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Autore: nightwind    10/05/2012    1 recensioni
Michiru non si mosse, continuando a guardarlo. Era un ragazzo probabilmente della sua età, ma in quel momento, con quello scenario, sembrava uscito da un quadro. E quell'impressione si rafforzò quando lui rialzò lo sguardo e lei vide la luna riflettersi nei suoi occhi, posati su di lui. Le sembrò che il suo cuore perdesse un colpo, tanto l'immagine che aveva davanti a sé era perfetta. Il perfetto quadro che non era mai riuscita a dipingere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Michiru/Milena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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APPUNTO INIZIALE: Con questa one-shot sono arrivata (e non ci credo ancora!) seconda nel contest «Il temibile gioco delle coppie» indetto da NEPTUNE 87 e Reiina, in cui ho dovuto far innamorare nientemeno che Mamoru e Michiru! Non è stato facile, ma è stato decisamente interessante e divertente! Ringrazio ancora le giudici per i giudizi che mi hanno dato (e che inserisco in fondo alla storia), e spero che questa shot piaccia anche a voi!

 

Autore: Nightwind

Titolo: Before the Dawn

Coppia: Michiru x Mamoru

Luogo scelto: tempio Hikawa Shrine

Rating: verde

Avvertimenti: One-shot, Song-fic, OOC

NdA: la canzone su cui è basata questa song-fiction è Not Like the Movies di Katy Perry, e le frasi prese dalla canzone intervallano i pensieri dei due protagonisti e i flashback, che ho scritto con caratteri diversi in modo da distinguerli con più facilità

 

 

 

BEFORE THE DAWN

 

 

 

I put it on, like there was nothing wrong...

 

Ho l'impressione di non provare nulla. Di non sentire nulla. Eppure il raggio di sole che filtra dalla finestra mi batte sul braccio, e dovrei percepirne il calore. E le persone che mi circondano parlano e ridono, dovrei sentirle. Tutto questo non ha senso, sembra un sogno lontano, irreale. Delle mani mi sfiorano, leggere e allegre, sistemando il tessuto dell'abito, le maniche, i miei capelli. Non vedo nulla, come se stessi dormendo, come se questo fosse soltanto un film che posso fermare quando voglio.

Vorrei allungare una mano, trovare il telecomando, spegnere tutto, rifugiarmi nel buio perfetto della mia mente. Non posso fare niente, sono come un petalo trascinato dal vento, impotente, senza scampo. Le risate attorno a me aumentano, non riesco a concentrarmi su nulla, resto immobile al centro della stanza, pregando che questo sia davvero un sogno.

Le parole si intrecciano attorno a me, il mio nome viene pronunciato tante, troppe volte, ogni volta con tono felice e carezzevole come quelle dita che mi sistemano i capelli. Chiudo gli occhi, rifugiandomi nel mio mondo, in quella parte del mio cuore che non è accessibile a nessun'altro. Respiro piano, ricordando ancora una volta, forse l'ultima.

 

*

 

It didn't fit, it wasn't right...

 

Resto immobile a fissare il muro. Non so da quanto sono qui, non riesco a trovare il coraggio di guardare l'orologio. So che oggi è il giorno, so che nulla potrà cambiare. Ho l'impressione che il mondo intero mi stia crollando silenziosamente addosso, mentre il ticchettìo delle lancette mi martella nella testa, crudele, implacabile. Mi passo le mani sul viso. Sono solo nel mio appartamento, potrei gridare, piangere, nessuno lo verrebbe mai a sapere. Ma non ci riesco. Il vuoto che sento nel petto, nel cuore, è troppo persino per lasciarmi sfogare i miei sentimenti.

Non posso credere che fra poche ore sarà finito tutto. Non potrò nemmeno più permettermi di sognare, il mio mondo sarà solo una grigia realtà di tutti i giorni, senza luna, senza stelle. So perfettamente che il mio sogno, quel sogno a cui ogni fibra del mio essere si aggrappa urlando in questo momento, non era adatto, non era giusto, ma ho continuato a sognarlo. A desiderarlo con tutta l'anima. Ancora adesso che il tempo che non riesco e non voglio contare sta scorrendo troppo in fretta, torno a sognare, torno a ricordare. Forse per l'ultima volta.

 

*

 

They say you know when you know

 

Michiru aprì gli occhi. Il vento estivo che soffiava leggero attraverso la notte di Tokyo agitava le tende della sua finestra come due fantasmi di storie troppo antiche per essere ricordate. Lentamente, la ragazza si mise a sedere, perfettamente sveglia. Sorrise, alzandosi dal letto e raggiungendo a passi felpati la sedia su cui aveva riposto ordinatamente i vestiti la sera prima. Sapeva cosa l'aveva svegliata. Quello che per i suoi genitori, i seri signori Kaioh, era solo un passatempo che tolleravano perchè era uno dei tipici passatempi delle signorine di buona famiglia, ma che per lei era molto di più. Era la sua passione, la sua vita, il suo unico grande amore. La pittura. Poteva suonare completamente assurdo, ma era la sua arte ad averla svegliata quella notte. La chiamava, le diceva di alzarsi, di uscire. Avrebbe trovato l'ispirazione per un nuovo dipinto, da qualche parte là fuori, nella notte di Tokyo.

Prese la sua cartelletta da disegno e silenziosamente si calò senza fatica dalla finestra dell'elegante villa. Attraversò rapidamente il parco, uscendo da una porticina nel muro di cinta. Una volta fuori, chiuse gli occhi, respirando a fondo il vento che continuava a soffiare, come se volesse capire da che parte l'avrebbe guidata. Sì, era vero, forse non era molto saggio vagare da sola di notte per le strade della città, ma non riusciva ad impedirselo. Doveva uscire, doveva seguire quel richiamo tanto strano quanto irresistibile. Cominciò a camminare, come in un sogno, senza quasi rendersi conto di dove stesse andando. Attraversò strade ancora affollate, dirigendosi verso quartieri più calmi, fino a quando si ritrovò ai piedi di un'imponente scalinata in un quartiere così silenzioso da non sembrare nemmeno parte di Tokyo. Su una pietra accanto ai gradini, era incisa una scritta che indicava Hikawa Shrine. Michiru conosceva quel luogo. Uno dei templi più rinomati della città, diretto da un anziano prete un po' particolare e dalla sua giovane nipote, una ragazza seria e silenziosa, di cui si diceva avesse un dono quasi magico per le preveggenze.

Lentamente, Michiru salì le scale che portavano al tempio. Sia il prete che la sua nipotina stavano sicuramente dormendo in quel momento, e del resto l'accesso al parco che circondava il santuario era libero a qualsiasi ora del giorno e della notte. Una volta in cima alla scalinata, Michiru si diresse verso gli alberi secolari a destra dell'edificio principale. Alti e imponenti, illuminati dalla luce di una luna quasi piena, sembravano la cornice perfetta per un quadro.

Un leggero fruscìo attirò la sua attenzione, e lei smise di camminare, fissando gli alberi davanti a sé. Forse la sua fantasia stava prendendo il sopravvento, ma le era sembrato di sentire dei passi provenire da quella direzione. Rimase a scrutare le fronde scure che ondeggiavano al ritmo del vento, come in una melodia senza tempo. Poi, come se comparisse dal nulla, da dietro un albero uscì una figura alta e fine, di uomo elegante, che camminava lentamente, con le mani nelle tasche. Michiru non si mosse, continuando a guardarlo. Era un ragazzo probabilmente della sua età, ma in quel momento, con quello scenario, sembrava uscito da un quadro. E quell'impressione si rafforzò quando lui rialzò lo sguardo e lei vide la luna riflettersi nei suoi occhi, posati su di lui. Le sembrò che il suo cuore perdesse un colpo, tanto l'immagine che aveva davanti a sé era perfetta. Il perfetto quadro che non era mai riuscita a dipingere.

 

*

 

Am I a stupid girl, for even dreaming that I could?

 

«Sei bellissima...»

Rialzo lo sguardo, incrociando gli occhi di mia madre, vedendo il suo sguardo commosso per la prima volta in tutta la mia vita. Quello sguardo che per me era sempre e solo carico di aspettative e speranze, e che lo è ancora adesso, adesso che mi sta affidando l'ultimo compito, il più difficile per me, quel compito che vorrei abbandonare con tutte le mie forze.

Lei sorride, sfiora con la punta delle dita il pizzo dell'abito, come se temesse di rovinarlo.

«Sei la sposa più bella che abbia mai visto, Michiru.» mormora.

Non rispondo, mi limito ad abbassare lo sguardo in quello che potrebbe essere un muto consenso ma che in realtà vorrebbe essere quello che non posso fare, che non ho il coraggio di fare. Un urlo, un urlo tremendo che scuoterebbe le pareti dell'intera casa, i sorrisi di tutti e le certezze ferree di mia madre, che pensa che sua figlia non possa desiderare nient'altro che far felici i suoi genitori.

«Vedrai che andrà tutto bene.» sorride lei «Sarai felice, figlia mia, te lo prometto.»

La tua promessa è solo una bugia, mamma, una bugia che mi distrugge ancora di più. Come potrei mai essere felice con un uomo che non conosco nemmeno, che non ho mai visto, di cui non ricordo neppure il nome, forse perchè non sono mai stata attenta quando veniva pronunciato o forse perchè l'ho cancellato apposta, tenendomi stretto un altro nome, un viso che mi è noto e che oggi dovrò cominciare a dimenticare. Come se mi fosse possibile.

 

*

 

That's how it should be

 

Mi alzo. È inutile continuare a pensare. Non serve a nulla, ormai. Devo riprendermi, riprendere il controllo di me stesso, delle mie emozioni, come ho sempre fatto. Come dovrò fare ancora di più dopo questo giorno, questo giorno che ho maledetto con tutta l'anima e con tutto il cuore, desiderando che non arrivasse mai. Ma il tempo non si ferma per nessuno, non si guarda mai indietro. Continua, inesorabile, anche se lo si supplica.

Fisso il salotto senza nemmeno vederlo. Basta, mi dico. È ora di andare avanti. Sapevo, sapevamo che sarebbe finita così. Era così che doveva andare, nessuno di noi due poteva farci nulla. Le mie speranze resteranno sogni, così come le sue. Sogni che per qualche attimo ci sono sembrati realtà.

 

*

 

And my world will stop spinning

 

Sembrava un sogno, una visione magica apparsa all'improvviso davanti ai suoi occhi. Era venuto al tempio in piena notte per riflettere, come faceva spesso quando non riusciva a dormire. L'Hikawa Shrine era il posto ideale per riappacificarsi con il mondo, con il suo silenzio accogliente e solenne. E mai si sarebbe aspettato, nel mezzo della notte, di incontrarci una ragazza. Una ragazza che adesso lo fissava senza alcun timore, immobile, come se lo studiasse.

Mamoru rimase a guardarla senza muovere un muscolo per quella che gli sembrò un'eternità. Era davvero bella, notò, fine e delicata, con un abito leggero che sembrava voler catturare i raggi della luna nel cielo. Finalmente, riuscì a trovare la forza di parlare, dicendo la cosa più semplice e più stupida.

«Buonasera.» mormorò.

Lei sorrise, un sorriso incantevole.

«Buonasera.» rispose, anche se entrambi sapevano che era piena notte e che quella era una situazione piuttosto assurda.

Senza che lei ne capisse il motivo, il cuore di Michiru cominciò a battere più forte, facendole fare un passo avanti, le mani strette sulla cartelletta che conteneva i fogli e le matite. Continuò a dettagliare il ragazzo, quel viso perfetto, quel sorriso che non era solo di semplice cortesia, ma qualcosa di più dolce, quei capelli neri che gli sfioravano la fronte. Si sentì parlare prima ancora di rendersene conto.

«Posso... Posso farti un ritratto?» chiese.

Lui la guardò solo per un attimo con aria vagamente stupita, poi sorrise.

«Sei una pittrice?» domandò.

Lei annuì.

«Mi chiamo Michiru.» rispose in un soffio.

«Io sono Mamoru.»

 

*

 

Snow White said when I was young, one day, my prince will come, so I'll wait for that date

 

«La macchina sarà qui fra qualche minuto.»

Non mi accorgo nemmeno di chi pronuncia questa frase. È come se un gorgo mi trascinasse in fondo ad un oceano amaro, non posso lottare, non posso ribellarmi, posso solo sentire le acque gelide che si richiudono sopra di me. Mi guardo intorno, osservando per un'ultima volta la stanza, la mia stanza. Tutti i ritratti che ho appeso alle pareti, tutti i miei quadri. Il mio preferito, quello in cui una ragazza con un lungo abito verde si volta verso una porta che si sta aprendo in quel momento. Non si vede, ma dipingendo quel quadro io ho sempre saputo chi era al di là della porta. Lui, il vero amore di quella ragazza, quel vero amore che si trova una sola volta nella vita perchè la nostra anima gemella è unica.

Distolgo lo sguardo. È solo una favola, come quelle che si raccontano ai bambini. Una bella storia che però perde importanza a contatto con la realtà. Il mio principe, la mia anima gemella, esiste, lo so, ma non mi è permesso stare con lui. Non potrò mai più vederlo, non potremo mai più incontrarci al chiaro delle stelle, quelle stelle che hanno visto nascere il nostro amore.

 

*

 

They say it's hard to meet your match

 

Raccolgo lentamente la giacca dalla poltrona. Mi sembra di vedere ogni cosa che faccio attraverso una fitta coltre di nebbia. Quello che liscia le pieghe della giacca, che la indossa, che controlla un'ultima volta se il fiore all'occhiello è ancora fresco non sono io, è qualcun'altro, qualcuno che ha smesso di sperare, che non è più capace di sognare con tutte le sue forze come ha sempre fatto. Che non è più in grado di sperare ciò che ha sempre desiderato. Una donna sola, la donna della mia vita, con cui stare insieme per sempre. Dicono che è quasi impossibile da incontrare, ma a me è successo. L'ho incontrata, la amo. E oggi sto per perderla per sempre.

 

*

 

If stars don't align, if it doesn't stop time, if you can't see the sign, wait for it

 

Michiru fece scorrere ancora una volta la matita sul foglio, sfumando poi leggermente il tratto con la punta delle dita e rimanendo a fissare il ritratto per un lungo momento. Era perfetto, riprendeva esattamente l'elegante posa di Mamoru seduto accanto a lei sulla panchina, immobile. Eppure, aveva la sensazione che mancasse qualcosa in quel disegno di un bellissimo ragazzo seduto in un parco. Qualcosa di importante, ma che lei non riusciva a trovare.

Mamoru la osservò in perfetto silenzio, come aveva fatto per tutto il tempo in cui lei aveva disegnato. C'era qualcosa in quella ragazza, qualcosa che non aveva mai visto in nessun'altra. La delicatezza con cui stringeva la matita fra le dita, l'aria di essere in un un mondo completamente diverso mentre disegnava. Un mondo tutto suo, un mondo in cui, in quel momento, lui avrebbe voluto entrare in punta di piedi, per vedere dove vivesse quella ragazza che vagava per le strade di Tokyo di notte, una cartelletta da disegno sotto un braccio. Senza quasi accorgersene, si chinò verso di lei.

Michiru sentì il braccio di Mamoru sfiorare il suo e alzò la testa, incrociando i suoi occhi, in si rifletteva una luce simile a quella delle stelle nel cielo sopra alle loro teste.

«Credo che manchi qualcosa.» mormorò infine.

Lui abbassò lo sguardo sul disegno.

«Posso?» chiese, sfilando dolcemente la matita dalla mano di Michiru.

Si chinò sul foglio e cominciò a disegnare, rapidamente, con tratti decisi. Michiru non riusciva a staccare gli occhi dalla sua mano che scorreva sulla carta bianca, come se stesse solo seguendo una traccia già prefissata.

«Ecco.» sussurrò Mamoru, riappoggiando la matita.

Michiru guardò con più attenzione il disegno. Adesso, dietro al ragazzo seduto sulla panchina del parco, c'era una ragazza. Seduta anche lei su una panchina, teneva lo sguardo fisso sul ragazzo, e fra le mani aveva un blocco da disegno e una matita.

Michiru rialzò lo sguardo, incrociando quello di Mamoru, che non lo aveva distolto per un solo attimo da lei. E ognuno dei due si perse negli occhi dell'altro.

 

*

 

He'll be the one who finishes your sentences

 

Ogni passo che faccio mi sembra durare un'eternità, mentre raggiungo il portico di casa. La macchina bianca è ferma davanti a me, e accanto alla portiera aperta c'è mio padre, che mi fissa con orgoglio. So che questo è per lui un giorno molto importante, come mia madre anche lui ha sempre immaginato il giorno in cui la sua unica figlia si sarebbe sposata. Avrei dovuto essere io ad immaginare il mio matrimonio, ma non l'ho mai fatto. L'unica cosa che ho sempre immaginato, sempre desiderato, era incontrare quella persona speciale che mi avrebbe illuminato anche la giornata più cupa. Adesso me ne pento. Se basta sognare perchè i desideri si avverino, avrei dovuto sognare di incontrarlo e di poter passare tutta la mia vita insieme a lui.

Mi padre mi aiuta a sedermi nella macchina e si accomoda accanto a me. Liscia le maniche della giacca e mi guarda.

«Questo sarà il giorno più bello della tua vita, Michiru.» dice «Ne sono certo.»

Abbasso la testa, può interprentarlo come un consenso o come semplice rassegnazione, non m'importa. Se questo è il giorno più bello della mia vita, perchè ho solo voglia di fuggire?

 

*

 

And that's just the beginning

 

Mi chiudo la porta dell'appartamento alle spalle e scendo lentamente le scale. Una parte di me vorrebbe che ci fosse qualcuno con me, qualcuno che potesse confortarmi, che provasse a farmi ridere. Ma sono solo, ho chiesto di essere lasciato da solo. E sono sicuro di aver fatto bene. È a partire da questo giorno che sarò davvero solo, solo come non lo sono mai stato. È solo l'inizio, è meglio che io mi ci abitui.

Esco dal palazzo. Il cielo è azzurro come una promessa di una giornata meravigliosa, ma l'unica cosa a cui mi fa pensare sono gli occhi di Michiru. Alzo una mano per chiamare un taxi, ma quegli occhi non vogliono saperne di lasciare la mia mente. Pieni di lacrime come l'ultima volta che l'ho vista.

 

*

 

'Cause now I know you're out there, and you're, you're looking for me

 

Mamoru si alzò dalla panchina quando sentì il rumore familiare dei passi nel vialetto del tempio.

Tre mesi. Erano tre mesi che lui e Michiru si incontravano lì, quasi ogni notte, sempre di notte, come se temessero che la luce del giorno avrebbe distrutto il sogno che si erano costruiti insieme in quel luogo silenzioso lontano dal mondo. Un luogo in cui non avevano orari, in cui potevano stare l'uno accanto all'altra senza farsi domande. Un luogo in cui lui poteva evitare di pensare agli impegni che lo aspettavano durante il giorno, a quell'impegno, quello che avrebbe sicuramente rovinato la sua esistenza.

«Michi...» la voce gli morì in gola quando la vide arrivare.

La ragazza camminava come un'automa, lo sguardo fisso su di lui, le lacrime che le colavano sulle guancie.

«Michiru!» Mamoru si precipitò verso di lei, abbracciandola «Che cos'è successo?»

Michiru nascose il viso nel petto di lui, piangendo in silenzio per un lungo momento. Mamoru la tenne stretta, accarezzandole dolcemente i capelli.

«Devo...» per la prima volta da quando la conosceva, Michiru non aveva il controllo della sua voce «Devo sposarmi.» disse infine, tutto d'un fiato.

Il cuore di Mamoru perse un colpo, mentre gli sembrava di sentire qualcuno, la sorte, il fato o chi per loro, sghignazzare malignamente. Allontanò leggermente Michiru da sé per guardarla negli occhi.

«Sposarti?» ripetè.

La ragazza annuì.

«I miei genitori me l'hanno annunciato oggi. È già tutto programmato e deciso, e io non posso dire nulla...» un singhiozzo la interruppe per un attimo «Non so chi sia, non so nemmeno il suo nome... Ma non voglio sposarlo, chiunque sia. Voglio sposarmi per amore, con qualcuno che ho scelto io, e non che è stato scelto per me.»

Michiru smise di parlare, fissando Mamoru attraverso le lacrime che le velavano gli occhi. Lui era la prima persona a cui aveva pensato quando i suoi genitori le avevano annunciato la notizia. Non voleva perderlo, e sposarsi significava proprio quello, perdere lui, perdere quelle notti, perdere il conforto del suo abbraccio. Perdere tutto.

«Michiru...» mormorò Mamoru.

Non sapeva cosa dire. Da qualche parte nella sua testa, aveva sempre saputo perfettamente che l'avrebbe persa un giorno, ma aveva preferito continuare ad ignorare quella realtà che faceva troppo male.

Michiru chiuse gli occhi. Era inutile parlare, sapevano entrambi che non potevano fare nulla. Lei si sarebbe sposata, non si sarebbero mai più visti. Quello era il loro ultimo incontro.

 

*

 

It's a crazy idea that you were made perfectly for me, you see

 

Mi appoggio sulla mano di mio padre per uscire dalla macchina. Alzo lo sguardo. Davanti a me, il portone della chiesa è spalancato. Riesco a sentire le chiacchiere degli invitati in attesa della sposa. In attesa di me.

Mia madre mi sistema lo strascico dell'abito, poi spinge in avanti le damigelle che devono precedermi in chiesa. Mi sorride un'ultima volta e entra rapidamente. Mio padre mi porge il braccio, mi ci appoggio mentre la mia altra mano stringe convulsamente il bouquet.

«Andiamo.» dice.

Saliamo lentamente i gradini che portano all'entrata. Sento la musica esplodere nella chiesa, la classica marcia nuziale. Non posso credere che sta suonando per me, non riesco a realizzare che sta succedendo davvero.

Mille volti mi fissano, mi sorridono lungo la navata mentre avanzo lentamente, senza veramente capire cosa sto facendo. Laggiù, in fondo a questo corridoio di persone, c'è l'altare dove dovrò fermarmi, fermarmi ad aspettare l'arrivo dell'uomo che sposerò fra poco, l'uomo che mi terrà legata a sé per tutto il resto della mia vita. La mano che stringe il bouquet comincia a tremare ancora più forte, non riesco quasi a respirare. Mi fermo.

«Michiru?» la voce di mio padre mi arriva come da una distanza infinita «Cosa c'è?»

Non rispondo. Non ce la faccio. Il bouquet mi scivola dalla mano, cadendo a terra con un suono così leggero che mi sembra che nessuno possa sentirlo. Alzo lo sguardo su mio padre. Sono incapace di parlare, non riesco a pronunciare nemmeno una parola. Tolgo la mano appoggiata sul suo braccio. Non sento più niente, forse la gente ha smesso di parlare per fissarmi, per chiedersi cosa sto facendo. Non lo so nemmeno io. So solo che è la cosa giusta da fare.

Raccolgo fra le mani le pieghe del vestito, mi volto di scatto e comincio a correre. Corro lungo la navata, corro fuori dalla chiesa, corro sul marciapiede. Non mi chiedo dove sto andando. Il mio cuore lo sa.

 

*

 

Just like the movies, that's how it will be

 

Abbasso la mano. Il cuore mi martella nel petto. No, non posso farlo. So che c'è gente che mi aspetta, so che non posso mancare, so che ho preso un impegno tanto tempo fa, ma non posso farlo. No, non ce la faccio. Senza più pensare, salto in sella alla mia moto, parcheggiata lì accanto, e parto il più in fretta possibile, accelerando per le vie di Tokyo. Non mi chiedo dove sto andando. Non ho bisogno di chiedermelo.

 

*

 

With the perfect ending

 

Salgo le scale del tempio sempre di corsa, il cuore che sembra esplodermi nel petto ad ogni passo.

Mi fermo con uno stridore di freni ai piedi della scalinata dell'Hikawa Shrine e scendo dalla moto, correndo su per i gradini.

Corro nel parco, guardandomi intorno senza fermarmi.

Corro per il parco senza rallentare, cercandola ovunque.

Lo vedo da lontano, ci avvistiamo nello stesso momento. Gli corro incontro.

La vedo, mi corre incontro. È bellissima con il suo abito da sposa, ma la cosa più bella sono i suoi occhi puntati su di me.

È bellissimo con il suo completo scuro, la rosa all'occhiello, il farfallino, ma la cosa più bella sono le sue braccia aperte, tra cui mi rifugio.

«Michiru...» balbetta Mamoru, stringendola fra le braccia «Credevo di non rivederti mai più...»

«Non ce l'ho fatta...» mormora Michiru, stringendosi di più a lui «Non posso sposare qualcun'altro, quando sono innamorata di te...»

Lui la guarda. È la cosa più bella che gli sia capitata, quel momento, Michiru, i suoi occhi fissi nei suoi.

«Ti amo, Michiru.» sussurra.

Lentamente, si china su di lei. Michiru chiude gli occhi, assaporando il tocco delle sue labbra sulla sua bocca, il gusto di quel bacio. Il bacio dell'uomo che ama.

Attorno a loro, il parco del tempio è silenzioso. Solo una folata di vento che agita le foglie degli alberi disturba quella quiete. Il vento sfiora i capelli di Michiru, lo strascico del suo abito, la giacca del completo di Mamoru, ma loro non se ne accorgono. Il vento continua il suo viaggio attraverso la città, agitando i fiori dei giardini, i capelli delle scolare che tornano a casa, i giornali dei passanti. E le folate di vento passano anche attraverso il gruppo di persone eleganti all'esterno di una chiesa, che si guardano intorno incredule, e porta via qualche fiore dagli addobbi, un nastro da un cappello e un elegante cartoncino che invitava cordialmente alle nozze della signorina Michiru Kaioh con il signor Mamoru Chiba.

 

 

 

 

 

 

 

NEPTUNE 87: Storia molto romantica ed affascinante, originale nella sua trama e l'idea che i due ragazzi si incontrino al tempio di notte con la luna a fare da testimone, beh è molto molto bella. Mi è piaciuta molto la presentazione di Mamoru, e ha reso moltissimo l'uso del presente e dei flash back intervallati alla storia. Purtroppo dal mio punto di vista la storia d'amore tra i due non è approfondita così tanto, mi sarebbe piaciuto molto sapere come si erano dichiarati o come si sono ritrovati innamorati, in un momento ho notato, quando Michiru fa il disegno di Mamoru, che si sviluppasse di più. Peccato, almeno dal mio modesto punto di vista questa ff manca solo di questo. I personaggi sono ben caratterizzati e mantengono il loro carattere, peccato non averlo approfondito di più. Il finale mi è piaciuto moltissimo.
A parte qualche errorie, linguaggio buono, ricercato, delicato e consono proprio ai personaggi.
Sintassi: 8/10 Grammatica: 8/10 Lessico: 8/10 IC: 9/10 Originalità: 9/10 Credibilità: 9/10 Totale 51/60


Reiina: Partendo dal presupposto che ho letto due volte questa storia prima di poter formulare un giudizio (spero) completo, credo che la giusta chiave di lettura sia quella onirica. E’ così che l’ho percepita: come un sogno in cui l’arte sta alla base dell’amore che sboccia tra i due. Ad un certo punto, anche io mi sono chiesta “Ma com’è nato effettivamente l’amore tra i due? Com’è possibile che alla fine si dicano ti amo quando non si è mostrato granché?”. Ebbene, prescindendo dall’inspiegabilità sottesa ai sogni, ho avuto una sorta di illuminazione (chiamiamola così) nel momento stesso in cui lei immortala lui sul foglio, e lui subito dopo immortala lei accanto a sé. Credo che sia questo il fulcro della loro storia d’amore: l’arte è amore, passione, pura bellezza, sublime. Non conosce spiegazioni logiche, né vuole essere inquadrata in canoni fissi. Essa è. Punto. Dunque, avrai notato che la tua storia mi ha colpita a tal punto da spingermi a (brevi e modeste) disquisizioni filosofiche, ed è ciò che più mi ha entusiasmata di questa storia. Ho apprezzato molto il mistero che si mantiene intatto lungo tutta la storia, nonché i salti temporali che non fanno altro che accentuare l’atmosfera onirica della storia. Spesso, lo confesso, ho avuto dubbi sulla punteggiatura e sull’uso delle virgole, tuttavia non ho notato errori di distrazioni. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi: Mamoru è avvolto da quell’alone di mistero che ha sempre avuto nell’anime, mentre Michiru è ritratta come figura sensibile, creativa, “delicata”. Se poi, ancora una volta, consideriamo che si tratta di una storia che va letta in chiave onirica, cade tutto il discorso sull’IC: possiamo forse decidere intenzionalmente come comportarci in un sogno oppure tutto, comportamenti inclusi, avviene in virtù di ciò che l’inconscio ci spinge a fare? Direi più la seconda, per cui anche da questo punto di vista non posso aggiungere altro. C’è coerenza nel discorso narrativo.
Arrivata alla fine, che mi ha comunque sorpresa, ho pensato subito a “La Bella addormentata nel bosco”: il principe e la principessa che si incontrano in un sogno e si vedono nel bosco incantato, si innamorano, scoprono di dover sposare altre persone, in realtà l’una è la sposa dell’altro. Forse è per questo motivo che l’idea non è completamente originale, ciò che la rende tale è il modo in cui è sviluppata e gli spunti filosofici che se ne possono trarre. Complimenti davvero.


Parametri di giudizio : Sintassi 8/10 Grammatica 10/10 Lessico 9/10
IC 10/10 Originalità 10/10 Credibilità 10/10

Per un totale di 57/ 60 punti



Media dei due giudizi: (8+8)/20 (10+7)/20 (8+9)/20 (8.5+10)/20 (10+8.5)/20 (10+9)/20 TOtale: 53/60

  
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