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Autore: Novizia_Ood    09/05/2012    8 recensioni
SPOILER 4x23!!!
Un finale di poco alternativo! C?è poco da fare, c'è chi lo ha amato e chi no! E io sono per il SI ASSOLUTAMENTE! Ma Qualcosina sempre non garba! :P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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*°Always°*



“Mi dispiace Kate ma non rimarrò qui a vedere come ti distruggi! E’ finita”

Furono queste le ultime parole di Richard Castle prima che abbandonasse il suo appartamento, lasciandola sola in mezzo alla stanza. Come pensava che avrebbe mai reagito a quelle parole? Lui aveva sempre saputo, così come aveva sempre nascosto tutto quello, o almeno in parte, che riguardava l’omicidio di sua madre. Un sacco di domande si fecero spazio nella mente di Kate ora che era seduta sull’altalena sotto la pioggia battente. Si sentiva persa, spaesata e si voltò d’istinto a guardare l’altra altalena affianco alla sua, quella dove un anno prima c’era stato Castle, ma questa volta era vuota e immobile. Perché era sempre a lui che si rivolgeva ogni volta che si sentiva sola o vuota. Vuota. Era proprio la sensazione che provava ora, ma quella volta era diversa. Era andata via dal Distretto dopo aver preso tutte le sue cose e non aveva rivolto la parola a nessuno uscendo e come se non bastasse l’assassino di sua madre era ancora lì da qualche parte, destinato a non uscire mai allo scoperto. Sospirò prima di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Le sue lacrime si mescolavano alla pioggia e il suo dolore pareva scomparire ogni volta che provava a pensare a Castle, perché nonostante tutto era lui che in quel momento faceva più male. Si passò una mano tra i capelli bagnati e respirò profondamente. Per tredici anni era rimasta aggrappata a sua madre, all’omicidio e ad un maledetto, maledettissimo nome. Aveva voglia di vendetta e di una sanguinosa! Ma era giusto inseguire il passato lasciando scappare il futuro? Nello studio del Capo aveva osservato quel suo distintivo per bene, era stato quasi un compagno, un amico, ma adesso? Ora che Castle non c’era più, avrebbe avuto mai lo stesso valore? Sorrise involontariamente. Per quanto potesse raccontare agli altri e a se stessa di quel famoso muro che la divideva dal resto del mondo, doveva ammettere che Rick lo aveva superato e alla grande, ormai c’era dentro con lei, non poteva perderlo. Si alzò di scatto da quell’altalena che andò avanti tre o quattro volte prima di fermarsi completamente, smettendo di cigolare.
 
La casa di Richard Castle pareva molto più silenziosa e vuota ora che Alexis era alla festa del Diploma e la madre era andata a stare negli Hamptons.  Lo scrittore si aggirava per la casa guardandosi intorno. Sua figlia aveva proprio ragione, da quel momento si cambiava vita, era una svolta per tutti, un nuovo inizio per i giovani, ma per lui, probabilmente, era solo la fine. Con le mani in tasca arrivò in salone e appese ad una lampada quello che rimaneva del cappello da maturando di Alexie, ovvero un ciuffettino d’orato. Il silenzio venne interrotto dalla vibrazione del suo telefono appoggiato sul tavolino, lo prese e lesse a grandi caratteri “KATE BECKETT”. Sospirò rigirandosi per qualche secondo il telefono tra le mani. Quanto l’amava? Ormai gliel’aveva detto, lei lo sapeva e non aveva fatto nulla per fermarlo! Quante volte era stato in silenzio a guardarla? I suoi occhi, il suo sorriso, PRIMA bastavano, ora non più. Non aveva più intenzione di giocare al gatto e il topo con lei, perché non era affatto in gioco. A malincuore e con un groppo alla gola rifiutò la chiamata e il telefono tornò scuro. Lo osservò per un altro poco e poi lo riposò, dirigendosi nello studio. Accese il televisore collegato a tutta la cartella del caso di Beckett e cancellò tutto, come se cestinare quel file potesse far sparire anche i suoi sentimenti per lei. Prima che potesse posare il telecomando qualcuno bussò alla porta, ma senza usare il campanello. Il cuore batté all’impazzata, non voleva fossero Esposito o Rayan a portargli qualche orribile notizia, non voleva nemmeno che fosse quel misterioso uomo che gli passava notizie sul caso Beckett. Aprì la porta e fu come se il cuore mancò un battito. Ma cosa stava facendo? Si stava già perdendo nei suoi occhi, nella sua aria stanca ma sensuale al tempo stesso.
“Beckett..” esordì apparendo seccato. Rimase appoggiato alla porta senza darle la possibilità di entrare. “..che cosa vuoi?” domandò sgarbato. Non aveva nessun altra voglia se non quella di chiudere quella maledetta porta e andare a dormire. Cosa era andata a fare da lui? A chiedergli di lavorare ancora con lei? A chiedere di portarle ancora il caffè? A farle da cagnolino? Non lo avrebbe mai più fatto, non ne valeva più la pena.
“Te!” riuscì a dire lei. Tra i pensieri, tra le lacrime, tra un sorriso lei riuscì a dirlo. “Te Castle!” ripeté scuotendo piano la testa. Lui rimase fisso sulla porta fin quando lei non avanzò velocemente entrando in casa e bloccandogli la testa con le mani e lo costrinse a baciarla. Un brivido percorse la schiena di entrambi, erano proprio lì ora, l’uno per l’altro. Nonostante ciò, lui provò a non farsi ammaliare completamente, cercando di rimanere lucido, ma lei lo anticipò staccandosi dalle sue labbra e poggiando la fronte su quella di lui.
“Scusami, mi dispiace..” iniziò lentamente. Gli aveva tenuto nascosto il fatto che ricordasse tutto dopo lo sparo, tutti quei “Ti Amo” …
“Mi dispiace tanto..” Lo aveva costretto a mascherare tutti i suoi sentimenti, ad ingoiarli e a tenerli dentro rinchiusi.
“Castle, mi dispiace” Lo aveva fatto piangere giorni prima in casa sua, tutto perché lei non si sentiva pronta ad un rapporto del genere. Ma ora che si vedeva lì, tra le braccia di lui, si domandava di cosa avesse realmente paura se in realtà era tutto così dannatamente perfetto. Provò ad avvicinarsi alle sue labbra di nuovo e lui rispose velocemente al bacio, ma questa volta allontanandola velocemente da sé prendendola per i polsi. La guardò negli occhi fisso, sperando che lei avesse detto tutta la verità, almeno ora, almeno a lui.
“Che cosa è successo?” domandò senza staccare i suoi occhi da quelli di lei. Solo ora, sotto la luce debole delle luci, riusciva a notare tracce delle lacrime sulle sue guance. Kate lo fissava senza staccare nemmeno lei lo sguardo, sorrise debolmente.
“Me ne sono andata. Gli assassini di mia madre probabilmente sono destinata a non incontrarli mai, probabilmente non avrò mai la mia vendetta! Oggi ho anche rischiato di morire!” esclamò piano, quasi come se stesse riflettendo a voce alta, ma appena vide l’espressione di lui più preoccupata si affrettò a completare il suo discorso. “Ma nonostante tutto questo, non faccio altro che pensare a te! Penso solo a te Castle..” confessò con voce tremante. Ecco, adesso era lì, davanti a lui, aveva assaggiato le sue labbra per la seconda volta, ma ora era più consapevole di volerlo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Gli posò una mano sul viso e gli accarezzò con il pollice le labbra. Se l’avesse spinta fuori probabilmente non lo avrebbe biasimato, si sentiva così in colpa per quello che gli aveva fatto e non se n’era mai resa conto prima. Quanto era stata cieca? Un lampo inondò di luce la stanza e il viso dell’uomo, che ora pareva essersi rilassato al tocco della donna. Adesso gli si leggeva tutt’altro in viso, passione, desiderio, amore. La voleva, l’aveva sempre voluta. Questa volta fu lui a bloccarle il viso con le mani e ci mise talmente tanta passione che senza accorgersene la spinse sulla porta fino a farla chiudere. Di tutte le volte che dai cattivi Beckett era stata sbattuta contro il muro, quella era sicuramente la più dolce botta che avesse mai preso, dall’uomo che amava. Li lasciò baciare, accarezzare dove lui non l’aveva mai fatto prima, non con lei. Le mani di Castle viaggiavano sul suo corpo come se sapessero già tutto di lei, ogni angolo, ogni lembo di pelle. Quante volte l’aveva guardata? Il viso, il corpo, le gambe. Fino ad ora aveva solo potuto immaginare come sarebbe stato averla tutta per sé, ora no, adesso l’aveva sotto le sue mani. Le strinse la camicia dietro la schiena, la voleva. Lei si lasciò baciare le labbra, il collo, i seni, intanto le sue braccia lo avvolgevano da per tutto, salivano al collo, poi scendevano alle spalle, al petto, ai fianchi, doveva sentirlo anche lei, solo suo. Richard le sbottonò lentamente i primi bottoni della camicia e lei lo lasciò fare senza opporre nessuna resistenza. Le accarezzò i seni fino ad arrivare ad accarezzarle sulla cicatrice. Lui alzò gli occhi e incrociò quelli di lei, ma prima che potessero aggiungere qualcosa, lui si chinò sul segno lasciato dal proiettile e lo baciò con delicatezza. A ripensare a tutta la paura che aveva avuto, la paura di perderla, di non rivederla mai più e invece ora era proprio lì, tra le sue mani, tra le sue braccia. Si era incantato a guardarla di nuovo, contro il muro e quella camicia sbottonata. Con le labbra rosse per i baci era ancora più bella, ma un’espressione triste si dipinse sul suo volto. Su quello dell’uomo che aveva sempre una battuta divertente, che non prendeva mai le cose seriamente, lui, quell’eterno bambino. Aveva lo sguardo fisso su quella cicatrice e ricordò in un secondo tutta la paura che non aveva mai provato prima di allora. Rialzò lo sguardo su di lei che gli prese nuovamente il viso tra le mani.
“Castle…” lo chiamò piano. “…sono qui!” esclamò lentamente. Avvicinò le sue labbra a quelle di lui e tra un bacio e l’altro ripeté “Sono qui Castle!” E lei aveva pienamente ragione, era lì, in casa sua, non per terra, sull’erba e sanguinante. La strinse di nuovo e riprese a baciarla con passione, spostandole i capelli a destra per lasciar libera la parte sinistra e continuarla a bacare sul collo. Profumava di pioggia e di Kate, meravigliosa Kate! Continuò a sbottonarle tutta la camicia e lei la lasciò cadere sul pavimento senza curarsene minimamente, anzi, lei provvide a togliere anche quella di Rick. Tra i baci si avviarono nella camera da letto. In quella camera dove sarebbe potuta entrare mille giorni addietro. Arrivata al letto, Kate si lasciò cadere sopra e prima che lui si lasciasse andare sopra di lei, gli tolse la cintura e gli sbottonò il pantalone. Lui le bloccò le mani e si stese su di lei, bloccandole le mani sopra la testa. Con una mano gliele teneva ferme e con l’altra l’accarezzava da per tutto, la pancia, il seno, il collo, le gambe e contemporaneamente la baciava. Lei era una detective, sempre pronta ad attaccare, a comandare, ma lì, in quella stanza, avrebbe dovuto cedere il comando a qualcun altro. Lì dentro non erano il Detective e il suo partner scrittore, lì dentro erano molto di più. Castle riuscì a sfilarle dopo poco anche il pantalone e si soffermò a baciarle le gambe, salì sui fianchi, i suoi perfetti fianchi, sulla pancia piatta, sui seni tondi, collo, viso, labbra. Non poteva fare a meno di toccarla continuamente, come se non ne fosse mai sazio. Ad un tratto però Castle decise di volerle stare ancora più vicino e di sentirsi completamente parte di lei, così fecero  l’amore fino a tardi, con la pioggia battente fuori, con i lampi, con i tuoni, mani nelle mani.
La mattina dopo il sole splendeva fuori, come se il giorno prima non avesse mai piovuto, come se non ci fosse stata mai una nuvola. I corpi dei due giacevano completamente nudi sotto le coperte bianche del letto matrimoniale di casa Castle. D’un tratto, quasi contemporaneamente i due si risvegliarono. Lei era così bella perfino la mattina, gli sorrise raggiante. Lui sorrise per un istante e poi fece la faccia sorpresa.
“Che cosa…?” domandò spaesato guardandosi intorno. I vestiti erano ancora a terra dalla notte prima.
“Castle?” Cosa gli era preso? Ora si stava preoccupando.
“Giuro, non ricordo nulla!!!” esclamò lui senza riuscire a nascondere il sorriso meraviglioso che aveva sul viso. L’espressione preoccupata di lei lasciò spazio ad un sorriso di sollievo e prese il cuscino per sbatterglielo in faccia.
“Smettila!!” rise lei, lui alzò le braccia in segno di resa.
“Giuro che se dovesse capitare un’altra volta questa cosa io non ne so niente! Non ricordo nulla, il mio corpo fa tutto da solo!” rise ancora. Era tornato l’uomo di sempre, l’uomo che l’aveva fatta innamorare. Era meravigliosa quella scena. Quante volte aveva sognato di svegliarsi acanto a lei? Kate lo guardava sorridente, poi si avvicinò a lui, alle sue labbra in modo provocante.
“Dunque non ricordi proprio nulla?” gli guardava le labbra come se da un momento all’altro le avesse divorate, lui non sorrideva più, era come caduto nuovamente in trance, per la sua bellezza, la sua sensualità.
“No..” riuscì solo a sussurrare.
“proprio niente, niente?” Domandò di nuovo lei accarezzandogli il petto, lui scosse la testa. “Allora, potrei provvedere a fartelo ricordare…” gli sussurrò Kate nell’orecchio, poi si morse il labro inferiore, stava quasi sorridendo. Quant’era bella? Sarebbe stata la domanda da un milione di dollari.
“oooh volentieri!” Esclamò lui tirandosela nuovamente sopra di lui.
Non furono le uniche volte in cui il Detective Beckett e lo scrittore di gialli Castle, fecero l’amore quel giorno. Oh, no, quello era solo l’inizio di una lunga serie!

Inutile dirvi che questa FF era piena di spoiler di cui ho ACCURATAMENTE avvertito all'inizio! (:
Beh che dire? Ho finito di vedere la puntata qualche ora fa e quest'ispirazione non potevo proprio bloccarla!
L'Amore si è visto, perché c'era! Ma quelle "ingenue" manine mi hanno lasciato aperto uno scenario diverso! Dove la passione prendeva il sopravvento!
E poi che dire, non mi sono certo fermata alla porta della camera, e nemmeno alla sera! 
IL GIORNO DOPO era quello di cui tutte avevamo bisogno!<3
Spero vi sia piaciuto davvero!
Lasciate un commento anche sulla puntata se volete!!! Sarò lietissima di commentarla con voi! **

Un bacio!

  
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