Una bianca farfalla nel bianco inverno, ecco che torna la tristezza.

Una cosa insignificante, una foto, una farfalla, l'inverno imbiancato dalla neve, la pioggia che scroscia fuori dalla finestra nel tempo reale.

Una parola, molto dolore.

Un sogno, porta impressa questa parola detta, mai scordata, porta tutto il dolore che può portare, la concretizza: risate, dolore, lacrime, indifferenza.

Un sogno che concretizza la realtà, una parola. 

Se fosse solo una parola comune, se non avesse significato, se non fosse così vera da farmi stare male, se solo io la potessi accettare.

Ma non è così, ripetuta anche mille volte non perde di significato, ne acquista sempre di più, e il dolore, insieme con il suo significato, aumenta progressivamente e non vuole abbandonarmi, non vuole lasciarmi accettare questa parola con una risata, senza alcuna rilevanza.

Nella mia testa un inferno di ghiaccio e aghi, ad ogni passo, a ogni tentativo di inoltrarmi nella gelida foresta, c'è solo dolore;

meglio non conoscere fino in fondo, meglio non sapere cosa si cela nell'infernale bosco di ghiaccio. 

Neppure io lo conosco, nè lo vorrei.

Intuire ciò che si troverebbe, esserne spaventati: il cuore dell'inferno di ghiaccio e aghi, l'apoteosi dei pensieri deliranti che vanno celati, al sicuro, nell'impenetrabile gelida foresta.

Evitare la confusione, fuggire l'infernale luogo.

Pensieri deliranti, oscura rivelazione,la foresta di ghiaccio e aghi non è impenetrabile, il dolore porta al suo cuore, il dolore porta al delirio, il delirio porta all'illecito, l'illecito conduce all'inferno, l'inferno è nella foresta, non ci si può salvare una volta imboccata la via del dolore.

Una parola, ed ecco l'inferno.