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Autore: Fluffy Jpeg    09/05/2012    2 recensioni
Sherlock Holmes aveva sempre avuto il brutto vizio di assumere droghe quando non lavorava. "E' per tenere in moto la mia mente", diceva sempre; e Watson, questo, non lo sopportava affatto. Una sera di Febbraio, però, Holmes cambiò genere...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella particolare serata del 18 Febbraio



Durante il lungo periodo che passai al fianco di Sherlock Holmes, mi ritrovai stupito dalle sue impressionanti deduzioni quanto disgustato dal suo continuo uso di droga quando non aveva incarichi. Ma in questo riuscivo a trovare un lato positivo: mi irritava non poco trovare per terra nei nostri appartamenti siringhe un tempo cariche di cocaina o morfina, ma almeno era l'unica cosa che prendeva. Non faceva pazzie come bere o buttarsi sotto una carrozza per constatare con quanti lividi ne sarebbe uscito.
Ma cambiò una volta, e solo quella. Ora ve la racconterò.
Quel giorno -era il 18 Febbraio, un Sabato- avevo avuto un impegno improvviso che mi aveva trattenuto fuori da quel pomeriggio fino a sera. Quando uscii dal 221b di Baker Street, Holmes stava pizzicando distrattamente le corde del suo violino, con una siringa di cocaina appoggiata accanto a sé, sul bracciolo della poltrona, in attesa di un momento adatto per iniettarsela in vena. Quella visione mi irritò a tal punto che, liberatomi del mio incarico, decisi di passeggiare per Londra per calmarmi prima di rientrare.
Dopo i primi minuti, cominciai a perdere di vista l'orario, e quando tornai a casa era piuttosto tardi. Salii le scale con una certa velocità, deciso più che mai a sdraiarmi sul divano per riposarmi, quando la padrona degli alloggi mi chiamò dal piano terra con voce preoccupata.
« Mi dica, signora Hudson. Cosa la turba? » le chiesi avvicinandomi.
« Dottor Watson, sono così in pensiero per il signor Holmes! » mormorò lei, torturandosi le dita delle mani per l'agitazione. A quelle parole, mi misi subito sull'attenti.
« Cosa è successo? Si è sentito male? »
« No, no, è che, meno di un'ora dopo di lei, è uscito anche lui dicendo che andava a farsi un giro e non è più tornato... »
Devo confessare che, nel sentire ciò, mi crebbe una certa inquietudine dentro: certo, era tipico del mio amico scomparire per una giornata intera, ma lo era durante qualche bel caso. Ciò non era normale in altre circostanze!
« Le ha detto dove sarebbe andato, di preciso? » domandai. Lei scosse la testa desolata.
« No... » fu la sua semplice risposta.
Il suo sguardo era talmente triste perché non poteva fare niente per aiutarmi che mi commosse. Le appoggiai una mano sulla spalla, rivolgendole un sorriso consolatorio.
« Non si preoccupi. » le dissi affettuosamente. « Vedrà che non gli è successo niente. Lo troverò in men che non si dica. »
Dopodiché, ripresi giacca e cappello e uscì a passo svelto.
Ero irrequieto mentre mi allontanavo dal 221b di Baker Street: pensavo che le ricerche sarebbero state faticose, visto che Sherlock Holmes è una persona tutt'altro che prevedibile e non avevo la sua stessa capacità di deduzione; ma dovetti ricredermi molto presto poiché, girato l'angolo, sentii la voce di un uomo che urlava contro qualcuno minacce e imprecazioni e altre che invocavano in coro un po' di pugni e calci per movimentare la serata provenire dall'interno di un locale.
Diedi una semplice sbirciata, giusto per curiosità, visto che cose così non mi interessano, e proseguii diritto; ma dopo pochi passi mi fermai e tornai indietro di corsa.
Strizzai gli occhi per vedere meglio nell'ambiente buio illuminato solo da qualche lampada, e lentamente misi a fuoco due figure al bancone, circondate dalla folla: e, credetemi o no, di fronte alla persona incitata alla violenza, riconobbi il mio amico Sherlock Holmes, che teneva le mani alzate davanti al petto nel tentativo di chiedere un po' di calma e di abbassare la voce, con un espressione dolorante.
Entrai sbuffando, facendomi strada tra la rozza massa di uomini urlanti e sbavanti, molti alticci, fino ad arrivare accanto al mio amico. Si accorse della mia presenza solo quando lo toccai alla spalla con il mio bastone.
« Watson, mio caro amico! » esclamò nel vedermi « Arriva sempre nel momento giusto! »
Mentre pronunciava quelle parole non potei fare a meno di sentire un forte odore di alcool uscire dalla sua bocca. Fui talmente stupefatto da ciò che non afferrai quello che mi disse immediatamente dopo. Al fine, lo interruppi bruscamente nel mezzo della sua frase, battendo il bastone a terra: « Santo Iddio, Holmes, ma lei è ubriaco!! » gli urlai.
Lui allontanò il suo sguardo dal mio, con aria colpevole.
« Mi permetta di spiegar... »
« Prima la droga e poi l'alcool? Vuole proprio mandarsi all'obitorio! »
« L'ho fatto solo per curiosità... » mi disse, come fosse la cosa più normale del mondo. « Avevo finito sia la cocaina che la morfina... Sono andato in giro a cercare qualcuno a cui comprarne un po', quando sono incappato qui. ».
Ebbe un piccolo mancamento e quasi cadde dalla seggiola sulla quale era seduto. Gli evitai di cadere in terra, ma quasi avrei voluto lasciare che ciò accadesse.
« Ma le garantisco... » continuò, reggendosi a me. « … che questa è l'ultima volta che berrò così tanto. L'alcool, anziché mettere in moto la mia mente, la blocca, soprattutto se è scadente come questa roba. »
Notai il barista fare un'espressione irritata alle parole del mio amico, e sperai vivamente che non iniziasse a tirarci dietro i bicchieri. Fortunatamente, si limitò a strofinare il bancone con un po' più di forza, sussurrando delle parole che è meglio che io non trascriva.
Holmes ebbe un sospiro, poi mosse una mano per indicare la fine della sua spiegazione dopo aver pronunciato, con assoluta certezza, le parole: « Le garantisco che è molto meglio la cocaina. »
« Che notizia meravigliosa. » commentai, stizzito. « Me l'appunterò, casomai dovesse tornarmi utile. Ora andiamo... »
Con una leggera spinta lo tirai giù dalla sedia; dovetti però precipitarmi a reggerlo l'attimo dopo, poiché aveva le gambe molli e non riusciva neppure a reggersi in piedi.
« Accidenti, Holmes... Perché si vuole tanto male? » non potei fare a meno di chiedergli, mentre lo aiutavo ad uscire dal locale senza cadere per terra.
« Noia... suppongo. » fu la sua semplice risposta.
E così, con un leggero sospiro da parte mia e una canzone stonata dalla sua, tornammo al nostro appartamento, mettendo la parola fine a quella serata e a questo racconto.












Stavolta le note dell'autrice le metto in fondo! XD
Prima di tutto, grazie per aver letto la mia storiella. ^^ Risale a qualche mese fa -la scrissi proprio il 18 Febbraio, come è riportato da Watson nel racconto-, e la iniziai per puro sfizio di scrivere qualcosa sul mio consulente-investigatore preferito. *^* Andavo ponendomi la domanda a scuola: "E se Sherly si ubriacasse? Che gli succederebbe?". E senza accorgermene stavo buttando giù questa storia su un documento di OpenOffice. XD
Spero che vi sia piaciuta. ^^ Ogni critica è come sempre ben accetta. *^* Grazie ancora per aver letto!
   
 
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