Grazie
L’isola
si faceva via via più lontana. Le sagome delle case,
la grande insegna dell’Elisir... tutto stava diventando così piccolo, che Sanji
si chiese se mai quella vita l’avesse vissuta sul serio. La pioggia era
insistente, ma il profilo dell’isola era ancora perfettamente nitido, così che
lui potesse dirle addio. Addio al suo posto di direttore, addio a Keira, addio
a Giselle... addio a quel limbo in cui aveva deciso tre anni addietro di
restare. Sentì il cuore saltare un
battito, come a chiedergli se quello che stava facendo fosse davvero la cosa
giusta.
- Ehi, tutto ok? – si sentì chiedere. Guardò verso lo spadaccino e annuì.
- Non hai ancora detto una parola – era vero. Non aveva avuto ancora la forza
di pronunciare una sola sillaba. Come se la sua voce l’avesse lasciata alla
villa del generale Edward insieme alla sua richiesta di perdono. Abbassò il
capo fissando il legno dell’imbarcazione.
- Zoro – sospirò appena attirando l’attenzione dello spadaccino. Passò qualche
altro attimo di silenzio infranto dal rumore del mare che veniva tagliato dalla
barca.
- Tre anni fa... quando me ne andai... ti ho odiato davvero – la voce era ferma
e le parole non tradivano incertezza. Gli occhi dello spadaccino fissavano il
suo viso silenti.
- Ma ho odiato di più me stesso – ora poteva vedere quelli di Sanji specchiarsi
nei suoi e trapelare una sincerità che pareva rasserenare il cuore del cuoco.
- E’ passato, cuoco... non ha più importanza – sibilò stancamente scivolando
contro le assi di legno e chiudendo gli occhi. Il biondo lo fissò disegnando un
leggero sorriso sulle labbra... quello stupido marimo, allora era vero che non
sarebbe mai cambiato.
Bert continuò a guidare la barca per qualche ora
finché non giunsero in un punto indefinito del mare. Spense i motori.
La pioggia era cessata e il cielo era ormai sgombro da nuvole che avevano
lasciato il posto ad un sole pallido. All’orizzonte non vi era nulla.
- Siamo arrivati? – bofonchiò Zoro. L’uomo affermò che era quello il punto in
cui le coordinate portavano. Non c’era possibilità di errore.
Sanji si affacciò dall’imbarcazione per scrutate il mare.
- Pensavo avremmo attraccato alla prossima isola – guardò Zoro che non diede
cenno di risposta.
- Il tuo amico mi ha detto di portarvi qui. E’ quello che ho fatto – mormorò
ancora il marinaio sistemando le corde e le vele. Sanji ebbe una strana
sensazione. Una morsa lo prese allo stomaco e quando le labbra di Zoro si
dischiusero ebbe conferma dei propri timori.
- Stanno venendo a prenderci – stavano venendo a prenderli.
Chiedere chi non era necessario,
sapeva benissimo di chi si trattava ma lui... era davvero pronto? Era già stato
uno shock quello che era successo, poteva ancora sentire le lacrime di Keira
bagnargli la camicia... il suo cuore avrebbe retto nel rivederli? Avrebbe
potuto guardare gli occhi di Rufy? E quelli di Nami? Sentì su di sé lo sguardo
dello spadaccino e di istinto gli diede le spalle. Fece lunghi respiri
portandosi una mano sul petto. Li aveva lasciati tre anni addietro ed ora li
stava ritrovando. Il suo capitano era divenuto il re, la sua ciurma la più
temuta dei mari. Le loro vite erano ricche di avventure che lui... non aveva
potuto o meglio, voluto vivere.
Forse doveva aspettare... Sì, avrebbe dovuto prima far chiarezza e poi
rivederli. Poteva sempre chiedere a Bert di portarlo
su un'altra isola e poi...
E poi sarebbe scappato nuovamente, come era accaduto tre anni prima.
Stava per scivolare in una nuova tristezza quando il suono di un lumacofono
interruppe i suoi pensieri. Si voltò verso Zoro e lo vide prendere qualcosa dalla
tasca, un baby lumacofono per l’appunto.
Avrebbe voluto dirgli di non farlo ma la sua gola lo stava tradendo di nuovo.
- Ehi Zoro tutto bene? – quella voce... Ebbe un
sussulto nel sentirla.
- Si tutto ok, siamo... – le labbra si discussero e lasciarono uscire un
leggero sospiro.
- Rufy...- Zoro lo guardò interrompendo la sua frase mentre dall’altro capo del
lumacofono si udì un mormorio e poi...
- Ohi Sanji, sei tu?... Sei davvero
tu?... SAANJIIIII!!!!! – sentirgli pronunciare il suo
nome, sentirglielo urlare a quel modo. Era come se il tempo non fosse mai
passato, come se quei tre anni non fossero mai esistiti e tutto il dolore
potesse svanire come una bolla di sapone.
- Sì, Rufy – sorrise sedendosi accanto allo spadaccino, prendendo dalle sue
mani il piccolo lumacofono e guardandolo come fosse la cosa più preziosa del
mondo.
Un vociare si unì alle urla che Rufy stava ruggendo dall’altra parte.
- Ohi Sanji come stai? Noi qui... Usopp stavo parlando io!... Ehi anche io
voglio parlare con Sanji, Sanji mi senti?.... Chopper tu dopo, prima io, sono
il capitano... Yohohohoho ehi cook-san
come va la vita?.... piantatela IO devo parlare con Sanji! – rimase immobile mentre quel
fiume gli si riversava nelle orecchie riempiendogli il cuore di gioia e mentre
Zoro se la rideva.
- Non sono cambiati molto – ghignò e Sanji sorrise a sua volta
- Ehi Sanji lo sai che il One Piece era.... Sanji ci sei mancatoooo... Stavo parlando io Chopper!... Robin tappagli
la bocca!.... No Usopp tocca a me!... Ehi fratello sopracciglio, tutto bene?...
Basta Franky io sono il re dei... ADESSO BASTA! Parlo io: Sanji-kun, mi senti? – la voce della sua dolce Nami.
Rimase in silenzio senza dire nulla in lunghi attimi che parvero eterni
- Nami-san... – non seppe aggiungere altro ma poté sentire distintamente il
suono di alcuni singhiozzi dall’altra parte
- Sanji-kun...- la sua voce rotta dal pianto
così come quel giorno, che però stavolta non era altro che di gioia.
- Abbiamo avuto dei problemi con la
marina, ma stiamo venendo – chiarì Usopp mentre spiegava che non era niente di
grave, gli aveva solo portato via del tempo.
- Ok, allora vi aspettiamo – Sanji fece un lungo sospiro mentre Zoro spegneva
il lumacofono e rimase a fissarlo per qualche istante.
I
suoi nakama, la sua sola vera famiglia. Li avrebbe
riabbracciati dopo così tanto tempo che si chiedeva se non fosse solo un sogno.
Uno dei quei sogni agrodolci che spezzavano le sue notti. Quando la malinconia
si faceva largo dentro di lui e nel silenzio della stanza gli pareva di poterli
sentire ridere accanto a sé. Le notti in cui affondava il viso nel cuscino e si
faceva forza per non crollare.
- Se ti azzardi a piangere di nuovo, ti getto in mare – la voce di Zoro
intimava quell’ordine con una strana dolcezza. Gli aveva letto dentro, lo aveva
capito senza che lui avesse anche solo parlato. Un tempo non avrebbe creduto
possibile un tale miracolo.
- Ok spadaccino, ma solo se tu la smetti di fare lo sdolcinato – si ritrovarono a sorridere entrambi.
Come se la felicità fosse un qualcosa che ognuno merita prima o poi, non
contano gli sbagli commessi, non contano più le lacrime versate e quelle che
invece si è fatto versare. Come un dono che un giorno o l’altro tutti
scartiamo, eppure quanta sofferenza c’era stata dietro... ma ora non aveva più
importanza.
Si guardò la mano, l’eterno emblema di quel vile dolore.
- Chopper... lui dice che può guarirla – le parole di Zoro odoravano di bugia e
si ritrovò a scuotere la testa.
- Dico sul serio... lui e Franky... non so bene di che si tratta – agli occhi
di Sanji, Zoro sembrava un bambino che cerca di spiegare un concetto che
neanche lui aveva ben afferrato. Impacciato e quasi imbarazzato.
- Insomma c’hanno lavorato tanto e ora... potresti tornare a cucinare, se
volessi– stavolta era ancora più difficile ricacciare le lacrime e se fosse
vero o meno, se avesse potuto rincorrere ancora il suo sogno non era poi così
importante. Ma pensare che nonostante se ne fosse andato, nonostante non avesse
avuto fiducia loro aveva continuato a lavorare per aiutarlo, avessero anche
solo disegnato un’ utopia nella certezza che si sarebbero rincontrati, solo
questo gli riempiva il cuore di gioia.
- Chi lo sa... – sospirò fissando quel guanto che da mille giorni gli ricordava
la sua sconfitta. Uno strano tepore si impossessò del suo corpo e lui ci mise
un po’ a capire cosa fosse. Per troppo tempo non ne aveva sentito la presenza
sulla sua pelle: speranza. Dolce invenzione degli dei.
- Rufy ultimamente è ingordo di nuove avventure... gli interesserebbe di sicuro
cercare un certo mare – sibilò lo spadaccino scivolando con gli occhi chiusi
contro il legno dell’imbarcazione. Sanji sorrise e si alzò.
Lentamente come fosse un rito, fece scivolare via il guanto nero portando alla
luce del sole il pallore di quella mano.
- L’all blue – sentì dei
brevi tremori percorrere le sue dita ma scosse la testa per cacciarli via. Un
semplice slancio e il nero della stoffa cadde in mare, galleggiando silente
sullo specchio d’acqua.
- Ohi, marimo -
- Che vuoi? – aspettò qualche attimo fissando quel verde assurdo dei suoi
capelli.
- Grazie – non avrebbe mai creduto di poterlo dire. Di poterglielo dire.
Lo aveva odiato e maledetto ogni singolo giorno trascorso lontano da lui. Si era
maledetto e si era odiato per quella scelta. Mai avrebbe creduto che un giorno
gli sarebbe stato grato. Per non averlo lasciato solo, per aver combattuto per
riprenderselo, per avergli fatto capire che non era passato un singolo attimo
che lui non lo avesse nel cuore. Tenace e testardo come sempre. In quei pochi
giorni lo aveva riempito di un amore così grande che non era paragonabile a
quello che si può provare in una vita intera. Un amore che aveva superato le
sue paure e sbriciolato le sue insicurezze, incenerito i sensi di colpa come
una fiamma ardente. Forse neanche quello stupido marino si rendeva conto di
quale imprese avesse compiuto, la più grande di tutte.
- Smettila di blaterare – e le sue forti braccia lo aveva avvolto e tirato a
se. Poteva vedere nell’orizzonte davanti una nuova luce brillare, la sua luce.
- Non provare più ad andartene, chiaro? La prossima volta non ti verrò a
prendere – ghignò contro il suo viso.
- Sì che lo farai – ora era Zoro a sorridere annuendo. Sconfitto, felicemente sconfitto.
Sì, l’avrebbe cercato e ripreso ovunque fosse scappato, anche in capo al mondo.
Aveva solcato i fondali marini, il cielo stesso, perfino gli inferi. Non poteva
scappare da lui, ma forse mentre sentiva il suo profumo inebriarlo, mentre quelle
labbra sottili si avvicinavano alle sue, mentre in lontananza poteva vedere il
vessillo della sua ciurma e il ricordo di qui giorni si faceva largo nel suo
cuore, forse sì, ne era quasi convinto, non sarebbe più scappato.
**The End **
Grazie infinite
anche a voi u///u
kiss kiss Chiara