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Autore: Benedetta005    08/05/2012    1 recensioni
Una storia, un sogno. Si parla del sogno di una vita di una semplice ragazza, che incontra quasi per caso l'amore della sua vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ora ti devi muovere! Ti stanno aspettando!» L’urlo di mamma tuona nella mia camera. No, io sto aspettando. Sto aspettando questo momento da mesi (o anni?), e di certo non credo che andrò vestita dal mezzo maschio che sono.

«Ho quasi fatto, che ore sono?»

«Quasi le quattro, so che hai sonno, ma sbrigati! Guarda che non ti accompagno più, eh. Dobbiamo anche passare a prendere Francesca».

«Sì sì sì sì, me lo ricordo, ho quasi fatto.»

Non è vero. Non ho fatto per niente e mi ero completamente dimenticata di Francesca. Mio Dio, è tardi, abbiamo l’aereo alle sette a Napoli. Vabbè, non importa, un accoppiamento di vestiti alla Tommo può andare benissimo.

Una lavata di denti e una spazzolata alla velocità della luce, tanto il viaggio in treno sarebbe stato di un paio d’ore e avrei potuto sistemarmi alla meno peggio.

Vado in cucina, mamma si sta mettendo il giubbino.

Non sto più nella pelle, mai avevo pensato che questo giorno arrivasse. Certo, l’ho sempre saputo che prima o poi sarebbe accaduto, però vederselo davanti agli occhi è ben diverso dallo sperare per mesi che arrivi.

Un attimo. Non ho scritto cosa è arrivato. Sono un’idiota. Ho la mente annebbiata. Faccio pensieri talmente brevi che ogni tre parole devo respirare, per come sto.

Sto per andare ad un concerto dei One Direction. Sì. Loro. Mio Dio, non mi sembra vero…

Sono stata mesi e mesi a darmi da fare; mettere da parte i soldi per il biglietto, sapere più cose possibili sui ragazzi, ma soprattutto la dieta.

Ho fatto una dieta drastica, e sono riuscita a dimagrire come Dio comanda. Non mi sembra ancora vero.

Tutto questo solo per loro.

«Benedè, ma a che pensi? Dài, che dobbiamo andare! Mettiti qualcosa addosso e prendi la valigia. Hai preso tutto?» L’ha fatto di nuovo. Questa donna ha il potere di interrompere tutto.

«Sì, ho preso tuttissimo, andiamo!»

Non faccio in tempo a dirlo che sono già fuori casa, scivolata, rialzata e messa in macchina. Questo ginocchio è ancora un po’ debole, però va molto meglio rispetto a prima.

Cerco di mettermi la cintura, ma tremo troppo e non ci riesco. Sento la faccia bagnata. Mi tocco, è una lacrima. Sto piangendo, però rido. Oddio, sono isterica.

«Stai bene? Vuoi rimanere a casa?»

Guardo mamma come se avesse bestemmiato. Un’occhiata così storta che è diventata tutta rossa. Bene, ci mancava solo che la mettessi in soggezione.

«Mamma, ho aspettato mesi per arrivare a questo momento. Sai come sono a proposito di questi cinque, dovresti essere abituata ai miei isterismi e ai miei cambiamenti d’umore, no? Dài, andiamo, che altrimenti Francesca si preoccupa che l’abbiamo lasciata qui»

 

Due ore dopo…

 

«Dài cazzo Francè, siamo quasi arrivate! Ti devi sbrigaaare». Mi sento solo io nel treno, che urlo. Ma cosa importa? Sto per vivere i giorni più felici della mia vita e tutti stanno facendo colazione negli altri vagoni. Quindi, okay.

«Ho quasi fatto, ma vedi che dopo tocca a te. Non ti faccio andare così». Oddio, sta facendo la faccia. La faccia di vittoria di chi sa che non può perdere. Ti prego, non farmi questo.

«Ma… Per forza? Cioè, secondo me non è che dobbiamo a forza…»

«Non ci pensare nemmeno. Tu, qui. Non puoi passare il giorno più importante della tua vita senza un filo di trucco. Forza, non ti far trascinare di peso, dài».

Sì, ho perso. Di nuovo. Ma che ci posso fare? Oggi non sono davvero in vena di combattere, ho ancora un po’ di isteria addosso.

«Va bene, hai finito ora posso andare un attimo in ba…» a terra. Sono caduta a terra, di nuovo. Oddio, oddio, oddio, oddio. Il treno si è fermato. Si è fermato. Siamo arrivate, dobbiamo prendere l’aereo. Ho paura dell’aereo. Non so come diamine farò. Calma e sangue freddo, Benedetta, calma e sangue freddo. Ne vale la pena, è la cosa più importante della tua vita. Ne vale la pena. Okay, sono pronta.

«Dobbiamo scendere, l’aereo è tra quarantacinque minuti e per l’aereoporto ci vogliono venti minuti a piedi. Sbrigati». Francesca fa finta di non essere agitata, ma so che non è assolutamente così. Lei è la regina dell’agitazione. È quasi come me.

Scendiamo dal treno e ci incamminiamo. Sarà una passeggiata abbastanza calmante, se è possibile calmarsi.

«Ti rendi conto che ce l’abbiamo fatta? Oggi vedremo i ragazzi. Li vedremo con i nostri occhi e noi scatteremo le foto. Non ci posso ancora credere. Ci abbiamo messo mesi, ma adesso siamo qui. Mi sento praticamente da loro. Non ce la faccio nemmeno a pensare che questo stia accadendo a noi. Davvero.»

«Ce lo siamo meritate, Frà, ce lo siamo meritate. Però ho pensato ad una cosa; ci saranno tantissime ragazze, loro non possono controllare tutto. Cioè, provano a salutare tutti eccetera… Però non possiamo pretendere. Se non riusciranno non dobbiamo rimanerci male. Certo, non lo so perché lo sto dicendo, so che ci incazzeremmo come le bestie se accadesse, però dobbiamo farcene una ragione. Dài basta pensarci. Oggi li stritoliamo talmente tanto che non respireranno quasi più. Te lo prometto».

Siamo due ragazze di diciassette anni spinte da un sogno, abbastanza stupido e superficiale agli occhi di quei ragazzi che ci hanno sempre criticate per i nostri gusti musicali, ma non importa. Non ci è mai importato, e infatti è per questo che siamo qui. Ci siamo riuscite e stiamo vivendo il momento più felice della nostra vita, è questo quello che ci importa davvero. Ci siamo quasi.

 

Due ore dopo…

 

«Credo che non prenderò mai più l’aereo, mi viene da vomitare…»

«Meno male che eri tu quella tosta, eh? Dài, per un voletto così tutte queste storie!»

«Un “voletto” a circa diecimila metri da terra! Sì, proprio insignificante! Non ho mai fatto qualcosa di così insignificante…»

«Dio, come sei pesante! Comunque, sono le nove e mezza. Che vogliamo fare? Il concerto c’è stasera alle nove… E noi abbiamo i biglietti per la prima fila, quindi non serve che andiamo lì già da molto prima, secondo me basterebbero anche un paio d’ore prima»

«Beh, siamo a Milano, penso che qualcosa da fare la troveremo, no? Per esempio io ho fame».

«Benedè ma tieni sempre fame?»

«Oh, dopo questo volo così estenuante…»

«Certo, perché hai pilotato tu l’aereo, ovvio»

Andiamo a farci un giro, magari troveremo anche qualcosa per stasera…

 

Poco prima del concerto…

 

Mio Dio. Ce l’abbiamo fatta. Non smetterò mai di dirlo. Ce l’abbiamo fatta. Siamo qui, a urlare come delle pazze, proprio sotto il palco dove tra poco andranno i nostri idoli/mariti/coglioni. Oh. Mio. Dio. Non posso reggere tutto questo.

Eccoli.

Un tuffo al cuore. Non ho mai visto così tanta bellezza tutta in un solo posto. Così tanto amore sconquassa il mio piccolo, fragile cuore. Non posso ancora crederci. Sono qui davanti a me.

«Vas happenin’ faaaans? Love you all!»

Al sentire la voce di Zayn mi si ferma il cuore, non riesco né a respirare, né a parlare. Non riesco a fare nulla, solo a guardarlo. Sento le lacrime che scendono fino al mento, gli occhi offuscati. Cerco di toglierle con la mano, ma ne escono troppe.

Non può essere vero.

Gli altri cominciano a parlare, a questo punto i miei singhiozzi sono convulsi, non riesco quasi a sentire ciò che dicono per colpa del mio cuore che rimbomba nel petto. Mai avrei pensato di sentirmi così… felice. Perché sono felice. Leopardi diceva che la felicità non esiste davvero, che non si può raggiungere, e quando qualcuno pensava di averla raggiunta non era felicità, ma solo una parvenza. Beh, questa sicuramente non è una parvenza. La sento, la felicità. La sento nel cuore, nei piedi, nello stomaco, negli occhi. La mia felicità sono loro. Lo sono sempre stato. Facevano già parte della mia vita prima che li conoscessi, dovevo solo trovarli.

Cominciano a cantare le loro canzoni, noi saltiamo come le ossesse, la folla è in delirio e loro sono più felici che mai. Così sembra.

 

Due ore dopo…

 

È FINITO. Il concerto è finito. Non ci posso credere, sembra appena iniziato. Mio Dio, è stata l’esperienza più bella e significativa della mia vita.

Stanno andando via… No, vi prego, rimanete. Non potete entrare in questo modo nella mia vita e poi andare come se niente fosse accaduto.

No. Non posso permettere che accada.

«Frà rimani qui, torno subito!»

«Oh, dove vai? Non mi lasciare da sola!»

«Faccio subitissimo, dammi dieci minuti! Te lo prometto!»

Inizio a correre. Non posso non farlo. C’è un sacco di gente, non si riesce quasi a passare. Vado dietro, nel parcheggio… Mio Dio, eccoli là. Sono una meraviglia.

Cazzo. C’è la guardia del corpo. Non ci riuscirò mai. Mi metto a una distanza di sette metri. Sono lì, davanti a me. Sento come se non li avessi mai visti, come se ogni volta fosse la prima volta. Mio Dio. Cos’è questo rumore? Oh, sono i miei singhiozzi. Ho ricominciato a piangere. Oh. Si sono girati e mi hanno sentito.

La guardia del corpo pure.

«Signorina, lei se ne deve andare»

«Io veramente volevo solo salut…»

«No, signorina, niente autografi o foto, nulla, devono andare via»

«Ma… Io non voglio né autografi né foto, voglio solo salutarli. Davvero. Per favore!»

«Mi dispiace, signorina, non si può. Credo che l’accompagnerò di là…»

Ovviamente. Beh, c’era da aspettarsi altro? Do un ultimo sguardo ai ragazzi, sembrano tristi. Soprattutto Niall. Oh, Niall, ti voglio davvero troppo bene. Prima o poi giuro che ti sposo. Lo giuro.

«Er… Wait… The girl, it doesn’t matter. C’mon. Don’t take her awake, we want to know her!»

Spalanco gli occhi. È la voce di Niall quella che ho sentito?

«Mr. Horan, you can’t say this. You have to go»

«We’ve nothing to do right now. We can stay with her a little. Please!»

«Er… Okay. But I’m still here. Ten minutes»

Un attimo. No, un attimo. Non ci sto capendo nulla. Niall ha appena chiesto alla guardia del corpo se potevo rimanere dieci minuti con loro. Stiamo scherzando, vero? Oddio oddio oddio oddio oddio oddio. No, vabbè, non è possibile.

«Is you tongue fell from your mouth?» Liam ha la ridarella.

«Er, no… No, but I… I don’t understand why I am here with you and I’m only speaking with you… Er… *Etchu*»

Ma che dico? Oddio, che sfacciata. Sono una complete idiota. Sto piangendo troppo e la devo smettere. Ora è meglio se sto zitta.

«C’mon, calm down. Do you want an hug?»

Zayn. Zayn mi ha chiesto se voglio un abbraccio. Mi fiondo tra le sue braccia. Mio Dio. Sono… Calde. Accoglienti. È come se stessi a casa mia adesso. Il suo profumo… Sento di svenire. Sa di menta e tabacco, è buonissimo. Io adoro questo ragazzo.

«Hey, Zayn, I want to hug her too. C’mon!»

Niall vuole abbracciarmi? Oh santo Dio, cosa ho fatto di male per meritarmi tutti questi infarti in una sola volta?

Mi appoggio al suo petto. Sento il suo cuore che batte, e lentamente i nostri battiti si sincronizzano. Sento… qualcosa. Non è la stessa cosa che ho sentito con Zayn, è diversa. È come se un fuoco mi si fosse acceso dentro. Chissà lui che cosa pensa. Sento che si stringa di più, lo faccio anche io. Non so quanto tempo sia passato. Momenti? Secondi? Minuti? Sembra non finire mai. Non voglio che finisca mai.

Quando ci stacchiamo (non ho idea dopo quanto), siamo entrambi frastornati. Lui mi guarda con quegli occhi così azzurri, io sto ancora piangendo.

«Niall, we have to go», Zayn era l’unico che era rimasto, gli altri si erano già allontanati.

«Oh... yes. Give me a moment. Start going to the other, I come in a minute»

Zayn va via, dopo avermi abbracciato. Come profuma. Sa di caffè, come il colore della sua pelle.

Mi giro, e mi rendo conto che c’è ancora Niall. Sta scrivendo qualcosa su un foglio di carta.

«I don’t know what’s happened, but… Something’s happened. This is my phone number, and… You’ve got something magical»

Non so che pensare. Niall ha provato le stesse cose che ho provato io, e me lo sta dicendo. Mi ha dato il suo numero di telefono. Oh, Dio. Il mio cuore non può davvero reggere tutto questo. Non può. Ho cominciato a piangere di nuovo, e stavolta non credo riuscirò a fermarmi.

«Oh, no, no, don’t cry! I just wanted to do something… nice»

«You’ve just given to me the best thing you could give to me. Really. Do… do you want my number, too? Will you call me?»

Non so, alla fine, dove ho preso tutto questo coraggio. Ma penso, devo sfruttare l’occasione. L’uomo della mia vita mi ha appena detto che ho qualcosa di speciale, di… magico. E tutto questo dopo l’abbraccio che ha fatto svegliare in entrambi qualcosa. Non ci posso ancora credere.

«I will call you. I… is it good at… Er… at… Do something, give me a ring whenever you want, even tonight, and I’ll re-call you. That’s okay?»

«That’s perfect. This is my number. Bye, Niall»

Comincio ad allontanarmi, anche se è l’ultima cosa che vorrei fare. Mi sento prendere il braccio, e mi giro. È Niall.

«Wait, what’s your name?»

«Benedetta. I’m Benedetta, but you call me Bene, because I can’t stand people who call me Benedetta»

«Okay, Bene», Niall mi sorride, e va verso gli altri.

Credo che sverrò. Credo proprio che oggi passo a miglior vita. Io amo tutti ora. Viva la vita! Non sono mai stata così felice, credo! Ma… E se fosse tutto un sogno? Mi tiro un pizzico per… Ahia. Beh, sono ancora qui. Non è un sogno. Mio Dio santissimo. Non so cosa accadrà adesso. Potrebbe succedere di tutto.

 

In albergo, poco dopo…

 

«Sì vabbè, non è vero, dài. Non ci credo nemmeno un po’». Dio, quanto la odio quando fa così.

«Se non vuoi credermi non importa, ma non so se ti rendi conto che sto piangendo da ore. E anche tu stai piangendo. Dio, è stata una cosa… indescrivibile. Abbiamo vissuto il nostro sogno, e adesso andrà sempre meglio. Ma tu mi devi credere. Più tardi lo chiamo»

«Chiamalo ora!»

«No, preferisco più tardi, ora è mezzanotte e potrebbe star facendo qualsiasi cosa… Non vorrei disturbarlo»

«Facciamo che ti credo. Però dopo chiamalo, eh. Io me ne vo a dormire, buonanotte»

«Va bene, va bene. Buonanotte, carota. A domani»

Riflettere. Ho bisogno di riflette, semplicemente. Che cosa sta succedendo? Ho realizzato il mio sogno e mi sento vuota. Non vuota, ma… come irrisolta, come se avessi qualcosa rimasto in sospeso. Ho provato cose che molto probabilmente non proverò mai più. Non può essere stato soltanto un abbraccio. È stato magico, una cosa non normale.

E se lo chiamassi ora? Vediamo, mezzanotte e un quarto. Forse dorme, forse aspetta la chiamata. Oh, andiamo. Non aspetta sicuramente la mia chiamata. Ti pare che con tutte le cose che gli passano per la testa, quello pensa a me. Nah. Però… posso provarci. Sì, ora lo chiamo. Lo chiamo.

Ora prendo il telefono. Ma dove l’avevo messo? Forse sta nell’altr… no, eccolo. Nella mia mano. Quando mai. Digito il numero. Oddio, è libero. Oddio oddio oddio oddio oddio oddio. Sto morendo, non ce la farò mai. Vorrei attaccare. Sì, ora attacco.

«Hello?»

Cazzo.

«H-hi Niall. It’s Bene… Do you remember me?»

«Oh! Wait! I recall you, I told you so before. Give me a moment»

«Oh, don’t worry… It doesn’t matt…»

Aveva già attaccato. Oddio, ma perchè è così stupido? Credo di amarlo.

Ecco che mi squilla. Rispondo? Non rispondo? Ma sì che rispondo, che figura ci scappa, se no.

«Pronto?» ma che dico pronto, se so che è lui?

«It’s me. So, how are you?»

«I’m fine now. I’m talking to you»

«You’re sweet!»

«No, I’m not. And you, how’s life?»

«Oh, that’s fantastic. Really. You can’t believe how»

«No, I can’t, but I’m very happy for you, really. You struggled to get here. I know that you don’t care, but… I’m proud of you»

Forse ho un po’ esagerato. Non lo conosco nemmeno. Cioè, io lo conosco come se fossi nata con lui, ma lui non conosce me, nemmeno un po’. Eppure, la sua voce mi dà così tanta sicurezza, così tanto… non so, mi fa sentire al sicuro. Non mi interessa cosa dirà, ho fatto bene a dirgli che sono fiera di lui.

«Proud of me?»

«Yes… Sorry, I know it can be a little strange, but I am really proud of you. It is like I knew always you. I can’t explain»

«There’s something about the way you look tonight»

«What?»

«Sorry, you reminded me the song»

«Oh, yes, the song…»

«C’mon now, you know everything about me – I think – now I want to know everything about you»

«Like the song?»

«Yeah, like the song!»

Ride. Mio Dio, la sua risata. Vuole farmi morire. Sembra un bambino. Sto chiacchierando al telefono con Niall James Horan. Per la cronata, piango ancora. E il brutto è che Francesca si sta perdendo tutto.

 

La mattina dopo…

 

«Bendetta. Benedetta svegliati. Benedeeeeetta, è ora di svegliarsi! Sono le undici!»

La voce di Francesca a quest’ora della mattina è come una trapanata nelle orecchie.

«Ti dei svegliare. Ora. Oh Bene, ti sta chiamando Niall!»

«Cosa?! Dove?!» cerco di alzarmi dal letto. Credo di averlo fatto troppo in fretta. Mi sento di… Mi gira la testa. Cerco di riprendere aria.

«Non c’è nessuna chiamata. C’eravamo messe d’accordo per andare in giro per Milano stamattina. L’avevo detto che dovevi mettere la sveglia!»

«S-sì... Scusa, me ne ero dimenticata. Andiamo oggi pomeriggio, dài… Lasciami dormire»

«Ma come fai ad avere ancora sonno? Cosa diamine hai fatto?»

«Ho parlato al telefono con Niall… Fino alle sette. È stata una cosa fantastica»

«Fino alle sette?! Che diamine vi siete detti fino a quell’ora?!»

«Davvero magnifico. Non ci posso ancora credere. Abbiamo parlato di tutto, della sua vita, della mia, di che cosa ci piace… Di tutto ciò di cui potevamo parlare. È stato come se lo conoscessi da tutta la vita ma l’avessi incontrato solo ora. Sto vivendo un sogno»

Credo di avere gli occhi lucidi, perché Francesca è davvero sul punto di piangere.

«Sei davvero fortunata. Vorrei essere al tuo posto. Comunque, no. Oggi non posso uscire…»

«Come non puoi uscire?»

«Ieri sera, mentre tu eri a flirtare con Horan, io ho conosciuto un tizio… E ci siamo dati appuntamento per oggi pomeriggio. Ti dispiace?»

Hai capito Francesca.

«Certo che no. Chi è lui?»

«Mah, si chiama John e sembra uno a posto. È inglese, quindi abbastanza perfetto, no? Vediamo come va! Ma non è che vuoi venire con noi oggi?»

La guardo storto. Sa benissimo che io odio uscire con tante persone, soprattutto quando queste persone sono una coppia. Credo che lei l’abbia capito, infatti sta abbassando la testa e alzando le spalle.

«Lo so, lo so. Almeno ci ho provato», alza le braccia.

«Andrò da qualche parte anche io, poi vedo»

«Perché non chiami Niall ed esci con lui?», il sorrisetto sul suo viso è davvero inquietante.

«Oh sì, certo. ‘Hey Niall, dato che sei un cantante cercatissimo che ha mille telefonate al giorno, che ne dici di uscire con la prima scema che si vuole illudere di piacerti solo perché abbiamo parlato un po’ per telefono? Oh, non puoi perché non sei minimamente interessato a me? Va bene, grazie, ciao!’»

«Oh, quanto sei stupida. E anche acida. Era solo un’idea, sai? Io ora vado, dato che tu vuoi dormire vedo di anticipare l’uscita almeno di un po’. Comunque provalo almeno a chiamare, quel ragazzo. A dopo»

«Sì sì, certo. Ciao»

Non credo proprio che lo chiamerò. Lui è una superstar, davvero. Ho vissuto il momento più bello della mia vita, ma adesso è finito. Mio Dio, come vorrei che non sia finito tutto quanto. L’essere umano è una strana creatura. Più riceve e più vuole. Bello schifo. Adesso sento un vuoto nel cuore, e so anche cos’è. Mi manca la sua voce, mi manca la sua risata nelle orecchie, mi manca tutto di lui.

Ma non lo chiamerò.

Eh, no. Non lo chiamerò, non voglio essere una stupida bambina piagnona che si sente sola e per questo chiama il ragazzo (molto famoso) che ama alla follia. Non avrebbe senso.

Ma magari lui non pensa che io sia una stupida bambina, magari capisce che ho solo voglia di sentire la sua voce. E magari anche lui ha voglia di sentire la mia.

O magari mi sto facendo un sacco di film mentali senza niente. Sto anche nel letto. È brutto sapere che non riabbraccerai mai più il ragazzo che ami e per il quale hai fatto non so quanti sacrifici per incontrarlo. È davvero una brutta sensazione.

Mi sento insignificante. Una misera goccia d’acqua in un immenso oceano. Non è giusto tutto ciò.

«”No!” Jimmy protested»

Oh, un messaggio. Lo apro. Oh. Mio. Dio. È dell’irlandese.

«Hey, how are you? I really enjoy last (or this?) night. I really like your voice and you’re so nice. Where are you? Still in Milan? Want to do something together? Let me know if you want. See you soon. Niall. X»

Niall James Horan mi ha appena invitato ad uscire. A me. In questo momento. Porco cane. Se non muoio adesso penso che divento immortale. Per ora non sono morta.

Oh, devo sbrigarmi a rispondere, non posso lasciarlo così. Però prima devo chiamare Francesca.

Dài, rispondi. Rispondi. Rispondi. Rispondi.

«Pronto?»

«Prima di uccidermi, sappi che sono appena passata molto vicino ad un infarto. Non puoi immaginare cos’è successo»

«Benedè? Cosa hai fatto?»

«Io personalmente non ho fatto niente, ma due minuti fa Niall mi ha mandato un sms dicendomi che gli piace la mia voce e che sono divertente, e mi ha invitata ad uscire!»

«Mi prendi in giro?»

«Ti prenderei in giro su una cosa del genere?»

«Tra quanto tempo uscite? Dove andate? Che ti metti?»

«Veramente ancora non gli rispondo…»

«Come non gli rispondi?! Attacca subito il telefono e digli che vuoi andare con lui adesso! Fammi sapere come va, non sprecare la tua occasione!»

«Va bene, va bene, ciao!»

Quindi dovevo dirgli di sì. Oh mio Dio. Magari lo chiamo, si fa prima. E sento anche la sua voce.

Bussa. Uno. Due. Tre. Perché non risponde? Quattro. Cinque. Ho capito, magari ha sbagliato destinatario del messaggio…

«Hey, Bene! How are you? Have you read my sms?»

«Hi Niall, yes, I’ve read it… I call you because of it»

«And so? Wanna go out?»

«Er… Yes, yes, obviously I want it. Where do we meet?»

«What’s your hotel’s name?»

«My hotel’s name? Why? Oh, no no, don’t worry, don’t come here only for me, we can meet each other at Piazza Duomo!»

«But I have a surprise for you»

«Surprise? For me? Wait, what surprise?»

«I can’t tell it, it’s a surprise! – ride, oddio – So, what’s your hotel’s name?»

«You don’t have to give me a surprise…»

«I want to do it, so, don’t find excuses anymore and tell me the name»

«Okay. It’s Uptown Palace. Don’t do weird things. See you soon – e, più a bassa voce, in modo tale che non mi senta – I miss you…»

 «I come in an half hour. Oh, I miss you too»

Ho fatto una figura di merda. Mi ha sentita. Bella roba… Oh, un attimo. Un attimo. Momento. Aspetta. Ho capito bene? Ha detto che gli manco?

No, non posso avere sentito davvero questa cosa. D-devo segnarmi la conversazione. Devo scrivere ciò che ci siamo detti. Tutto quanto. Anche le cose di ieri notte, tutto. Tanto mezz’ora è lontana e io ho dormito vestita.

Mi metto all’opera.

 

Mezz’ora dopo…

 

Che ore sono? Cazzo. L’irlandese dovrebbe arrivare a momenti. Momentissimi, diciamo. Oh porca carota, mi devo solo sbrigare. A vestire sono vestita, mi pettino i capelli e basta. Se ci fosse Francesca a mettermi un poco di fottuta matita. Non ci posso provare da sola, altrimenti divento cieca.

Beep beep.

Ma che…? Mi affaccio alla finestra. È Niall. In una limousine. Stiamo scherzando, spero. Niall mi fa fare un giro in limousine. Sì, dai. È normale alla fine. Chi non è mai stato in giro per Milano in limousine con un ragazzo famosissimo? Cose da tutti i giorni, proprio.

Mi sta venendo un infarto. Un infarto di quelli talmente potenti che potrei mettermi a piangere. Mi tocco la guancia. Sto già piangendo. Non riesco a controllare i singhiozzi. Perché mi fa sempre questo effetto? Devo imparare ad avere il controllo della mia vita. The time of my life.

«Benedettah, are you there?»

Oh mio Dio, il suo Benedettah è quasi meglio di Louis che dice twittah.

Però adesso mi devo far vedere.

«Yeah, one moment! I’m coming»

Secondo me tutto quest’urlare dalla finestra e per strada finirà con il dare fastidio a qualcuno. Mi devo sbrigare. Che ore sono? L’una e un quarto. Niente giubbino, c’è il sole. Al massimo mi attacco a Niall.

Scendo, ed eccolo lì. Bello come il cielo. Sembra brillare di luce propria. Lui è una stella. Lui è la mia stella.

«Hey! Hi, Italian girl»

«Hi, Irish boy»

Due baci sulle guance. No un attimo, la mia stella/futuro marito mi ha appena salutato con due baci sulle guance e in questo momento mi sta toccando il braccio? Posso morire adesso.

«How are you? Where do you want to go?»

«I’ve said no weird things, this is a limousine! Why have you done this?»

«Because I thought it was a nice thing to do for a girl. You don’t think so?»

«Yes, I think… But…»

«Don’t say but, have fun. I’m here for you»

Io sono qui per te.

«Uh, er… Okay. Where do we go?»

«Uhm, I don’t know, but I’m really hungry»

«Obviously»

«What do you mean with that obviously

«You’re always hungry. That’s why I really like you»

«Oh, so I am very hungry, if you like this. I’ve seen an Italian restaurant, by the way…»

«Niall, we’re in Italy. All restaurants are Italian here. Uhm… Let’s try an Italian speciality»

«And what?»

«You will see it»

Ho in mente una bella cosa, per lui. Credo che la pasta come la fanno qui non l’abbia mangiata mai. Bene, lo prendo per lo stomaco così è sicuro che comincio a piacergli almeno un po’.

Ecco un ristorante, ora entriamo.

Non voglio qualcosa di troppo caro, perché sicuramente vorrà pagare lui, e io non sono una che si approfitta delle cose. Non sarebbe giusto.

Entriamo. È un bel posto questo, molto luminoso. Le pareti sono bianche, e mi piace il fatto che il soffitto sia celeste tempestato da nuvole bianche e leggere.

Ci sediamo vicino la finestra, che dà alla piazza. È davvero bello qui. Magari, però, è davvero bello solo perché ho colui che illumina la mia vita proprio vicino a me.

«Che prendete, ragazzi?», la cameriera è una bella ragazza. È alta, un po’ grossa, ma di viso davvero carina. Ha dei riccioli che mi ricordano tanto quelli di Harry. Chissà cosa stanno facendo gli altri ora.

«Niall, I think for you, trust me», ho deciso di fargli passare una giornata che non si dimentica. E cosa, meglio del cibo, per Niall Horan?

«I trust you»

Tre parole. Quelle tre parole, hanno cambiato la mia vita. Non importa se usate riguardo un piatto di pasta o ad una pistola puntata in testa, lui si fida di me. Horan, non puoi immaginare quanto tu mi stia rendendo felice.

«Hmm… Prendiamo tutti e due il 4D, e due lattine di Coca Cola, per favore»

«Certo, arrivano subito»

Mi giro e noto che Niall mi fissa. Ha degli occhi color cielo in tempesta. Con tanto di fulmini.

«Er, why are you looking at me in that way?»

«Please, speak in Italian again. I love the way you do it»

Sogno o son desta? Mi sta dicendo che gli piace la mia pronuncia dell’italiano. Oh, God.

Mi scappa una risata, anche se sento le lacrime agli occhi. Credo di non aver mai pianto così tanto in tutta la mia vita.

«Er… I don’t know what I can say…»

«Everything you want, I don’t understand!»

«Va bene, l’hai voluto tu, però, eh! Ho aspettato mesi e mesi per venire ad un vostro concerto, ho passato e sto passando i migliori momenti della mia vita con il ragazzo del quale sono innamorata da circa un anno incondizionatamente, mi viene da piangere e tu non capisci niente di queste parole. E questa è una bella fortuna, altrimenti non ti avrei mai detto niente. Non immagini quanto ti amo»

Non posso credere di aver detto tutte queste cose. Okay, lui non ha capito praticamente niente – spero – ma non è quello l’importante. L’importante è che ho esternato le mie emozioni, per la prima volta, con qualcuno. E non qualcuno a caso, ma con quel qualcuno. Con il ragazzo della mia vita. Quello per cui sono nata per stare insieme. Mio Dio. Sia ringraziato il Signore che non ha capito niente.

Non l’ho nemmeno guardato, dopo aver finito di parlare. Sorride. I suoi occhi sembrano fatti d’acqua. Magari è perché c’è il mare, lì dentro.

«Now, translate»

«What? Oh, no. No no no no. I can’t, I’m sorry»

«Why? C’mon, I want to know what you just said. Pleeease! Do it for me!»

Sta giocando la carta degli occhi dolci. Solo che lui non capisce che non serve a nulla. Anche con la sua sola presenza io gli direi tutto quello che vuole, ma non questo. È troppo imbarazzante.

«No, trust me, it’s better in another moment. Not right now. I promise you»

«Okay, you promised!», di nuovo il sorriso. Ma hai deciso di ammazzarmi?

«Yes, don’t worry. Oh, pasta»

Svio il discorso. Non riesco più a mantenere lo sguardo su di lui. Non pensavo fosse così difficile solo guardarlo. Forse sono riuscita a parlare tutta la notte con lui perché eravamo al telefono. Anche se comunque non ricordo un solo momento in cui non ho pianto. Devo davvero smetterla.

Però è vero che la pasta è arrivata. Credo che andrà in estasi, e tutto per merito mio. Che cosa appagante.

Ho ragione. Sta letteralmente impazzendo. Adesso ho voglia di ridere, ha un sorriso che gli illumina il volto. Questo quando vede il cibo vede Dio.

«What’s this? It’s fantastic! Oh, God. I don’t ever eat something like this. Tell me what is, pleeease!»

Sembra un bimbo di tre anni che chiede alla mamma a che gusto è il gelato buonissimo che gli ha appena comprato.

«It’s something that you will never find in UK, or in America, or in Australia. It’s an Italian speciality. You can eat this only here. And this is North Italy, if you come in Sud this is better»

«I think Italy is my favorite country, now»

Credo che questa sia la migliore cosa che potessi mai sentire dalla sua bocca.

«”No!” Jimmy protested»

Cazzo. Adesso mi doveva arrivare un messaggio? Che figura.

«Is what I think? Louis?»

«Yes… A message… Erm…»

«That’s funny! Can you send this to me?»

Oh. Non ho fatto una figura di merda.

«Oh, yes! Sure!»

«Have you any recordings of me?»

Oh. E ora? Sembrerò una specie di stalker. Vabbè, quel che è fatto è fatto, ormai.

«Yes…»

«Can I hear it? Please!»

«Oh, er… Sure, why not. Is a bit long, however…»

«It doesn’t matter!»

A quanto pare ha vinto lui. Metto la registrazione.

«Niall: Okay, next question is from Celine, and she want to know…
Liam: Vas happenin’ Celine! *Risata di harry*

Niall: She wants to know, if it was the last day of my life, what would we do»

Salto un pezzo, altrimenti è troppo.

«Niall: I just would to eat mashed potatoes, roast potatoes, baked potatoes

Harry: POTATOES!

Liam: Vas happenin’ potatoes?»

Sto ridendo come una pazza. Succede sempre, quando ascolto certe cose. Non riesco veramente a fermarmi. Vedo che anche Niall ride. Come un pazzo. La sua risata irlandese, diciamo.

«Yeah, I remember this part of the video diary, it was so funny! The guys are fantastic»

«Yes, they are. You are. You’ve completely changed my life»

«It’s the truth?»

«Yes, it is…»

«This is the best thing you could say to me, really. Thank you»

«It’s a pleasure»

Come faccio ad essere ancora viva, dopo tutto ciò che mi sta dicendo questo ragazzo? Intanto, lui si è finito primo e secondo e io sto ancora qua a non toccare niente, mi si è chiuso lo stomaco. Però non vorrei fare la parte dell’anoressica idiota che non sono, quindi è meglio se mi muovo. Niall aveva ragione a dire che la pasta era buona.

Pare che lui abbia finito. Paghiamo il conto – beh, in realtà è lui a pagarlo, anche se dopo mille modi di cercare scuse per farlo – e usciamo dal ristorante. Lui è splendente.

«Where do we go, now?» sinceramente ho un sonno dell’anima, ma non voglio andare a casa per nessun motivo al mondo. Non oggi. Oggi è la mia giornata.

«That’s a surprise», mi dice lui, sorridendo.

Un’altra sorpresa? No, basta. Non credo di poter sopportare altro. Mi ha già portato in giro in limouisine.

«Another? No, stop surprises. Apparently, your surprises are not really… cheap. I loved the limousine, but I don’t want you suppose I’m a profiteer girl. I’d like to stay with you, nothing else. We could stay together without talk, and I’d be the happiest girl in the world. You’re making me the happiest girl in the world with only your presence»

Ho le lacrime agli occhi. Le parole non sono uscite dalla mia bocca, nemmeno dal mio cervello. Il cuore le ha spinte così in alto che alla fine sono uscite tutte, come dei fuochi d’artificio. Fuochi d’artificio di un cuore innamorato.

«I… I never thought I could give a girl those… emotions. And… I can’t believe it. I can’t believe it, really. I can’t believe the girl I like feels these things because of me. I can’t do it»

Boom. Il tempo si è fermato. Completamente. Ho sentito male io? No, ho seguito ogni suo parola, ho guardato ogni movimento di labbra. The girl I like. Ha detto proprio the girl I like.

Io piaccio a Niall Horan.

Io piaccio ad un ragazzo irlandese.

Io piaccio al ragazzo irlandese.

Io piaccio al ragazzo di cui sono innamorata da mesi e per il quale ho fatto tutto, pur di poterlo incontrare.

The girl I like.

Le parole mi risuonano in testa.

The girl I lke.

La mia testa è diventata un vortice di emozioni colorate di rosso, giallo e blu.
«So, you want the surprise, now? I promise you it is… cheap», con tanto di occhiolino.

Io non sono più padrona del mio corpo, ormai. Tanto vale.

«Yes…», la mia voce è solo un sussurro. Un soffio di vento in una tempesta. Non ci capisco più niente. Non ho più il controllo della mia vita.

Mi prende per la mano – per la mano – e risaliamo sulla limousine. Io ancora non ho la forza di dire niente. Davvero, non ci riesco. Riesco solo ad accorgermi di stringergli fortissimo la mano. Non posso nemmeno guardarlo. Guardo le sue dite intrecciate alle mie. Mai ho visto così tanta perfezione in un gesto così semplice. Mai ho visto tanta perfezione in un essere umano.

Guardo fuori dal finestrino, tutto verde. Chissà dove mi sta portando. Ci fermiamo. Siamo vicino una casetta di campagna, vedo una donna sulla veranda che gioca con il figlio, che deve avere non più di un anno. È una scena bellissima. Ho le lacrime agli occhi.

Scendiamo dalla macchina, lui si mette davanti a me. Siamo sempre per mano.

«Now, just close your eyes, and trust me»

Io chiudo gli occhi. Mi trascina per la mano, non ho idea di dove stiamo andando. Continuiamo a camminare, io cerco di stare vicino a lui per sentire il suo profumo.

Ad un certo punto ci fermiamo.

«Can I open my eyes?»

«Sure»

Li apro.

È magnifico. E non parlo solo del posto. Parlo dell’insieme. Un prato, verde, verdissimo. Tante margherite. E lui seduto sotto una quercia, che spunta lì, sola, in mezzo al nulla. Come se l’avessero messa solo per proteggerlo dal sole. E magari è così. Magari la natura si è sentita talmente orgogliosa del frutto del suo lavoro, che ha deciso di proteggerlo in tutti i modi. I più semplici. Sembra davvero così.

«Want to sit close to me?»

«Yes…»

Non posso parlare. Ho paura di mutare l’equilibrio di questo posto. Mi siedo.

«Closer…»

Mi metto più vicino.

«Closer»

Arrivo a toccargli il fianco con il mio. Ci stendiamo. Rimarrei così per tutta la vita. Vedo le rondini sopra di noi che volano in cerchio. Come se contemplassero, anche loro, il fenomeno che ho vicino a me.

È davvero pacifico questo posto. Un posto perfetto per… per parlare tutto il pomeriggio… Tutta la vita…

 

Un’ora dopo…

 

Apro gli occhi. Li ho incollati, come quando mi sveglio la mattina. Mi sono addormentata? Oh, Dio. Come diamine ho fatto ad addormentarmi? Alzo lo sguardo, e vedo Niall. Ho dormito sulla sua spalla per un’ora. Mi sorride.

Il sorriso più bello che avessi mai visto.

«Can I confess something?», devo dirglielo.

«Sure!»

«Your smile is the most beautiful smile I’ve ever seen», ed è vero. Il più bello in assoluto.

«Can I confess as well?»

«Oh, sure»

«This smile only exists when I’m with you»

Ora posso morire. Ora posso morire felice. Se morissi adesso, sarei la persona più felice sulla faccia di questa Terra.

Non so ancora cosa è stato. Il fato, la fortuna, Dio. Ma è successo. Finalmente, dopo tutto quello che ho passato per lui, dopo tutto quello che ho passato nella mia vita, è successo. Adesso tocca a me essere felice. Dovrei misurarmi. Mi sento talmente alta che potrei toccare il cielo con un dito.

«Er, now… Can you tell me what you’ve said in Italian, at the restaurant? You want?»

«Oh… Okay. I’ve waited months to come to a concert of yours, I’ve lived am I’m living the best moments of my life with the boy who I love over an year unconditionally. You don’t imagine how much I love you»

È successo. Se prima gliel’ho detto con qualche speranza di averlo ancora con me, adesso non più. Adesso potrebbe succedere qualsiasi cosa. Potrebbe andare via, fuggire spaventato dalla “fan assatanata”. Ho fatto una stronzata. Ho fatto una grande stronzata.

«I have a secret»

La sua voce mi fa sussultare.

«What secret?»

«You stole my heart, with just one look»

Qui, la morte. La vita. Il sogno. La realtà. Tutto. Niente. Il mio corpo si libra nell’aria, libero da tutto il peso. Come se stessi sulla Luna. Anzi, non sulla Luna, su una stella. Stelle e galassie. Cieli e prati. Tutto ruota attorno e per quel piccolo, grande gesto. Ogni minuscola parte del mio essere. Una ciocca di capelli, una ciglia.

La vita fu vana parvenza, sì prima sì dopo quel giorno.

Due labbra che si toccano, due cuori che si avvicinano, due mani che si cercano. È tutto lì. Tutto lì, il segreto dell’essere.

Tutto in un piccolo sfioramento.

La Terra comincia a girare vorticosamente, noi siamo in cielo. Non siamo più sotto quell’albero, siamo l’uno nell’altra. Sentiamo i nostri pensieri, i nostri cuori battere all’unisono.

Vorrei che non finisse mai più.

Quando ci stacchiamo, io non vedo più niente. È come se avessi perso tutti i sensi, in quel momento. Lo guardo. Lui guarda me.

Si sente un ti amo sussurrare tra le foglie.

«Ti amo, Niall»

«And I love you, Benedetta»

Dopo quello un altro. E un altro, e un altro ancora. Sembriamo due bambini. Ridiamo. È la cosa più naturale del mondo. Diciassette anni della mia vita, diciannove della sua. Qualcosa di là c’è. Noi siamo nati per questo. Noi siamo nati per amare. Il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte.

Rimaniamo così. L’una nell’abbraccio dell’altro. Per sempre. Non c’è bisogno più di niente. Né l’aria, né l’acqua, né la presenza di chiunque altro.

Siamo io e lui.

È questo l’importante.

Noi siamo le ali di uno stesso gabbiano.

 

Sei anni dopo…

 

«Another time there?»

«This is the place where we kissed the first time. That day, it was the best day of my life. You know I love you»

«I love you too»

Mi ricordo quel giorno. È stato anche il mio giorno più bello della mia vita. Io amo alla follia Niall. Ma perché mi ha riportato qui?

«I’ve a surprise»

Un’altra.

«Again? Let me guess. Is it a journey?»

«No»

«Hmm, a car?»

«Nooo»

Ride. Quanto lo amo. Però voglio sapere che vuole.

«Okay, I surrender. What’s that?»

Si avvicina, mi prende la mano. Sfiora le mie labbra con le sue – fuochi d’artificio – e mi sorride. Ma cosa sta facendo?

Si inginocchia?

Oh mio Dio. Non può essere. Mi prende in giro. Oddio, sta prendendo una scatoletta di velluto.

Un giorno fu quello, ch'è senza
compagno, ch'è senza ritorno…

«Benedetta Mingione, will you marry me?»

la vita fu vana parvenza

sì prima sì dopo quel giorno.«Ora ti devi muovere! Ti stanno aspettando!» L’urlo di mamma tuona nella mia camera. No, io sto aspettando. Sto aspettando questo momento da mesi (o anni?), e di certo non credo che andrò vestita dal mezzo maschio che sono. 
«Ho quasi fatto, che ore sono?»
«Quasi le quattro, so che hai sonno, ma sbrigati! Guarda che non ti accompagno più, eh. Dobbiamo anche passare a prendere Francesca».
«Sì sì sì sì, me lo ricordo, ho quasi fatto.»
Non è vero. Non ho fatto per niente e mi ero completamente dimenticata di Francesca. Mio Dio, è tardi, abbiamo l’aereo alle sette a Napoli. Vabbè, non importa, un accoppiamento di vestiti alla Tommo può andare benissimo. 
Una lavata di denti e una spazzolata alla velocità della luce, tanto il viaggio in treno sarebbe stato di un paio d’ore e avrei potuto sistemarmi alla meno peggio. 
Vado in cucina, mamma si sta mettendo il giubbino. 
Non sto più nella pelle, mai avevo pensato che questo giorno arrivasse. Certo, l’ho sempre saputo che prima o poi sarebbe accaduto, però vederselo davanti agli occhi è ben diverso dallo sperare per mesi che arrivi. 
Un attimo. Non ho scritto cosa è arrivato. Sono un’idiota. Ho la mente annebbiata. Faccio pensieri talmente brevi che ogni tre parole devo respirare, per come sto.
Sto per andare ad un concerto dei One Direction. Sì. Loro. Mio Dio, non mi sembra vero… 
Sono stata mesi e mesi a darmi da fare; mettere da parte i soldi per il biglietto, sapere più cose possibili sui ragazzi, ma soprattutto la dieta.
Ho fatto una dieta drastica, e sono riuscita a dimagrire come Dio comanda. Non mi sembra ancora vero.
Tutto questo solo per loro.
«Benedè, ma a che pensi? Dài, che dobbiamo andare! Mettiti qualcosa addosso e prendi la valigia. Hai preso tutto?» L’ha fatto di nuovo. Questa donna ha il potere di interrompere tutto.
«Sì, ho preso tuttissimo, andiamo!»
Non faccio in tempo a dirlo che sono già fuori casa, scivolata, rialzata e messa in macchina. Questo ginocchio è ancora un po’ debole, però va molto meglio rispetto a prima.
Cerco di mettermi la cintura, ma tremo troppo e non ci riesco. Sento la faccia bagnata. Mi tocco, è una lacrima. Sto piangendo, però rido. Oddio, sono isterica.
«Stai bene? Vuoi rimanere a casa?»
Guardo mamma come se avesse bestemmiato. Un’occhiata così storta che è diventata tutta rossa. Bene, ci mancava solo che la mettessi in soggezione.
«Mamma, ho aspettato mesi per arrivare a questo momento. Sai come sono a proposito di questi cinque, dovresti essere abituata ai miei isterismi e ai miei cambiamenti d’umore, no? Dài, andiamo, che altrimenti Francesca si preoccupa che l’abbiamo lasciata qui»
Due ore dopo…
«Dài cazzo Francè, siamo quasi arrivate! Ti devi sbrigaaare». Mi sento solo io nel treno, che urlo. Ma cosa importa? Sto per vivere i giorni più felici della mia vita e tutti stanno facendo colazione negli altri vagoni. Quindi, okay.
«Ho quasi fatto, ma vedi che dopo tocca a te. Non ti faccio andare così». Oddio, sta facendo la faccia. La faccia di vittoria di chi sa che non può perdere. Ti prego, non farmi questo.
«Ma… Per forza? Cioè, secondo me non è che dobbiamo a forza…»
«Non ci pensare nemmeno. Tu, qui. Non puoi passare il giorno più importante della tua vita senza un filo di trucco. Forza, non ti far trascinare di peso, dài».
Sì, ho perso. Di nuovo. Ma che ci posso fare? Oggi non sono davvero in vena di combattere, ho ancora un po’ di isteria addosso.
«Va bene, hai finito ora posso andare un attimo in ba…» a terra. Sono caduta a terra, di nuovo. Oddio, oddio, oddio, oddio. Il treno si è fermato. Si è fermato. Siamo arrivate, dobbiamo prendere l’aereo. Ho paura dell’aereo. Non so come diamine farò. Calma e sangue freddo, Benedetta, calma e sangue freddo. Ne vale la pena, è la cosa più importante della tua vita. Ne vale la pena. Okay, sono pronta.
«Dobbiamo scendere, l’aereo è tra quarantacinque minuti e per l’aereoporto ci vogliono venti minuti a piedi. Sbrigati». Francesca fa finta di non essere agitata, ma so che non è assolutamente così. Lei è la regina dell’agitazione. È quasi come me.
Scendiamo dal treno e ci incamminiamo. Sarà una passeggiata abbastanza calmante, se è possibile calmarsi. 
«Ti rendi conto che ce l’abbiamo fatta? Oggi vedremo i ragazzi. Li vedremo con i nostri occhi e noi scatteremo le foto. Non ci posso ancora credere. Ci abbiamo messo mesi, ma adesso siamo qui. Mi sento praticamente da loro. Non ce la faccio nemmeno a pensare che questo stia accadendo a noi. Davvero.»
«Ce lo siamo meritate, Frà, ce lo siamo meritate. Però ho pensato ad una cosa; ci saranno tantissime ragazze, loro non possono controllare tutto. Cioè, provano a salutare tutti eccetera… Però non possiamo pretendere. Se non riusciranno non dobbiamo rimanerci male. Certo, non lo so perché lo sto dicendo, so che ci incazzeremmo come le bestie se accadesse, però dobbiamo farcene una ragione. Dài basta pensarci. Oggi li stritoliamo talmente tanto che non respireranno quasi più. Te lo prometto».
Siamo due ragazze di diciassette anni spinte da un sogno, abbastanza stupido e superficiale agli occhi di quei ragazzi che ci hanno sempre criticate per i nostri gusti musicali, ma non importa. Non ci è mai importato, e infatti è per questo che siamo qui. Ci siamo riuscite e stiamo vivendo il momento più felice della nostra vita, è questo quello che ci importa davvero. Ci siamo quasi.
Due ore dopo…
«Credo che non prenderò mai più l’aereo, mi viene da vomitare…»
«Meno male che eri tu quella tosta, eh? Dài, per un voletto così tutte queste storie!»
«Un “voletto” a circa diecimila metri da terra! Sì, proprio insignificante! Non ho mai fatto qualcosa di così insignificante…»
«Dio, come sei pesante! Comunque, sono le nove e mezza. Che vogliamo fare? Il concerto c’è stasera alle nove… E noi abbiamo i biglietti per la prima fila, quindi non serve che andiamo lì già da molto prima, secondo me basterebbero anche un paio d’ore prima»
«Beh, siamo a Milano, penso che qualcosa da fare la troveremo, no? Per esempio io ho fame».
«Benedè ma tieni sempre fame?»
«Oh, dopo questo volo così estenuante…»
«Certo, perché hai pilotato tu l’aereo, ovvio»
Andiamo a farci un giro, magari troveremo anche qualcosa per stasera…
Poco prima del concerto…
Mio Dio. Ce l’abbiamo fatta. Non smetterò mai di dirlo. Ce l’abbiamo fatta. Siamo qui, a urlare come delle pazze, proprio sotto il palco dove tra poco andranno i nostri idoli/mariti/coglioni. Oh. Mio. Dio. Non posso reggere tutto questo.
Eccoli.
Un tuffo al cuore. Non ho mai visto così tanta bellezza tutta in un solo posto. Così tanto amore sconquassa il mio piccolo, fragile cuore. Non posso ancora crederci. Sono qui davanti a me.
«Vas happenin’ faaaans? Love you all!»
Al sentire la voce di Zayn mi si ferma il cuore, non riesco né a respirare, né a parlare. Non riesco a fare nulla, solo a guardarlo. Sento le lacrime che scendono fino al mento, gli occhi offuscati. Cerco di toglierle con la mano, ma ne escono troppe. 
Non può essere vero.
Gli altri cominciano a parlare, a questo punto i miei singhiozzi sono convulsi, non riesco quasi a sentire ciò che dicono per colpa del mio cuore che rimbomba nel petto. Mai avrei pensato di sentirmi così… felice. Perché sono felice. Leopardi diceva che la felicità non esiste davvero, che non si può raggiungere, e quando qualcuno pensava di averla raggiunta non era felicità, ma solo una parvenza. Beh, questa sicuramente non è una parvenza. La sento, la felicità. La sento nel cuore, nei piedi, nello stomaco, negli occhi. La mia felicità sono loro. Lo sono sempre stato. Facevano già parte della mia vita prima che li conoscessi, dovevo solo trovarli.
Cominciano a cantare le loro canzoni, noi saltiamo come le ossesse, la folla è in delirio e loro sono più felici che mai. Così sembra.
Due ore dopo…
È FINITO. Il concerto è finito. Non ci posso credere, sembra appena iniziato. Mio Dio, è stata l’esperienza più bella e significativa della mia vita. 
Stanno andando via… No, vi prego, rimanete. Non potete entrare in questo modo nella mia vita e poi andare come se niente fosse accaduto. 
No. Non posso permettere che accada.
«Frà rimani qui, torno subito!»
«Oh, dove vai? Non mi lasciare da sola!»
«Faccio subitissimo, dammi dieci minuti! Te lo prometto!»
Inizio a correre. Non posso non farlo. C’è un sacco di gente, non si riesce quasi a passare. Vado dietro, nel parcheggio… Mio Dio, eccoli là. Sono una meraviglia. 
Cazzo. C’è la guardia del corpo. Non ci riuscirò mai. Mi metto a una distanza di sette metri. Sono lì, davanti a me. Sento come se non li avessi mai visti, come se ogni volta fosse la prima volta. Mio Dio. Cos’è questo rumore? Oh, sono i miei singhiozzi. Ho ricominciato a piangere. Oh. Si sono girati e mi hanno sentito.
La guardia del corpo pure.
«Signorina, lei se ne deve andare»
«Io veramente volevo solo salut…»
«No, signorina, niente autografi o foto, nulla, devono andare via»
«Ma… Io non voglio né autografi né foto, voglio solo salutarli. Davvero. Per favore!»
«Mi dispiace, signorina, non si può. Credo che l’accompagnerò di là…»
Ovviamente. Beh, c’era da aspettarsi altro? Do un ultimo sguardo ai ragazzi, sembrano tristi. Soprattutto Niall. Oh, Niall, ti voglio davvero troppo bene. Prima o poi giuro che ti sposo. Lo giuro.
«Er… Wait… The girl, it doesn’t matter. C’mon. Don’t take her awake, we want to know her!»
Spalanco gli occhi. È la voce di Niall quella che ho sentito?
«Mr. Horan, you can’t say this. You have to go»
«We’ve nothing to do right now. We can stay with her a little. Please!»
«Er… Okay. But I’m still here. Ten minutes»
Un attimo. No, un attimo. Non ci sto capendo nulla. Niall ha appena chiesto alla guardia del corpo se potevo rimanere dieci minuti con loro. Stiamo scherzando, vero? Oddio oddio oddio oddio oddio oddio. No, vabbè, non è possibile.
«Is you tongue fell from your mouth?» Liam ha la ridarella.
«Er, no… No, but I… I don’t understand why I am here with you and I’m only speaking with you… Er… *Etchu*»
Ma che dico? Oddio, che sfacciata. Sono una complete idiota. Sto piangendo troppo e la devo smettere. Ora è meglio se sto zitta.
«C’mon, calm down. Do you want an hug?»
Zayn. Zayn mi ha chiesto se voglio un abbraccio. Mi fiondo tra le sue braccia. Mio Dio. Sono… Calde. Accoglienti. È come se stessi a casa mia adesso. Il suo profumo… Sento di svenire. Sa di menta e tabacco, è buonissimo. Io adoro questo ragazzo.
«Hey, Zayn, I want to hug her too. C’mon!»
Niall vuole abbracciarmi? Oh santo Dio, cosa ho fatto di male per meritarmi tutti questi infarti in una sola volta? 
Mi appoggio al suo petto. Sento il suo cuore che batte, e lentamente i nostri battiti si sincronizzano. Sento… qualcosa. Non è la stessa cosa che ho sentito con Zayn, è diversa. È come se un fuoco mi si fosse acceso dentro. Chissà lui che cosa pensa. Sento che si stringa di più, lo faccio anche io. Non so quanto tempo sia passato. Momenti? Secondi? Minuti? Sembra non finire mai. Non voglio che finisca mai.
Quando ci stacchiamo (non ho idea dopo quanto), siamo entrambi frastornati. Lui mi guarda con quegli occhi così azzurri, io sto ancora piangendo. 
«Niall, we have to go», Zayn era l’unico che era rimasto, gli altri si erano già allontanati.
«Oh... yes. Give me a moment. Start going to the other, I come in a minute»
Zayn va via, dopo avermi abbracciato. Come profuma. Sa di caffè, come il colore della sua pelle. 
Mi giro, e mi rendo conto che c’è ancora Niall. Sta scrivendo qualcosa su un foglio di carta.
«I don’t know what’s happened, but… Something’s happened. This is my phone number, and… You’ve got something magical»
Non so che pensare. Niall ha provato le stesse cose che ho provato io, e me lo sta dicendo. Mi ha dato il suo numero di telefono. Oh, Dio. Il mio cuore non può davvero reggere tutto questo. Non può. Ho cominciato a piangere di nuovo, e stavolta non credo riuscirò a fermarmi.
«Oh, no, no, don’t cry! I just wanted to do something… nice»
«You’ve just given to me the best thing you could give to me. Really. Do… do you want my number, too? Will you call me?»
Non so, alla fine, dove ho preso tutto questo coraggio. Ma penso, devo sfruttare l’occasione. L’uomo della mia vita mi ha appena detto che ho qualcosa di speciale, di… magico. E tutto questo dopo l’abbraccio che ha fatto svegliare in entrambi qualcosa. Non ci posso ancora credere.
«I will call you. I… is it good at… Er… at… Do something, give me a ring whenever you want, even tonight, and I’ll re-call you. That’s okay?»
«That’s perfect. This is my number. Bye, Niall»
Comincio ad allontanarmi, anche se è l’ultima cosa che vorrei fare. Mi sento prendere il braccio, e mi giro. È Niall.
«Wait, what’s your name?»
«Benedetta. I’m Benedetta, but you call me Bene, because I can’t stand people who call me Benedetta»
«Okay, Bene», Niall mi sorride, e va verso gli altri.
Credo che sverrò. Credo proprio che oggi passo a miglior vita. Io amo tutti ora. Viva la vita! Non sono mai stata così felice, credo! Ma… E se fosse tutto un sogno? Mi tiro un pizzico per… Ahia. Beh, sono ancora qui. Non è un sogno. Mio Dio santissimo. Non so cosa accadrà adesso. Potrebbe succedere di tutto.
In albergo, poco dopo…
«Sì vabbè, non è vero, dài. Non ci credo nemmeno un po’». Dio, quanto la odio quando fa così.
«Se non vuoi credermi non importa, ma non so se ti rendi conto che sto piangendo da ore. E anche tu stai piangendo. Dio, è stata una cosa… indescrivibile. Abbiamo vissuto il nostro sogno, e adesso andrà sempre meglio. Ma tu mi devi credere. Più tardi lo chiamo»
«Chiamalo ora!»
«No, preferisco più tardi, ora è mezzanotte e potrebbe star facendo qualsiasi cosa… Non vorrei disturbarlo»
«Facciamo che ti credo. Però dopo chiamalo, eh. Io me ne vo a dormire, buonanotte»
«Va bene, va bene. Buonanotte, carota. A domani»
Riflettere. Ho bisogno di riflette, semplicemente. Che cosa sta succedendo? Ho realizzato il mio sogno e mi sento vuota. Non vuota, ma… come irrisolta, come se avessi qualcosa rimasto in sospeso. Ho provato cose che molto probabilmente non proverò mai più. Non può essere stato soltanto un abbraccio. È stato magico, una cosa non normale. 
E se lo chiamassi ora? Vediamo, mezzanotte e un quarto. Forse dorme, forse aspetta la chiamata. Oh, andiamo. Non aspetta sicuramente la mia chiamata. Ti pare che con tutte le cose che gli passano per la testa, quello pensa a me. Nah. Però… posso provarci. Sì, ora lo chiamo. Lo chiamo.
Ora prendo il telefono. Ma dove l’avevo messo? Forse sta nell’altr… no, eccolo. Nella mia mano. Quando mai. Digito il numero. Oddio, è libero. Oddio oddio oddio oddio oddio oddio. Sto morendo, non ce la farò mai. Vorrei attaccare. Sì, ora attacco.
«Hello?»
Cazzo.
«H-hi Niall. It’s Bene… Do you remember me?»
«Oh! Wait! I recall you, I told you so before. Give me a moment»
«Oh, don’t worry… It doesn’t matt…»
Aveva già attaccato. Oddio, ma perchè è così stupido? Credo di amarlo.
Ecco che mi squilla. Rispondo? Non rispondo? Ma sì che rispondo, che figura ci scappa, se no.
«Pronto?» ma che dico pronto, se so che è lui?
«It’s me. So, how are you?»
«I’m fine now. I’m talking to you»
«You’re sweet!»
«No, I’m not. And you, how’s life?»
«Oh, that’s fantastic. Really. You can’t believe how»
«No, I can’t, but I’m very happy for you, really. You struggled to get here. I know that you don’t care, but… I’m proud of you»
Forse ho un po’ esagerato. Non lo conosco nemmeno. Cioè, io lo conosco come se fossi nata con lui, ma lui non conosce me, nemmeno un po’. Eppure, la sua voce mi dà così tanta sicurezza, così tanto… non so, mi fa sentire al sicuro. Non mi interessa cosa dirà, ho fatto bene a dirgli che sono fiera di lui.
«Proud of me?»
«Yes… Sorry, I know it can be a little strange, but I am really proud of you. It is like I knew always you. I can’t explain»
«There’s something about the way you look tonight»
«What?»
«Sorry, you reminded me the song»
«Oh, yes, the song…»
«C’mon now, you know everything about me – I think – now I want to know everything about you»
«Like the song?»
«Yeah, like the song!»
Ride. Mio Dio, la sua risata. Vuole farmi morire. Sembra un bambino. Sto chiacchierando al telefono con Niall James Horan. Per la cronata, piango ancora. E il brutto è che Francesca si sta perdendo tutto.
La mattina dopo…
«Bendetta. Benedetta svegliati. Benedeeeeetta, è ora di svegliarsi! Sono le undici!»
La voce di Francesca a quest’ora della mattina è come una trapanata nelle orecchie. 
«Ti dei svegliare. Ora. Oh Bene, ti sta chiamando Niall!»
«Cosa?! Dove?!» cerco di alzarmi dal letto. Credo di averlo fatto troppo in fretta. Mi sento di… Mi gira la testa. Cerco di riprendere aria.
«Non c’è nessuna chiamata. C’eravamo messe d’accordo per andare in giro per Milano stamattina. L’avevo detto che dovevi mettere la sveglia!»
«S-sì... Scusa, me ne ero dimenticata. Andiamo oggi pomeriggio, dài… Lasciami dormire»
«Ma come fai ad avere ancora sonno? Cosa diamine hai fatto?»
«Ho parlato al telefono con Niall… Fino alle sette. È stata una cosa fantastica»
«Fino alle sette?! Che diamine vi siete detti fino a quell’ora?!»
«Davvero magnifico. Non ci posso ancora credere. Abbiamo parlato di tutto, della sua vita, della mia, di che cosa ci piace… Di tutto ciò di cui potevamo parlare. È stato come se lo conoscessi da tutta la vita ma l’avessi incontrato solo ora. Sto vivendo un sogno»
Credo di avere gli occhi lucidi, perché Francesca è davvero sul punto di piangere.
«Sei davvero fortunata. Vorrei essere al tuo posto. Comunque, no. Oggi non posso uscire…»
«Come non puoi uscire?»
«Ieri sera, mentre tu eri a flirtare con Horan, io ho conosciuto un tizio… E ci siamo dati appuntamento per oggi pomeriggio. Ti dispiace?»
Hai capito Francesca.
«Certo che no. Chi è lui?»
«Mah, si chiama John e sembra uno a posto. È inglese, quindi abbastanza perfetto, no? Vediamo come va! Ma non è che vuoi venire con noi oggi?»
La guardo storto. Sa benissimo che io odio uscire con tante persone, soprattutto quando queste persone sono una coppia. Credo che lei l’abbia capito, infatti sta abbassando la testa e alzando le spalle.
«Lo so, lo so. Almeno ci ho provato», alza le braccia.
«Andrò da qualche parte anche io, poi vedo»
«Perché non chiami Niall ed esci con lui?», il sorrisetto sul suo viso è davvero inquietante.
«Oh sì, certo. ‘Hey Niall, dato che sei un cantante cercatissimo che ha mille telefonate al giorno, che ne dici di uscire con la prima scema che si vuole illudere di piacerti solo perché abbiamo parlato un po’ per telefono? Oh, non puoi perché non sei minimamente interessato a me? Va bene, grazie, ciao!’»
«Oh, quanto sei stupida. E anche acida. Era solo un’idea, sai? Io ora vado, dato che tu vuoi dormire vedo di anticipare l’uscita almeno di un po’. Comunque provalo almeno a chiamare, quel ragazzo. A dopo»
«Sì sì, certo. Ciao»
Non credo proprio che lo chiamerò. Lui è una superstar, davvero. Ho vissuto il momento più bello della mia vita, ma adesso è finito. Mio Dio, come vorrei che non sia finito tutto quanto. L’essere umano è una strana creatura. Più riceve e più vuole. Bello schifo. Adesso sento un vuoto nel cuore, e so anche cos’è. Mi manca la sua voce, mi manca la sua risata nelle orecchie, mi manca tutto di lui.
Ma non lo chiamerò.
Eh, no. Non lo chiamerò, non voglio essere una stupida bambina piagnona che si sente sola e per questo chiama il ragazzo (molto famoso) che ama alla follia. Non avrebbe senso. 
Ma magari lui non pensa che io sia una stupida bambina, magari capisce che ho solo voglia di sentire la sua voce. E magari anche lui ha voglia di sentire la mia.
O magari mi sto facendo un sacco di film mentali senza niente. Sto anche nel letto. È brutto sapere che non riabbraccerai mai più il ragazzo che ami e per il quale hai fatto non so quanti sacrifici per incontrarlo. È davvero una brutta sensazione.
Mi sento insignificante. Una misera goccia d’acqua in un immenso oceano. Non è giusto tutto ciò.
«”No!” Jimmy protested»
Oh, un messaggio. Lo apro. Oh. Mio. Dio. È dell’irlandese.
«Hey, how are you? I really enjoy last (or this?) night. I really like your voice and you’re so nice. Where are you? Still in Milan? Want to do something together? Let me know if you want. See you soon. Niall. X»
Niall James Horan mi ha appena invitato ad uscire. A me. In questo momento. Porco cane. Se non muoio adesso penso che divento immortale. Per ora non sono morta.
Oh, devo sbrigarmi a rispondere, non posso lasciarlo così. Però prima devo chiamare Francesca.
Dài, rispondi. Rispondi. Rispondi. Rispondi.
«Pronto?»
«Prima di uccidermi, sappi che sono appena passata molto vicino ad un infarto. Non puoi immaginare cos’è successo»
«Benedè? Cosa hai fatto?»
«Io personalmente non ho fatto niente, ma due minuti fa Niall mi ha mandato un sms dicendomi che gli piace la mia voce e che sono divertente, e mi ha invitata ad uscire!»
«Mi prendi in giro?»
«Ti prenderei in giro su una cosa del genere?»
«Tra quanto tempo uscite? Dove andate? Che ti metti?»
«Veramente ancora non gli rispondo…»
«Come non gli rispondi?! Attacca subito il telefono e digli che vuoi andare con lui adesso! Fammi sapere come va, non sprecare la tua occasione!»
«Va bene, va bene, ciao!»
Quindi dovevo dirgli di sì. Oh mio Dio. Magari lo chiamo, si fa prima. E sento anche la sua voce.
Bussa. Uno. Due. Tre. Perché non risponde? Quattro. Cinque. Ho capito, magari ha sbagliato destinatario del messaggio…
«Hey, Bene! How are you? Have you read my sms?»
«Hi Niall, yes, I’ve read it… I call you because of it»
«And so? Wanna go out?»
«Er… Yes, yes, obviously I want it. Where do we meet?»
«What’s your hotel’s name?»
«My hotel’s name? Why? Oh, no no, don’t worry, don’t come here only for me, we can meet each other at Piazza Duomo!»
«But I have a surprise for you»
«Surprise? For me? Wait, what surprise?»
«I can’t tell it, it’s a surprise! – ride, oddio – So, what’s your hotel’s name?»
«You don’t have to give me a surprise…»
«I want to do it, so, don’t find excuses anymore and tell me the name»
«Okay. It’s Uptown Palace. Don’t do weird things. See you soon – e, più a bassa voce, in modo tale che non mi senta – I miss you…»
 «I come in an half hour. Oh, I miss you too»
Ho fatto una figura di merda. Mi ha sentita. Bella roba… Oh, un attimo. Un attimo. Momento. Aspetta. Ho capito bene? Ha detto che gli manco?
No, non posso avere sentito davvero questa cosa. D-devo segnarmi la conversazione. Devo scrivere ciò che ci siamo detti. Tutto quanto. Anche le cose di ieri notte, tutto. Tanto mezz’ora è lontana e io ho dormito vestita. 
Mi metto all’opera.
Mezz’ora dopo…
Che ore sono? Cazzo. L’irlandese dovrebbe arrivare a momenti. Momentissimi, diciamo. Oh porca carota, mi devo solo sbrigare. A vestire sono vestita, mi pettino i capelli e basta. Se ci fosse Francesca a mettermi un poco di fottuta matita. Non ci posso provare da sola, altrimenti divento cieca.
Beep beep.
Ma che…? Mi affaccio alla finestra. È Niall. In una limousine. Stiamo scherzando, spero. Niall mi fa fare un giro in limousine. Sì, dai. È normale alla fine. Chi non è mai stato in giro per Milano in limousine con un ragazzo famosissimo? Cose da tutti i giorni, proprio.
Mi sta venendo un infarto. Un infarto di quelli talmente potenti che potrei mettermi a piangere. Mi tocco la guancia. Sto già piangendo. Non riesco a controllare i singhiozzi. Perché mi fa sempre questo effetto? Devo imparare ad avere il controllo della mia vita. The time of my life.
«Benedettah, are you there?»
Oh mio Dio, il suo Benedettah è quasi meglio di Louis che dice twittah.
Però adesso mi devo far vedere.
«Yeah, one moment! I’m coming»
Secondo me tutto quest’urlare dalla finestra e per strada finirà con il dare fastidio a qualcuno. Mi devo sbrigare. Che ore sono? L’una e un quarto. Niente giubbino, c’è il sole. Al massimo mi attacco a Niall.
Scendo, ed eccolo lì. Bello come il cielo. Sembra brillare di luce propria. Lui è una stella. Lui è la mia stella.
«Hey! Hi, Italian girl»
«Hi, Irish boy»
Due baci sulle guance. No un attimo, la mia stella/futuro marito mi ha appena salutato con due baci sulle guance e in questo momento mi sta toccando il braccio? Posso morire adesso.
«How are you? Where do you want to go?»
«I’ve said no weird things, this is a limousine! Why have you done this?»
«Because I thought it was a nice thing to do for a girl. You don’t think so?»
«Yes, I think… But…»
«Don’t say but, have fun. I’m here for you»
Io sono qui per te.
«Uh, er… Okay. Where do we go?»
«Uhm, I don’t know, but I’m really hungry»
«Obviously»
«What do you mean with that obviously?»
«You’re always hungry. That’s why I really like you»
«Oh, so I am very hungry, if you like this. I’ve seen an Italian restaurant, by the way…»
«Niall, we’re in Italy. All restaurants are Italian here. Uhm… Let’s try an Italian speciality» 
«And what?»
«You will see it»
Ho in mente una bella cosa, per lui. Credo che la pasta come la fanno qui non l’abbia mangiata mai. Bene, lo prendo per lo stomaco così è sicuro che comincio a piacergli almeno un po’.
Ecco un ristorante, ora entriamo. 
Non voglio qualcosa di troppo caro, perché sicuramente vorrà pagare lui, e io non sono una che si approfitta delle cose. Non sarebbe giusto.
Entriamo. È un bel posto questo, molto luminoso. Le pareti sono bianche, e mi piace il fatto che il soffitto sia celeste tempestato da nuvole bianche e leggere. 
Ci sediamo vicino la finestra, che dà alla piazza. È davvero bello qui. Magari, però, è davvero bello solo perché ho colui che illumina la mia vita proprio vicino a me.
«Che prendete, ragazzi?», la cameriera è una bella ragazza. È alta, un po’ grossa, ma di viso davvero carina. Ha dei riccioli che mi ricordano tanto quelli di Harry. Chissà cosa stanno facendo gli altri ora.
«Niall, I think for you, trust me», ho deciso di fargli passare una giornata che non si dimentica. E cosa, meglio del cibo, per Niall Horan?
«I trust you»
Tre parole. Quelle tre parole, hanno cambiato la mia vita. Non importa se usate riguardo un piatto di pasta o ad una pistola puntata in testa, lui si fida di me. Horan, non puoi immaginare quanto tu mi stia rendendo felice.
«Hmm… Prendiamo tutti e due il 4D, e due lattine di Coca Cola, per favore»
«Certo, arrivano subito»
Mi giro e noto che Niall mi fissa. Ha degli occhi color cielo in tempesta. Con tanto di fulmini.
«Er, why are you looking at me in that way?»
«Please, speak in Italian again. I love the way you do it»
Sogno o son desta? Mi sta dicendo che gli piace la mia pronuncia dell’italiano. Oh, God.
Mi scappa una risata, anche se sento le lacrime agli occhi. Credo di non aver mai pianto così tanto in tutta la mia vita.
«Er… I don’t know what I can say…»
«Everything you want, I don’t understand!»
«Va bene, l’hai voluto tu, però, eh! Ho aspettato mesi e mesi per venire ad un vostro concerto, ho passato e sto passando i migliori momenti della mia vita con il ragazzo del quale sono innamorata da circa un anno incondizionatamente, mi viene da piangere e tu non capisci niente di queste parole. E questa è una bella fortuna, altrimenti non ti avrei mai detto niente. Non immagini quanto ti amo»
Non posso credere di aver detto tutte queste cose. Okay, lui non ha capito praticamente niente – spero – ma non è quello l’importante. L’importante è che ho esternato le mie emozioni, per la prima volta, con qualcuno. E non qualcuno a caso, ma con quel qualcuno. Con il ragazzo della mia vita. Quello per cui sono nata per stare insieme. Mio Dio. Sia ringraziato il Signore che non ha capito niente.
Non l’ho nemmeno guardato, dopo aver finito di parlare. Sorride. I suoi occhi sembrano fatti d’acqua. Magari è perché c’è il mare, lì dentro.
«Now, translate»
«What? Oh, no. No no no no. I can’t, I’m sorry»
«Why? C’mon, I want to know what you just said. Pleeease! Do it for me!»
Sta giocando la carta degli occhi dolci. Solo che lui non capisce che non serve a nulla. Anche con la sua sola presenza io gli direi tutto quello che vuole, ma non questo. È troppo imbarazzante.
«No, trust me, it’s better in another moment. Not right now. I promise you»
«Okay, you promised!», di nuovo il sorriso. Ma hai deciso di ammazzarmi?
«Yes, don’t worry. Oh, pasta»
Svio il discorso. Non riesco più a mantenere lo sguardo su di lui. Non pensavo fosse così difficile solo guardarlo. Forse sono riuscita a parlare tutta la notte con lui perché eravamo al telefono. Anche se comunque non ricordo un solo momento in cui non ho pianto. Devo davvero smetterla.
Però è vero che la pasta è arrivata. Credo che andrà in estasi, e tutto per merito mio. Che cosa appagante.
Ho ragione. Sta letteralmente impazzendo. Adesso ho voglia di ridere, ha un sorriso che gli illumina il volto. Questo quando vede il cibo vede Dio.
«What’s this? It’s fantastic! Oh, God. I don’t ever eat something like this. Tell me what is, pleeease!»
Sembra un bimbo di tre anni che chiede alla mamma a che gusto è il gelato buonissimo che gli ha appena comprato.
«It’s something that you will never find in UK, or in America, or in Australia. It’s an Italian speciality. You can eat this only here. And this is North Italy, if you come in Sud this is better»
«I think Italy is my favorite country, now»
Credo che questa sia la migliore cosa che potessi mai sentire dalla sua bocca.
«”No!” Jimmy protested»
Cazzo. Adesso mi doveva arrivare un messaggio? Che figura.
«Is what I think? Louis?»
«Yes… A message… Erm…»
«That’s funny! Can you send this to me?»
Oh. Non ho fatto una figura di merda.
«Oh, yes! Sure!»
«Have you any recordings of me?»
Oh. E ora? Sembrerò una specie di stalker. Vabbè, quel che è fatto è fatto, ormai.
«Yes…»
«Can I hear it? Please!»
«Oh, er… Sure, why not. Is a bit long, however…»
«It doesn’t matter!»
A quanto pare ha vinto lui. Metto la registrazione.
«Niall: Okay, next question is from Celine, and she want to know…
Liam: Vas happenin’ Celine! *Risata di harry*
Niall: She wants to know, if it was the last day of my life, what would we do»
Salto un pezzo, altrimenti è troppo.
«Niall: I just would to eat mashed potatoes, roast potatoes, baked potatoes
Harry: POTATOES!
Liam: Vas happenin’ potatoes?»
Sto ridendo come una pazza. Succede sempre, quando ascolto certe cose. Non riesco veramente a fermarmi. Vedo che anche Niall ride. Come un pazzo. La sua risata irlandese, diciamo.
«Yeah, I remember this part of the video diary, it was so funny! The guys are fantastic»
«Yes, they are. You are. You’ve completely changed my life»
«It’s the truth?»
«Yes, it is…»
«This is the best thing you could say to me, really. Thank you»
«It’s a pleasure»
Come faccio ad essere ancora viva, dopo tutto ciò che mi sta dicendo questo ragazzo? Intanto, lui si è finito primo e secondo e io sto ancora qua a non toccare niente, mi si è chiuso lo stomaco. Però non vorrei fare la parte dell’anoressica idiota che non sono, quindi è meglio se mi muovo. Niall aveva ragione a dire che la pasta era buona.
Pare che lui abbia finito. Paghiamo il conto – beh, in realtà è lui a pagarlo, anche se dopo mille modi di cercare scuse per farlo – e usciamo dal ristorante. Lui è splendente.
«Where do we go, now?» sinceramente ho un sonno dell’anima, ma non voglio andare a casa per nessun motivo al mondo. Non oggi. Oggi è la mia giornata.
«That’s a surprise», mi dice lui, sorridendo. 
Un’altra sorpresa? No, basta. Non credo di poter sopportare altro. Mi ha già portato in giro in limouisine.
«Another? No, stop surprises. Apparently, your surprises are not really… cheap. I loved the limousine, but I don’t want you suppose I’m a profiteer girl. I’d like to stay with you, nothing else. We could stay together without talk, and I’d be the happiest girl in the world. You’re making me the happiest girl in the world with only your presence»
Ho le lacrime agli occhi. Le parole non sono uscite dalla mia bocca, nemmeno dal mio cervello. Il cuore le ha spinte così in alto che alla fine sono uscite tutte, come dei fuochi d’artificio. Fuochi d’artificio di un cuore innamorato.
«I… I never thought I could give a girl those… emotions. And… I can’t believe it. I can’t believe it, really. I can’t believe the girl I like feels these things because of me. I can’t do it» 
Boom. Il tempo si è fermato. Completamente. Ho sentito male io? No, ho seguito ogni suo parola, ho guardato ogni movimento di labbra. The girl I like. Ha detto proprio the girl I like. 
Io piaccio a Niall Horan.
Io piaccio ad un ragazzo irlandese.
Io piaccio al ragazzo irlandese.
Io piaccio al ragazzo di cui sono innamorata da mesi e per il quale ho fatto tutto, pur di poterlo incontrare.
The girl I like.
Le parole mi risuonano in testa.
The girl I lke.
La mia testa è diventata un vortice di emozioni colorate di rosso, giallo e blu. 
«So, you want the surprise, now? I promise you it is… cheap», con tanto di occhiolino.
Io non sono più padrona del mio corpo, ormai. Tanto vale.
«Yes…», la mia voce è solo un sussurro. Un soffio di vento in una tempesta. Non ci capisco più niente. Non ho più il controllo della mia vita.
Mi prende per la mano – per la mano – e risaliamo sulla limousine. Io ancora non ho la forza di dire niente. Davvero, non ci riesco. Riesco solo ad accorgermi di stringergli fortissimo la mano. Non posso nemmeno guardarlo. Guardo le sue dite intrecciate alle mie. Mai ho visto così tanta perfezione in un gesto così semplice. Mai ho visto tanta perfezione in un essere umano.
Guardo fuori dal finestrino, tutto verde. Chissà dove mi sta portando. Ci fermiamo. Siamo vicino una casetta di campagna, vedo una donna sulla veranda che gioca con il figlio, che deve avere non più di un anno. È una scena bellissima. Ho le lacrime agli occhi.
Scendiamo dalla macchina, lui si mette davanti a me. Siamo sempre per mano.
«Now, just close your eyes, and trust me»
Io chiudo gli occhi. Mi trascina per la mano, non ho idea di dove stiamo andando. Continuiamo a camminare, io cerco di stare vicino a lui per sentire il suo profumo. 
Ad un certo punto ci fermiamo. 
«Can I open my eyes?»
«Sure»
Li apro.
È magnifico. E non parlo solo del posto. Parlo dell’insieme. Un prato, verde, verdissimo. Tante margherite. E lui seduto sotto una quercia, che spunta lì, sola, in mezzo al nulla. Come se l’avessero messa solo per proteggerlo dal sole. E magari è così. Magari la natura si è sentita talmente orgogliosa del frutto del suo lavoro, che ha deciso di proteggerlo in tutti i modi. I più semplici. Sembra davvero così.
«Want to sit close to me?»
«Yes…»
Non posso parlare. Ho paura di mutare l’equilibrio di questo posto. Mi siedo.
«Closer…»
Mi metto più vicino.
«Closer»
Arrivo a toccargli il fianco con il mio. Ci stendiamo. Rimarrei così per tutta la vita. Vedo le rondini sopra di noi che volano in cerchio. Come se contemplassero, anche loro, il fenomeno che ho vicino a me.
È davvero pacifico questo posto. Un posto perfetto per… per parlare tutto il pomeriggio… Tutta la vita…
Un’ora dopo…
Apro gli occhi. Li ho incollati, come quando mi sveglio la mattina. Mi sono addormentata? Oh, Dio. Come diamine ho fatto ad addormentarmi? Alzo lo sguardo, e vedo Niall. Ho dormito sulla sua spalla per un’ora. Mi sorride.
Il sorriso più bello che avessi mai visto.
«Can I confess something?», devo dirglielo. 
«Sure!»
«Your smile is the most beautiful smile I’ve ever seen», ed è vero. Il più bello in assoluto.
«Can I confess as well?»
«Oh, sure»
«This smile only exists when I’m with you»
Ora posso morire. Ora posso morire felice. Se morissi adesso, sarei la persona più felice sulla faccia di questa Terra.
Non so ancora cosa è stato. Il fato, la fortuna, Dio. Ma è successo. Finalmente, dopo tutto quello che ho passato per lui, dopo tutto quello che ho passato nella mia vita, è successo. Adesso tocca a me essere felice. Dovrei misurarmi. Mi sento talmente alta che potrei toccare il cielo con un dito.
«Er, now… Can you tell me what you’ve said in Italian, at the restaurant? You want?»
«Oh… Okay. I’ve waited months to come to a concert of yours, I’ve lived am I’m living the best moments of my life with the boy who I love over an year unconditionally. You don’t imagine how much I love you»
È successo. Se prima gliel’ho detto con qualche speranza di averlo ancora con me, adesso non più. Adesso potrebbe succedere qualsiasi cosa. Potrebbe andare via, fuggire spaventato dalla “fan assatanata”. Ho fatto una stronzata. Ho fatto una grande stronzata.
«I have a secret»
La sua voce mi fa sussultare.
«What secret?»
«You stole my heart, with just one look»
Qui, la morte. La vita. Il sogno. La realtà. Tutto. Niente. Il mio corpo si libra nell’aria, libero da tutto il peso. Come se stessi sulla Luna. Anzi, non sulla Luna, su una stella. Stelle e galassie. Cieli e prati. Tutto ruota attorno e per quel piccolo, grande gesto. Ogni minuscola parte del mio essere. Una ciocca di capelli, una ciglia.
La vita fu vana parvenza, sì prima sì dopo quel giorno.
Due labbra che si toccano, due cuori che si avvicinano, due mani che si cercano. È tutto lì. Tutto lì, il segreto dell’essere. 
Tutto in un piccolo sfioramento. 
La Terra comincia a girare vorticosamente, noi siamo in cielo. Non siamo più sotto quell’albero, siamo l’uno nell’altra. Sentiamo i nostri pensieri, i nostri cuori battere all’unisono. 
Vorrei che non finisse mai più.
Quando ci stacchiamo, io non vedo più niente. È come se avessi perso tutti i sensi, in quel momento. Lo guardo. Lui guarda me.
Si sente un ti amo sussurrare tra le foglie.
«Ti amo, Niall»
«And I love you, Benedetta»
Dopo quello un altro. E un altro, e un altro ancora. Sembriamo due bambini. Ridiamo. È la cosa più naturale del mondo. Diciassette anni della mia vita, diciannove della sua. Qualcosa di là c’è. Noi siamo nati per questo. Noi siamo nati per amare. Il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte.
Rimaniamo così. L’una nell’abbraccio dell’altro. Per sempre. Non c’è bisogno più di niente. Né l’aria, né l’acqua, né la presenza di chiunque altro. 
Siamo io e lui.
È questo l’importante.
Noi siamo le ali di uno stesso gabbiano.
Sei anni dopo…
«Another time there?»
«This is the place where we kissed the first time. That day, it was the best day of my life. You know I love you»
«I love you too»
Mi ricordo quel giorno. È stato anche il mio giorno più bello della mia vita. Io amo alla follia Niall. Ma perché mi ha riportato qui?
«I’ve a surprise»
Un’altra.
«Again? Let me guess. Is it a journey?»
«No»
«Hmm, a car?»
«Nooo»
Ride. Quanto lo amo. Però voglio sapere che vuole.
«Okay, I surrender. What’s that?»
Si avvicina, mi prende la mano. Sfiora le mie labbra con le sue – fuochi d’artificio – e mi sorride. Ma cosa sta facendo?
Si inginocchia?
Oh mio Dio. Non può essere. Mi prende in giro. Oddio, sta prendendo una scatoletta di velluto.
Un giorno fu quello, ch'è senza
compagno, ch'è senza ritorno…
«Benedetta Mingione, will you marry me?»
la vita fu vana parvenza
sì prima sì dopo quel giorno.
Perdonatemi se si vede così, non so perché!

 

  
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