Note dell’autrice:
Sono consapevole che la storia sia alquanto insoddisfacente (io stessa non ne
sono soddisfatta… --“), ma sono anche cosciente del fatto che se non
pubblicherò questa storia avrò una perenne crisi isterica a riguardo! XD
Infatti, oltre a qualche cambiamento qua e là, non ho fatto molto altro. E la
pubblico per questo: perché ormai l'ho scritta, e devo togliermi lo sfizio, anche se l’idea era pure accettabile ma il modo in cui
l’ho sviluppata è alquanto mediocre… Spero vi piaccia comunque! ^^ Ah, chiedo perdono anche per la lunghezza: mi sembrava un po' inutile dividere il capitolo, ma se preferite , basta chiedere... ^^ (Scusate anche il
finale inutile, che peraltro non pare nemmeno un finale, ma non ho proprio
avuto fantasia, nemmeno per un finale decente… --“ Ah, e sì, sono cosciente di
aver fatto un Harry super figo, tanto da sembrare un romanzo rosa, ma per una
volta mi sono voluta prendere questa liberta! xD)
A parte questo, avviso che l’idea base è ispirata dal filma “Se cucini ti sposo” (se non ricordo male il
titolo…), il resto è frutto della mia mente.
I personaggi di questa storia non sono miei, ma appartengono puramente
a J.K. Rowling. Io mi diverto solo a giocarci un po’ e creare qualche teatrino,
prima di rimetterli dove li ho presi.
A voi lettori che avete il coraggio di avventurarvi, auguro buona
lettura! XD Divertitevi! ;)
S T R A N G E S U M M E R
H O L I D A Y S
Harry,
in quel momento, non si trovava al numero 4 di Privet Drive, con i suoi
“adorati” parenti, bensì a casa di Hermione, beandosi della sua piacevole
compagnia, senza doversi preoccupare delle faccende di casa che suo zio lo
obbligava a fare, anche se qualche volta cercava di dare una mano alla madre
della ragazza…
Hermione
abitava in una casetta molto accogliente e spaziosa poco lontano da Londra;
trascorreva le sue estati sempre con i suoi genitori, e dato che quell’anno non
sarebbero potuti andare in vacanza assieme, la ragazza li aveva supplicati di
poter invitare da loro per qualche giorno il suo amico dagli occhi verde
smeraldo. I suoi erano stati accondiscendenti, e sua madre le aveva proposto di
passare le sue vacanze con Harry, magari prenotando in qualche posto carino,
lontano dal caos di Londra.
La
ragazza ne era stata subito entusiasta, e quando lo aveva detto a Harry, lui
praticamente aveva saltato dalla gioia. Hermione era molto felice di questo,
poiché era da tempo che non vedeva il suo amico così sereno; più precisamente
dalla morte di Sirius. Neanche dopo aver sconfitto Lord Voldemort era sembrato
così felice; anzi, forse dopo quell’avvenimento era sembrato ancora più
combattuto. Così avevano prenotato una casetta lontano dalla vita urbana di
Londra, a poche decine di metri dal mare. Hermione aveva optato per quella
località anche perché ricca di magia, tradizioni e leggende. Avevano contattato
Ron – che in quel momento si trovava in Romania con la famiglia a trovare
Charlie – chiedendogli se voleva venire anche lui. Il rosso aveva risposto
positivamente, dicendo che gli avrebbe fatto molto piacere, ma purtroppo
sarebbe rientrato dalle sue vacanze qualche tempo dopo la loro partenza, e non
sapeva se così avrebbe rovinato i loro piani. I due amici, dal canto loro, gli
dissero che non c’era problema; gli avrebbero lasciato l’indirizzo, così lui si
sarebbe recato lì con la Polvere Volante quando sarebbe tornato. Anzi, se
avesse voluto invitare Padma, la sua fidanzata, non ci sarebbe stato problema.
Così avevano affittato questa casetta sul mare; per la moretta era stato
relativamente facile, dato che la proprietaria era un’amica di sua madre, che,
anche se era una Muggle, era a conoscenza del fatto che Hermione fosse una
strega.
_٭_
Hermione
bussò alla porta della camera. Una voce gentile le diede il permesso di
entrare, e così fece.
«Harry, sei pronto?»
«Ehm…
sì, credo di sì…» rispose titubante il moretto, passandosi una mano tra gli
scompigliati capelli.
Il
Bambino-Sopravvissuto era cambiato leggermente. Non sembrava neanche più “il
povero Bambino-Che-Era-Sopravvissuto, gracile e maltrattato”. I suoi occhi
verde smeraldo risaltavano ancora di più ora che non portava più gli occhiali;
adesso trovava molto più comode le lenti a contatto, o ancora meglio un
semplice incantesimo di vista. Si era alzato di qualche centimetro, pur
rimanendo non troppo alto per la sua età. Il suo corpo era modellato dagli
estenuanti allenamenti di Quidditch, ma non era eccessivamente muscoloso. I suoi
capelli corvini perennemente disordinati erano un po’ più lunghi, e ora gli
arrivavano alla base del collo, legati in un basso codino.
Ma
anche la Grifondoro non era da meno. Era cresciuta parecchio, i capelli non
erano più crespi, ma mossi, con alcune ciocche che cadevano in morbidi ricci, e
gli occhi color cioccolato erano sempre brillanti di vitalità. Forse non era
bellissima, ma era molto affascinante.
«Cosa
c’è che non ti convince?» chiese Hermione, vedendolo incerto.
«Non
vorrei dimenticarmi qualcosa…»
«Non
ti preoccupare, andrà bene.» lo rassicurò lei «Non sei felice di passare il più
bel compleanno della tua vita?» chiese poi, retorica.
«Ovvio
che sì… non so che farei senza di te! E grazie ancora per avermi invitato…»
«Scherzi?!
Sono io che non saprei che fare senza di te!»
«Così
mi lusinghi!» esclamò lui con un sorriso.
«Te
lo meriti…» rispose Hermione con noncuranza.
D’un
tratto Harry la prese in braccio cominciando a saltare felice per tutta la
stanza mentre lei lo supplicava di farla scendere.
«Andiamo
in vacanza! Andiamo in vacanza!»
«Sì,
Harry, ma ora ti prego, fammi scendere.» supplicò lei, seppure un sorriso le
incorniciava le belle labbra, contenta di vedere l’amico così felice.
«Come
desidera signorina.» rispose lui, mentre con un ghigno furbo quasi la lanciava
sul letto.
«Harry!»
lo rimproverò lei divertita. Lui le si avvicinò, e le diede un bacio a stampo
sulle labbra.
«Grazie
ancora, Herm.» Un occhio esterno avrebbe potuto benissimo pensare che fossero
felicemente fidanzati, invece erano solo grandissimi amici. Per Harry,
Hermione, insieme a Ron, era la cosa più bella della sua vita. La ragazza
sapeva ascoltarlo, capirlo, e consigliarlo. Sapeva cosa fare e dire sempre al
momento giusto, riusciva a non essere invadente pur interessandosi ai suoi
problemi e alle sue ansie, ed era una persona sempre felice e vitale, che
sapeva sempre vedere il bello della vita, che trasmetteva tranquillità e
serenità. Il suo unico difetto, forse, era l’esagerata diligenza che metteva
nello studio, ma quando voleva, riusciva anche ad invogliarlo a studiare. E
quell’atto – il baciarsi sulle labbra – era un segno di affetto, nato forse un
po’ per gioco, che si scambiavano spesso.
«Ragazzi!
È ora di andare, smettetela di giocare!» urlò una voce gentile dal piano di
sotto.
Era
la madre di Hermione che li richiamava. Così presero le loro valigie e scesero
le scale. Vicino al camino c’erano i signori Granger.
«Ciao
mamma, ciao papà! Ci vediamo tra due settimane.» salutò la ragazza baciando i
genitori. Prese un po’ di Polvere Volante – serviva per le emergenze, di solito
non avevano niente di magico in casa – ed entrò nel camino, dichiarando con
sicurezza la destinazione, sparendo pochi attimi dopo.
«Grazie
di tutto signori Granger.» ringraziò il moretto.
«Oh,
quante volte ti abbiamo detto di chiamarci per nome! Comunque grazie a te,
Harry, per essere venuto da noi a passare un po’ di tempo con la nostra
Hermione. Ciao!» disse la signora, abbracciandolo maternamente.
«Ci
vediamo, Harry. È stato un piacere conoscerti.» salutò l’uomo, stringendogli la
mano.
«Arrivederci.»
disse il Grifondoro, facendo ciò che l’amica aveva fatto pochi secondi prima.
Tutto cominciò a vorticare.
Poi,
d’un tratto, ogni cosa si fermò, e lui si ritrovò a terra.
_٭_
Draco
si trovava a Malfoy Manor, più precisamente in una delle enormi biblioteche
della casa, in compagnia del suo amico Blaise.
Blaise
Zabini era compagno di Casa di Draco a Hogwarts, e con il tempo erano diventati
praticamente migliori amici, anche se dapprima i loro rapporti non fossero
stati dei migliori. Era un tipo piuttosto schivo con le persone che non
conosceva, e per questo a scuola non si faceva notare più di tanto.
Esteticamente era un bel ragazzo prestante dalla carnagione nera, con gli occhi
profondi, però, di un colore verde chiaro; questo perché suo padre era italiano
– a lui si doveva anche il cognome – mentre sua mamma era una splendida donna
di colore. Dopo la morte di suo padre – che già era il secondo marito – sua
madre si era risposata più volte, ed il suo attuale patrigno era ora ad
Azkaban, per aver partecipato alle azioni del Signore Oscuro.
Le
biblioteche di casa Malfoy erano probabilmente tra le più grandi del Regno
Unito, questo perché a Lucius piaceva molto la cultura. Peccato che l’uomo ora
fosse ad Azkaban…
Da
quando non c’era più, Draco si sentiva più libero. Libero di pensare, libero di
fare, libero di parlare, cose che prima non avrebbe potuto permettersi.
Ma
anche sua madre sembrava più serena, da quando il marito non era più presente
in quella casa. La fredda e austera Narcissa Black in Malfoy era ora una
persona solare e vitale, che non si curava più delle apparenze. Durante il
sesto anno di Draco, prima della morte di Voldemort, Narcissa era passata dalla
parte di Dumbledore, unendosi all’Ordine della Fenice.
Non
tutti i membri erano stati felici di questa nuova presenza nell’Ordine, e
nessuno sembrava aver accettato troppo di buon grado la cosa, a parte
Dumbledore, Severus e Lupin, ma l’importante era che ora Draco aveva una nuova
vita.
E
adesso che era estate, Draco e Blaise, che già di per sé erano grandi amici,
avevano la possibilità di passare il ancora più tempo insieme, quasi come
fratelli.
In
quel momento stava sfogliando distrattamente un pesante volume. Il biondo Serpeverde
sbuffò, buttando il libro da una parte, incurante della preziosità del tomo.
«Mi
sembri stressato…» gli fece notare innocentemente il moretto.
«Cosa
te lo fa pensare?!» chiese acido il biondino. Blaise arcuò un sopracciglio.
«Direi
che è palese che qualcosa ti turba, ti va di parlarne?» chiese il moro
Serpeverde amichevolmente, mentre Draco, dopo qualche attimo, sbuffò
nuovamente.
«Non
lo so neanche io… è che quest’anno devo decidere definitivamente quello che
voglio fare nella mia vita. Prima che mio padre venisse mandato ad Azkaban, io
sapevo da sempre che avrei dovuto seguire le sue orme: lavorare al Ministero e
divenire servo dell’Oscuro. Non avevo mai pensato a ciò che io avrei
voluto fare. Adesso non so che pensare. Tu hai già scelto di fare l’Auror,
l’hai sempre voluto fare, fregandotene se i tuoi genitori te l’avrebbero
impedito. Ma io… io sono confuso, non so che fare…» mormorò il biondino,
alzandosi dalla sedia.
«Suvvia,
Draco… tu potresti benissimo lavorare al Ministero, creando pozioni, antidoti e
chissà quant’altro… oppure potresti diventare Auror anche tu, non ci sarebbe
proprio niente di male. E poi ora tutti sanno che non eri dalla parte di
Tu-Sai-Chi. Ma è una tua decisione, prendila con calma.» consigliò Blaise.
Draco
lo fissò negli occhi, già aspettandosi che proseguisse.
«È
per questo che stavo pensando… — continuò infatti il moretto con tono casuale —
perché non andare un paio di settimane da qualche parte, magari al mare, per
rilassarci?! Che ne dici?» propose con un sorrisino. Draco arcuò un
sopracciglio.
«Dimmi
che non hai già programmato tutto…»
«In
effetti sì…»
«Che
bastardo che sei!» esclamò il biondino.
«Lo
so. E ti ricordo che questo bastardo ti sta salvando il culo, e ti sta portando
in vacanza al mare, con sole, spiaggia e acqua stupendi, quindi dovresti solo
ringraziarmi.» si difese Blaise, mentre uscivano dalla biblioteca.
«Grazie
bastardo! Va meglio così?! Comunque, quando dovremmo partire?» chiese Draco.
«Oh,
beh… adesso!» rispose gioviale il moretto, assumendo un’espressione innocente,
mentre il biondino mormorava qualcosa che somigliava incredibilmente a «Sole?!
Bleah!»
«Adesso…»
ripeté Draco, fissando l’amico con sguardo insistente, come se avesse appena
ascoltato una fantasia assurda da una persona completamente pazza.
«Già.»
«Capisco
che avevi programmato tutto, Bley, ma non mi puoi dire che dobbiamo andare via
cinque minuti prima di partire! Come cazzo faccio a preparare tutto?» sbottò
infine il biondino.
«Calma
Draco — disse il moretto, aprendo la porta della stanza dell’amico — Ci
metteremo due minuti a preparare la tua borsa.» Detto ciò, con un colpo di
bacchetta, Blaise fece la valigia dell’amico.
«No!
Devo ancora scegliere i vestiti da portarmi, sai quanto ci tengo al mio
aspetto, non posso mettere in valigia le prime cose che capitano e…» cominciò a
dire il biondino, ma vedendo l’occhiata fulminante dell’amico si zittì.
«E
mia madre?» chiese pochi secondi dopo.
«Io
starò benissimo, amore, e poi Blaise mi aveva già avvisato.» rispose una voce
alle loro spalle, che si scoprì essere di Narcissa.
«Madre…»
«Tesoro,
ti ho già detto mille volte di chiamarmi “mamma”. — lo rimproverò con tono
dolce la donna, sorridendogli amorevolmente — E poi non tentare di trovare
scuse per non partire. Ti farà bene, vedrai.»
«Ok,
mamma, se per te va bene, allora non ho altro da ribattere.» rispose mitemente
il biondino, sapendo che era inutile cercare di convincere la madre.
«Bene.
Ci vediamo tra due settimane, tesoro.» disse accompagnandoli nella Sala. Draco
ebbe l’impressione che la donna volesse buttarli fuori di casa il prima
possibile.
«Ciao
mamma.» salutò il biondino, baciando la madre sulla guancia con dolcezza.
Dopodiché presero la Polvere Volante e tutto cominciò a girare.
Intanto,
Narcissa Black Malfoy, si incamminò – sembrava stesse saltellando, ma
ovviamente era solo un’impressione, un effetto ottico, perché né i
Malfoy né i Black possono saltellare – verso la sua camera, con in mente
già l’idea di spedire una lettera a Severus, ora che avrebbero avuto tutta la
casa per loro. Gli avrebbe fatto una sorpresa: c’era un completino nuovo molto
sexy che voleva sfoggiare per lui…
Con
quei pensieri e un sorriso malizioso sulle labbra, la donna procedette verso la
sua meta, canticchiando un motivetto felice – e ovviamente né i Malfoy né i
Black canticchiano, quanto più espletano le loro doti canore, eccetera,
eccetera…
_٭_
Hermione
lo aiutò ad alzarsi.
«Io
continuo ad odiare la Polvere Volante, e probabilmente la odierò per il resto
della mia vita.» esclamò il ragazzo, stizzito, facendo ridacchiare la ragazza.
Si
guardarono intorno. In quel momento si trovavano nel salotto; era spazioso e
accogliente. Ma prima che potessero dire altro, provenne un curioso rumore dal
camino. I due Grifondoro si voltarono perplessi verso la fonte del rumore. Dal
camino uscì un ragazzo che cadde addosso ad Hermione, ma prima che Harry potesse
fare qualcosa, un'altra persona balzò fuori dal caminetto, prendendolo in
pieno.
Rotolò
a terra, finché non si fermò, ritrovandosi un corpo sopra il suo. Entrambi la
trovarono una sensazione un po’ strana, quasi piacevole, ma quando aprirono gli
occhi si pietrificarono.
«Malfoy!»
esclamò sconcertato, con un filo di voce.
«Potter!»
esclamò in risposta Draco, sconvolto quanto lui.
«Che
diavolo ci fai tu qui?!» esclamarono all’unisono, mentre cadeva un imbarazzante
silenzio su di loro.
Non
era scena di tutti i giorni vedere Draco Malfoy, seduto comodamente sul bacino
di Harry Potter. Qualcuno a pochi metri da loro emise un gemito soffocato. I
due nemici si girarono, trovandosi di fronte una situazione non molto diversa
dalla loro: Hermione Granger era seduta – quasi sdraiata – su un Blaise Zabini
che sembrava gradire particolarmente il corpo della ragazza sul suo.
«Malfoy,
saresti così gentile da togliere il tuo dolce peso dal mio… stomaco?!» chiese
Harry con un punta d’ironia, sperando di scacciare l’imbarazzo che aleggiava in
quella stanza.
«Certo
Potter, non credere sia la mia massima ambizione trovarmi seduto sopra di te!
…Anche se potrei sfruttare la posizione per soffocarti.» disse Draco prima
irritato, prima di assumere un’espressione finta pensierosa, per poi alzarsi e
spolverandosi elegantemente i pantaloni, mentre Harry facevo lo stesso. Non
sapeva perché, ma quella frecciatina di Malfoy non gli aveva fatto per niente
piacere.
Si
voltò verso l’amica, che si trovava ancora sopra al moro Serpeverde, a fissarsi
silenziosamente negli occhi.
Si
schiarì rumorosamente la voce, per attirare la loro attenzione, mentre Malfoy
fissava la scena perplesso.
Hermione
e Blaise si ridestarono, e imbarazzati scattarono in piedi. La ragazza, ancora
un po’ rossa in viso, parlò.
«Malfoy,
Zabini, che ci fate qui?»
«Vorremmo
farvi la stessa domanda…» rispose Draco gelido.
«Noi
abbiamo prenotato per passare qui le prossime due settimane.» si difese la
ragazza.
«Anche
noi!» esclamò Blaise.
«Deve
esserci un errore, avranno sbagliato con le prenotazioni. Ma chi diavolo…»
disse Harry. Come a rispondere alle loro domande, il rumore di un’automobile li
interruppe, seguito da uno scalpiccio di passi.
La
porta si aprì, ed entrò una donna sulla trentina, dai capelli biondo scuro e
gli occhi castani.
«Oh,
eccovi! Siete già arrivati?!» esclamò la donna.
«Sarah,
che diavolo sta succedendo, perché loro sono qui?» chiese la ragazza.
«Oh, Herm, ciao. È che…»
«Un
momento, voi vi conoscete?» s’intromise Draco.
«Sì,
ma non è questo il punto. Il problema è che io ho segnato la prenotazione per
te e i tuoi amici, mentre mio marito – come fa John ad essere così sbadato?! –
l’ha segnata per questi altri due ragazzi.» disse Sarah, rivolgendosi ad
Hermione, mentre si mangiava le unghie, nervosa.
«E
quindi cosa dovremmo fare?!» chiese acido il biondino, osservando critico e
quasi disgustato il fare della donna.
«Beh,
le soluzioni sono due. O uno dei due gruppi se ne va venendo ovviamente
rimborsato, oppure…» spiegò la donna titubante.
«Oppure?!»
chiese Hermione sconfortata, esortandola a continuare, già aspettandosi il
peggio.
«Oppure
passate queste due settimane tutti insieme.»
«Noi
abbiamo prenotato e non vogliamo tornarcene a casa. Non c’è un’altra casa dove
può spostarli?» chiese Blaise, abbastanza educatamente, il cui tono sorprese
Harry ed Hermione.
«Ehm,
ci avevo pensato anche io, ma tutte le abitazioni sono occupate. Non potete
passare queste due settimane insieme? Siete ragazzi della stessa età, e da
quanto ho capito vi conoscete. Qual è il problema?»
«Ma
Sarah, devono venire altri due nostri amici, ricordi? Abbiamo prenotato per
quattro!» esclamò la ragazza sconfortata.
«Chi
altro dovrebbe venire, Granger?» chiese Malfoy, strabuzzando gli occhi –
ovviamente con grazia ed eleganza, perché se un Malfoy deve strabuzzare gli
occhi, non lo fa come la gente comune!
«Ron
e Padma.» rispose secca la ragazza.
«Perfetto!»
esclamò stizzito il biondino, lasciandosi cadere sul divano. «E noi dovremmo
passare due lunghe settimane con tre Grifondoro e una Corvonero quali San
Potter, So-tutto-io Granger, Weasel e la sua fidanzata?! Fantastico,
assolutamente fantastico!» esclamò sempre più arrabbiato.
«Se
permetti, Malfoy, passare due settimane con te e Zabini non è tra le nostre
massime aspirazioni, quindi, per favore, non fare la vittima della situazione!»
ribatté Harry.
«Più
che altro, Sarah, è che così saremmo in sei. Come facciamo a starci?!» chiese
Hermione afflitta, ignorando i battibecchi infantili dei due ragazzi.
«Beh,
se ti preoccupi dello spazio, dovreste starci.»
«Non
è che potremmo darti la risposta dopo che saranno arrivati anche gli altri miei
amici?» chiese gentilmente la Grifondoro.
«Certo,
non c’è problema. Facciamo così: io adesso torno a casa mia, quando avete deciso,
basta che mi chiamate, ok?»
Così,
dopo essersi salutate, Sarah se ne andò. Blaise si sedette, e lo stesso fece
Harry, che invitò l’amica a sedersi accanto a lui. Hermione eseguì, sdraiandosi
ed appoggiando la testa sulle sue gambe, mentre lui le accarezzava dolcemente i
capelli.
I
due Serpeverde, fraintendendo il gesto, inarcarono un sopracciglio. Draco era
già pronto a fare una delle sue soliti irritanti battutine, ma fu interrotto
dall’arrivo di qualcuno.
Dal
camino uscì la figura di un alto ragazzo dai capelli rossi, subito seguito
dall’arrivo di una ragazza dai tratti indiani.
«Harry, Herm, ciao! Visto, siamo riusciti a venire prima?!» salutò
felice il rosso, ma non appena vide i due Serpeverde, la gioia sparì dal suo
viso.
«Che
diavolo ci fanno loro qui?» ruggì.
«Ron,
ti prego, calmati.» disse Hermione, alzandosi.
Spiegarono
velocemente al giovane Weasley come stavano i fatti, e lui non la prese molto
bene, soprattutto per l’idea di dover trascorrere del tempo con la persona che
lo insultava da sette anni.
«E
quindi noi dovremmo passare due settimane in compagnia dei due Serpeverde della
peggior specie?!» disse Ron incredulo.
«Potete
sempre andarvene.» esclamò Draco acido.
«Senti,
Malfoy, se non vuoi che…»
«Oh,
smettetela, sembrate dei bambini dell’asilo. Dato che nessuno qui se ne vuole
andare, divideremo la casa. Credo che siamo abbastanza maturi per riuscire a
convivere civilmente gli uni con gli altri.» esclamò Hermione. E nessuno osò
ribattere.
«Quindi,
per cominciare, cercheremo di evitare frecciatine ed insulti gratuiti, sono
stata chiara?!» continuò la moretta, con tono irremovibile.
«Ehi,
Granger, da quando decidi tutto tu?» chiese acido il biondino.
«Da
quando ho capito che altrimenti avreste continuato a litigare come mocciosi del
primo anno.» rispose secca.
«Bene,
allora io vado ad occupare la mia stanza.» ribatté Draco.
«Ehi,
Malfoy se qualcuno qui deve mettersi comodo nelle proprie stanza, quelli siamo
noi, quindi…» disse il rosso.
«Ron,
smettila. Malfoy, qui le stanze le decideremo insieme, in modo che tutti stiano
comodi. Sono stata chiara?»
«Cristallina.»
rispose Malfoy per tutti, anche se nella sua voce si poteva ben cogliere una
leggera nota sarcastica.
«Bene.
— continuò, ignorando il commento del biondino. — Cominciate a sedervi qui, io
intanto vado ad avvertire che abbiamo trovato un accordo. Quando torno
cominceremo a discutere sulla suddivisione delle stanze.» Detto questo uscì
dalla camera, mentre i ragazzi si sedettero in salotto, chi sul divano, chi
sulla poltrona.
Un
silenzio teso scese sulla stanza.
D’un
tratto, Draco notò una strana scatola nera. Si chiese a cosa potesse servire.
Evidentemente era un oggetto Muggle, e lui non ne era molto pratico.
«Blaise,
tu non mi hai portato in una casa Muggle, vero?» chiese sottovoce all’amico,
anche se sembrava più un’osservazione, senza staccare gli occhi da quella
grande scatola.
«Sì,
perché?»
«Ti
odio.» rispose semplicemente, con il tono di un bambino a cui hanno tolto il
suo giocattolo preferito. A lui non piacevano le cose Muggle, le disprezzava –
più per principio che per altro – ma quella… cosa… lo incuriosiva.
Harry,
che aveva seguito la scena, si intenerì. Malfoy, in quel momento, sembrava un
cucciolo che aveva appena scoperto qualcosa di nuovo ed interessante, con la
testa appena inclinata verso destra, e gli occhi argentati, arsi di curiosità,
fissi sul punto del suo interesse.
Il
moretto si riscosse, rendendosi conto di ciò che aveva pensato. Malfoy
tenero?! Ma che diavolo sto pensando?!, si disse, prendendo in
considerazione l’idea di star impazzendo. Senza accorgersene, però, sorrise
dolcemente.
«Si
chiama televisione.» disse d’un tratto, prima di rendersi ancora conto di aver
aperto bocca, attirando l’attenzione del biondino.
«Non
mi interessano gli oggetti Muggle, Potter.» rispose dopo un attimo di silenzio,
osservando il Grifondoro e il suo sorriso. Nella voce del moretto non c’era
stato segno di scherno, e neanche nel suo sorriso. Questo stupì non poco il
Serpeverde.
«Certo,
lo dicevo solo nel caso fossi interessato.» rispose Harry, facendo finta di non
aver notato la precedente curiosità del biondo.
Cadde
di nuovo il silenzio.
«Tele…
che?!» chiese in un sussurro Draco, con un’espressione confusa che fece ridere
internamente Harry.
«Televisione.
Tieni, guarda.» rispose il moretto, ancora sorridente, prendendo il
telecomando, e accendendo il televisore.
Malfoy
sussultò, quando sullo schermo cominciarono ad apparire delle immagini. Prima
che potesse dire altro, però, Hermione rientrò, sedendosi vicino ad Harry, e il
moretto spense la televisione, permettendo alla ragazza di cominciare a
parlare.
«Allora,
ci sono due letti singoli piuttosto grandi – da una piazza e mezza – un letto
matrimoniale, e il divano-letto. Come ce li dividiamo?» disse la ragazza.
«Immagino
di non poter pretendere il letto matrimoniale solo per me, vero Granger?!»
rispose Draco, già rassegnato.
«No,
infatti non puoi pretenderlo. — rispose. — Pensavo che io e Padma potevamo
dividerci il letto matrimoniale. Questo perché siamo le uniche due ragazze. —
continuò vedendo che il biondo Serpeverde stava per ribattere. — Quindi, voi
maschietti dovrete dividervi il divano e i due letti.» li prese in giro la
moretta.
«Io
mi prendo il letto!» disse subito Draco.
«E
perché non potresti dividere un letto con Zabini?»
«Vuoi
provare te, Granger, a venire spinto giù dal letto?» rispose Malfoy, facendola
arrossire impercettibilmente.
«Ehi,
non è vero che mi muovo nel sonno!» ribatté Blaise.
«Sì,
invece.»
«No.»
«Sì.»
«Ok,
potete smetterla?! Grazie. — disse Hermione, facendoli smettere. — Io direi:
Ron sul divano-letto, Blaise in uno dei letti, e Harry e Malfoy in un altro…»
«Cosa?!
Herm, perché io devo dividere il letto con Malfoy?»
«Perché,
come hai visto, con Blaise non è possibile, e se metto Ron e Malfoy nello
stesso letto, si scannano. Credo che tu sia più responsabile. E poi, così,
potrete conoscervi meglio, ed andare un po’ più d’accordo.» rispose Hermione.
«Giusto,
ha ragione.» disse Zabini.
«Io
sono responsabile! — disse Ron, facendo un broncio infantile. — Comunque sono
d’accordo, mi basta avere un letto tutto per me.»
«Per
me non c’è problema.» disse la Patil.
«Visto
che siamo tutti d’accordo…»
«No,
tutti d’accordo tranne i diretti interessati!» ribatté Draco.
«Siamo
quattro contro due, Malfoy. Devi accettare la dura realtà.» disse la Granger,
sorridendo.
Draco
brontolò qualcosa, incrociando le braccia al petto, stizzito, mentre Harry
alzava gli occhi a cielo, con fare esasperato. Sarebbero state due settimane
molto lunghe…
_٭_
La
giornata era passata velocemente, anche se praticamente non avevano fatto
niente; l’ora di cena era ormai arrivata, e Harry si apprestava a cucinare
qualcosa di buono.
Erano
tutti seduti intorno al tavolo in cucina, mentre il moretto era ai fornelli.
«E
così, Potter, tu sapresti cucinare? — chiese perplesso Draco. — Non è che stai
solo tentando di avvelenarmi, vero?»
«Ovvio
che no, Malfoy! — lo riprese Hermione — Per tua informazione, Harry è
bravissimo in cucina!» ribatté la ragazza orgogliosa.
«Certo…
immagino… e come mai? Eri un elfo domestico nella tua vita precedente?» chiese
ironico il biondo.
«Più
o meno… Diciamo che per i miei zii ero al pari di un elfo! — rispose Harry,
lanciandogli un sorriso disarmante, e versando le pietanza nei piatti, mentre
Hermione lanciava uno sguardo omicida al biondino. — Spero vi piaccia… Per oggi
non c’era molto in frigorifero, quindi ho dovuto arrangiarmi con quello che
c’era…» aggiunse, sedendosi anche lui al tavolo, e cominciando a mangiare. Era
tutto squisito… ma ovviamente Draco non l’avrebbe mai ammesso!
La
sera arrivò presto, e nessuno aveva voglia di trattenersi in compagnia,
soprattutto per il fatto che dovevano convivere tra persone che si
disprezzavano.
«Allora…
come ci mettiamo?» chiese incerto Harry, osservando il letto da una piazza e
mezza attaccato al muro con occhio critico, una volta che furono entrambi nella
stanza.
«Ovviamente
io dormirò sul letto.» specificò Draco, con tono ovvio.
«E
io dove dovrei dormire, principino?» chiese incredulo il moretto. Malfoy gli
lanciò uno sguardo eloquente, a cui Harry rispose con un secco «No!»
«Non
crederai che io dormirò per terra, vero?»
«Perché
no?» Il Bambino Sopravvissuto lanciò un’occhiataccia al “compagno di camera”,
che recepì il messaggio e capitolò.
«D’accordo,
d’accordo… — concesse Draco velocemente, mettendo le braccia quasi in una posa
difensiva. — Però scelgo io da che parte stare!»
«Assolutamente
no, io sto accanto al muro, così non mi potrai buttare giù nel sonno!» commentò
il moretto.
Draco
gli lanciò un’occhiata pensierosa. «Ok!» disse semplicemente, pensando con un
ghigno malefico che comunque avrebbe potuto spingerlo fino a schiacciarlo
contro il muro, o fino a fargli sbattere ripetutamente la testa.
Harry
osservò il biondino sospettoso, ma non disse niente, così si cambiò e si buttò
sul letto, seguito poco dopo da Draco, che si limitò ad accomodarcisi
elegantemente.
Si
mantennero a debita distanza – per quanto fosse possibile in un unico letto –,
senza dirsi più una parola, spensero le luci, e rimasero in silenzio cercando
di dormire, e così passarono un paio d’ore, ognuno perso nei suoi pensieri.
Improvvisamente
si accese la lampada sul comodino, e Harry si riscosse, vedendo il biondino
ancora proteso nell’atto di avviarla.
«Credo
sia inutile continuare questa cosa, dato che nessuno dei due riesce a dormire…»
commentò Draco, inarcando un sopracciglio.
«Prima
di tutto cosa ti dice che io non voglia cercare di dormire? E cosa vorresti
fare, sentiamo genio…»
Malfoy
ci pensò un attimo su, e non trovando niente di meglio se ne uscì fuori con
«Parliamo!» come se fosse la cosa più normale del mondo, ignorando la prima
domanda del ragazzo.
«Scusa?!
E di cosa vorresti parlare, noi ci “odiavamo” fino a poco tempo fa, ricordi?!»
chiese sconvolto il moretto, indicando se stesso e l’altro con un cenno della
mano.
«Touchè,
te lo concedo… ma mica ti sto dichiarando la mia amicizia eterna, sto solo
dicendo di chiacchierare un po’ per passare il tempo, no?!»
Harry
annuì, ma un silenzio teso cadde nella stanza. Proprio perché non si
conoscevano, non avevano idea di quali argomenti parlare, dato che non avevano
mai avuto prima una conversazione civile con il loro nemico di sempre.
«Ehm…
come mai avete deciso di fare questa vacanza, tu e Zabini?» buttò lì Harry,
dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente, cercando di rompere il
ghiaccio.
«Diciamo
che è un po’ una pausa riflessiva per me…» rispose tentennante il biondino. Non
voleva esporsi troppo con Potter, che aveva sempre odiato e disprezzato, e
rivelare così i suoi dubbi e le sue incertezze sul futuro non l’avrebbe mai
fatto.
Ma,
evidentemente, per Harry fu facile cogliere il tono incerto del ragazzo, così
ambiguo per lui, perché continuò, interrogativo.
«Perché,
hai qualche problema?» chiese, fissandolo con i suoi occhi verde smeraldo, che
ricordavano tanto il colore della speranza. E Draco non riuscì a mentirgli, né
ad ignorare la domanda.
«Non
so che cosa voglio fare nella mia vita… Ora che mio padre… beh, ora che sono
libero non riesco quasi a prendere delle decisioni da solo…» dichiarò con un
sospiro, per poi bloccarsi accorgendosi di aver rivelato troppo. Adesso,
sicuramente, Potter lo avrebbe sfottuto a vita…
«Capisco
che non deve essere facile parlare con me, il tuo nemico di sempre, dei tuoi
dubbi, però… Beh, spero di esserti utile, ma ti posso confessare
tranquillamente che anche io ho avuto dei dubbi. — Draco annuì a sentire le
prime parole del Grifondoro, ma inarcò scettico un sopracciglio ad udire
l’ultima affermazione. — Davvero, non sto scherzando! Certo, la situazione non
era proprio la stessa, però… Beh, ad ogni modo, io ho sempre voluto fare
l’Auror, vendicare la morte dei miei genitori, e battermi perché non morisse
altra gente innocente, ma… una volta che ho battuto Voldemort, e che i
Mangiamorte sono fortunatamente finiti tutti ad Azkaban, mi sono sentito perso…
che senso aveva diventare Auror? E infatti ora non me la sento più…»
San Potter che non vuole diventare Auror? Certo, e devo anche
aspettarmi che mio padre, appena uscito di prigione, corra per le strade di
Londra ad abbracciare Babbani?!,
pensò sorpreso il ragazzo, nascondendo le sue emozioni come era solito fare.
Anche se da quando Azkaban aveva accolto suo padre era riuscito un po’ ad
allentare quella maschera d’indifferenza quotidiana, non poteva certo
abituarcisi in così breve tempo, seppure talvolta fosse utile nascondere i
propri sentimenti, soprattutto con i nemici.
«Non
diventerai Auror?» chiese il biondino, sempre nascondendo il suo sbigottimento.
«Già!
— si limitò ad esclamare, accompagnando le sue parole con un cenno d’assenso
del capo, mentre si metteva più comodo, poggiando la testa sul palmo della mano
sinistra, in modo da guardare il rivale in faccia — Non mi dispiacerebbe
diventare Guaritore…» confessò. E Draco si stupì di quella dichiarazione da
parte del nemico. Lui non l’avrebbe mai fatto, perché già immaginava che Potter
l’avrebbe deriso. Eppure quello stesso Potter si confessava così
tranquillamente con lui, solo per… tirarlo su di morale?! No… non era
possibile… Eppure sotto sotto (non l’ammise nemmeno a se stesso) rispettò quel
lato del carattere del Grifondoro. Non era stupidità, perché non si stava
fidando di lui, ma era generosità, perché gli aveva rivelato un segreto, cercando
di fargli capire qualcosa… che effettivamente non aveva ancora compreso, ma non
disse niente. Oltretutto, Potter si faceva sempre riconoscere, era sempre il
Salvatore del Mondo Magico, e non avrebbe potuto che scegliere un lavoro che
gli permettesse comunque di aiutare la gente!
Harry
lo osservò dritto negli occhi, e Draco dovette abbassarli per l’intensità del
suo sguardo limpido, verde e sincero.
«Quindi…
Non pensare a cosa devi fare per dovere… Pensa a ciò che vuoi
fare nella tua vita, ciò che vuoi fare della tua vita.» continuò il
moretto.
Draco
riportò il suo sguardo su di lui, pensieroso, riflettendo sulle sue parole.
Il
silenzio cadde nuovamente su di loro, ma questa volta non era per niente teso,
quanto meditabondo.
«Posso…
posso farti una domanda personale, Malfoy?» chiese Harry, incerto.
«Chiamami
Draco…» disse il biondino annuendo, mordendosi subito dopo un labbro e dandosi
mentalmente dello stupido. Ok, forse aveva un po’ ricercato l’amicizia di
Potter in quegli anni, soprattutto visto come era andato il loro primo
incontro, ed evidentemente c’era rimasto anche parecchio male per la risposta
del Bambino Sopravvissuto, ma non era il caso di diventare deficiente tutto
d’un botto, si disse tra sé. Questi maledetti traumi infantili… Tutta colpa di
Potter, ovviamente! Che ora riderà di me, me lo sento!, non poté fare a
meno di pensare, già sentendo nella testa una musichetta apocalittica – ma
ovviamente i Malfoy non sentono musichette nella testa, perché non sono pazzi,
semplicemente si calano nella parte e hanno vari repertori di colonne sonore…
«Draco…
— ripeté il moretto distogliendolo dai suoi pensieri, come assaporando la
sensazione nuova di chiamare il rivale per nome. — Allora tu chiamami Harry!»
Poi gli regalò un sorriso, e continuò come se niente fosse, come se il biondino
accanto a lui non fosse rimasto pietrificato al suo sorriso. In effetti non era
molto normale che Potter sorridesse a Malfoy, anche se in quella circostanza
era del tutto giustificato, e quindi il figlio di Lucius rimase leggermente
sconvolto, e inebetito – ovviamente sempre con classe, perché i Malfoy bla bla
bla…
«Tu…
— cominciò assumendo un tono serio, senza tuttavia riuscire ad andare avanti,
deglutì, e riprovò. — Tu vuoi diventare Mangiamorte?» chiese incerto. Sapeva
che era un discorso serio e delicato, ma non aveva potuto evitare di porsi
quella domanda. Soprattutto perché aveva visto un nuovo Malfoy, anche lui un
essere umano con i suoi dubbi, le sue incertezze, e la sua solitudine, perché
solo a quella poteva essere collegata quella sua uscita spontanea di chiamarlo
per nome.
Draco
posò le sue iridi argentate in quelle verdi dell’altro, come per leggergli
dentro, come per cercare di capire le sue intenzioni.
«No.»
disse poi in un sussurro. E Harry si accorse di aver trattenuto il fiato solo
quando finalmente lo rilasciò, in un sospiro sollevato, ma il suo corpo sembrò
pietrificarsi alle parole che seguirono.
«Ma
quando mio padre uscirà da Azkaban – perché sappiamo tutti e due che ci
riuscirà tra non molto – probabilmente dovrò seguire ciò che lui vorrà, senza
che il mio volere importi molto. — disse in un sussurro, sempre osservando
Harry, come in attesa di una reazione. — Per questo dico che non so cosa fare
della mia vita…» e Draco abbassò gli occhi, come vergognandosi.
«No!
— esclamò deciso Harry, alzandosi di scatto a sedere, e costringendo Draco ad
alzare nuovamente il viso, sorpreso. — Non puoi lasciare che Lucius decida
della tua vita, devi ribellarti… Draco!» esclamò convinto il moretto,
chiamandolo per nome come se quello potesse convincerlo. E così era quello che
si provava a voler essere “protetti” dal Salvatore del Mondo Magico… pensò
Malfoy, sentendo un leggero calore, come una piccola luce dentro di sé. Quelle
parole, dette con quel tono da Potter, sembravano così vere che il biondino
pensò che avrebbe anche potuto credergli, convincersi che avrebbe davvero
potuto decidere del suo destino. Gli lanciò un sorriso, pieno di amarezza ben
celata.
«Parliamo
di qualcos’altro di più felice, che ne dici, Harry?» propose, ammiccandogli
leggermente, provando per la prima volta a chiamarlo per nome, e trovandola una
sensazione strana, nuova, eppur pensando che sarebbe stato benissimo in grado
di abituarcisi. Si diede una testata mentale per quei pensieri stupidi e
ambigui.
Harry
si rilassò, lanciandogli un piccolo sorriso.
«Che
ne dici di una birra, mentre parliamo di queste fantomatiche cose più felici a
cui accennavi? — propose il moretto con un piccolo ghigno furbo — Credo di
averne viste un paio nel frigorifero…»
«Birra?
— chiese perplesso il biondino. — Ti riferisci alla Burrobirra? Perché, ce n’è
anche in questa casa Babbana?» chiese curioso Malfoy.
«No…
— ridacchiò leggermente — La birra è una bibita Babbana, simile alla
Burrobirra, solo che si beve fresca, ed è più amara.» spiegò il moretto.
Draco
non sembrava molto convinto.
«Dai
mica ti costringo, se non ti piace puoi non berla, troveremo qualcos’altro per
te!»
Il
biondino annuì, e con passo felpato i due si diressero in cucina, per poi
tornare poco dopo con una bottiglia di birra in mano a testa.
E,
incredibilmente, passarono tutto la notte a parlare. Sembrava impossibile, ma
due persone che parevano assolutamente l’una l’opposto dell’altra, in quella
sera d’estate si erano avvicinate di qualche passo.
_٭_
La
mattina dopo, sul tardi, qualcuno cominciò a bussare alla loro porta.
Harry
lo sentì a malapena, svegliandosi lentamente. Senti dall’altra parte qualcuno
che imprecava: «Accidenti a voi, allora arrangiatevi, ma io non passerò tutte
le mie vacanze in casa per voi!» aggiunse poi la voce, che Harry associò ad
Hermione.
Quando
finalmente si svegliò del tutto, sarebbe potuto benissimo cadere dal letto se
non fosse stato dalla parte del muro.
Sentiva
un po’ caldo, e in effetti ne faceva parecchio, così aveva dormito solo in
boxer. Peccato che, quella mattina, quel calore era dovuto anche al fatto che
un’altra persona – chiamata anche Draco Malfoy – dormiva con la testa sulla sua
spalle, e un braccio sul suo ventre, mentre lui aveva passato un braccio intorno
alle spalle del biondino.
Ringraziò
tutti gli dei che conosceva di aver chiuso la porta a chiave. L’imbarazzo
creato da quella strana posizione, però, non sparì dopo quel sollievo.
Evidentemente si erano avvicinati nel sonno, senza rendersene conto.
Harry
si portò il braccio destro – quello libero – davanti al viso, disperato e
imbarazzato. Oddio, adesso che faccio?!, si chiese, in crisi.
Con
uno scatto fulmineo, diede uno spintone a Draco che cadde a terra con un
gemito, mentre lui gridava: «Sveglia Malfoy!»
Pochi
attimi dopo, quando Draco si tirò su arrancando e fece spuntare la sua bella
testolina bionda tutta arruffata, gli lanciò uno sguardo omicida.
«Ma
sei impazzito, Potter?! Io odio essere svegliato di soprassalto!»
ribatté il ragazzo scocciato, in risposta.
Il
moretto non poté esimersi dall’arrossire leggermente, con ancora la posizione
ambigua di prima in testa, ma fece finta di niente.
«Scusa,
Malfoy, è che non ti svegliavi, e credo che Hermione sia piuttosto arrabbiata.
Evidentemente è più tardi di quello che pensiamo…»
«Grazie
tante, ma io ho un mal di testa assurdo, per Morgana… — ribatté con voce roca
dal sonno, portandosi una mano alla tempia, mentre non dava segni di essersi
accorto di trovarsi a terra. Assunse un’aria pensierosa, evidentemente
raccogliendo le idee. — È stata colpa della tua birra, maledetto! E perché mi
chiami per cognome?» disse scocciato e confuso.
«Primo,
sei te che te le sei scolate quasi tutte e due, senza che tu l’avessi mai
provata prima, quindi non dare la colpa a me! Secondo, se tu mi chiami per
cognome, io ti chiamo per cognome. Evidentemente la nostra tregua di ieri sera
è già finita…» mugugnò le ultime parole, come offeso, assumendo un piccolo
broncio.
«Oh,
andiamo, sono solo un po’… confuso… — Mormorò, alzandosi finalmente in piedi,
appoggiandosi al letto per non cadere, dato che barcollava. — Scusa… Harry…»
sottolineò poi il nome del(l’ex) rivale, come per scusarsi di prima. Ovviamente
non si stava davvero scusando, cercava solo di essere civile, certo.
Harry
annuì, come accettando quelle scuse – che il biondino non aveva fatto,
ricordiamo – poi si alzò in piedi, stiracchiandosi. «Sarà meglio che ci
sbrighiamo, o Hermione ci scanna!» esclamò, assumendo un’espressione impaurita.
«Hai
battuto il Signore Oscuro e hai paura della Granger?» chiese Draco, inarcando
un sopracciglio perplesso e leggermente divertito dalla cosa.
«Hermione.
E comunque credimi, quando vuole quella ragazza sa essere terribile! — esclamò,
indossando dei jeans e una maglietta. — Allora, tu non ti vesti?!» chiese al
biondino.
Draco
annuì e cominciò a fare lo stesso, indossando dei vestiti semplici ma eleganti,
come si presumeva da un Malfoy.
Pochi
minuti dopo, quando finalmente aprirono la porta, si diressero nel salotto
collegato alla cucina, presumendo che gli altri fossero lì.
«Buongiorno.»
salutò Harry, entrando in cucina e vedendo infatti tutti gli altri seduti al
tavolo.
«Buongiorno
un corno, volevate dormire fino alle due? — chiese scocciata la bella
Grifondoro, in piedi, appoggiata contro il frigorifero. — Sono le undici, e c’è
chi si era svegliato presto credendo che avremmo fatto qualcosa…»
«Dai,
Herm, scusa… — supplicò Harry, avvicinandosi a lei, e mettendole le mani sui
fianchi. «Ieri abbiamo avuto qualche problemino, ma ora eccoci qui!» ammiccò il
moretto, posandole un piccolo bacio sulle labbra, mentre Draco andava a sedersi
al tavolo con gli altri, servendosi di un toast.
Hermione
sembrò tranquillizzarsi, ma poi, come assimilando quelle parole ribatté,
nuovamente scocciata.
«Mi
state dicendo che avete litigato tutto ieri sera?! Eravate voi, allora, che
continuavate a parlare facendo tutto quel casino!»
«No,
abbiamo chiacchierato, vero Harry?» disse Draco, addentando con classe
il suo toast, sottolineando il nome dell’altro. Le sue parole ebbero un effetto
immediato, facendo calare il silenzio più assoluto. «E, per favore, puoi
abbassare la voce, Grang… Hermione?!» concluse, vedendo l’occhiataccia del
Grifondoro, assumendo un espressione piena di dolore.
«C-come
l’hai chiamato? Harry… lui… Malfoy ti ha chiamato “Harry”! E ha chiamato per
nome anche me!» balbettò incredula la Grifondoro, puntando un dito ad indicare
quasi accusatoria il ragazzo, mentre anche tutti gli altri presenti sembravano
sconvolti: Padma era a bocca aperta, seduta accanto a Ron a cui era andato di
traverso il cibo e stava tossendo veementemente senza che nessuno lo aiutasse,
mentre Blaise si limitava ad osservare la scena inarcando un sopracciglio, la
mano a mezz’aria che teneva un bicchiere di succo, che per poco non gli
scivolò.
«Eh
già, è il mio nome, Herm! — ridacchiò divertito Harry, avvicinandosi a Ron e
dandogli qualche pacca sulla schiena per salvarlo. — Prima dici che ci metti
nella stessa camera per farci conoscere meglio, e poi ti sconvolgi se… — Harry
cercò un termine adatto: il primo che gli veniva in mente era “fare amicizia”,
ma non era così, loro non erano amici, il loro rapporto non era cambiato. A
quei pensieri, però la scena di quella mattina gli si presentò prepotentemente nella
testa, facendolo arrossire. — abbiamo un dialogo civile!» concluse il moretto.
«E
allora di quali problemi parlavate?» chiese sconvolta e curiosa Padma,
esprimendo la domanda che molti si chiedevano.
«Oh,
quello… Niente di importante, ragazzi, davvero! Praticamente, non
riuscivamo a dormire, così ci siamo messi a chiacchierare; dopo un po’ siamo
venuti a prendere qualcosa da bere, abbiamo portato due bottiglie di birra in
camera, e abbiamo continuato a parlare felicemente! — esclamò ironico,
con un piccolo ghigno il moretto; si divertiva troppo a sconvolgere i suoi
amici! — Non sapevo se a Draco piaceva la birra, perché non l’aveva mai
provata, e alla fine si è scolato la sua bottiglia, e il “Principino” ha poi
preteso la mia, e alla fine è riuscito a scolarsene una buona metà, maledetto!
— Harry s’interruppe, per lasciarsi andare ad una leggera risata divertita, per
il seguito del discorso. — Ma evidentemente il nostro Re delle Serpi non regge
bene l’alcool, perché adesso si dovrà subire i postumi della sbornia!»
Per
un attimo scese un silenzio incredulo, ma infine discrete risate nacquero qua e
là, per poi scoppiare libere, e riempire felici tutta la cucina.
«Ehi,
per favore, evitate! Mi sta scoppiando la testa!» sbottò il biondino, ma questo
incrementò soltanto maggiormente le risate.
«Tsk…»
si limitò ad esclamare, per poi lasciare la cucina, offeso, mentre le risate
degli altri gli rimbombavano ancora nelle orecchie.
_٭_
Harry
impiegò tantissimo tempo per “riguadagnarsi” la fiducia di Draco, che si era
offeso terribilmente dopo che “l’aveva umiliato davanti a tutti”, parole di
Malfoy. Il moretto si dovette persino scusare, cercando di convincerlo che non
stavano ridendo di lui, ma si stavano solo divertendo per sciogliere un po’ il
ghiaccio.
Il
pomeriggio, dopo aver fatto un pranzo leggero e fresco, optarono per la
spiaggia.
C’era
un bel sole caldo, eppure il lido non era molto popolato. C’erano poche persone
sparse qua e là, fidanzati, famiglie, persone da sole, gruppi di ragazzi come
loro.
Draco
per poco non si ammazzò, andando a sbattere con un ragazzo che faceva parte di
uno di quei gruppi. Ovviamente non chiese scusa, ma anzi fu “gentile” come suo
solito.
«Sta
attento a dove metti i piedi!» esclamò il Serpeverde, infastidito.
«Scusa,
non l’ho fatto apposto, bel biondino!» esclamò malizioso, facendogli
l’occhiolino, e prendendolo al volo, prima che cadesse a terra.
Draco
gli lanciò un’occhiataccia, e partì in quarta verso un punto imprecisato della
spiaggia, precedendo gli altri che avevano seguito la scena chi perplessi, chi
divertiti – come Ron, che tra le risate l’aveva richiamato con un «Malfoy,
torna qui!» – imprecando tra i denti, mentre il ragazzo sconosciuto si
allontanava di corsa raggiungendo i suoi amici, non dopo di aver lanciato uno
sguardo al loro “gruppo”.
Trovarono
un punto libero che li ispirava, dove stesero gli asciugamani e si sdraiarono,
lasciandosi sfuggire un sospiro rilassato.
Blaise,
Ron e Padma si stavano già spogliando per rimanere in costume e andare a
tuffarsi in acqua.
«Draco,
non vieni?» chiese Blaise, osservando l’amico.
Il
biondo Serpeverde gli lanciò un’occhiataccia. «Zabini, sai che non posso
entrare in acqua…» rispose stancamente.
«Ma
sì, Malfoy, anche se ti abbronzi non ti fa mica male!» rispose il
ragazzo nero, sottolineando il cognome dell’amico, dato che lui per primo non
l’aveva chiamato per nome.
«Ma
io non mi abbronzo, Blaise, dimentichi questo particolare… Io mi brucio, e dato
che non voglio diventare un’aragosta me ne rimarrò qui, sotto il mio
ombrellone, all’ombra. Intesi?» L’altro Serpeverde si limitò a scrollare le
spalle. «Come vuoi… Scusa, avevo dimenticato che avevi le tue cose…» disse con
tono serio, ma scoppiando a ridere a breve con tutti gli altri, e riuscendo ad
evitare per un pelo un flaconcino di crema protettiva che gli era stata
lanciata. Spostò quindi lo sguardo sugli altri. «Potter?»
«Harry,
per favore… Comunque no, grazie, non mi va.» rispose il moretto, dapprima
esasperato sentendosi chiamare per cognome, per poi rispondere con tono
gentile.
«Grang…
Hermione?» si corresse il Serpeverde, vedendosi fulminare dallo sguardo della
Grifondoro.
«Magari
dopo, grazie Blaise. Ora vorrei finire qualche pagina di questo libro, mettermi
la crema solare, e poi arrivo, ok?» rispose disponibile, regalandogli un
sorriso e un occhiolino. Zabini ricambiò il gesto e raggiunse i due fidanzati
che già erano in acqua che si baciavano e si sorridevano, buttando loro l’acqua
addosso, quasi affogandoli, mentre rideva divertito.
«Come
mai non vai a fare il bagno? Scommetto che sei un pesce in acqua – e quando mai
Harry Potter non sa fare qualcosa?» disse Draco, rivolgendosi al moretto,
mentre si metteva più comodo, all’ombra del suo ombrellone.
«Non
mi piace molto il mare…» rispose semplicemente Harry, assumendo una piccola
smorfia infastidita.
«E
come mai sei venuto qui, allora?» chiese il Serpeverde, mentre poco lontano da
loro potevano vedere Blaise scappare sul bagnasciuga, inseguito da un Ron
inferocito, che strepitava e gli urlava dietro, cercando di prenderlo, per
vendicarsi di quanto aveva fatto, mentre Padma, ancora in acqua, tutta bagnata,
rideva, prima che il suo sguardo venisse attirato dal passaggio di un paio di
ragazzi.
«Si
chiama voler passare il tempo con gli amici, Draco… E comunque mi sembra che
sebbene anche tu non ami particolarmente il mare, sei qui lo stesso.»
«Che
c’entra, a me non piace il mare perché mi brucio! Tu sembri proprio odiare il
mare…»
Harry
non rispose, non volendo più continuare quel discorso.
Hermione,
accanto a lui, chiuse di scatto il libro, attirando la loro attenzione. «Già
finito?» chiese il moretto con un sorriso.
«No,
volevo solo finire il capitolo, ora voglio fare un po’ il bagno, così poi mi
metto al sole!» rispose Hermione, ricambiando il gesto, mentre gli chiedeva di
spalmarle la crema sulla schiena. Harry fece come gli era stato chiesto,
ascoltando ciò che l’amica gli diceva riguardo quanto fosse intrigante leggere
libri gialli in estate, e pochi minuti dopo, la ragazza si stava dirigendo in
acqua.
«Allora
voi non volete proprio venire?» chiese incerta la Grifondoro.
«No,
grazie, magari dopo entro giusto per rinfrescarmi…» rispose Harry gentilmente.
E poi si limitò ad osservare gli amici in acqua.
_٭_
Quando
tornarono dalla spiaggia, era ormai ora di cena. Si fecero tutti una doccia
veloce, e mangiarono una delle semplici ma gustosissime cene di Harry.
«Che
ne dite di andare un po’ in giro? Voglio dire, la sera ci sarà qualcosa di
aperto, qui, no?» propose Ron, seduto ancora al tavolo della cucina,
abbracciato a Padma, mentre Harry lavava i piatti ed Hermione li asciugava.
Draco stava sfogliando una copia della Gazzetta del Profeta, che gli
veniva recapitata ogni mattina a quanto pareva, mentre Blaise si limitava ad
osservare i due Grifondoro.
«Sai,
Weasley, per una volta sono d’accordo con te… — concesse Zabini, distogliendo
lo sguardo dai due ragazzi che rassettavano — Giusto per non passare queste
vacanze sempre chiusi in casa, e ad andare a letto presto come i bravi
bambini…» precisò, facendo comprendere che lui, comunque, non aveva intenzione
di passare quei giorni in quel modo.
Draco
fermò il voltare delle pagine, e fissò il suo sguardo sull’amico. «Anche io
sarei abbastanza d’accordo… Ma, Blaise, dimentichi il piccolo particolare che
questo è un posto Babbano…» disse il biondino, facendo una piccola smorfia
disgustata, la quale non passò inosservata ad Hermione, che gli lanciò in
faccia lo straccio con cui asciugava i piatti, facendo ridacchiare i presenti.
Draco mormorò qualcosa di incomprensibile, ma era evidentemente indignato.
«Solo
perché è un posto Babbano non significa che è peggiore… Se volevi rimanere
barricato nel tuo bel Mondo Magico, te ne stavi a casa!» sbottò la Grifondoro.
Harry
ridacchiò. «Comunque per me va bene andare a fare un giro, ma non conosciamo
bene il posto, e poi dove avreste intenzione di andare?» disse il moretto.
Delle
occhiate eloquenti da parte di alcuni, gli fecero comprendere che forse si
sarebbe pentito di aver preso la decisione di uscire…
_٭_
Entrarono
in quel locale, la musica era assordante.
Draco
inarcò un sopracciglio. Che cosa squallida… che senso aveva dimenarsi tutti
appiccicati, sudando da far schifo? Quella era un ulteriore prova che i Babbani
non ci stavano molto con la testa, pensò.
Non
si sa bene come, riuscirono a trovare un tavolino libero, pieno com’era il
locale, ma evidentemente erano tutti in pista.
Ron
e Padma si dileguarono quasi subito, chiedendo di ordinare per loro, e
cominciando a ballare senza però seguire realmente la musica, quanto un loro
ballo immaginario solo per stare vicini.
Gli
altri quattro ordinarono e rimasero lì seduti a bere per un po’.
Andiamo, Blaise, invitala! Non è niente, sarebbe solo un ballo…. Anche
se è una Babbana non puoi dire che non sia stupenda, intelligente e
carismatica… Oddio, sto impazzendo… Forza, ce la posso fare, devo solo
invitarla, sarebbe solo un ballo, un semplice e stupido ballo… pensò Zabini, mentre osservava il suo drink e
lanciava occhiate nascoste alla Grifondoro.
«Scusa,
ti andrebbe di ballare con me?» chiese un ragazzo ad Hermione, dopo essersi
avvicinato quanto bastava per attirare la sua attenzione. La ragazza lanciò uno
sguardo agli “amici”, come per chiedere loro conferma. Harry sorrise, e lei
ricambiò con un sorriso a mo’ di scusa, annuendo al ragazzo e allontanandosi
con lui.
Blaise
lanciò uno sguardo un po’ triste ai due, potendo solo osservare la schiena
della ragazza, e pochi attimi dopo nemmeno quella, dato che era sparita in
mezzo a tutta quella gente.
«Quegli
occhi da cucciolo abbandonato mi fanno pensare che non sei molto contento
dell’assenza di Hermione…» disse Harry con tono casuale, mentre continuava a
sorseggiare il suo drink.
«Cosa?!
No!!» esclamò incredulo, cercando di negare il tutto, spostando la testa verso
il ragazzo così velocemente che pensò di aver perso qualche vertebra per strada
nel farlo.
Harry
sorrise, un piccolo ghigno furbo. «Beh, sarà stata solo una mia impressione,
allora…»
«…Sì…»
rivelò il moro Serpeverde con un sospiro, dopo un attimo di silenzio.
«Ah,
ecco, mi sembrava… — disse il Grifondoro, cedendo ad una piccola risata. —
Allora cosa ci fai ancora qui?»
Blaise
sorrise raggiante, finì velocemente la sua bevanda e si alzò, già pronto per
dirigersi verso la bella ragazza che ballava in mezzo alla pista. Un braccio di
Harry, però, fermò la sua strada, ancora prima di partire, si avvicinò al suo
orecchio, per evitare di urlare.
«Non
dico che debba essere una cosa seria, dopotutto siamo in vacanza… Ma se la fai
soffrire potrei farti molto, molto, ma molto male…» disse Harry, e quando
Blaise si allontanò per guardarlo in viso, sorpreso, scoprì che aveva ancora
quell’espressione amichevole, completamente in contrasto con le sue parole, che
rendevano Colui-Che-Aveva-Sconfitto-Il-Signore-Oscuro assolutamente
terrificante.
Zabini
gli lanciò un sorrisetto nervoso.
«È
come una sorella per me, non farla soffrire…» ripeté Harry, e il ragazzo nero
capì che non lo stava minacciando, ma semplicemente voleva vedere la sua
migliore amica felice.
Annuì,
lanciandogli un sorriso rassicurante, e si diresse verso la Grifondoro,
cercando di vederla in mezzo a tutta quella gente. Quando finalmente riuscì ad
individuarla, stava ancora ballando con quel tipo, anche se altri ragazzi si
erano avvicinati in modo sospetto. Rimase un attimo incantato a vedere come era
sexy quella ragazza, anche se l’aveva sempre ritenuta solo una sapientona che
studiava troppo. Picchiettò sulla spalla del ragazzo che ballava con lei.
«Scusa,
posso ballare con lei?» chiese Blaise, ma il suo tono non la faceva sembrare
propriamente una gentile richiesta…
«Ma
che vuoi? Ora sto io con lei…» rispose il tipo, provocatorio.
Blaise
gli rivolse un sorriso amichevole, accompagnato da una pacca sulle spalle. Si
avvicinò a lui e disse a bassa voce: «Se non ti levi dai piedi, ti potrei anche
spezzare le gambe e giocarci a golf, quindi, ora puoi lasciarmi ballare con la
mia ragazza, per favore?» In realtà non sapeva esattamente cosa fosse il
golf, ma sperava che il paragone facesse effetto. Così come ovviamente Hermione
non era la sua fidanzata, ma questo il tipo non lo sapeva…
L’altro
ragazzo assunse un espressione parecchio impaurita, lanciò un sorriso ad
Hermione e si dileguò, così come gli altri ragazzi intorno a lei.
«Ehi,
li hai fatti fuggire…» disse Hermione, senza smettere di ballare; ma non era
arrabbiata, anzi, sembrava parecchio divertita.
«Mi
spiace, preferivi loro?» chiese incerto il Serpeverde. Ora non era più tanto
sicuro della sua azione, e soprattutto non era certo che sarebbe stato in grado
di ballare così vicino a quella bellissima ragazza.
«Certo
che no, vieni qui, Zabini…» disse la Grifondoro, e anche se pronunciò il suo
cognome, si poteva sentire una nota di affetto. Si avvicinò a lui, circondando
il suo collo con le braccia.
«Ma
cosa gli hai detto?» chiese, curiosa, mentre Blaise sembrava aver perso la
parola, pur cominciando a muoversi leggermente a ritmo di musica, seguendo i
movimenti della ragazza. Non era mai stato in una discoteca, e fino a poco
tempo prima non aveva neanche intenzione di andarci, ma se significava poter
ballare così vicino alla ragazza che gli piaceva, anche se in mezzo ad altre
tantissime persone che saltavano come impazzite, beh, ci sarebbe venuto più
spesso!
«Segreto
professionale!» disse il ragazzo, finto serio.
«Ah,
e così sarebbe tuo dovere proteggermi dai brutti ceffi?» chiese provocante. Lui
si avvicinò al suo orecchio. «È quello che vorrei…» sussurrò.
Hermione
arrossì, la bocca leggermente socchiusa dalla sorpresa. Probabilmente aveva
cercato di provocarlo, pensando che comunque non aveva speranze con quel bel
ragazzo che ora l’abbracciava. Nascose il viso nel collo di lui.
«Blaise…
io… non ci speravo…» balbettò, infatti, lei.
«Mi
piaci, Hermione… non so se questo sia amore o cosa, ma credo di essermi preso
una bella cotta per te, fin da quando sono arrivato, e mi sono ritrovato te
addosso…» confidò il ragazzo, riferendosi al loro primo incontro di quella
vacanza, pensando che fosse molto tenera così arrossita, e le spostò
delicatamente il viso, in modo da poterla vedere. Lei sembrava ancora
imbarazzata, gli occhi color cioccolato osservarono i suoi verde chiaro, e
Blaise sentiva di star trattenendo il respiro in attesa che la Grifondoro
dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
«Anche
tu mi piaci, Blaise Zabini. E tanto…» disse la ragazza, ancora imbarazzata, ma
con una luce di determinazione negli occhi.
Il
moretto avvicinò il viso a quello della Grifondoro. Ormai non sentiva più la
musica assordante, né vedeva la gente dimenarsi intorno a loro; era come se ci
fossero solo loro due.
«Posso
baciarti, Herm?» chiese, usando inconsapevolmente il suo diminutivo.
«Non
chiederlo neanche…» rispose la ragazza con tono disperato, come se non
aspettasse altro. E un dolce bacio suggellò quelle parole, dapprima casto,
titubate, poi sempre più appassionante e sensuale, come se dovessero
riscoprirsi.
Nel
frattempo, Harry aveva osservato la scena come poteva, e sorrise vedendoli così
presi. Sembravano star molto bene, insieme. Si preoccupò, dato che non sentiva
il Serpeverde accanto a lui da un po’, troppo preso da Hermione e Blaise.
«Ehi,
Draco, come mai sei così silenzioso?» chiese voltandosi verso di lui, e per
poco non cadde dalla sedia a vedere il biondino. Sul tavolo c’erano decine di
cocktail alcolici, che evidentemente erano stati ordinati mentre lui non era
attento, persino quelli di Ron e Padma, che erano già stati scolati.
«Draco,
che cazzo fai? Non credo che tu riesca a reggere così bene l’alcool!» esclamò
Harry, togliendogli di mano la sua bevanda.
«Ehi!
— mormorò il Serpeverde indignato. — Quello è mio…» biascicò, evidentemente
ubriaco.
«No.
Ma non ti vedi, sei ubriaco fradicio!» lo rimproverò.
«E
chi sei tu, per dirmi cosa devo e non devo fare?!» esclamò, alzandosi in piedi.
Un ragazzo che passava lo prese in pieno, cominciando a scusarsi.
«Ehi,
ma tu sei il bel biondino della spiaggia! Dev’essere destino!» ammiccò il
ragazzo, ancora tenendolo per le spalle. Harry lanciò un’occhiata ad entrambi,
mentre vedeva Draco cercare di riconoscere il tipo. «Ah, io direi più che altro
una maledizione…» rispose poi il biondino, scocciato, identificandolo.
«Come
sei tenero… che ne dici di ballare con me?» disse il ragazzo, sorridendo raggiante
all’indirizzo del biondino.
E anche un po’ ubriaco…
aggiunse mentalmente Harry, all’esclamazione del ragazzo sconosciuto, per cui
evidentemente il suo stato non era un problema. Finì un altro cocktail, dando
una lunga occhiata al ragazzo. Era alto, spalle larghe, capelli biondo scuro,
piuttosto corti, portati sulla testa con il gel, come punte acuminate, occhi
castani, pelle abbronzata. Sembrava un ragazzo come tanti, anche piuttosto
carino per la media, e Harry si chiedeva come mai avesse preso di mira proprio
Draco…
Draco
lanciò un’occhiata alle persone che ballavano – come se avesse potuto
distinguere qualcosa… – per poi riportare lo sguardo sul ragazzo.
«Prima
cosa, non so neanche chi sei…» esclamò indicandolo con l’indice, mentre
barcollava leggermente. Quelle luci lo confondevano ancora di più.
«Giusta
osservazione, hai ragione. Mi chiamo Chad Gladstone, ma tu puoi chiamarmi
semplicemente Chad, piacere, e tu sei?» disse cordiale, sempre sorreggendolo.
«Draco
Malfoy, ma tu puoi chiamarmi signor Malfoy… e il piacere è tutto tuo!» esclamò
poco socievole. Harry pensò che era proprio messo male… anche se quella sua
vena irritante era ancora presente, e il moretto non poteva che esserne
soddisfatto. Peccato che al nuovo “amico” non sembrava importare, anzi…
«Che
strano nome, Draco… Molto bello. Come il suo proprietario…» ammiccò provocante.
«Sì,
sì… Seconda cosa, siamo due ragazzi… non possiamo ballare insieme…»
«Se
guardi bene, potrai vedere ragazzi che ballano insieme, ragazze che si strusciano
tra di loro… non vedo il problema! Ti vergogni? Che carino… — disse, assumendo
un espressione quasi adorante, come se stesse osservando un gattino. — Allora,
che ne dici di ballare? Non è un problema, vero…?» continuò, porgendo l’ultima
domanda al Salvatore del Mondo Magico, in attesa che si presentasse.
«Harry, Harry Potter. Il problema è che è leggermente ubriaco, e…»
cominciò, ma venne interrotto proprio dal soggetto della sua preoccupazione. No,
non sono preoccupato, solo che questo Chad Gladstone potrebbe essere chiunque,
e suppongo sia mia responsabilità “proteggere” il qui presente Malfoy… tutto
qui, solo senso di responsabilità! Pensò Harry, annuendo mentalmente, come
per convincersi ulteriormente.
«Oh,
sta zitto, Potter, io sto benissimo! Bene, andiamoooo!!» esclamò Draco con tono
un po’ troppo felice, prendendo il ragazzo per un polso e dirigendosi verso la
pista. Chad scrollò le spalle con espressione dispiaciuta (Bastardo, sai
dove te la puoi ficcare la tua faccia ipocrita?! Pensò Harry, poco propenso
ad essere socievole con lui, finché non si fosse trovato ad almeno dieci metri
da Draco. Malfoy, Malfoy! Malfoy bene, Draco male… si rimproverò
mentalmente, quasi decidendo che non avrebbe più chiamato il ragazzo per nome).
«È
stato un piacere, Harry!» disse il biondo, prima di seguire Draco.
Il
moretto gli lanciò un (finto) sorriso, e rimase silenziosamente a osservarli
ballare, perso nei suoi pensieri. Io non sono preoccupato per Malfoy… Non mi
dà fastidio che balli con quel Chad… si disse, sottolineando quasi schifato
il nome del ragazzo. Certo che no, non mi interessa affatto. Ed ora ho solo
sete, non voglio bere fino ad ubriacarmi per dimenticare questa scena squallida
e disgustosa, continuò a convincersi nella sua testa.
…
Però ordinò comunque altri drink, ma ovviamente non era infastidito, no…
Vaffanculo, Malfoy! Pensò,
prima di scolarsi la sua bevanda in un sol sorso.
_٭_
Qualche
tempo e molti alcolici dopo – Harry non avrebbe saputo dire precisamente quanti
– i suoi amici non si facevano vedere, e Draco continuava a ballare con Chad,
probabilmente senza ormai più capire dove fosse, con chi, e cosa stesse
facendo.
Così,
da bravo Grifondoro, si alzò in piedi per andarlo a prendere. Barcollò, ormai
anche lui era parecchio brillo. Colpa tua, Malfoy, come sempre… Maledetto…
pensò tra sé, incolpando il bel biondino che si dimenava sulla pista.
Si
incamminò verso di loro.
«Ora
è il caso che andiamo, scusa Chad, ma è evidente che Draco non si regge più in
piedi, è meglio se lo riporto a casa.» disse cordialmente il moretto.
«Ma…»
cercò di ribattere il biondo, ma vedendo lo sguardo di Harry, ebbe il buonsenso
di non continuare, anche perché Draco sembrava davvero cadere a terra da un
momento all’altro.
«Potrei
lanciarti un Avada Kedavra…» mugugnò, e con quella frase,il giovane Gladstone
si convinse definitivamente che Malfoy era proprio ubriaco, pensando che non
sapeva più cosa diceva.
«D’accordo…
— sospirò — vuoi una mano per riportarlo a casa?» chiese gentilmente.
«No,
grazie, ce la faccio. — disse velocemente a Chad — Ehi, Draco, si va a casa!»
disse poi rivolgendosi all’altro ragazzo, che si fermò.
«Gira
tutto…» mugugnò, con la faccia di uno che non sta per niente bene.
«Vieni,
ti aiuto io…» rispose Harry, cercando di sovrastare il frastuono della
discoteca, passandosi un suo braccio sulle spalle, in modo che si appoggiasse a
lui, cominciando ad allontanarsi.
«Ehi,
vi rivedrò ancora?»
«Credo
di sì, magari in spiaggia, o comunque in giro. Ora è davvero meglio che
andiamo…»
Chad
annuì e li lasciò andare, permettendo alla folla di inghiottirlo.
Harry
camminò ancora un po’, e si guardò in giro per cercare di individuare i suoi
amici, ma anche lui era un po’ confuso, maledizione a lui e alla sua grandiosa
idea di bere così tanto.
«Aspetta,
Draco, rimani un attimo qui, che vado a cercare gli altri, così ce ne andiamo,
ok?» disse guardando il biondino negli occhi.
«No,
Harry! — esclamò, aggrappandosi alla sua maglia e nascondendo il viso sul suo
petto — Non sto per niente bene, non lasciarmi… voglia andare a casa… ti
prego…» mugugnò. Ormai l’alcol non gli permetteva quasi più di camminare,
troppo confuso com’era dai suoi fumi.
Harry
cercò di pensare velocemente. «D’accordo, tanto se non ci vedono capiranno che
ce ne siamo andati, spero…» disse, per poi uscire dal locale.
_٭_
Alla
fine, Harry aveva preso Draco sulle spalle, e così erano arrivati a casa,
sfiniti.
«Draco,
siamo arrivati…» disse, mettendolo giù. Fortunatamente lo sostenne, se no
sarebbe sicuramente caduto a terra come un sacco di patate.
«Grazie…
Harry… sto… sto di merda.» mugugnò, con gli occhi semichiusi.
«Lo
so, Draco, adesso andiamo a dormire e vedrai che domattina starai già un po’
meglio.» rispose gentilmente, sperando che fosse così anche per lui, perché non
ci capiva più niente.
«Grazie…»
mormorò, i loro volti divisi solo da pochi centimetri. E Draco posò le sue
labbra su quelle di Harry. Il Grifondoro non sapeva bene perché, ma ricambiò il
bacio più che felice. Quel contatto durò per qualche minuto, attimo, eternità…
non avrebbero saputo dirlo… e poi finì.
Harry
sorrise dolcemente al biondino. «Andiamo in camera, ora, e chi se ne frega se
dormiamo vestiti, non riesco a cambiare sia me che te…» disse, portandocelo, e
appena toccò il letto sembrò addormentarsi. Draco invece si rigirò per qualche
minuto, dopodiché si alzò di scatto, dirigendosi in bagno di corsa, senza farsi
male, miracolosamente. Arrivò appena in tempo per rigettare tutto ciò che aveva
assunto quella sera, dritto nel water. I conati gli scuotevano il magro corpo
in singulti, e quando ebbe rigettato tutto, vomitò anche a stomaco vuoto.
Tossì,
sentendo l’acre odore trapassargli le narici, mentre un altro conato lo
prendeva. La casa sembrava silenziosa, gli altri non erano ancora tornati, ma
anche se fossero stati presenti di certo non l’avrebbero aiutato. Quasi
ricordava ancora nitidamente quando sua madre gli tirava indietro i capelli e
gli accarezzava dolcemente la testa quando stava male. Ed ora chi c’era con
lui? Nessuno, nemmeno Blaise che l’aveva abbandonato solo per correre dietro ad
Hermione. Ora era solo, come sempre.
D’improvviso
sentì dei passi avvicinarsi, ma non si girò, e anche volendo non ci sarebbe
riuscito, dato che un altro attacco lo stava prendendo; a breve sentì delle
delicate mani che gli tiravano indietro i capelli biondissimi ora completamente
sudati, e gli tenevano la testa.
«Bravo,
Draco, butta fuori tutto…» gli sussurrò la voce, e lui la riconobbe benissimo
come quella di Harry. Poco dopo, finalmente, i conati sembrarono finire, anche
se i tremiti non avevano cessato di scuotere il suo corpo.
Harry
tirò lo sciacquone, lo aiutò ad alzarsi in piedi, e lo accompagnò al lavandino
per pulirsi, anche se lui stesso barcollava, ancora brillo. Però non aveva
bevuto tanto quanto “l’amico”, né aveva assunto bevande così diverse l’una
dall’altra, quindi lui sembrava stare piuttosto bene, tranne un po’ di
annebbiamento mentale.
Draco
si ripulì, e si lavò i denti, cercando di togliersi quel disgustoso sapore
dalla bocca.
Dopodiché
si diressero nuovamente verso la loro camera, sempre silenziosi, e una volta
arrivati, questa volta si cambiarono, e si stesero vicini. Harry coprì ben bene
Draco, soprattutto sulla pancia, per tenerlo al caldo, e lo abbracciò.
«Grazie…»
disse il biondino in un sussurro roco; anche se non era facile per lui quella
parola, davvero poco usata, lo pensava davvero, e l’alcool lo faceva essere un
bel po’ più disinibito. Il moretto, in risposta, gli posò un leggero quanto
dolcissimo bacio sul capo, come per affermare che non doveva dire niente.
E
si addormentarono così, abbracciati, vicini come non lo erano mai stati in
sette anni che si “conoscevano”, ignari che la mattina seguente avrebbero
dimenticato tutto…
_٭_
Quella
mattina, Hermione sedeva al tavolo della cucina, sorseggiando il suo caffè,
pensierosa.
La
sera precedente, si erano parecchio preoccupati non vedendo più Harry e Draco,
ma quel ragazzo che avevano incontrato in spiaggia aveva riferito loro che
Draco non era stato bene, ed Harry l’aveva portato a casa. Così, quando erano
tornati a casa, lei si era comunque voluta assicurare che stessero bene, così
era entrata nella loro camera. Ed erano lì, sul letto, abbracciati, e le erano
sembrati le persone più dolci che avesse mai visto, seppure fosse stupita di
quel cambiamento nei confronti l’uno dell’altro…
Ed
ora era lì, a pensare ad Harry e Draco.
«Buongiorno…»
disse una calda voce che la ragazza riconobbe come quella di Blaise, per poi
posarle un tenero bacio sulle labbra.
«Buongiorno,
Blaise» rispose la Grifondoro a bassa voce, sapendo che Ron, sul divano della
sala, stava ancora dormendo.
Il
Serpeverde si servì anch’egli di una tazza di caffè, sedendosi poi di fianco a
quella che era diventata la sua ragazza.
«Ti
vedo pensierosa, è successo qualcosa?» chiese il ragazzo aggrottando le
sopracciglia, e bevendo un sorso della sua bevanda.
«Ieri
sera ho trovato Harry e Draco abbracciati.» rispose tranquillamente, bevendo
anche lei. Blaise per poco non si strozzò. «Cosa?» chiese sconvolto.
Hermione
si limitò a scrollare le spalle.
Proprio
in quel momento, Harry fece la sua entrata, assonnato, e con un’espressione
terribile in viso.
«Buongiorno…»
disse con voce roca.
«’Giorno…»
salutò Zabini.
«Ciao.
Vuoi del caffè?» chiese gentilmente l’amica. Harry scosse freneticamente la
testa.
«No,
ti prego, o credo che potrei stare male. Penso che mi farò un bel tea caldo…»
mormorò, cominciando ad armeggiare in cucina per prepararsi la sua colazione.
«Mhm…
Ascolta, poi ieri cos’è successo?» chiese la ragazza con tono casuale,
ricevendo un’occhiata da Blaise.
«Oh.
Beh… non ricordo… — rispose Harry, voltandosi verso di lei, ed osservandola un
po’ imbarazzato. — Ho bevuto un casino, e non mi ricordo più un cazzo di ieri
sera.» rivelò.
«Capisco…»
si limitò a rispondere la Grifondoro, finendo il suo caffè. Passò qualche
attimo di silenzio, finché il tea non fu pronto, e venne versato in due tazze.
Hermione inarcò un sopracciglio, mentre Blaise guardò curioso il ragazzo.
«È
anche per Draco… — spiegò — Credo che ieri abbia vomitato… o comunque con tutto
quello che ha bevuto suppongo sia la colazione più adatta. Prendo anche dei
biscotti.» informò. Mise tutto su un vassoio ed uscì dalla cucina con passo
barcollante, diretto verso la sua camera.
«Visto?
Magari si saranno solo avvicinati nel sonno…» ipotizzò il bel Zabini, finendo
anch’egli il suo caffè in un ultimo sorso.
«Può
essere… — concesse la Grifondoro — Ma a te sembra comunque normale che Harry
Potter porti la colazione a letto a Draco Malfoy? — chiese inarcando un
sopracciglio — Ma anche se fosse, non ricordano niente, quindi…» concluse la
ragazza, alzandosi per sciacquare la sua tazza.
«Stai
ipotizzando che Harry Potter e Draco Malfoy provino qualcosa l’uno per l’altro?
Che non è odio?!» riassunse il ragazzo dagli occhi verdi, raggiungendo la sua
fidanzata.
«Perché
no? E come fai ad essere così cieco, Blaise?! Secondo te quei due si odiano
ancora?!» lo rimproverò la ragazza, lavando anche la tazza del Serpeverde, per
poi metterle entrambe a posto.
«Comunque,
oggi che si fa?» chiese Hermione.
«Spiaggia?»
propose Blaise, quasi sottintendendo «Perché, pensi che ci sia altro da fare,
qui?»
«E
spiaggia sia!»
_٭_
I
giorni passarono veloci, susseguendosi l’uno all’altro così simili tra loro. Né
Harry né Draco ricordavano niente di quella sera. Comunque il gruppetto andava
in spiaggia quasi ogni giorno, e ogni volta c’era Chad nei paraggi che
asfissiava il biondino, che gli dava continuamente un due di picche, rispondendo
peraltro molto acidamente.
Quel
giorno, dopo l’ennesimo attacco di Chad, Draco si allontanò dicendogli
«Lasciami stare!». Il ragazzo, stranamente, non lo seguì, ma rimase ad
osservarlo allontanarsi.
«Non
ti conviene continuare, sai? Potrebbe anche picchiarti una volta o l’altra…»
disse gentilmente Harry, avvicinandosi a lui.
Chad
l’osservò attentamente.
«State
insieme?» chiese poi.
Harry
sgranò gli occhi, sconvolto. «Cosa?! Io e Malfoy? Assolutamente no! Ci odiavamo
fino a poco tempo fa…» rispose il moretto.
«E
ora?»
«Ora
siamo… amici, o quasi. Diciamo che non ci odiamo più come prima…» rispose il
Grifondoro, pensieroso.
«Quindi,
se ci provo nessuno di voi due avrebbe motivo di lamentarsi, giusto?» chiese
sorridendo angelicamente.
Harry
sospirò esasperato. «Senti, Chad, è evidente che Draco non è interessato a te,
e…»
Ma
il ragazzo lo interruppe.
«Oh,
ma io parlavo di te… — sussurrò malizioso, accarezzandogli leggermente il viso,
mentre il sorriso si trasformava in un piccolo ghigno divertito, nel vedere
l’improvviso imbarazzo del moretto. — Ci vediamo, Harry…» disse infine,
sottolineando il suo nome, per poi allontanarsi.
Harry
scosse la testa, come per schiarirsi le idee, per poi continuare a camminare
sul bagnasciuga per un po’, e infine dirigersi verso casa, dove gli altri erano
già.
«Ehilà,
Draco!» salutò Chad, raggiungendolo, mentre il Serpeverde si violentava per non
lanciargli un Avada. No, ancora meglio, perché non una maledizione che lo
renda impotente? Almeno forse così la smetterà di andare in giro dando prova
delle sue crisi ormonali… pensò rabbioso, tra sé e sé.
«Che
cazzo vuoi ancora, da me?» disse Draco, digrignando i denti.
Il
ragazzo gli mise amichevolmente un braccio sulle spalle. «Oh, da te niente,
tranquillo, ormai ho perso la speranza… Anche se sono uno che non si arrende
facilmente, so quando mollare l’osso. — confidò, mettendosi una mano sul cuore,
quasi fosse un giuramento. — Quindi ho pensato che un persona più dolce facesse
più al caso mio. Comprendimi, tu sei splendido, ma un po’ troppo selvaggio. In
questo momento non sono in vena di ammaestrare un bel tigrotto come te. Quindi
ho trovato un preda più appetibile, e più facilmente raggiungibile…»
«Bene,
sono contento per te. — disse, ed era realmente contento, almeno non
l’avrebbe più avuto tra i piedi, anche se cominciava a non sopportare più
quelle metafore da parte dell’altro ragazzo. — Allora perché non mi lasci e vai
da questa tua fantomatica “preda”?!» consigliò Draco, sperando che il ragazzo
se ne andasse.
«Sai,
ci ho appena parlato. È incredibilmente tenero, è arrossito quando gli ho detto
che volevo provarci con lui… Così dolce… — disse con aria sognante. — E volevo
rivelarti chi è. Quindi spero non ti dispiaccia se ci provo con il nostro amico
in comune, dai capelli corvini e i grandi occhioni verdi, vero?» disse
innocentemente.
Draco
si bloccò sul posto, pietrificato. «Cosa?» riuscì soltanto a dire.
«Eh,
già, quel bel gattino dagli occhi dolci potrebbe essere mio, sono sicuro che
entro breve riuscirò a farlo entrare nel mio letto. Non ti preoccupare, sarò
cauto, perché sono sicuro che sarà la sua prima volta…» il Serpeverde lo stava
ascoltando, livido di rabbia, mentre Chad non dava segno di vedere il suo
stato, e scoppiava a ridere. «Non provare a sfiorarlo, bastardo…» ringhiò
all’indirizzo del ragazzo.
«Capisco
che sei geloso, se vuoi dopo potrai esserci anche tu, ovviamente se avrai
ritratto gli artigli… E perché no, poi magari potrò avervi entrambi…»
«Maniaco
del cazzo! — sbottò il biondino, scostandosi il suo braccio dalle spalle. — Non
sono affatto geloso, puoi avere chiunque, ma non provare a toccare Harry!»
«Che
strano, lui mi ha detto che non state insieme… Oh, lui ti piace, non è così?»
chiese, fintamente sorpreso.
Draco
sbiancò. Non disse niente, e si diresse verso casa.
«Ehi!
Oh, beh, ci vediamo in giro, biondino!» sentì la voce di Chad che lo salutava,
ma lui non vi badò minimamente, forse non l’aveva nemmeno sentito… Ora doveva
tornare a casa e parlare con Blaise, assolutamente.
_٭_
«Hermione!»
esclamò Draco, entrando in casa, sollevato di vederla.
«Ciao,
Draco, ma dov’eri finito?» chiese la ragazza.
Il
biondino non badò alle parole della ragazza. «Dov’è Blaise? Devo parlargli
subito…»
«Sta
facendo un bagno, da quanto ne so, ma… Ehi, vuoi andare a parlargli in bagno?»
chiese, vedendolo partire in quarta per la toilette, ma il Serpeverde non
rispose.
La
Grifondoro scosse la testa perplessa, e sospirò, dirigendosi in cucina. Harry
era sparito, e forse era il caso che preparasse lei la cena, anche se non era
una grande cuoca.
«Ciao,
tesoro, oggi cucini tu?» disse una voce, abbracciandola da dietro.
La
ragazza sorrise. «Dato che non ho idea di dove sia finito Harry, ho pensato di
cominciare a preparare io da mangiare. — Blaise cominciò a baciarle il collo,
sensualmente, e lei si stava abbandonando al suo tocco. — Ah, e Draco ti cercava, gli ho detto che
stavi facendo il bagno, ma non vedendoti tornerà qui…» disse. Dopo pochi
secondi, i lievi tocchi delle morbide labbra sul suo collo cessarono.
«Ma
io non mi sono ancora fatto il bagno. In bagno c’è Harry, che mi ha chiesto di
poter fare una doccia veloce…» rispose Zabini perplesso.
Cadde
per un attimo il silenzio, mentre i due ragazzi si fissavano.
_٭_
Draco
aprì la porta del bagno, incurante che Blaise stesse facendo il bagno. Doveva
assolutamente parlargli. Di lui. Di Harry. Probabilmente il
Bambino-Sopravvissuto gli piaceva, perché se quella che aveva provato meno di
cinque minuti fa non era gelosia, non sapeva come definirla.
«Blaise,
devo parlarti.» proferì chiudendosi la porta alle spalle. Stranamente sentiva
l’acqua della doccia scorrere, ma evidentemente il suo amico aveva cambiato
idea, e non aveva più voluto fare il bagno. Così aprì le porte scorrevoli a
vetro della doccia, ancora perso nei suoi pensieri, ma venne riportato
brutalmente alla realtà quando capì che ci si ritrovava davanti non era
il suo amico.
«Non
sono Blaise.» disse infatti la voce del ragazzo, come per confermare i suoi
pensieri. Draco non riuscì a non passare lo sguardo su l’intera figura del
corpo di Harry, ammaliato. Le goccioline d’acqua scorrevano sul suo corpo
modellato al punto giusto, e il biondino sembrò voler seguire il corso di
ognuna. Harry arrossì leggermente sotto l’attento esame dello sguardo profondo
di Draco.
«Ehm…
Draco… se… se cerchi Blaise…» ma Harry non finì la frase, perché il Serpeverde
si avvicinò a lui, entrò nella doccia incurante che l’acqua stesse ancora
scorrendo, e baciò profondamente il moretto, fin da subito, insinuando la sua
lingua nella calda bocca dell’altro, sentendo che lo desiderava da troppo
tempo.
Harry,
dal canto suo, rispose attivamente al bacio, facendo scontrare le loro lingue,
senza tregua. Poi passò a mordicchiargli il labbro inferiore, mentre le mani
scorrevano ovunque sul corpo di Draco, mentre quelle del biondino avevano fatto
lo stesso, soffermandosi sui fianchi, e infine sulle natiche sode dello
splendido ragazzo nudo e bagnato che si trovava di fronte.
Entrambi
ebbero un curioso senso di dejà-vu, avevano come la sensazione di aver già
assaggiato le labbra dell’altro, ma non diedero importanza alla cosa.
Il
Grifondoro arrivò all’orlo della maglietta del biondino, e la sollevò, per
togliergliela. Il Serpeverde, un po’ controvoglia, si staccò pochi secondi dalla
labbra morbide dell’altro, per poi tornare ad avventarcisi non appena la
maglietta venne buttata a terra senza riguardo. Harry portò le mani tra i
capelli fradici del ragazzo di fronte a lui, e che in quel periodo aveva capito
piacergli più di quanto avrebbe dovuto.
Era
un bacio trascinante, passionale, ma non violento, perché nascondeva quella
nota di dolcezza, di amore, che entrambi provavano l’uno per l’altro, senza
però che lo rivelassero. Harry sentiva di aver la mente sconnessa, scollegata,
durante quel bacio che fecero durare il più possibile, ma d’improvviso, delle
parole dette tempo prima s’insinuarono prepotentemente nella sua mente, senza
che lui sapesse perché, né lo volesse, e si staccò velocemente dalle invitanti
labbra – ora rosse e gonfie – del Serpeverde, che aprì gli occhi alla mancanza
del contatto con l’altro.
«Tu… tu vuoi diventare Mangiamorte?» risentiva la sua voce nella testa.
«No. Ma quando mio padre uscirà da Azkaban – perché sappiamo tutti e
due che ci riuscirà tra non molto – probabilmente dovrò seguire ciò che lui
vorrà, senza che il mio volere importi molto» e udiva le parole del ragazzo che ora si trovava davanti a lui, tutto
bagnato, e che lo fissava senza capire. Sentì chiaramente una fitta al cuore al
ricordare quella discussione, ma soprattutto quelle parole.
Mise
le mani sulle spalle dell’altro e lo allontanò, piegando la testa affinché non
vedesse gli occhi che – lo sapeva – diventavano lucidi.
«È
meglio che tu vada… — mormorò, sempre senza guardarlo. Raccolse la sua
maglietta, la strizzò, dato che era fradicia, e gliela mise in mano. — Vai…»
«No,
Harry… non finché non mi dici che cazzo succede? Cosa ho fatto? Ho fatto
qualcosa che non dovevo? Mi dispiace, ma tu hai risposto al mio bacio, e ho
creduto…»
Il
moretto non rispose alle domande dell’altro, limitandosi a scuotere
veementemente la testa. «Vai via, per favore…» sussurrò quelle parole,
ma per Draco fecero più male che se fossero state urlate.
«Ma…»
«Via,
Draco! Cazzo, vattene via!» urlò infine, mentre un singhiozzo sfuggiva al suo
controllo. Si voltò, cercando di coprire le lacrime che ora avevano cominciato
a scendere copiose, cercando di nasconderle mischiandole all’acqua, ma sicuro
di non essere riuscito a nascondere quel gemito. Il biondino però non diede
segnò di averlo sentito, e uscì, chiedendosi la porta alle spalle, gli occhi
argentati più tristi che mai.
E
Harry scoppiò a piangere, lasciandosi cadere a terra, mentre un’unica parola,
un «Perché?!» disperato usciva dalla sua bocca.
Perché cosa, Harry? Perché ti ha baciato? Oppure perché hai risposto?
Perché sta succedendo tutto questo? Oppure, semplicemente, perché devi amare
una persona quando non potrete avere futuro?
La
mente del Grifondoro era affollata di quei tristi pensieri, mentre piangeva tutte
le sue lacrime, che si mischiavano all’acqua che ancora scrosciava. Mentre il
ragazzo biondo era ancora dall’altra parte della porta, appoggiato ad occhi
chiusi, ad udire il tormento del ragazzo che amava, senza saper cosa fare per
lenire il suo dolore e il proprio.
_٭_
Dopo
quell’avvicinamento tra i due, la situazione tra loro sembrava essersi
congelata: entrambi sembravano ignorarsi, quasi non sapessero della presenza
l’uno dell’altro. I loro amici, anche se non erano stupidi, non riuscivano a
capire il perché di quello stato.
Hermione
e Blaise, avevano compreso che era successo qualcosa, quel giorno in cui
Draco aveva cercato Blaise ma aveva trovato Harry, e anche se avevano cercato
di farsi dire qualcosa, niente era uscito di bocca ai loro rispettivi amici.
Draco
sembrava sempre pensieroso, e lanciava continue occhiate al moretto, quasi
fosse indeciso su che cosa fare; eppure non faceva niente per fare un primo
passo e sistemare quella faccenda. Si limitava a chiacchierare con gli altri
come se niente fosse, anche se – era palese – in maniera molto più assente.
Per
quanto riguardava Harry, invece, la situazione era molto più preoccupante:
sembrava che si continuasse a tormentare, perso nei suoi pensieri, sempre
silenzioso, se non per qualche monosillabe emesso in risposta alle domande
degli amici. E, senza dire una parola, si era “trasferito” nel salotto,
chiedendo a Ron se poteva fare cambio con lui, ma a nulla erano valse le
insistenti domande degli amici. Il biondino, dal canto suo, non aveva commentato
la cosa.
E
così, ormai, si avvicinava la fine della loro vacanza. Mancavano pochi giorni,
e la situazione rimaneva così, stabile, inesistente. Continuavano comunque ad
andare spesso in spiaggia, sperando che i due sciogliessero un po’ il ghiaccio
e facessero pace – era evidente che avevano litigato, o quasi – ma Harry e
Draco non si parlavano. Il biondo stava in silenzio sotto il suo ombrellone a
leggere qualche rivista, o rimaneva direttamente in casa, mentre il Grifondoro
accettava di fare qualche passeggiata con Chad, che ogni giorno, sempre più
spesso, tentava nuovi approcci con il moretto, che – al contrario di Draco –
accettava di buongrado gli inviti del ragazzo. (Sempre se l’espressione dipinta
in viso e che stava a dire “D’accordo, dato che non ho niente di meglio da
fare” può essere definita di buongrado…) Tutto questo sotto le occhiate omicide
di Draco, che però non faceva altro, anche se sentiva, ogni giorno più forte,
l’istinto di alzarsi e picchiare a sangue Gladston, – soprattutto per gli
sguardi di sfida e vittoria che quest’ultimo lanciava a Malfoy – e poi fare lo
stesso con Harry, per poi baciarlo fino a che avesse avuto fiato: forse così
sarebbe riuscito a capire il problema di Harry.
Aveva
compreso che non era una cotta da ragazzine isteriche, quello che aveva preso
Harry, ma una cosa ben più seria. Eppure non sapeva ancora cosa,
precisamente, e in questo modo non sapeva come “aiutare” il Grifondoro; e poi,
diciamocelo, anche l’orgoglio faceva la sua parte in questa storia…
_٭_
Era
l’ultimo giorno da poter trascorrere divertendosi, il giorno seguente sarebbero
tornati ognuno a casa propria. Così, nella – vana – speranza che i due cocciuti
facessero pace – o forse semplicemente per divertirsi –, andarono in spiaggia.
Anche
quella volta, Harry accettò l’invito di Chad, e si allontanò con il ragazzo per
fare una passeggiata. E anche quella volta Draco lanciò un’occhiataccia al
biondo, ma Gladstone sembrò non badarci. L‘auto-controllo di Malfoy stava per
andare in pezzi, soprattutto vedendo l’infimo essere (Chad), circondare i
fianchi di Harry con un braccio, e quest’ultimo sembrò non comprendere che
Gladstone si appiccicava sempre più a lui.
Stupido Potter! Possibile che non capisca che quel Gladstone ci sta
provando spudoratamente con lui?,
pensò Draco, che al contrario del suo volere che gli diceva di alzarsi e
staccare la sanguisuga (sempre Chad!) da Harry, rimase sdraiato dov’era,
voltando la testa dalla parte opposta ai due ragazzi, per non vederli.
Passò
qualche attimo, prima che una voce attirasse la sua attenzione.
«Io
credo che dovresti seguirli…» disse semplicemente Hermione.
«Cosa?!
E perché mai?» chiese Draco, inarcando un sopracciglio, assumendo
un’espressione perplessa. Come se lui non avesse voluto farlo…
«Andiamo
Malfoy! — esclamò, utilizzando il suo cognome —Mi credi così stupida o cieca da
non capire che vorresti alzarti e picchiare a sangue quel Gladwood?»
«Gladstone.»
corresse il biondino.
«Quello
che è, non è importante. Non hai risposto alla mia domanda… Allora, sbaglio?!»
domandò la Grifondoro, determinata.
«Non
dire eresie, Granger, perché mai vorrei spaccare la faccia a quel maledetto
maniaco?!» disse, quasi senza accorgersi dell’odio palese che manifestava con
le sue parole verso il biondo.
Sul
viso di Hermione si formò un piccolo ghigno, ma continuò imperterrita, affinché
Malfoy si decidesse finalmente a dirlo.
«Mah,
non so, dimmelo tu.»
«Io
non ti devo dire proprio niente.»
«D’accordo,
forse perché sei innamorato di Harry? O almeno ti piace, sei attratto da lui,
provi qualcosa, affascinato da ogni suo gesto, cotto perso, o in qualsiasi
altro modo tu voglia metterlo, ma non vuoi ammetterlo?!» disse al Serpeverde,
tutto d’un fiato, facendolo arrossire di colpo – anche se impercettibilmente,
perché i Malfoy non si imbarazzano mai, era solo il caldo che l’aveva fatto colorare
sulle guance – e ammutolire.
«N-non…
C-c-cosa…?! — diede qualche colpetto di tosse, cercando di riprendere un tono
che gli si addicesse più di quel balbettio confuso. — Sei pazza, Granger?»
disse infine, senza però riuscire a togliere quello scintillio palesemente
divertito e malizioso negli occhi della ragazza, che, anzi, scoppiò a ridere.
«Sei
forte, Draco! — esclamò ridacchiando. — Comunque direi che le motivazioni che
ti ho dato siano più che sufficienti per cercare di fare pace con Harry,
qualsiasi cosa sia successa, non credi?!» disse infine la moretta, facendogli
l’occhiolino.
Il
Serpeverde sembrò pensarci un attimo, poi annuì.
«Allora
cosa ci fai ancora qui?! Corri, forza!» lo incitò Hermione, vedendolo poi
alzarsi all’inseguimento dei due “fuggiaschi”. Sul viso della ragazza apparve
un’aria soddisfatta, mentre raggiungeva il suo ragazzo, e lo baciava.
«Che
succede?» chiese, un po’ allarmato da quell’espressione sul viso della
fidanzata.
«Oh,
niente… Credo solo che i miei sospetti fossero fondati, e presto saremo tutti
belli che fidanzati!» esclamò in risposta, tornando poi a baciare Blaise, un
po’ sorpreso da quella rivelazione.
_٭_
«Chad,
dove mi porti?»
«Vieni,
Harry, qui è bellissimo.» disse Gladstone, quando infine giunsero in un punto
piuttosto alto che dava sul mare.
«Ehm…
non credo sia il caso di andare così vicino al bordo…» tentennò Harry.
«Oh,
che carino, ma non devi aver paura, piccolo, ci sono io!» esclamò il biondo,
avvicinandosi a lui, e ficcandogli la lingua in bocca senza tanti preamboli.
Harry
si staccò. «No, Chad, aspetta… mi spiace, ma… a me piace Draco!» disse il
moretto. Chad assunse un’espressione un po’ strana, che però durò solo pochi
attimi, perché poi tornò come al solito.
«D’accordo,
Harry, aspetterò.»
«Ma…»
il Grifondoro cercò di ribattere in modo gentile che, anche se non gli sarebbe
più piaciuto Draco, non sarebbe andato di certo da lui – che, oltretutto era un
Babbano – ma il biondo lo interruppe.
«Allora
che ne dici di fare qualche tuffo da qui?» propose Gladstone.
«No,
grazie Chad, ma non mi va.» rispose semplicemente Harry.
«Andiamo,
non fare il timido!» lo incitò il ragazzo, e a nulla valsero i ripetuti “No!”
che il moretto gli rivolse, perché lo prese e, sorridente, fece in modo da
buttarlo in acqua. Proprio in quel momento arrivò Draco, che vide appena in
tempo Harry cadere in acqua.
«Harry!
Sei un coglione, Gladstone!» esclamò il Serpeverde, avvicinandosi anche lui al
bordo per osservare giù. «Harry?!» ripeté, ma nessun ragazzo dai capelli
corvini tornò a galla.
«Cazzo…
Gladstone, vai a salvarlo!» disse arrabbiato Malfoy.
«Cosa?
No, qui è troppo alto…» rispose semplicemente Chad. Draco represse l’istinto di
picchiarlo a sangue, per buttarsi velocemente in acqua.
Dopo
qualche attimo di ricerca sott’acqua, durante la quale sentiva il cuore battere
febbrilmente, agitato, spaventato all’idea di non poter più vedere Harry,
riuscì a tornare a galla con il moretto tra le braccia. Con un po’ di fatica,
non essendo poi un così bravo nuotatore, riuscì a raggiungere la spiaggia, su
cui si lasciò cadere stravolto con Harry.
«Draco!»
esclamarono delle voci che si avvicinarono, e il biondino rivolse loro una
breve occhiata per riconoscere gli amici, prima di tornare con lo sguardo sul
ragazzo che amava, che non sembrava svegliarsi.
«Harry,
ti prego…» mormorò con tono tremante, avvicinandosi e cominciando a scuoterlo
lievemente, spaventato. Hermione si avvicinò fino a lasciarsi cadere accanto a
lui. Velocemente prese a fare la respirazione bocca a bocca all’amico, e a
breve, con un singulto, Harry sputò tutta l’acqua che aveva nei polmoni,
guardandosi intorno confuso.
«Harry!
— esclamò Draco ora sollevato, seppure fosse ancora molto agitato — Mi dispiace
così tanto…» continuò il biondino abbracciandolo. Il Grifondoro non rispose,
limitandosi a ricambiare debolmente l’abbraccio.
«Ti
prego, dimmi che stai bene…» cominciò il Serpeverde.
«Draco…»
mormorò Harry con voce roca.
«…che
è tutto a posto…»
«Sì,
ma…»
«Mi
spiace così tanto per come mi sono comportato, e…» continuò il biondino
imperterrito, e dato che le parole non sembravano bastare, il moretto si sporse
lievemente, posando le sue labbra su quelle dell’altro ragazzo che ammutolì, e
ricambiò più che volentieri. Nessuno dei due sembrò preoccuparsi troppo di
essere al centro dell’attenzione.
A
breve, però, si staccarono per carenza di ossigeno, soprattutto Harry che era
ancora un poco scosso per quanto accaduto poco prima.
«Mi
perdoni, quindi?» chiese conferma, preoccupato.
«Certo
che sì!» rispose velocemente Harry, sorridendo ampiamente, mentre si tirava in
piedi, aiutato dall’altro ragazzo.
«Bene,
prima che riprendiate con le vostre smancerie, io tornerei a casa, che non
manca troppo alla partenza.» s’intromise Ron, che non sembrava aver apprezzato
particolarmente la loro performance, e si stava dirigendo già verso la casa.
Ridendo, tutti i ragazzi lo seguirono, compresi Harry e Draco, mano nella mano.
E nessuno parve notare Gladstone allontanarsi di soppiatto e il più velocemente
possibile.
_٭_
Dopo
tutto quello che era successo, Gladstone non sembrava essere più interessato a
nessuno dei due, che erano più che contenti della cosa. Non lo rividero mai
più, cosa più che comprensibile dato che era un Babbano.
Hermione
e Blaise divennero sempre più affiatati, e la semplice cotta non sparì mai, ma
anzi sbocciò in un vero e proprio amore.
Ron
e Padma, vissero la loro storia serenamente, anche se era indubbio che non
sarebbe durata più di qualche anno. Ma nonostante tutto rimasero in buonissimi
contatti.
Per
quanto riguardava Harry e Draco si poteva dire che stavano insieme, - persino
Narcissa era apparsa felice della cosa - anche se cercavano di evitare tutte le
smancerie di una normale coppia… almeno davanti agli altri! – perché i Malfoy
non possono apparire né dolci, né teneri, ecc, in pubblico, e… (basta, vi
prego!)
°T H E E N D°
BloodyMoon