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Autore: Apeirophobic    08/05/2012    1 recensioni
In principio vi era solo il Caos, la materia disordinata e indefinibile, senza tempo e senza confini. Da questa nacquero il Fato, il Dio che ancora oggi si manifesta in tutte le religioni sotto vari aspetti, l’inesorabile e potente forza a cui si piegavano tutte le divinità di allora. Nacque poi l’Erebo, l’abisso tenebroso e inquietante e la Notte, buia e misteriosa. Da questa nacquero le Moire, le affascinanti filatrici del destino degli uomini, così come nacquero la Discordia e la triste Vecchiaia.
Si aggiunsero poi altre divinità più benevole: Gea, la Terra, Eros, l’amore. Dall’unione con l’Erebo e la Notte nacquero il Giorno splendente ed Etere. Erano invece figli di Gea la Concordia e l’Urano, ovvero il cielo, e infine Ponto, il mare.
Dal Caos cominciò a delinearsi il Cosmo, ovvero l’ordine, l’Universo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Defectio Temporis.

1.

Quel giorno se l’intero universo femminile si fosse improvvisamente trovato nella mia classe credo che avrei tentato il suicidio. Mi bastavano gli sguardi e gli urletti eccitati delle mie compagne di classe che guardavano l’orologio posizionato un paio di metri sopra la testa del professor Black come se il mondo dovesse esplodere e diventare di cioccolato da un momento all’altro. Io ascoltavo le parole del professore come se fossero il cioccolato migliore al mondo, ma la consapevolezza di essere l’unica a farlo mi demoralizzava non poco. La mitologia greca, la mia seconda vita, la trovavo molto più interessante dell’arrivo di un nuovo ragazzo dal New Jersey con un passato da egocentrico modello tatuato. Ebbene, quelle oche stramazzanti avevano effettuato diverse ricerche e corrotto slealmente i bidelli del mio istituto. Credo che avessero utilizzato la vincente arma del denaro per rubare qualche stupida informazione su quell’essere, e le informazioni totalizzate credo che avessero elettrizzato in quantità non minima i loro dannatissimi ormoni a palla.
Qualcuno bussò alla porta, si sentì un ‘’oooh’’ generale da vera e drammatica suspance, suspance femminile più precisamente, i ragazzi della classe si limitavano a giocare a tris o parlare di quante canne si erano fumati la mattina, dannatamente esaltante. Io mi limitavo a stendere un profilo di tutti gli antichissimi dei greci, una volta arrivata a casa avrei sicuramente approfondito le ricerche.
- Avanti – il professor Black, con la sua solita voce evoca morti spinse il modello egocentrico a varcare la soglia del mio personale ( o forse no ) inferno.
- Buongiorno – il demone alzò velocemente la mano con aria annoiata, a mo’ si saluto, e spostò lo sguardo sulla eccessiva scollatura di Janie Jefferson. Io strabuzzai gli occhi e cercai di darmi un contegno, l’unica cosa che la mia mente voleva era sicuramente essere attratta da un individuo anche minimamente simile a quello. Quegli occhi avevano qualcosa di dannatamente infernale e proibito, un verde oro che avrebbe lasciato secco chiunque, ed io non ero chiunque, o forse cercavo di convincermene. Spostai lo sguardo sulle sue braccia, quelle braccia variopinte per via di una marea di tatuaggi di varie forme e dimensioni, splendidi. Splendidi?! Ma cosa diavolo andavo a pensare? Contegno, contegno Eunice, contegno. Provai a spostare i miei occhi sui capelli ma quell’ammasso biondo cenere disordinato mi destabilizzò più di tutto il resto, era esilarante anche la parola caos che aveva incisa nel punto più alto della fronte.
- Si vada a sedere vicino alla signorina Williams – Williams. Perfetto. No, aspetta, cosa?!
L’egocentrico sbuffò, si passò una mano fra i capelli mandando a quel paese il sonno dei miei ormoni e senza osservarmi per più di un quarto di secondo spostò la sedia come se dovesse spostare un moscerino, sedendosi con l’aria di uno che è abituato a sedersi come gli passa per la testa ogni maledettissimo giorno.
- Ci vuole parlare un po’ di lei Damian Davis?
- Preferisco di no. Declino la sua gentilissima offerta – sbuffò sonoramente. Jamie Jafferson cominciò sguaiatamente a ridere, da sola, come una stupida idiota. L’egocentrico si limitò a scuotere la testa assottigliando gli occhi verso la sua direzione, come se fosse un formichiere davanti ad una formica che cercava di essere simpatica. Il professor Black assunse un espressione contrariata ma continuò imperterrito a fare il suo lavoro.
- Adesso lavorerete insieme al vostro compagno di banco per un nuovo progetto – annunciò solenne. Volevo morire. Continuavo a stare ferma, mentre una moto di rabbia mi spinse ad avere l’improvvisa voglia di decapitare il professor Black. Ero l’unica cretina che ascoltava le sue lezioni e lui sembrava volermi uccidere con questi assurdi compiti. Tutti si voltarono in mia direzione, compresi i maschi, Damian Davis invece era molto concentrato sul verde vomito del nostro banco.
- Ognuno di voi dovrà scegliere un tra gli dei greci o semidei che ho spiegato oggi, ogni ricerca dovrà essere diversa e quindi mi pare ovvio che ognuno di voi debba scegliere un dio o semidio diverso dalla scelta di un’altra bancata – maledizione, se qualcuno avesse scelto Apollo lo avrei strozzato.
- Jamie Jafferson, lei cosa ha intenzione di scegliere? – prima di rispondere la serpe dalle unghie perfettamente laccate di rosa shocking si girò in mia direzione, e con un sorriso trionfante disse un nome che mandò a quel paese la mia educazione, il mio buon senso, e anche il mio perfetto mix di insicurezza e timidezza.
- Apollo – annunciò trionfante. D’altro canto io spostai lentamente la sedia in modo da poter rimanere in posizione eretta, ed una volta in piedi cominciai ad applaudire con finta aria commossa.
- Williams, cosa sta facendo?- chiese il professor Black strabuzzando gli occhi.
- Volevo complimentarmi con Jamie professore – lei si girò infuriata verso la mia direzione e aspettò a bocca spalancata che parlassi.
- Volevo semplicemente chiederle, prima di iniziare la sua sgrammaticata ricerca sul dio che io casualmente preferisco tra tutti gli altri, di cercare il nome ‘’Apollo’’ su Wikipedia. Vorrei che la signorina Jamie Jefferson fosse a conoscenza del fatto che questa fantastica figura mitologica non è un reggiseno imbottito o una marca di smalti – sorrisi, spostai la sedia, e con l’aria di una che ha appena finito di colloquiare con il proprio cane mi sedetti sotto lo sguardo infuocato di Jamie Jefferson, seguito da quello del professor Black e accompagnato dalle risate dell’intera classe.
- Signorina Williams! Esca immediatamente da quest’aula! - il professor Black assunse il colorito di una melanzana, ed io rimasi impassibile cercando di formulare una risposta.
- Non credo sia strettamente necessario professore. La campanella suonerà sicuramente tra un minuto ed io non vorrei scomodarmi per fare un’inutile passeggiata dietro-front.
Prima che potesse ribattere in alcun modo la campanella suonò ed io cercai di sistemare le mie cose. Damian Davis mi osservava con un sorriso di uno dall’aria divertita, io cercai di smascherare la mia aria da ragazza in iperventilazione. Presi tutto il coraggio che potevo trovare e mi rivolsi a lui con un espressione apparentemente seria.
- Dove ci incontriamo per la ricerca? – chiesi.
- Non ho la minima intenzione di fare una stupida ricerca con una sfigata – le parole mi ferirono un poco, ma l’abitudine sopravalse tanto da incenerire il mio autocontrollo. Feci un sorriso disinvolto e replicai.
- Sono irrimediabilmente affranta per non rientrare nei canoni del tuo prototipo di ragazza perfetta tanto che passerò un mese intero a piangere e a diventare una barbie anoressica che sponsorizza mutande con la scritta ‘’gratis’’ nella parte anteriore. Sono comunque costretta a riferire al professor Black che non hai scelto di collaborare in nessun modo, così come sono costretta a farti i compimenti per la parola caos incisa sulla tua testa, tanto tempo fa corrispondeva al nulla totale, e credo che tu debba fare qualcosa per farla tatuare sulla tua scatola cranica vuota – da quando ero diventata una lancia insulti dalla parlantina facile? Da quando quegli occhi mi osservavano in modo diverso? Da quando quel sorriso divertito aveva messo a dura prova la mia calma interiore? Feci per andarmene ma un una mano afferrò il mio polso tanto da farmi male.
- Ci vediamo in biblioteca – disse Damian Davis.
- Okay.
Inutile nascondere che ero piacevolmente sorpresa per i cambiamenti che quella giornata mi aveva regalato.


•♦•
 
Damian si presentò in biblioteca con una mezz’ora di ritardo e un’espressione strafottente stampata in faccia. Appena si sedette sul tavolo che avevo occupato conservai il materiale all’interno della borsa e feci per andarmene.
- Cosa significa? – mi chiese prima che potessi allontanarmi definitivamente. Non risposi e mi limitai a proseguire verso l’uscio della biblioteca.
- Fai tutta questa scenata per mezz’ora di ritardo? Quanto sei fastidiosa – il suo tono di voce lo tradì, era la prova schiacciante del suo nervosismo.
Continuai a non dire una parola e afferrai una serie di fogli dallo zaino, dopo glieli porsi.
- Cosa significa? – chiese per la seconda volta.
- Questa è la ricerca, l’ho finita. Parla del Caos e di Zeus, gli unici che i nostri compagni dopo aver comodamente scelto ci hanno lasciato.
- Non voglio che tu mi dia i tuoi compiti – disse – Non mi interessa avere una ricerca svolta da qualcun altro. E’ un argomento che mi interessa molto e il mio ritardo è dovuto a problemi personali.
- Sentiamo! Qual è il problema? Io ho degli orari da rispettare.
- Non sono affari tuoi.
- Damian, la mitologia per me non è un gioco da ragazzini.
- Non lo è neanche per me. Adesso rientriamo dentro quella fottuta biblioteca e approfondiamo questa ricerca, se c’è una cosa che non sopporto è il non meritare ciò che ottengo.
 

•♦•
 
Damian cominciò a digitare frettolosamente qualcosa al computer e mi fece cenno di avvicinarmi.
- Qui troveremo sicuramente qualcosa di interessante – mi guardò in attesa di una reazione. Era un sito web interamente dedicato alla mitologia greca, stavo per scoppiare in lacrime dalla commozione ma mi lasciai semplicemente sfuggire una risatina isterica.
- Perché non ero a conoscenza dell’esistenza di un tale miracolo? – chiesi con aria sognante.
- Oltre ad essere antipatica sei anche esagerata – lo guardai con odio e lui ricambiò. Poi scoppiai a ridere e lui mi seguì divertito. No, non era il momento di degenerare in questo modo. Cominciai a leggere le notizie del web e quelle appartenenti al mio fidatissimo libro che leggevo con interesse da anni.
- Il professore mi ha riferito che presto lavoreremo sui vari ‘’scomparti’’ degli dei. Gli ho chiesto se potevo personalmente occuparmi degli dei dell’oltretomba, li ho sempre trascurati, e lui me lo ha concesso, i gruppi rimarranno sicuramente invariati quindi se ti va visto che abbiamo ancora del tempo possiamo lavorare sulla prossima ricerca – dissi, cominciai a sentirmi in imbarazzo, la mia insicurezza tornò improvvisamente a galla e il signorino si permise di girare ben bene il dito nella piaga.
- Mi ami già follemente. Non pensavo volessi passare così tanto tempo con me – ghignò malefico. Mi guardai intorno e dopo aver fatto un sorriso di circostanza gli mostrai senza la minima esitazione il mio dito medio.
- Possiamo cominciare ? – gli chiesi seria.
- E sia – disse lui continuando a ghignare.
- Bisogna partire dal principio – dissi.
- L’origine della divinità?
- Si. Cominceremo dalla vera origine del tutto, quella in cui tutti gli uomini ancora credono- gli indicai la fronte – il caos – dissi.
- In principio vi era solo il Caos – disse Damian – la materia disordinata e indefinibile, senza tempo e senza confini. Da questa nacquero il Fato, il Dio che ancora oggi si manifesta in tutte le religioni sotto vari aspetti, l’inesorabile e potente forza a cui si piegavano tutte le divinità di allora. Nacque poi l’Erebo, l’abisso tenebroso e inquietante e la Notte, buia e misteriosa. Da questa nacquero le Moire, le affascinanti filatrici del destino degli uomini, così come nacquero la Discordia e la triste Vecchiaia.
- Si aggiunsero poi altre divinità più benevole – continuai – Gea, la Terra, Eros, l’amore. Dall’unione con l’Erebo e la Notte nacquero il Giorno splendente ed Etere. Erano invece figli di Gea la Concordia e l’Urano, ovvero il cielo, e infine Ponto, il mare.
- Dal Caos cominciò a delinearsi il Cosmo, ovvero l’ordine, l’Universo.
- Come inizio credo che possa bastare- dissi, sorridevo come una bambina.
-Sembri nata per questo – disse Damian – sembra che i tuoi occhi siano nati solo per illuminarsi quando parli di mitologia – azzardò, mi scrutava così attentamente che avvampai in meno di  un secondo.
- La lettura, la scrittura e la mia precoce fantasia mi hanno portato a questo, ed io non posso fare altro che ringraziare questo Fato, ogni giorno, perché il mio destino mi piace molto – dissi.
- Sei fortunata – disse Damian. Distolse lo sguardo e cominciò a raccogliere le sue cose, e prima che potesse andarsene lo fermai.
- Damian?
- Si?
- La luce che vedi nei miei occhi è perfettamente identica a quella che ho visto oggi nei tuoi, non nasconderlo a te stesso, diventerebbe pressante.
Mi sorrise e se ne andò prima che potessi aggiungere altro.
 
Note autrice:

Volevo ringraziare diverse persone conosciute su Twitter a cui mi sono affezionata smisuratamente. Prima di tutto Urubisquia, poi hold_noquarter, freakasthewind, bloodsugarsex, lunarfield, e gupirock. Sono un disastro lo so, questo capitolo è banale, lo so, però so anche che mi rifarò nei prossimi capitoli. Grazie per il vostro supporto miei cari :3


Perdonate eventuali errori, ho scritto tutto molto velocemente, aspetto un vostro parere ;)

 
 
 

  
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