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Autore: _martyart_    10/05/2012    2 recensioni
Da due anni il detective liceale Shinichi Kudo è stato trasformato in bambino da uno stupido, tremendo errore.
Finalmente quello stesso giorno, un assolato pomeriggio estivo, ci sarà una svolta, che potrebbe essere la soluzione di tutti i suoi problemi o l'inizio di tutte le sue pene. Tra enigmi e misteri il piccolo Conan Edogawa affronterà l'ultima battaglia contro l'organizzazione. Questa storia è destinata a rimanere incompleta per mancanza di idee dell'autrice. Vi chiedo immensamente scusa.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Detective Conan formattato capitolo 5: Una serie infinita di dubbi


Ricordi dal passato

L'avevano notato tutti che l'umore del giovane detective era cambiato repentinamente. Come poteva essere
altrimenti? Era appena venuto a conoscenza di un fatto sconvolgente, che l'aveva profondamente scosso.
L'avevano trovato. Non c'erano più dubbi. Prima sua madre, adesso la sua Ran...
No, non poteva finire così. Quella volta aveva evitato per un pelo il pericolo, che minacciava la sua normalità già alterata a tal punto. Era come un elastico che viene portato oltre il punto di rottura: poteva  rimanere spezzato, inerme e irreparabilmente ferito ma poteva anche essere fatto un nodo, simile ad una saldatura, che lo rinforzava.
Ma le fibre spezzate sentivano tutte le volte il dolore e non dimenticavano.
Quasi gli venne da piangere mentre osservava la ragazza che stava in piedi in un angolo a parlare con la sua amica, serena e non curante dell'imminente pericolo. E mentre i suoi pensieri erano un flusso di interminabili emozioni, un altro avvenimento venne a fargli mancare la terra sotto i piedi.


"Ispettore" Disse un uomo basso e corpulento venuto a portare una cartellina che teneva stretta in mano "abbiamo i risultati sulla morte dell'uomo".
L'agente fece per allungare la mano per prenderla, ma io con uno scatto felino la presi prima di lui. La lessi.
Se prima ero bianco, a quel punto dovevano avermi scambiato per il cadavere. Mi tremavano le mani ed in preda all'agitazione stavo per far scivolare i documenti e farli cadere a terra, ma Heiji fu più accorto di me e prima che questo potesse accadere l'afferrò. 
"Morte naturale" Lesse ad alta voce a tutti i presenti .
"Hattori" Gli intimai facendogli un cenno "dobbiamo parlare in privato."
Ci ritirammo in un isolata saletta dalle pareti scolorite, che doveva fungere da piccolo magazzino.
"Che c'è Kudo? Non è un omicidio. Il caso è risolto."
"No" Dissi scuotendo la testa. "Non ti ricordi già più degli sviluppi di quel caso?" Sapeva benissimo di cosa parlavo.
Si fece pensieroso, e fece per replicare: " L'ho pensato anch'io" Disse scuotendo la testa "Ma chi ne fa parte tra i sospettati?" Si riferiva all'organizzazione. Qualunque cosa pensassimo o facessimo in quegli ultimi minuti mi riportava alla mente quegli assai dolorosi ricordi, che tanto avevo deciso di insabbiare.
Eppure sembrava inevitabile, perché ormai tutto dipendeva da quel episodio...


Scrutavano l'oscurità coperti dal manto della notte, nel turbinio che alternava il buio e la fiebile luce dei lampioni. Fiebile almeno per lui, Conan Edogawa. Si sentiva svuotato dall'interno, e sentiva che la sua anima stava lentamente abbandonando il suo corpo per andare chissà dove.
Strizzava gli occhi mentre il suo cervello cercava di assimilare cosa stava succedendo; rimaneva immobile, non perché non volesse fare qualcosa, ma perché non riusciva a muoversi.
"Boys" Richiamò la loro attenzione Jodie, noncurante di ciò che accadeva "Listen" Disse indicandogli una una piccola ricetrasmittente posata sul palmo della sua mano.
"Ci siamo" La voce di Numayama risuonava forte e chiara nella sera, producendo una sorta di eco.
"Tra poco
entro..." Le pupille del bambino si rimpicciolirono, ed in preda al panico afferrò l'aggeggio e se la portò alla bocca: "No!"
Heiji non aveva fatto in tempo a fermarlo. Solo pochi secondi dopo comprese la portata del suo errore. Arrivarono due uomini: uno prese il loro complice per la manica della camicia e lo strattonò via, l'altro prese in cura la valigetta e lo seguì. Jodie scrutò il ragazzino con aria severa e scioccata. Non poteva credere a ciò che aveva appena fatto, anzi lei si rifiutava di crederci.
"Child" Si mise in ginocchio per raggiungere la sua statura " What did you do?! Cosa hai fatto?! Conosci quella women?"
Fu costretto ad alzare la testa e a fissarla negli occhi, e in quel momento non poté mentire.
"Si, la conosco." Rispose poi riabbassando la testa.
"So... Why? Perché l'hai fatto? L'avremmo messa al sicuro e avremo preso quegli uomini"
"Lei...." Non riuscì ad esprimersi. Non poteva rivelare che Yukiko era sua madre. " Non voglio che le accada qualcosa... Lei è importante per me."
"Ok. I know" disse con un accenno di assenso. Le rinvennero in mente un sacco di ricordi a proposito di quel ragazzo, Shuichi Akai, che tanto aveva amato. Lui si era sacrificato per catturare quelli dell'organizzazione, ed ormai era diventato l'unico scopo della sua vita. Cosa pensava? Che lei non avesse sofferto in quegl'ultimi mesi per la sua morte? L'aveva sempre protetta e accanto a lui si sentiva come cullata dalle ali di un angelo, che con sguardo attento e vigile la osservava da sopra il cielo.
Ma no. Lui per il suo lavoro si era innamorata di un'altra, l'aveva lasciata e fatta sprofondare nella solitudine, e solo il dolce ricordo di quei momenti passati insieme era venuto a colmare le giornate che mai sarebbero state come un tempo. Era quasi sicura di stare piangendo, ma con naturalezza incoraggiò il bambino che mai avrebbe ritenuto così sfrontato e impulsivo ad accomodarsi in una delle loro auto.
"Mi servono rinforzi" La sua voce era chiara e limpida nella sera mentre si accingeva ad estrarre dal fodero la pistola e a portarsela al petto"dobbiamo intervenire prima che sia troppo tardi" Farfugliò un po' a se, un po' ai suoi uomini.
Dalla piccola radiolina che fino a qualche istante prima faceva da media tra loro ed il loro complice provenne un rantolio. Ma cosa... Pensò la donna afferrandola. Se la portò all'orecchio per cercare di captare quanti più suoni riuscisse. Ad un tratto udì la voce grave di un uomo, col sottofondo di alcuni passi e di vari gemiti "Allora avevi avvisato qualcuno, eh? Adesso per colpa tua l'operazione è annullata!"
"Avevamo detto al capo di non fidarci di te" continuò un secondo, mentre si sentivano ancora diversi lamenti.
"Gli avevamo persino detto che eri stato catturato ed interrogato da quelli dell'FBI, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Aveva detto di tenerti in vita fino alla fine" Continuò il primo "ma ci aveva dato l'ordine di farti saltare le cervella non appena avrebbe ottenuto le informazioni che gli servivano, e tu non ci fossi servito più."
Ad entrambi si disegnò un ghigno malefico in volto, mentre all'unisono estraevano dalla tasca interna della giacca una pistola munita di silenziatore.
"Vi prego! Lasciatemi spie..." BAM! Non ci fu uno sparo, ma un rumore secco.
"Peccato che non ci lascino divertire più come un tempo, quando potevamo usare le pistole!" Esordì il primo.
"Eh già" Confermò il secondo "adesso ci toccano questi strani veleni, che ci privano di tutto lo spasso!"
Strani veleni? Pensò insospettita l'agente. "Ma che diavolo...?" Uno dei due mascalzoni doveva aver notato la radio accesa, ed infuriato sbraitò contro il suo compagno, poi la spense bruscamente interrompendo la conversazione.
"Fate in fretta" Li incitò Jodie temendo il peggio; ma arrivarono troppo tardi sul posto, che ormai era diventata scena del crimine. Numayama giaceva a terra inerme, con gl'occhi sbarrati e del sangue fresco che scorreva da una ferita inferta da un colpo sulla nuca;  poi quei due avevano parlato di veleno: doveva essere quella l'arma del delitto. In una posizione quasi assurda uno dei pochi uomini disposto ad aiutarli per mettere fine a quel traffico di ingiustizie dell'organizzazione degli uomini in nero era spirato, portando via con se tanti sogni e speranze. La testa rigirata verso il cielo, le pupille dilatate e una mano sul petto. Ovunque fosse adesso, penso Jodie, sperava fosse un posto migliore di quello.
 Era quasi un luogo indecoroso per la sua morte, dato che li aveva aiutati tanto. I medici e quelli della scientifica fecero al cadavere esami di ogni tipo, ma nulla sembrò confermare l'ipotesi di avvelenamento.
Ad un tratto vide arrivare da dietro il vicolo i due pseudo ragazzini detective. Si sentì montare dentro una rabbia crescente, ma riconoscendo che avevano dimestichezza con il mestiere decise di andasene lei più che cacciare loro. In seguito rifletté a lungo su ciò che era accaduto...
Perché quei due "bambini" fossero entrati a far parte della sua vita era ancora un mistero per lei. Ok, erano collegati al caso, ma non essendone partecipanti diretti non veda la ragione per cui dovessero partecipare alle indagini. Eppure quel Conan Edogawa le sembrava che ci fosse dentro fino al collo in quella faccenda, e che in qualche modo era il capo della matassa, la soluzione a cui poteva arrivare e che cercava così disperatamente. Se ci fosse stato Akai... lui e quel ragazzino andavano così d'accordo.
Era decisa a farsi rivelare la verità, e appena ne avesse avuta l'occasione niente e nessuno avrebbero potuto impedirle di venire a conoscenza di ciò che per lei era lecito sapere.
Ad un tratto i suoi ragionamenti vennero interrotti da chi proprio non gli si toglieva dalla testa.
"Signorina Jodie" mormorò il marmocchio con fare risentito "mi rendo conto di ciò che ho fatto.
E'-e' solo... che mi sono fatto prendere dal panico. Mi riterrò sempre responsabile della morte di quell'uomo, e non potrò mai perdonarmelo!"
"Conan" Disse lei con fare comprensivo "è lecito riconoscere i propri errori, ma non è colpa tua. Prima di tutto sarei dovuta arrivare subito, e non aspettare che loro agissero indisturbati. Secondo non avevo calcolato che avemmo messo a repentaglio la vita di tutte le persone che frequentano l'Hotel. Sono stata una stupida..."
"Non si preoccupi. Vedrà che un giorno o l'altro li prenderemo"
"Non è compito tuo, piccolino." Le rispose accarezzandogli la testa.
"Dovremo farle delle domande" Intervenne Hattori che non sopportava le moine.
"Delle domande?" Chiese lei ingenuamente.
"Su ciò che ha ascoltato alla radio..."
"Ma certo. Adesso vi racconterò tutto." E così fece, non tralasciando neanche un particolare.
Tornarono sulla scena del crimine. Ne aveva viste tante di vittime morte per tante cause diverse, ma quello era uno dei più raccapriccianti non solo per dove fosse, ma più perché credeva fosse una vera ingiustizia.
"Sono certa al cento per cento che questa non sia una morte naturale. Io ho sentito quegli uomini che discutevano di come ucciderlo! Anzi, volevano addirittura sparargli! Ma ho sentito un rumore sordo, come di qualcosa che sbatteva..."
"E coincide con l'ipotesi che l'abbiano ferito alla nuca, con la pistola magari" Sorrise Heiji.
"Ma è troppo poco per uccidere..." continuò Conan "Deve esserci sotto qualcos'altro."
A Shinichi più cose in quella morte ricordavano qualcosa che aveva già visto; ma non riusciva a capire cosa. Lui e Hattori provarono di tutto, finché non decisero di mimare la scena.
L'organizzazione scopre che l'uomo è in contatto con qualcuno quando Conan interviene.
Arrivano i due uomini che lo trasportano via. Viene trascinato fino al luogo del delitto, poi viene stordito da un colpo alla nuca. Devono farlo fuori... Parlano di veleno...
Fu allora che al giovane Edogawa si accese la lampadina. Lui era stato aggredito in testa! A lui era stato fatto ingerire un veleno misterioso! Solo che non era morto, bensì rimpicciolito per un assurdo, tragico errore... Il suo amico notò la sua espressione allucinata e intervenì prima che potesse accasciarsi per terra.
"Kudo" Bisbigliò il praticante di Kendo.
"E' solo una teoria" Ansimò il piccolo.
"Ma... L'apotinix. Era stato creato come veleno per uccidere, giusto? Chi ci dice che non stanno continuando ad usarlo? Io sono stato solo una controindicazione di quel medicinale. Forse....forse..."
Anche i suoi occhi si rimpicciolirono.
"E' possibile" Sentenziò in fine.
Ad un tratto si sentì un boato, che fece venire i nervi a fior di pelle ad entrambi. Si fiondarono al luogo dove erano appostate le auto degli agenti e con occhi increduli si resero conto che l'Hotel era in fiamme, metà della facciata strappata via dall'onda d'urto dell'esplosione della valigetta-bomba.
Ma come? L'operazione non era stata forse annullata?


I suoi uomini le riferirono ciò che era successo: tutto era andato secondo i piani. Le si dipinse un ghigno malefico sul volto, e la soddisfazione le pervase, arrivando a essere in ogni cellula del suo corpo. Non vedeva l'ora di reincontrarlo. Lei non vedeva l'ora di fronteggiare di nuovo quel Silver Bullet, che sperava fosse la risoluzione dei suoi problemi. Aspirò un'altra tirata della sigaretta che stringeva tra le dita, poi si mise ad osservare le foto di quei due ragazzi che teneva come trofei attaccate con due freccette ad un bersaglio, sulla parete. " Ci siamo..." Disse tra se, e un altro sorriso le affiorò sulle labbra.






Mi scuso con tutti per il mio ritardo ritardissimo!!!!!!!!!  >.<  
Un po' non avevo un buono spunto per scrivere, un po' i compiti e la scuola... Poi non sono stata bene...
Insomma, volevo che questo capitolo fosse perfetto, e ci ha messo un po' per essere scritto ^^
Vediamo.... adesso iniziate a capire la causa della morte dell'uomo nel ristorante? ^^
Spero di riuscire a metterci di meno per il  prossimo capitolo :D
Grazie a Sherry Miano e a Silver Spring, alla prossima!
Marty


P.s: Finalmente ho risolto il problema dell'andare a capo!!!! :P



 



  
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