un tempio al cospetto di Dio per volontà dei miei genitori. E onestamente non mi interessa che tu sia un angelo caduto e un demone. Non mi interessa che sei immortale. Voglio vivere il presente. E ora siamo qui, e posso dirti che qualunque ragazza sarebbe fortunata ad averti al suo fianco. Sei dolce, sei divertente e sei bellissimo.” Sorrise “E non so per quale assurdo motivo Lilith non abbia voluto cambiare idea. Ma…”
Cam la fermò. Appoggiò la fronte su quella di lei. “Non so per quale motivo tu non abbia ancora un ragazzo, ma suppongo che non tutti vedano questa parte di te. Qualunque ragazzo dovrebbe solo considerarsi fortunato ad avere una come te, e personalmente penso che ti meriti un amore che va oltre quello umano. Un essere umano non sarebbe in grado di darti l’amore che ti meriti.”
Lui avvicinò lentamente le sue labbra contro quelle di lei. Un bacio fugace ma pieno d’amore.
“Voglio stare con te. Tu vuoi stare con me?”
“Non c’è nessun altro che vorrei” gli disse.
Lui la strinse a sé, la sollevò da terra e la baciò con più passione.
Non c’era una forma di amore più perfetto di quello che provavano l’uno per l’altra.







Chiamiamola 'piccola'. Vabbè, mi sono innamorata di Cam. Non si nota, no? Recensite se vi piace :) 
  
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