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Autore: DonnaSC    01/12/2006    3 recensioni
Leggermente demenziale.Questo è tutto.
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Braccio Era intorno agli anni Settanta che io e Fred andavamo a far visita alla vecchia casa infestata degli Smith. Allora eravamo dei vagabondi e non ci lasciavamo scappare un’occasione per metterci nei guai. Ricordo come fosse ieri quel venerdì sera…Fred era entrato per primo, la porta di legno cigolava e ad ogni passo si udiva un leggero “crac” prodotto dalle assi schiodate del pavimento. C’era un’atmosfera cupa, l’aria densa e irrespirabile, intrisa di odore di muffa e della caratteristica puzza dei signori che la abitavano, ormai morti da anni. Uno spiraglio di luce filtrava da una finestrella in alto e da essa si intravedeva una grande ragnatela tessuta con minuziosa precisione. “Guarda Bob! Qui in alto…C’è una botola!”, Urlò Fred. Eravamo esterrefatti. Conoscevamo quell’abitazione quasi come fosse la nostra e dopo tutti quegli anni che la frequentavamo abitualmente non c’eravamo mai accorti di quel particolare. Fred salì in piedi sulle mie spalle: sembrava quasi stessimo eseguendo un numero da circo. Faticando a reggersi in equilibrio,tirò col dito l’asticella metallica e la botola si aprì, entrambi cademmo a terra. la polvere che si era ammucchiata negli anni ci cosparse i capelli. Vista la quantità di lerciume -pensai- questo posto deve essere rimasto chiuso da un’eternità! Prendemmo la scala a fianco della porta nell’atrio e la appoggiammo energicamente al bordo della botola sul soffitto. Fra di noi il più coraggioso era senz’altro Fred: in qualsiasi occasione era sempre il primo a farsi avanti, mentre io mi limitavo a seguirlo. Infatti, quella sera, io tremavo dal terrore e gli chiesi di andare per primo al piano soprastante a controllare: dopo, se tutto fosse stato tranquillo, sarei salito con lui. Mentre io mi guardavo intorno smarrito, come se dovesse apparire qualcuno dietro di me e chiamarmi con un dito sulla spalla, Fred si arrampicava su quella vecchia scala e rideva, rideva a crepapelle. Ciò è nuovo e fa paura per lui rappresenta il più grande divertimento. E quindi, ridendo, salì per la scala e, giunto in cima, si aiutò col ginocchio e le mani per ergersi in piedi sul secondo piano. Udivo le risate di Fred. Evidente luogo doveva suscitare una gran strizza, ma non per lui. Fred tacque per un po’; poi si udì una voce, ma questa volta era più roca. Un rumore secco, sintetico e chiaro; poi il silenzio. Chiamai Fred a voce alta, poi più forte. Restai con le mani attaccate a quella maledetta scala a urlare per delle ore il suo nome, ma nessuna risposta; ero terrorizzato dal pensiero che gli fosse successo qualcosa, ma ero troppo codardo per andare su e verificare che il mio amico stesse bene. Poi sentii una serie di rumori, molto fievoli, una sorta di rollio: si fece più forte ad ogni secondo passava. Qualcosa rotolava al di sopra di quel soffitto e io, per non guardare, tenevo la testa rinchiusa nel braccio, fra le lacrime. Il rumore aumentava. Piangevo in silenzio soffocato, poi… ecco quel qualcuno che mi da una pacca sulla spalla. mi girai di scatto e, senza accorgermene, pestai violentemente qualcosa. Nello stesso istante un fiotto di liquido denso schizzò il mio occhio destro. Il braccio di Fred giaceva a terra e al suo dito mignolo era legato un biglietto che diceva: “Vuoi una mano?”
  
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