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Autore: Balla sulle nuvole    09/05/2012    9 recensioni
| Hean | Angst/ Malinconico / Triste | One-Shot | Het /AU|
Allora questa è una ReanHeat abbastanza deprimente.
Nata come sfogo personale, si è trasformata in una ff decisamente assurda e insensata.
La coppia mi piace molto, anche se è la prima volta che pubblico una storia su di loro, quindi spero di non aver scritto l'ennesima cavolata.
Dal testo:
Stupida.
Terribilmente stupida ed ingenua.
Così si sentiva in quel momento, mentre la pioggia fredda di settembre le bagnava i capelli, lasciati sciolti sulle spalle magre ed appuntite.
Gli aveva creduto come un’alloca per anni, era andata avanti nella convinzione che fossero realmente amici e che ogni suo gesto fosse dettato dall’affetto.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsuishi Shigeto, Hasuike An
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Spazio Me:

All’inizio questa ff  doveva essere un semplice sfogo, senza pretese e privato.
Un’introspettiva personale.
Poi ho pensato di farla diventare un IchiAki, ed invece non so come ne è uscita una ReanHeat davvero assurda.
Lo scopo iniziale era completamente diverso, così come la trama.
Però  è uscito questo e ,visto che ultimamente non ho l’ispirazione nemmeno per scrivere le lettere di auguri, mi accontento.
Ok, ci vediamo in fondo, ovviamente per chi riesce ad arrivarci.
 

Si fatica tanto per dimenticare,
 che basta un nonnulla per ricadere nella trappola dei ricordi.
 



IN BILICO SOTTO LA PIOGGIA:

 

Stupida.
Terribilmente stupida ed ingenua.
Così si sentiva in quel momento,  mentre la pioggia fredda di settembre le bagnava i capelli, lasciati sciolti sulle spalle magre ed appuntite.
Gli aveva creduto come un’alloca per anni,  era andata avanti nella convinzione che fossero realmente amici e che ogni suo gesto fosse dettato dall’affetto.
Dopotutto le ripeteva continuamente che per lui, lei era speciale, la donna più importante della sua vita, la sua migliore amica.
Parole  alla quale si era aggrappata disperatamente durante gli ultimi mesi, quando all’improvviso tutto era cambiato.
Era bastata una sera, all’apparenza come molte altre, per aprirle gli occhi.
Stavano chiacchierando come sempre, seduti al solito tavolo del bar sotto casa, davanti una birra di troppo.
Quando lui si era avvicinato furtivo, bloccandole ogni via di fuga con le braccia.
Un gesto che all’inizio non l’aveva preoccupata più di tanto, visto la mania del ragazzo per gli abbracci quando l’alcool gli inebriava la mente.
Era sempre stato così Atsuishi, troppo timido e taciturno per aprirsi in gesti espansivi senza l’aiuto di forze maggiori.
Quella volta però, le sue labbra erano pericolosamente vicine ed insistenti.
Era stato un gesto istintivo per la ragazza quello di allontanarlo, di spingerlo via e andarsene dal locale, non voleva rovinare il loro rapporto, non voleva perderlo e così facendo  aveva dato il via ad una lotta priva d’ogni morale.
Certo, lui le aveva chiesto scusa il giorno dopo, tra le mani un barattolo di gelato alla nocciola, il suo preferito, ed un film comico, ed ovviamente lei l’aveva perdonato all’istante, spiegandogli per filo e per segno le motivazioni  che l’avevano spinta alla fuga.
Heat aveva annuito, abbracciandola come sempre, in quella stretta salda dove nessuno poteva toccarla,  dove si era sempre sentita protetta.
 Dentro di se però, il ragazzo, rimuginava silenziosamente sul suo orgoglio ferito e su quello che per lui era davvero importante.
Le settimane erano trascorse tranquille da quell’episodio, tra chiacchiere e risate, finché l’albino non era tornato alla carica, caparbio e determinato.
Così, ad ogni rifiuto c’erano  state parole sempre più dure, cariche di rancore, e sempre più difficili da digerire per la ragazza, che con  calma cercava di mantenere il controllo della situazione, di dimenticare  e andare oltre.
Tuttavia il loro era diventato un circolo vizioso, malsano, in bilico tra odio e amicizia.
Lui ci provava in ogni modo, sempre più aggressivo, senza badare minimamente  ai sentimenti di Rean, la feriva   e le chiedeva scusa con una facilità incredibile.
E lei, travolta dagli eventi, costantemente sul punto di piangere, lo perdonava ogni volta, convinta di poter ricucire il loro rapporto.
Era stata una stupida, e finalmente l’aveva capito, osservandolo completamente zuppo in quella sera di settembre.
Le dava le spalle sicuro di sé, come dopotutto aveva fatto in quei giorni infernali, i capelli grondanti e le mani in tasca.
Non riusciva a guardarla negli occhi, a reggere l’accusa in quelle pupille troppo espressive, perché in cuor suo sapeva che An era giunta al limite, aveva osato troppo.
L’aveva accusata di non volergli bene, di essere cambiata, di allontanarlo con scuse banali.
Aveva scaricato su di lei la colpa di tutto, facendo pressione sui suoi sensi di colpa e poi quando l’aveva vista vulnerabile l’aveva baciata di nuovo, con forza.
Ed ora era lì, in mezzo a quel prato fangoso, in attesa di ricevere la giusta punizione per il suo comportamento tremendamente sbagliato.
Un perfetto stronzo, così si sentiva il giovane Shigeto il vero colpevole della loro disfatta.
“Non mi perdonerai questa volta vero Anny?” le chiese all’improvviso, lo sguardo fisso sul terreno ed un leggero tremore nella voce.
Lei si morse il labbro, incurvando  il capo di lato, era giunto il momento di scegliere, di andare avanti e mettere la parola fine a tutta quella faccenda.
Era stanca, senza energie per continuare a lottare, ed una motivazione valida per insistere  ancora.
Quante volte l’aveva perdonato inutilmente? Quante volte lui non si era pentito realmente di ciò che le diceva e faceva?
Troppe, e oramai aveva capito che quella spaccatura tra di loro era insanabile, una malattia che la stava divorando con ferocia.
Non mangiava e non dormiva da giorni, troppo presa a convivere con gli sbalzi d’umore del ragazzo, cercando in vecchie foto, lettere e messaggi quello che era stato il suo migliore amico.
Dovevano rimanere sempre insieme, se l’erano promesso anni prima, quando ancora  non c’era malizia tra di loro.
Una promessa che lei non voleva più mantenere, non ne era in grado.
“Sono stanca Heat, non faccio altro che perdonarti da mesi” aveva risposto infine  sospirando, le braccia ciondolanti lungo i fianchi “ e so che questa non sarà l’ultima volta”.
Lui aveva semplicemente annuito prima di parlare “ vuoi gettare via la nostra amicizia in questo modo?” .
Parole cariche di speranza, l’ultima supplica di chi sa  già l’amara risposta al proprio quesito.
Rean sbuffò, sapevano entrambi che oramai era già tutto perduto, della loro amicizia indissolubile non erano rimasti altro che i ricordi felici.
“ E’ troppo anche per me, non sopporto di essere continuamente delusa da te, presa in giro senza sosta”.
“Quindi non vuoi darci un'altra possibilità?”
No, non voleva, perché sapeva che in un altro momento il coraggio le sarebbe mancato, che dirgli addio era impensabile eppure era quello che andava fatto, almeno per il momento.
Lei non l’amava in quel modo, e nemmeno lui era evidente, tutto quel trambusto era nato da semplice possessione, forse attrazione ma nulla più.
Deglutì amaramente, doveva essere forte “ no, non voglio” esclamò con convinzione, incrociando finalmente il suo sguardo.
La fissava in silenzio, rassegnato all’evidenza, gli occhi colmi di tristezza e rimorso.
“Scusami Anny, non pretendo un perdono  immediato, ma spero che un giorno tu possa smettere di odiarmi” disse tutto d’un fiato, accennando un sorriso tirato .
Lei sgranò gli occhi incredula, abbracciandolo istintivamente, un abbraccio che sapeva di separazione, diverso da tutti gli altri “ io non potrò mai odiarti Shi” sussurrò poi al suo orecchio, prima di lasciarlo lì, da solo sotto la pioggia con le sue colpe.
Per la prima volta  era lei a dargli spalle, mentre entrambi piangevano.
 
 
 
Lo osservava ridere spensierato, appoggiato al bancone del solito bar, al suo fianco una ragazza dai capelli neri gli sorrideva complice, le mani appoggiate sul pancione rotondo.
Stava per diventare padre, e lei non avrebbe fatto da madrina a sua figlia, probabilmente nemmeno l’avrebbe mai vista.
Una nota di nostalgia le inumidì gli occhi, nonostante gli anni  fossero passati, uno dopo l’altro, portando con sé piacevoli novità, lui le mancava ancora.
L’aveva osservato da lontano, innamorarsi della donna, che poi per sbaglio, aveva messo in cinta, l’unica che era riuscita a cambiarlo.
Sorrise amaramente con sincerità, mentre, come di consueto, incrociava i suoi occhi azzurri, così dannatamente famigliari.
Perché sebbene, dopo quella fatidica sera, i due non si erano più rivolti la parola, i loro sguardi si cercavano sempre, non avevano mai smesso di farlo.
Sentiva costantemente lo sguardo imperscrutabile e magnetico di Atsuishi su di sé, non l’abbandonava mai, per ricordarle che nonostante tutto lui c’era, era lì a pochi passi da lei, e ci sarebbe sempre stato.
Aveva cercato di dimenticarlo, di sostituire l’indifferenza con l’affetto che provava per il ragazzo, relegandolo in un angolo in fondo al suo cuore.
Bastava vederlo però, per cedere ai ricordi e alla nostalgia.
Perché lui era stato importante per lei, e questo non poteva dimenticarlo.
Dopotutto da quel giorno nessuno l’aveva più chiamata Anny.
 
 




Spazio Me finale:

Ok, ora potete linciarmi.
Questa storie è insensata e terribilmente assurda.
I caratteri dei personaggi non si vedono ed il finale è penoso.
Però ora mi sento più leggera, quindi la ff è servita al suo scopo originario.
Bene, dedico questa cosa indegna alla mia cognatina, R&by che supporta come me questi due sciagurati.
Si, lo so che non è proprio una Heat/Rean ma chi lo dice che deve essere sempre tutto rose e fiori?
Ora scappo che è tardi e non ho nulla da dire.
Grazie per essere giunti fin qua, vi stimo profondamente.

Un bacione
Mary
  
  
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